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martedì 24 agosto 2010

LETTERA A VELTRONI

 

 

 

 

 

Egr. On Veltroni ho letto con attenzione la sua lettera al" Paese "  pubblicata  sul quotidiano " Il Corriere delle Sera" e, come spesso mi è capitato, non ho potuto fare a meno di apprezzare la  lucidità di analisi, la lungimiranza e la passione ideale  che mi hanno portata ad individuarla  come il leader di un processo storico  importante ed irrinunciabile quale è stato quello della nascita del Partito Democratico , votandola nelle relative primarie.

Condivido anche l'importanza della scelta  di " correre da soli"  che in quel momento permise  di essere individuati  come la vera prosecuzione dell'esperienza dell'Ulivo e come una  forza moderna che, partendo dalle radici del Socialismo e  della poltica sociale della Chiesa Cattolica, si poneva il compito di lottare per "un mondo più nuovo".( avrebbe detto R. Kennedy) .

Purtoppo i numeri non ci hanno permesso di vincere , nonostante il risultato elettorale sia stato  positivo, ma da lì sono iniziati i ns guai perché il ns partito non ha trovato la capacità di crescere,  rimanendo in una posizione di stallo fra le diverse anime che lo compongono, e non riuscendo a sviluppare una vera e feconda partecipazione della base alla vita del partito ed alla formazione della sua linea politica.

Qui comincia il ns dissenso: Lei afferma che è stato un punto di merito quello di essersi messo da parte, come è giusto che sia  in presenza di una sconfitta, e di non aver chiesto  nessun ruolo dirigente, rimanendo in silenzio e ingoiando amaro, quando le capitava di ascoltare  delle argomentazioni poco piacevoli nei confronti  suoi e di ciò che ha portato avanti.

Mi dispiace….. ma  ciò non è stato utile a nessuno! Anzi ha lasciato  spazio  , senza la possibilità di un acceso confronto e quindi di una crescita, a posizioni diverse  che molti non hanno condiviso.

Prendiamo ad esempio il tema della lotta al precariato giovanile. Lei ha posto questo punto nel suo discorso al Lingotto come una delle questioni principali da affrontare per  il PD. Oggi la questione , a mio avviso,non è portata avanti in maniera efficace né  dal PD, che si limita a parlare della necessità di disincentivi alle aziende, né dal Sindacato. Pensa che il suo allontanamento dal  timone del comando sia stato utile per questi giovani? E per tutti coloro che le hanno dato fiducia?

Lei ha parlato ancora  nel suo messaggio al Paese dell'importanza di non cadere nella falsa alternativa fra una ipotesi di " democrazia autoritaria" ed una semplice difesa dell'esistente. Ha affermato che è necessario  che le forze progressive  si mobilitino per ottenere una vera democrazia decidente facendo tutti i passi per le necessarie  modifiche  istituzionali ( e aggiungo io per la riduzione dei costi e dei privilegi della politica), Sono perfettamente d'accordo mentre invece dissento fortemente sulla necessità di porre in atto subito un governo di transizione che modifichi la legge elettorale.

Non è questa la prima urgenza:    la prima necessità è quella di  chiedere subito al Paese la possibilità di governare al posto di questa  destra per uscire da questa pozzanghera in cui siamo finiti ed assumercene tutta  la responsabilità.

Un messaggio chiaro e forte per la legalità ed il lavoro!

Nessuno impedisce inoltre al PD di proporrre alle elezioni una nuova classe dirigente scelta in maniera democratica dalla base e dagli elettori , Una nuova classe dirigente scelta fra le migliori personalità della società civile e fra i suoi militanti che non sia neanche sfiorata da lontano dal sospetto dell'esistenza di un qualsiasi problema con la giustizia. Una scelta importante di democrazia e serietà da  far notare a tutti gli elettori come tratto di distinzione del nostro partito  e prefigurante il tipo di politica  che vogliamo.

