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lunedì 28 marzo 2011

Il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta

Scandendo queste parole , il 9 aprile i precari  sfileranno per le strade  di molte città italiane, a cominciare da Roma .

L'iniziativa è promossa in rete  e sta ricevendo l'adesione di molte associazioni,gruppi politici e movimenti come SEL, il popolo Viola, Prossima Italia., associazioni studentesche ecc.

Si può leggere l'appello e aderire all'indirizzo http://www.ilnostrotempoeadesso.it/lappello.html

Quasi tutti i giornali quotidiani  hanno riportato favorevolmente l'iniziativa  (vedi ad esempio l'articolo apparso su Repubblica http://www.repubblica.it/politica/2011/03/22/news/i_precari_si_mobilitano_in_rete_siamo_stanchi_ad_aprile_in_piazza-13950767/?ref=HREC1-4

E' stata anche segnalata l'iniziativa  svoltasi domenica scorsa , davanti all'ingresso del mercato di Porta Portese, a Roma, a partire dalle ore 11, dove si è tenuto lo «Speech Corner» promosso dal Comitato 9 aprile «il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta» in cui i precari  sono saliti sopra una sedia per raccontare la loro storia di ordinaria precarietà .

Sarebbe importante che anche il PD facesse sentire la sua voce  e aderisse a questa iniziativa partita dal basso. Il PD ha da tempo posto il problema del precariato al centro delle sue proposte  compreso anche il recente documento economico di proposta per il rilancio della crescita in Europa ed in Italia e sarebbe importante che a questa capacità di proposta si accompagnasse anche il segnale della presenza fisica del partito  nella mobilitazione indetta dai giovani precari.

martedì 8 marzo 2011

Alcune riflessioni sulle problematiche del lavoro

 

Il Mondo occidentale sta perdendo margini di competitività  ed un ridimensionamento complessivo del suo livello di benessere che lo costringerà a rimodellarsi rapidamente. All'interno di questo quadro il nostro Paese presenta ulteriori difficoltà specifiche che ne mettono in discussione le possibilità di crescita e quindi il pieno utilizzo della risorsa lavoro:

1) Scarsa produttività. Il divario con le altre nazioni  è cresciuto ulteriormente nell'arco degli ultimi dieci anni. Si pone il problema sia dell'innovazione del prodotto (in modo che un'ora di lavoro produca maggior valore) sia del passaggio della risorsa lavoro dai settori meno produttivi a quelli più produttivi. Questi due processi chiamano in causa la necessità d'investire in ricerca ed innovazione ristrutturando contemporaneamente la produttività e l'efficienza delle relative strutture organizzative  e di rendere più flessibile il mercato del lavoro in modo da spostare più facilmente le risorse verso l'utilizzo più produttivo.E' necessario inoltre affrontare  anche un terzo aspetto: quello costituito dall'utilizzo del lavoro nero che , ad esempio nel Sud Italia, caratterizza addiritura fortemente la cultura del territorio. In presenza di una larga disoccupazione , organizzato  con la complicità della delinquenza è rivolto verso tipi di attività arretrate ed a bassa produttività e riproduce proprio il sottosviluppo e la perdita di competitività.

2) Degrado morale e civile. E' sotto gli occhi di tutti lo spettacolo  poco edificante  espresso dalla classe dirigente del nostro paese e dai comportamente diffusi improntati a scarsa etica e responsabilità sociale. Questi atteggiamenti, alimentando la corruzione e le scelte  non meritocratiche, si risolvono in un danno per la crescita economica. Ciò è spesso coadiuvato da una giustizia lenta ed inefficace che non assicura al danneggiato una pronta soddisfazione sul piano civile e non tutela adeguatamente il cittadino sul piano della  sua sicurezza personale. L'insicurezza delle tutele giuridiche rappresenta  inoltre una forte controindicazione all'investimento di capitale straniero nell'economia italiana.

3) Insufficienti infrastrutture ed inefficienza della pubblica amministrazione

4) Dipendenza energetica e alto costo relativo

5) Presenza di un forte divario nello sviluppo all'interno del territorio nazionale fra Sud e Nord. 

