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mercoledì 15 dicembre 2010

OLTRE LA FIDUCIA

 

E così finalmente Berlusconi ha ottenuto la fiducia al suo Governo e potremo, per un attimo, lasciare da parte  i problemi della  Destra Italiana  e la necessità impellente ( per chi'?) della modifica della legge elettorale.

Potremo finalmente eliminare dal nostro carnet prossimo venturo la costituzione di un governo tecnico/interesse nazionale che dir si voglia  per cui non ci sono i numeri in Parlamento e cominciare ad organizzare il nostro progetto alternativo di Governo per l'Italia.

Le principali linee d'azione sono state già delineate dal segretario del PD Bersani nela suo comizio a conclusione della manifestazione dell'11 sc. a Roma ed ora si tratta di metterle in pratica .

Lo scenario politico chiede un progetto importante ed articolato ed una vocazione governativa forte che si assuma la responsabilità di rappresentare ed organizzare le lotte presenti nelle nostre piazze: gli studenti ed i ricercatori, gli Aquilani, la popolazione di Terzigno, gli immigrati, i disoccupati  , il mondo dei produttori ecc.

Il PD può e deve rappresentare queste istanze della società ed in particolar modo il mondo del lavoro senza di cui qualsiasi progetto per l'Italia non è realizzabile.

Nei prossimi giorni inoltre si aprirà in sede europea una valutazione della situazione di stabilità dei paesi con il più alto debito pubblico ed è possibile che l'Italia venga richiesta di procedere alla individuazione di un deciso piano di rientro dell'ammontare complessivo del suo debito pari ad ottobre a ca 1.860 mliardi di euro oltre il 120% del PIL.

Chi può chiedere un simile piano di sacrifici senza assicurare contemporaneamente delle linee di sviluppo che inglobino tutte le classi popolari in un  progetto di maggior benessere?

Il ruolo storico di un partito come il PD è in questo momento cruciale. Ha ragione Bersani quando indicava  nel corso del suo discorso a Roma la presenza di  questioni che tagliano in due il paese: la divisione generazionale e la divisione fra Nord e Sud.

All'interno di queste due questioni si pone tutto il resto: la ripresa di produttività, la lotta al precariato, la ripresa di ricerca e formazione, i mutamenti istuituzionali  ecc. ecc

Ha fatto anche bene a cominciare ad accennare alla necessità che l'Europa  diventi anche un motore dello sviluppo dei paesi membri adottando adeguate politiche di sostegno oltre che di stabilità.

Qualsiasi progetto, anche quello  prospettato dal PD, ha bisogno di individuare le risorse necessarie. Oggi non vi sono risorse ed è probabile che si dovranno individuare delle manovre correttive per iniziare un piano di rimborso dell'attuale debito pubblico. Per il 2011 è prevedibile che avremo in scadenza il rimborso di ca 300 miliardi di titoli di stato ed interessi  nell'ordine di ca 80 miliardi.Senza programmare nessuna spesa aggiuntiva, per evitare l'aumento del debito, dovremmo pensare ad una manovra di almeno 60 miliardi.

Dove troveremo i soldi per lo sviluppo? Quali riduzioni fiscali sono possibili?  L'unica strada e rifare all'inverso il percorso dei tagli lineari di Tremonti andando a recuperare risorse della spesa pubblica dai settori dove è evidente il privilegio, la corruzione e lo sperpero. Sul piano fiscale è difficile pensare ad un aumento del carico ma al contrario  bisognerà pretendere un piano di redistribuzione delle ricchezze ed una seria lotta all'evasione .

Ciò può consentirci , insieme alle proposte organiche del PD sul patto dei produttori,le  nuove regole del lavoro ,un nuovo piano per la ricerca e la formazione  ecc di far ripartire il percorso di sviluppo  ma con estrema lentezza.