Concludo sollecitandole una conferma alla sua disponibilità per l'impegno alla guida di questo processo politico. Non è una scelta facile ! Le differenze fra un ruolo di analisi e di pungolo e quelle di servizio e comando sono enormi. Lei ha dimostrato im molte occasioni la sua capacità, ma questa volta  credo che l'importanza storica del momento richieda una scelta di dedizione totale. Chi si candida ad un compito del genere non avrà vita semplice né  la possibilità di  abbandonare il terreno di battaglia durante il percorso ed avrà una grande responsabilità di guida, perché nessuno può mettersi in gioco senza l'esempio del capo.Se Lei si batterà per il ricambio democratico della classe dirigente del partito  e saprà trovare, insieme a noi tutti, le parole d'ordine per chiedere al "Paese" il diritto di governarlo avrà anche la mia fiducia.

venerdì 20 agosto 2010

IL PD CHIEDA L'UNITA DEL MONDO DEL LAVORO

 

Il Sindacato: è questo il grande assente dalla scena politica attuale!

La sua divisione non gli consente di porre con forza il punto di vista del mondo del lavoro sui problemi del Paese. Ben diverso fu il ruolo della Triplice durante la stagione della riforme e gli anni di piombo! La debolezza complessiva del sindacato non è solo evidenziata dalla sua divisione ma anche dalla incapacità di rappresentanza e quindi di proposta del mondo dei precari e degli immigrati. Su questa divisione grava inoltre il silenzio delle forze politiche ed in particolare del PD che  non entrano nel merito dei problemi che hanno portato alla divisione del movimento sindacale ed alla sua perdita di rappresentanza collettiva . Perché? Provo a dare una mia versione: perché le posizioni che hanno portato alla separazione del sindacato sono tutte presenti anche all'interno del PD . Aprire un dibattito su di esse significa rischiare una possibile divisione sui temi importanti del lavoro e quindi dello stesso ruolo del partito nei confronti del sindacato, delle imprese ed in generale delle ipotesi di crescita del Paese. Non aprirlo ci porta ad una situazione di stallo , d' incertezza di debolezza strategica.

Prendiamo ad esempio l'ultimo motivo di contrasto:  l'accordo con la FIAT di Pomigliano, che apre la possibilità per l'Italia ad un investimento pari a 20 miliardi di euro ( quasi paragonabile alla manovra di Tremonti).

Riporto per la valutazione qui di seguito i punti essenziali dell'accordo di Pomigliano:

Cosa richiede in termini di flessibilità il Lingotto? A Pomigliano ha chiesto ed ottenuto  l'utilizzo degli impianti di produzione per 24 ore giornaliere e per 6 giorni la settimana, comprensivi del sabato, con uno schema di turnazione articolato a 18 turni settimanali.( accordo in deroga già consentito in altre situazioni aziendali particolari) La mezz'ora retribuita per la refezione è prevista a fine turno. Per far fronte alle esigenze di produzione l'azienda potrà far ricorso a lavoro straordinario di 80 ore annue pro capite (oltre alle 40 già previste) senza preventivo accordo sindacale-

 .
Sono condizioni di lavoro sostenibili? Si poteva  ottenere ancora qualcosa a favore dei lavoratori? Bisognava provarci senza mettere in discussione tutto e restando uniti.


Ma la questione su cui si è avuta a Pomigliano la vera e propria spaccatura  è stato quando la Fiat ha affermato di non voler pagare le giornate di assenza "anomale" e di voler applicare delle sanzioni nel caso del mancato rispetto dei patti stabiliti.