6) Difficoltà ad utilizzare  la leva dell'investimento pubblico  per dare impulso all'economia ( data l'elevata incidenza del Debito Pubblico sul PIL)

Le difficolta che incontriamo nella ripresa della crescita economica si traducono inevitabilmente in un basso tasso di occupazione  che diventa addirittura drammatico se osserviamo quello della sola popolazione giovanile ( ca il 28%). Ma le disfunzioni del nostro mercato del lavoro non sono riconducibili esclusivamente alla mancanza di crescita. Esiste infatti una forme evidente di dualismo che ne accentua l'inefficienza e penalizza in special modo le giovani generazioni:quello  esistente fra un mercato del lavoro degli occupati a tempo indeterminato e quello del lavoro cosiddetto precario. Questa contraddizione è la conseguenza dell'irrigidimento delle forze sindacali e politiche che fra gli anni 70 e 80 , di fronte alla richiesta di maggiore flessibilità del mercato,hanno opposto un deciso rifiuto. Ricordiamo le lotte in difesa dell'art 18 che portarono a Roma  tre milioni di persone. La richiesta di flessibilità della risorsa lavoro( sia interna che esterna) come ha riconosciuto lo stesso Marchionne, in una sua lettera aperta agli operai Fiat  all'epoca della vertenza di Pomigliano,  ha come conseguenza dei costi sociali non indifferenti. Chi dovrà sopportare questi costi? In mancanza di una proposta o di un tentativo di soluzione a questa domanda la scelta delle forze sindacali , politiche ed imprenditoriali fu da una parte la difesa dell'esistente e dall'altra la ricerca della flessibilità attaverso due strumenti. Il primo fu l'utilizzo del fondo esuberi. Dove fu possibile le grandi imprese si allegerirono del personale  contrattandone l'esubero con i Sindacati utilizzando soprattutto l'incentivazione al prepensionamento.La seconda soluzione fu l'adozione diffusa di forme di lavoro precario per  tutte le nuove assunzioni con vantaggi immediati per le imprese in termini di costo e di governabilità della risorsa lavoro.

Il sistema ha ottenuto progressivamente la  necessaria flessibilità della risorsa lavoro attraverso un utilizzo abnorme del lavoro precario con un risvolto sociale pesante costituito dal fatto che la precarietà colpisce in particolare  le nuove generazioni, sia in termini di sicurezza, che di reddito, che di progettualità ( anche la possibile pensione finale è enormemente penalizzata)

Tale contraddizione risulta infatti ancora più insostenibile non solo per la disparità di garanzie ma anche per l'aspetto generazionale che ha assunto. Le difficoltà d'inserimento dei nostri giovani nell'attività produttiva avviene con eccessiva lentezza e in condizioni di assolutà precarietà. I risvolti sociali sono enormi . La nostra società civile è vecchia e  incapace di assumere atteggiamente realmente innovatori. Chiusa in una difesa corporativa dei privilegi settoriali. L'utilizzo del lavoro precario rivolto prevalentemente verso giovani ed immigrati  scarica sulle fasce deboli della popolazione tutta la crisi del nostro modello di sviluppo ed alimenta in prospettiva fenomeni di emarginazione, asocialità, anomia , devianza ed  esplosione  del conflitto sociale. Citando una riflessione degli economisti Boeri e Garibaldi "Quando una piccola quantità di lavoratori continua a entrare e uscire dalla disoccupazione generando forti flussi dall'occupazione alla disoccupazione e viceversa, mentre il resto dei lavoratori è saldamente legato a un posto fisso, è evidente che vi è qualche cosa di completamente distorto nel mercato del lavoro e spetterebbe quindi alla politica economica di intervenire."

In tal senso riteniamo che il progetto di Flexsecurity (1) del prof. Ichino, insieme agli altri disegni di legge presentati dal PD sulle limitazioni all'utilizzo del lavoro precario ed alla sua disincentivazione,  dia una prima risposta importante al problema tentando di rompere l'immobilismo che impedisce qualsiasi soluzione . Non riteniamo sufficiente, come già detto, la politica dei disincentivi che comunque condividiamo ma riteniamo necessario che  il mondo delle imprese elimini  l'uso anomalo e abnorme dei contratti di lavoro precario (2)accettando la riduzione e la modifica degli stessi con l' introduzione del contratto unico d'ingresso a garanzia progressiva.

E' necessario pertanto porsi il problema, con l'accordo delle forze sindacali, di liberarci dalla rigidità del lavoro offrendo la necessaria flessibilità a patto che il ricollocamento dei lavoratori avvenga con  l'assunzione di responsabilità di tutti: imprese e collettività .

Bisogna che sia data all'impresa pubblica e privata la possibilità del licenziamento economico ma altresì che venga  garantito al lavoratore in esubero e/o licenziato un percorso di reinserimento.