Possiamo invece cercare subito delle risorse aggiuntive per uno sviluppo rapido ed eccezionale solo se il nostro progetto è credibile e finanziabile tramite l'aiuto dell'Europa:

Tremonti e Junker hanno recentemente fatto la proposta di costituzione dell'EDA ( European Debit Agency) per spostare sull'Europa le nuove emissioni di debito pubblico ricevendo  secche contestazioni da parte soprattutto della Germania: Tuttavia la questione posta non è trascurabile! Possiamo chiedere come Europa  nel suo complesso fiducia ai mercati? Si può pensare di chiedere il finanziamento di un progetto di sviluppo che comprende delle differenziazioni  sui singoli paesi membri? Io credo di si e la questione pertanto non va archiviata .

 Bisognerà tuttavia essere capaci di assumere a livello centrale  europeo  un attegiamento attento e selettivo, valutando le singole richieste di intervento e decidendo di conseguenza di operare non solo nell'assunzione centrale del pregresso  debito consolidato ma anche nella ricerca di nuove risorse per lo sviluppo.

Un'Italia, guidata dal PD e dalle forze a lui alleate, avrebbe anche a livello Europeo la possibilità di indicare delle possibili strade  per uno sviluppo comunitario e per la definitiva uscita dall'attuale crisi economico/finanziaria.

venerdì 10 dicembre 2010

OPPORTUNITA' E PROBLEMATICHE DELL'EDA

 

 

La proposta dell'EDA di Tremonti e Junker ha la capacità di porre l'intera Europa come intelocutore dei mercati  nella ricerca delle fonti di  finanziamento del debito pubblico degli Stati Membri; tuttavia, le forti resistenze di paesi come la Germania inducono a pensare a dei correttivi necessari sia nei termini dell'ammontare dell'importo del finanziamento richiedibile da parte di ogni singolo stato membro ( nella proposta si parla di max 40% PIL per tutti)  che del costo del debito stesso.

 Mi sembra invece che su queste due questioni non si possa  nascondere la necessità di operare in manera selettiva.

Così come è buona esperienza di ogni soggetto economico, l'ammontare e il prezzo del proprio debito variano in base al proprio rating : vale a dire in base alla rischiosità e qualità del prenditore.

Paesi con una economia più debole devono poter ricorrere al finanziamento ordinario da parte  dell'EDA in misura percentuale minore degli altri e su progetti assolutamente da valutare e condividere . E' inoltre plausibile che il costo del debito sia differente fra i diversi paesi:in questo senso andrebbe probabilmente stabilito un paniere percentuale diversificato  a somma zero rispetto al prezzo di emissione degli e-bonds.

Nasce il problema di come vadano stabiliti questi parametri di costruzione del rating nei confronti di ogni Paese membro. Una proposta potrebbe essere quella di dividere i paesi in fasce omogenee rispetto alla lontananza dai parametri di stabilità previsti dagli accordi europei.

Una volta stabiliti i parametri e costruite le  fasce omogenee in cui collocare gli Stati membri bisognerà inoltre stabilire  la variabilità  consentita rispetto all'ammontare ed al prezzo dei  finanziamenti  richiedibili.

Il sistema scelto  deve prevedere inoltre  le regole in base a cui può essere modificato il rating e quindi la posizione ( vantaggi e svantaggi) di fascia di ogni singolo Stato nel suo rapporto con gli altri.

Va inoltre  considerata la natura  e lo scopo del finanziamento.

Non sembra infatti corretto limitare l'utilizzo esclusivamente ad una ipotesi di ristrutturazione del debito sovrano ma anche a possibili importanti  progetti di sviluppo 

La strada proposta non può che essere un intreccio di questioni politiche ed economiche e va condivisa dalla maggioranza  dei partecipanti della Comunità Europea.

Certo è una strada impegnativa e  selettiva ma il " buonismo" non paga e può portare alla perdita di valore di una proposta che al contrario rappresenta un passo avanti nella costruzione del rafforzamento  di una prospettiva comune Europea.