 Nel testo dell'accordo con i Sindacati firmatari è stato introdotto così il punto 16 sulla creazione di una commissione paritetica di conciliazione: in caso l'azienda segnali una violazione dell'accordo potrà essere convocata entro 48 ore ed entro 4 giorni dovrà pronunciarsi e verificare se c'è stata effettivamente l'inadempienza. In questa fase i sindacati devono sospendere il ricorso allo sciopero e l'azienda non deve applicare le sanzioni. La commissione è composta da rappresentanti dei sindacati firmatari dell'accordo e, in eguale misura, dell'azienda. In assenza di una valutazione congiunta tra le parti l'azienda potrà procedere con le sanzioni.  Viene così stemperato l'effetto della contestata "clausola di responsabilità" che consente all'azienda di intervenire su contributi e permessi sindacali (nei confronti del sindacato) e con provvedimenti disciplinari fino a licenziamento (per il lavoratore), in caso di mancato rispetto dell'intesa, ad esempio per uno sciopero proclamato in un giorno di straordinario comandato. Sull'altro punto controverso, l'indisponibilità dell'azienda a farsi carico della propria quota del trattamento di malattia in caso di assenze anomale, sarà sempre una commissione paritetica ad intervenire.


Era sopportabile questo modo di procedere? I rischi per la libertà sindacale erano veramente così alti ?

Non credo e comunque dopo un referendum dei lavoratori bisognava restare insieme anche se non si condividevano  risultati per cercare successivamente di portare avanti il proprio punto di vista. Se invece usiamo i termini della drammatizzazione non c'è scelta : chiunque porta un interesse o un punto di vista diverso dal nostro è un nemico da abbattere senza discussione e ripensamenti.

 

E passiamo ad affrontare un'altra grande questione  cruciale: la lotta al precariato.

Non mi stancherò di affermare che, come già lucidamente aveva detto Veltroni nel suo discorso al Lingotto, il problema del precariato è il male oscuro che uccide l'Italia e le giovani generazioni. E' il segno del declino del ns. Paese. Il mondo del lavoro deve richiedere a qualunque governo si formi nel prossimo futuro che vengano modificate le regole contrattuali che permettono il perpetuarsi del  precariato a vita.

Il PD deve chiedere alle organizzazioni sindacali di ritrovare l'unità a partire da questa lotta. L'occasione è vicina : la manifestazione indetta dalla FIOM. Si chieda alla FIOM di inserire il tema del precariato nella piattaforma della manifestazione- Il PD chieda di poter partecipare al comizio finale invitando tutte le organizzazioni sindacali a costruire una piattaforma comune sulla lotta al precariato da porre subito  nei confronti di qualsiasi governo .

Da parte mia ripeto quello che dovrebbe essere il punto centrale: introduzione, in sostituzione di tutte le forme di apprendistato e precariato, del Contratto unico d'ingresso ( DDL Nerozzi con la modifica di prevedere solo un anno prima che il rapporto di lavoro si trasformi a tempo indeterminato.)

E' chiaro che inevitabilmente il punto successivo del dibattito politico sul lavoro non potrà che abbracciare gli altri problemi sul tappeto:

-produttività e premi di produzione

-flessibilità e riflessione  sull'art.18 dello Statuto dei lavoratori

-evasione contributiva e lavoro nero

-lavoratori immigrati

E' probabile che su questi punti vi possano essere posizioni anche profondamente diverse ma il PD ha il dovere di stimolare sia fra le organizzazioni sindacali che al proprio interno queste questioni per giungere ad una piattaforma del lavoro comune che dovrà essere  punto caratterizzante del proprio programma politico.

Quando si parlerà del Partito Democratico si dovrà dire : è il partito della legalità e del lavoro per tutti E' quello che si batte contro la precarietà dei ns. figli. E' un partito moderno che utilizza tutte le risorse umane del Paese per un grande progetto di crescita economica e sociale.

martedì 17 agosto 2010

DALLA PARTE DEGLI "ULTIMI"

 

 

Le società moderne  presentano una profonda complessità  sociale.

Assistiamo ad una parcellizzazione delle mansioni,  all'utilizzo diffuso di lavori  a tempo  parziale e precari, alla riduzione  della popolazione attiva a tempo pieno ed a vasti processi di mobilità che ridisegnano la convivenza di vaste aree geografiche.

Le ns. categorie  tradizionali di lettura dei processi diventano spesso inadatte e ce ne rendiamo conto solo quando osserviamo come vasti strati di popolazione rimangano sostanzialmente privi di punti di riferimento organizzativi e di rappresentanza politica.

