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martedì 28 giugno 2011

La Grecia è in crisi ... e l'Italia?

 

Mentre la Grecia è sconvolta da un debito pubblico insostenibile e da uno sciopero generale che per 48 ore bloccherà ogni attività , giovani anarchici si battono con altri giovani poliziotti per sospendere  le dure decisioni di un governo messo alle strette e sull'orlo della dichiarazione di default dello Stato greco.

 Ci auguriamo tutti che si trovino soluzioni in grado di fronteggiare e superare questa situazione e le stesse intenzioni dei maggiori Stati europei e dello stesso rappresentante cinese in visita in Germania  che , senza voler assumere atteggiamenti ufficiali, si dichiara disponibile a dare un mano sull'emergenza, fanno sperare positivamente.

E l'Italia?

La nostra situazione economica è sicuramente più tranquilla ma non ci consente di assumere atteggiamenti  sonnolenti.

Il nostro Paese , da qualunque parte lo si guardi, è deludente. Il dato che più emerge , al di là di ogni ragionamento , è la mancanza di energia e di speranza. Manca quella grinta e determinazione che furono alla base del miracolo italiano del dopoguerra!

Ormai la ricerca delle ricette economiche e/o politiche passa quasi in secondo piano rispetto al problema poco politico, in senso tradizionale,  ma molto reale della necessaria liberazione delle energie esistenti.

Che siano , come tutti auspichiamo, le giovani generazioni, o  tutte le persone di buona volontà e capacità, o gli immigrati desiderosi di riscatto non ha importanza, ciò che conta è la liberazione di energie e la determinazione al miglioramento.

Libera inziativa, meritocrazia , legalità e giustizia sociale sono le quattro condizioni indispensabii e pre/economiche per far ripartire il nostro Paese.

Questo traspare oggettivamente da tutti i documenti di riflessione sulla situazione italiana , Da quelle del Governatore della Banca d'Italia a quelle della Commissione Europea, dalle proposte del PD  fino addirittura alle stesse preoccupazioni del ministro Tremonti.

Per fare questo va tuttavia attaccato il privilegio, la rendita parassitaria,il malcostume che si annida in tutti i settori della nostra società .

La nostra è stata una lenta e progressiva decadenza morale, civile, economica e politica che inesorabilmente non può che portare al peggioramento delle nostre condizioni di vita e ad un possibile default.

Vi sono state delle precise responsabilità perché questo accadesse e molti ne hanno tratto vantaggio; ma ,oggi, l'animale rischia di essere ucciso dai suoi parassiti e se vuole sopravvivere dovrà liberarsene.

Dobbiamo senza esitazioni porre le basi per il cambiamento e mettere al primo posto politiche che  favoriscano la libera iniziativa, la meritocrazia, la legalità e la giustizia sociale; ma, ripeto, la mobilitazione attorno a questi temi è addirittura più importante delle misure che verranno adottate per realizzarle.

E' solo un grande movimento di persone,  coagulato attorno a questi temi, che può avere la capacità di smuovere questa situazione e ridare energia al nostro Paese.

Solo dopo, potranno essere utili le strutture organizzative ; come i partiti; per le incombenze amministrative.

 

 

lunedì 20 giugno 2011

A proposito d'immigrazione

 

 