E' valida l'ipotesi della costituzione di un contratto di ricollocamento  in cui il lavoratore venga assunto da una struttura/agenzia con lo scopo di dargli una formazione aggiuntiva e seguirlo nel reinserimento lavorativo,. Questo progetto  descritto dal Prof Ichino nel programma Flexsecurity  prevede che per i successivi quattro anni le imprese che hanno messo in esubero il lavoratore  contribuiscano al suo ricollocamento  erogandogli la contribuzione che aveva al momento del licenziamento nella misura del 90% per il primo anno, dell'80% per il secondo anno,e del 70% per il terzo anno e del 60% per il quarto anno.

Si ritiene opportuno tuttavia modificare  e specificare alcuni punti proprio per evitare l'insuccesso della proposta di fronte al giusto possibile risentimento del lavoratore che vede la possibilità di essere privato del frutto della propria crescita professionale,della propria stabilità e delle proprie prospettive:

a) La gestione non può essere affidata alle strutture pubbliche esistenti. Vanno create nuove agenzie che dipendano pariteticamente dai soggetti finanziatori: Imprese pubbliche e private( associazioni di categoria) e sindacati dei lavoratori.

b) Nel caso in cui il lavoratore dopo i quattro anni di contratto di ricollocamento non sia ancora riuscito a trovare un'occupazione deve essere previsto il suo mantenimento nella struttura di reinserimento con una retribuzione che rimane al 60% dell'iniziale e con il vincolo da parte delle associazioni imprenditoriali e dell'amministrazione pubblica  alla prelazione di questi lavoratori rispetto a qualunque nuova assunzione di personale sul territorio nazionale da parte dello Stato o da parte di imprese con più di 15 dipendenti. .Nel caso di necessaria mobilità territoriale deve essere previsto a carico del Fondo di gestione il rimborso delle spese di trasloco familiare e un contributo per il primo anno di affitto pari alla differenza fra l'affitto pagato dal nucleo familiare nella città di provenienza e quello pagato nella città di arrivo.

c) Il progetto di licenziamento economico e di ricollocamento deve riguardare sia il settore privato che quello pubblico. Le professionalità, a seconda del bisogno, potranno pertanto passare indifferentemente fra i due settori senza alcuna preclusione da parte del lavoratore.Questo aspetto è molto importante  perché la nostra struttura complessiva dell'occupazione, per molto tempo, ha vissuto su una elefantiasi del settore pubblico  spesso per motivi assistenziali e clientelistici. Riuscire ad ottenere il passaggio verso settori più produttivi , snellendo le strutture pubbliche ed aumentandone contemporaneamente l'informatizzazione, la qualità e la remunerazione di chi rimane, sarebbe un risultato importante.

d) il lavoratore non potrà rinunciare all'offerta di lavoro presentatagli pena l'esclusione dal progetto di ricollocamento e l'interruzione di qualunque remunerazione.

e) Queste misure devono essere accompagnate dall'introduzione del contratto di lavoro unico previsto dai disegni di legge Ichino e altri e dalla riduzione drastica della possibilità di ricorso delle aziende al lavoro precario ( con l'innalzamento del costo dello stesso in modo da renderlo non conveniente rispetto all'ordinario

f) il lavoratore deve continuare a godere del  versamento dei contributi nella misura intera goduta all'atto del licenziamento e dell'utilizzo della  struttura sanitaria di base . Questo è necessario per evitare una riduzione sensibile della pensione finale . . Questo è uno dei problemi che si porranno con maggiore drammaticità nei confronti della generazio degli aattuali precari. (potrebbe anche esesere necessario rivedere il meccanismo pensionistico allungando ulteriormente il periodo per l'entrata in pensione ma ritornando al sistema retributivo)

g)Durante questo periodo il lavoratore ,pena esclusione dal programma,  oltre ad essere pienamente disponibile  ai percorsi di formazione aggiuntiva previsti e/o necessari per il suo ricollocamento, dovrà essere disponibile alla prestazione di lavori socialmente utili.Tale lavoro dovrà essere pagato dalle imprese utilizzatrici al Fondo di gestione  flexsecurity almeno con il salario minimo garantito +10% e rimane nelle casse ad incremento delle disponibilità del fondo.

h) Per il finanziamento del progetto flexsecurity: è da prevedere un finanziamento ordinario che tutte le categorie di imprese e di lavoratori devono versare mensilmente come contributo per avviare  questo grosso polmone dell'economia necessario per garantire la flessibilità nei nostri tempi. In seconda battuta è da prevedere un finanziamento straordinario pagato da  chi accede all'utilizzo del fondo in modo che l'utilizzo non significhi scaricare i costi sulla comunità ma al contrario  coinvolgere l'interesse dell'impresa e dei lavoratori alla ricerca di soluzioni di ricollocamento rapide.In caso di possibile default dell'impresa che ha effettuato il licenziamento il Fondo di gestione avrebbe la possibilità di supplire nel pagamento delle retribuzioni dei lavoratori in ricollocamento.