Sempre un maggior numero  di persone vive ai margini del processo produttivo e tutto questo le porta ad avere  difficoltà a rappresentare le proprie  esigenze. Il mondo giovanile viene condannato alla marginalità del lavoro precario sino  ad una età troppo adulta ( mediamente sino a 35 anni ) con la difficoltà di formare una famiglia  e di crescere dei figli e con il conseguente indebolimento dell'intera società.

La piaga del lavoro nero e dell'evasione contributiva condanna  vaste aree della popolazione  ad una realtà di sfruttamento e di ricatto spesso produttiva di un tessuto sociale dove alberga la devianza e la delinquenza organizzata.

La forte  presenza del  fenomeno dell'immigrazione sconvolge il tessuto sociale di alcune aree  che devono sopportare costi sociali superiori al passato sia in termini dell' aumento del costo dei servizi  (che grava sugli enti locali) sia per i problemi  dell'ìntegrazione di queste persone .

Perché  tutto questo diventi una ricchezza invece di rappresentare un problema bisogna che  queste persone trovino la possibilità di esprimersi , di trovare una rappresentanza che curi i loro interessi e permetta il dialogo con gli altri.-

Un grande partito che si voglia definire popolare non può non porsi oggi l'obiettivo di rappresentare gli "ultimi" e così facendo costruire un modello di società che dia a tutti maggiori opportunità.

S può tentare di partire dal  lavoro per affrontare il tema degli "ultimi" e provare ad ascoltare  le loro istanze e riassumerle in richieste politiche.

Il desiderio di stabilità , di crescita professionale , di sicurezza, di rispetto, d'integrazione si scontra con l'esigenza da parte delle imprese di poter disporre in modo flessibile della forza lavoro costituendo  un esercito  di riserva di manodopera tendenzialmente illimitato ed a basso costo che consenta di superare una delle anomalie  del mercato del lavoro italiano dove vi è una scarsità di offerta di lavoro manuale e dove il  primo grande problema è rappresentato dalla eccessiva rigidità che  non prevede  la possibilità del passaggio delle risorse umane  tra i settori produttivi e men che mai dal settore pubblico al privato.

In un sistema economico globalizzato dove la rapidità dei cambiamenti impone la necessità di risposte e ristrutturazioni aziendali rapide  non disponiamo di strumenti adatti ad affrontare  questi problemi consentendo alle aziende di godere della giusta flessibilità ed ai lavoratori  di poter contare sulla giusta continuità e  sullo sviluppo della propria professionalità.

Ma è da qui che si deve ripartire per affrontare le  sfide dei nostri tempi e la soluzione non può essere il sacrificio di una intera generazione di giovani in ruoli precari che ne impediscono di fatto la crescita professionale e le prospettive di vita personale o la diffusione in vaste aree di evasione contributiva come mezzo per la sopravvivenza aziendale.

Parlare di questi problemi è strettamente legato alla  possibilità ottenere  la  rappresentanza politica di questi lavoratori .

Non ultimo inoltre è il problema dei lavoratori immigrati : Essi vivono la possibilità di un miglioramento delle proprie condizioni di vita con la ricerca del lavoro nel ns. paese ma tutto ciò va regolato  per evitare che siano facile preda della malavita organizzata o che essi stessi per disperazione si vadano ad aggiungere al mondo deviante. Essi rappresentano una iniezione di energia per il ns. paese che deve tuttavia essere ben utilizzata ed indirizzata. Attraverso la  fiscalità essi possono e devono contribuire al sostegno delle spese per i servizi sociali di cui godono  ed inoltre possono col tempo se lo vogliono diventare nuovi cittadini italiani rafforzando con la loro energia e la loro cultura  la ns. Nazione.

Ma come fare per aprire un dialogo con queste componenti sociali , con gli "ultimi"?

Su quali temi è possibile un'aggregazione ed una rappresentanza?