E' stata appena approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente Berlusconi e  del ministro Maroni un provvedimento di inasprimento delle disposizioni relative al problema della gestione del rimpatrio degli immigrati clandestini. La piaga dell'immigrazione clandestina  è peggiorata in seguito agli sconvolgimeti dei sistemi politici del nord Africa ma rappresenta solo la punta di un iceberg  , testimonianza , di un grave squilibrio fra le nazioni e fra le opportunità di lavoro e di vita offerte ai loro cittadini. Per questo, in determinati momenti storici, l'immigrazione  diventa un fenomeno inarrestabile che rischia di travolgere le istituzioni ed i modelli di comportamento  delle società che ne ricevono l'impatto.E' naturale il senso di incertezza , di paura e di difesa  che scatta involontariamente ed incosciamente nel cittadino coinvolto in questo processo tanto più quando questo impatta in maniera disordinata ed incontrollata.E' inevitabile lo sviluppo collaterale di fenomeni di violenza, di prevaricazione e di scontro che possono avere origine da ognuna delle parti interessate alla convivenza. Il fenomeno pertanto non è da sottovalutare ma non va visto solo in una modalità difensiva  o di richiesta di sicurezza che pure ha la sua importanza. Esiste una parte instabile del fenomeno  che riguarda tutta la prima fase del tentativo d'ingresso e sistemazione nel Paese di arrivo ed una seconda parte  che possiamo definire stabile che presenta delle caratteristiche diverse. La parte instabile è caratterizzata dal ricorso esteso all'illegalità. Questo avviene sia per entrare  fisicamente nel paese d'immigrazione , che per cercare i mezzi di sussistenza e  l'abitazione.

Non considerare che questi aspetti riguardano migliaia di persone significa non voler osservare il fenomeno nella sua interezza. Il fenomeno tra l'altro non riguarda  solo chi viene  trattenuto nei centri di identificazione ma moltissime altre persone. Legalità ed illegalità si mescolano incessantemente nella ricerca dei mezzi di sussistenza , del lavoro e  dell'abitazione. Non si può far finta di niente  per un falso buonismo o voler eliminare il problema cancellandolo con l'immediata espulsione .

In realtà, gran parte dell'immigrazione  clandestina assolve  una precisa funzione  accrescendo le dimensioni  dell'offerta di disponibilità di manodopera specialmente per quanto riguarda i lavori domestici, di assistenza e  pesanti ( moltissimi in nero) abbassandone il costo complessivo effettivo per la comunità nazionale.

Se non possiamo eliminarlo, forse sarebbe meglio identificare ed organizzare  tale fenomeno semplificando tutte le incombenze  necessarie per la sua emersione nella legalità e discutendo se sia il caso  di non applicare in questi casi, per un periodo iniziale, le regole contrattuali valide per i lavoratori italiani. Di fatto, in queste situazioni non vengono rispettati i contratti nazionali di lavoro, né le norme di sicurezza, igiene, identificazione , responsabilità ecc.

      Non  ritengo opportuno  in questa sede fare delle proposte  ma mi sembra necessario ragionarci  seriamente sopra andando anche oltre il pur importante e completo documento sull'argomento elaborato dal forum sull'immigrazione del PD (1).

Parlando poi di chi  si è fermato stabilmente nel nostro Paese  nella legalità, mi sembra giusto che si possa procedere alla loro piena integrazione nei diritti civili e religiosi ,consentendo anche la loro partecipazione alle elezioni amministrative. E' necessario inoltre superare l'attuale legislazione sull'attribuzione della cittadinanza italiana per chi è nato in Italia anche se da genitori stranieri  purchè arrivato alla maggiore età possa dimostrare di avere avuto la dimora  stabile in Italia almeno negli ultimi dieci anni (2).

 Bisognerà inoltre operare tute le possibili modalità per favorire l'integrazione e lo scambio culturale.

E' alla luce di quanto finora espresso che mi sembra riduttivo e difficile affrontare il problema  solo nella modalità indicata dalla legge Bossi Fini di cui riporto il link

http://www.parlamento.it/parlam/leggi/02189l.htm

O puntando solo sull'inasprimento delle modalità per l'espulsione come è stato fatto con l'ultimo decreto legge del Consiglio dei ministri (3).