 

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Riteniamo inoltre che oltre ad una politica del lavoro che assicuri l'obiettivo della flessibilità del mercato sia necessario combattere con fermezza tutele forme di illegalità presenti. Sosteniamo pertanto  l'inasprimento delle leggi sulla sicurezza del lavoro e le pene per chi utilizza lavoro nero o esercita pressioni illegali.

In ultimo desideriamo sottolineare come possa essere interessante studiare delle forme di flessibilità di uscita dell'anziano dal lavoro verso la pensione con forme  di part time che consentano risparmi sia all'INPS che alle imprese. Il lavoratore , da parte sua potrebbe avere una retribuzione uguale   in presenza della riduzione a ca. la metà dell'orario di lavoro.Questo progetto potrebbe riguardare tutta la fascia di persone che vanno dai 60 anni ai 70 anni di età .Il progetto dovrebbe essere su base volontaria e articolato in modo che al raggiungimento dei requisiti pensionabili il lavoratore possa segliere sia di entrare in pensione  immediatamente sia di mantenere il lavoro in part time senza  che l'azienda paghi ulteriori contributi . Il lavoratore potrebbe avere oltre che la riduzione dell'orario di lavoro anche un maggiore reddito rispetto a quello pensionistico determinato dalla retribuzione pagata dall'azienda rispetto alla metà della pensione. L'INPS si troverebbe a pagare metà della pensione maturata e l'azienda avrebbe il costo di una retribuzione part time senza il pagamento dei contributi.Oltre all'aspetto economico non è indifferente considerare l'aspetto sociale di utilizzare a costi ridotti forza lavoro normalmente esperta in ruoli misti di lavoro e di tutor nei confronti delle nuove generazioni che entrano nell'azienda .

Sul passaggio lavoro pensione da noi spesso ottenuto con ammortizzatori sociali , è interessante tenere presente ancora  le esperienze tedesche e francesi che prevedono - verso la fine del periodo lavorativo ed in presenza di ricorso agli ammortizzatori sociali - un passaggio di lavoratori altamente qualificati dalle aziende agli enti antinfortunistici (nel nostro caso ASL).Tale inserimento consente agli enti antinfortunistici di poter usufruire del know-how di tecnici molto qualificati che lo possono trasmettere al personale degli enti spesso costituito da giovani brillanti laureati ma privi di esperienza pratica.

 

1) http://www.pietroichino.it/?p=2511

 

2) confronta sull'argomento:

a)   http://www.pietroichino.it/?p=6989  tabella sinottica di quattro disegni di legge presentati dal PD

b) http://www.senato.it/loc/link.asp?tipodoc=DDLPRES&leg=16&id...

Disegno di legge Treu, Passoni, Ichino ed altri

c) http://www.pietroichino.it/?p=7216 Disegno di legge Madia

d) Disegno di legge Nerozzi "Istituzione del contratto unico d'ingresso" (ispirata da Tito Boeri e Pietro Garibaldi)

http://www.pietroichino.it/?p=7306

 

 

sabato 5 marzo 2011

Gli Stati Generali della Conoscenza

 

Nel mese di maggio prossimo venturo diverse associazioni studentesche, nate nel corso delle recenti lotte, hanno indetto: " Gli Stati Generali della conoscenza" giornate di riflessione e di lotta sui temi di difficoltà e sulle prospettive del  mondo giovanile.

Riporto qui di seguito due link di due diverse associazioni che riportano lo stesso documento la cui lettura è senz'altro interessante e istruttiva:

http://www.unionedeglistudenti.net/sito/index.php?/sapere-libero/na...

http://www.retedeglistudenti.it/index.php?option=com_content&vi...

Mi chiedo se le forze politiche d'opposizione, che guardano ai problemi dei giovani e lamentano la scarsa partecipazione degli stessi alla vita dei partiti,  intendano partecipare a questa giornata di possibile confronto,con quali interventi e con quali rappresentanti.

In particolare ccredo che soprattutto il Partito Democratico debba partecipare con le sue proposte sulla scuola e sul precariato, possibilmente presentati da esponenti di rilievo della sua  Direzione Nazionale,   se vuole essere presente all'interno di questi movimenti giovanili  e riconosciuto come  referente politico .