E' per questo che oggi dobbiamo porre con chiarezza   almeno queste due parole d'ordine: legalità e lavoro.

Ripartire dalla legalità  e dal lavoro significa almeno in prima istanza :

1)      rivedere una volta per tutte il problema della flessibilità del lavoro ridiscutendo i termini dell'art 18 dello statuto del lavoratori sulla base delle proposte del progetto Flexsecurity del prof Ichino.

2)      Rivedere i contratti di lavoro precario adottando il Contratto d'ingresso Unico ( DDL Nerozzi)

3)      Punire severamente l'utilizzo del lavoro nero e la relativa evasione fiscale ma al tempo stesso facilitare le procedure di assunzione e di gestione del lavoratore  specialmente in tutte le situazioni  in cui il datore di lavoro non è una impresa ma un privato.

4)      Aumentare le sanzioni   per chi non  rispetta le regole di sicurezza del lavoro

5)      Rivedere il rapporto fra contratto nazionale di categoria e contratto aziendale incentivando l'aumento di produttività con tassazione  forfettaria su straordinario e premi di produzione.

6)      Rivedere le regole per l'immigrazione del lavoro facilitandone  sia l'accesso che  la messa in regola con relativa  tassazione del reddito prodotto in Italia.Stabilire delle nuove regole per ottenere la cittadinanza italiana ( fra cui  per esempio almeno cinque anni consecutivi di pagamento IRPEF e un anno di servizio militare e/o civile obbligatorio sia per le donne che per gli uomini sino all'età di cinquant'anni). Diritto di cittadinanza per  chi nasce in Italia da genitori stranieri con obbligo, al compimento dei 18 anni, di sei mesi di servizio civile/militare obbligatorio.

7)      Promuovere un vasto piano di edilizia popolare.

8)      Promuovere degli Enti Pubblici  del Lavoro per la realizzazione di opere pubbliche ( scuole , case popolari, ospedali, ecc..) attraverso cui dare occupazione con un salario minimo   a tutti coloro che ne facciano richiesta  previa apposita graduatoria o che fruiscano di ammortizzatori sociali.

9)      le risorse necessarie per la realizzazione degli ultimi due punti potrebbero ad esempio essere ottenute dalla maggiore tassazione dei redditi superiori a 150.000 euro annui, dalle rendite finanziarie e da un  risparmio di Bilancio  riveniente dalla riduzione  delle spese per gli armamenti.

Non riteniamo di aver fatto altro con questo intervento che suggerire degli spunti di riflessione sul problema  ben conscì che l'effettiva soluzione passa dalla capacità di organizzare  e di ascoltare maggiormente questi settori di popolazione che  abbiamo voluto definire "ultimi". Anche la proposta  degli Enti Pubblici del Lavoro  come quella dell'introduzione del servizio militare/civile obbligatorio per gli immigrati possono sembrare provocatorie o ricordare  i campi di lavoro del New Deal  ma invito comunque a riflettere sulla capacità di educazione e di integrazione sociale che potrebbero  diventare se opportunamente utilizzate.

sabato 7 agosto 2010

UN GOVERNO PER LA LEGALITA' ED IL LAVORO

 

 

 

Desidero riprendere alcune affermazioni del leader del PD Bersani  contenute all'interno di una recente intervista rilasciata al quotidiano "La Repubblica " per fare alcuni ragionamenti.

Bersani dice:

" Se il terreno dello scontro nei prossimi mesi è quello del rapporto tra politica e legalità la proposta del Pd non può che essere molto larga, cioè rivolgersi a tutte le forze di opposizione. Poi ne misureremo la praticabilità, ma questo è il primo passo, il più sensato. Adesso siamo noi a chiedere agli altri di fare una scelta chiara. Il leader dell'Udc vuole fare il terzo polo o il secondo che può diventare il primo? Cos'è precisamente la sua area di responsabilità nazionale? Di Pietro vuole cavalcare tutte le tigri capaci di dividere irrimediabilmente l'opposizione o dare una mano a far cadere Berlusconi? La narrazione di Vendola prende la forma di una compiuta responsabilità di governo? Sono loro a doverci delle risposte."

 

E ancora:

 

"In questa situazione, con la barca che fa acqua, non si può andare a un immediato scontro elettorale. Bisogna affrontare i temi sociali, cambiare una legge elettorale deleteria, bonificare le norme che favoriscono la corruzione. Non è un ribaltone, è una fase che consente al Paese di scegliere alternative che non siano nel vecchio film. è il nostro modo per predisporre il sistema alle elezioni. Ma non temiamo affatto il voto. Se ci si arriva però dev'essere chiaro che è Berlusconi a far precipitare tutto .

 

 

 

Se questo signiifica affermare che è in pericolo la democrazia e la stabilità del ns Paese,attaccato dall'illegalità, dalla corruzione e dalla crisi economica/finanziaria si può a questo punto spiegare agli italiani perché sia  necessario evitare le elezioni politiche immediate e prefigurare invece un governo d'interesse nazionale aperto a tutte le forze disponibili a:

 

-         Ripristinare regole di  legalità rivedendo   le impunità e stabilendo regole di incompatibilità  per il ricambio e la rigenerazione della classe politica

-         modificare la legge elettorale

-         stabilire regole chiare sul conflitto d'interesse.

-         Stabilire nuove regole per l'eliminazione di ogni possibilità di controllo monopolistico del mezzo televisivo.

 

Poiché inoltre  non cè solo una crisi di legalità e di convivenza democratica ma anche economica . Bisogna aggiungere almeno immediatamente un'altra parola d'ordine importante per  la formazione di un governo  di larghe intese. La  parola d'ordine è : lavoro.

Un nuovo governo di larghe intese per la legalità ed il lavoro.

Dove lavoro significa come  parola d'ordine immediata no al precariato( unica forma d'ingresso attuale al lavoro dei giovani  la cui percentuale di disoccupazione è al 30%) ed alla disoccupazione per  realizzare almeno un compromesso fra tutte le forze politiche ed ottenere il superamento dei vari contratti di precariato e con l'introduzione del Contratto Unico d'ingresso ( DDL Nerozzi che riprende le indicazioni degli economisti Boeri-Garibaldi) .mentre sul piano della disoccuopazione prorogare di un anno tutti gli ammortizzatori sociali

Su questo terreno ritengo sia possibile  sfidare l'attuale governo e , con una importante battaglia politica,  ottenere il consenso  nel Paese e fra le altre forze politiche

Teniamo  presente che questa impostazione sarebbe comunque un primo passo nel senso del ripristino dell'autorevolezza del PD sul piano politico nazionale. Infatti  all'interno di una situazione politica difficile  si assumerebbe un compito di leader di un processo vasto e ragionevole che senza porre discriminanti traghetterebbe il sistema Italia verso regole  di maggiore garanzia democratica e di un recupero delle garanzie progressive  di lavoro per le masse giovanili e per voloro che stanno perdendo il posto di lavoro.

 

Riassumendo pertanto la proposta  da fare a tutte le forze politiche che hanno a cuore la difesa della legalità e della democrazia  dovrebbe essere:

Formazione di un governo di larghe intese per la legalità ed il lavoro  che  entro massimo un anno vada alle elezioni dopo aver raggiunto i seguenti obiettivi minimi:

-         Ripristinare regole di  legalità  rivedendo le impunità e stabilendo regole di incompatibilità  per il ricambio e la rigenerazione della classe politica

-         modificare la legge elettorale

-         stabilire regole chiare sul conflitto d'interesse.

-         Stabilire nuove regole per l'eliminazione di ogni possibilità di controllo        monopolistico del mezzo televisivo.

-   ottenere il superamento dei contratti di precariato con l'introduzione del  contratto unico d'ingresso ( DDL Nerozzi che riprende le indicazioni degli economisti Boeri-Garibaldi) .e prorogare di un anno gli ammortizzatori sociali.