E' chiaro che in presenza di un regolamento dell'ingresso in Italia secondo quanto disposto dalla Legge Bossi Fini  diventa poi quasi inevitabile arrivare alla necessità di questi inasprimenti anche se in questo caso mi sembra che la possibilità di fermare in un centro di identificazione una persona  per 18 mesi privandola del diritto alla propria libertà sia per lo meno da considerare eccessivo. L'intera opposizione ha criticato il provvedimento ritenendolo un ulteriore cedimento alla base leghista  , assecondandone le  paure. Il Partito Democratico si è unito alla condanna  del provvedimento non mancando di sottolinearne gli aspetti più limitativi della libertà personale ai limiti o forse oltre i limiti di un rispetto dell'individuo (3) .Come già espresso ritengo che la riflessione su questo problema sia ancora  inefficace e modesta. Avremmo bisogno di riservare a queste questioni una maggiore attenzione anche con l'aiuto ed il dialogo con le associazioni culturali  e di lavoro degli immigrati.

 

                                    °                                  °                                              °

 

 

 

NOTE:

 

(1)http://beta.partitodemocratico.it/doc/99393/per-una-convivenza-civile-tra-italiani-e-immigrati.htm

 

 

 

(2)La legge n. 91 del 5/2/92 stabilisce che è cittadino per nascita:

a) Il figlio di padre o di madre cittadini;

b) chi è nato nel territorio della Repubblica se ambo i genitori sono ignoti o apolidi, o se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori, secondo la legge dello Stato di questi (art. 1, comma 1).

Per il comma 2º, è cittadino per nascita il figlio d'ignoti trovato in Italia, se non si prova il possesso di un'altra cittadinanza. È importante l'art. 3, che riproduce, parzialmente, il testo dell'art. 5 de la legge n. 123 del 1983, in quanto considera cittadino il figlio adottivo, anche straniero, di cittadino o cittadina italiani, anche se nato prima della sanzione della legge. Cioè ha stabilito, espressamente, la retroattività per questa situazione.

Ciononostante la legge esclude la retroattività nell'art. 20, disponendo che "... salvo che sia espressamente previsto, lo stato di cittadinanza acquisito anteriormente alla presente legge non si modifica se non per fatti posteriori alla data di entrata in vigore della stessa".

        Questa disposizione, ed il Parere n. 105 del 15 aprile 1983, hanno prodotto che i figli di cittadina italiana, e padre straniero, nato prima del 1º gennaio 1948 (data di entrata in vigore della Costituzione Repubblicana) rimangano assoggettati alla antica Legge n. 555 del 13 giugno 1912, nonostante la dichiarazione d'illegittimità costituzionale della Sentenza n. 30 del 1983, della Corte Costituzionale.

Inoltre la Legge 91/1992 ammette in ogni caso il possesso della cittadinanza multipla, già ostacolata dall'art. 5 della Legge 123/1983.

Leggi successive al 1992 hanno modificato l'accesso alla cittadinanza estendendolo ad alcune categorie di cittadini che, per ragioni storiche e collegate agli eventi bellici, ne erano rimaste escluse.

Queste leggi più recenti sono:

a) la legge 14-12-2000 n. 379 "Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all'Impero austro-ungarico e ai loro discendenti". (Pubblicata nella Gazz. Uff. 19 dicembre 2000, n. 295)

b) la legge 8 marzo 2006, n. 124 "Modifiche alla L. 5 febbraio 1992, n. 91, concernenti il riconoscimento della cittadinanza italiana ai connazionali dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia e ai loro discendenti". Pubblicata nella Gazz. Uff. 28 marzo 2006, n. 73.

In tempi più recenti si è discusso su una riforma della legge sulla cittadinanza in senso più favorevole per gli immigrati extracomunitari, che attualmente possono richiederla solo dopo aver trascorso 10 anni nel territorio della Repubblica.

Restano tuttavia irrisolti molti aspetti, quali quelli del riconoscimento dello status di cittadino per i discendenti da donna italiana che prima del 1948 aveva sposato un cittadino straniero ed a causa del matrimonio aveva perduto la cittadinanza italiana. Questi casi hanno creato un doppio regime per il riacquisto del nostro status civitatis: mentre i discendenti per linea paterna non hanno ostacoli al riconoscimento del loro status di cittadini, anche se l'antenato era emigrato nel 1860, i discendenti da donna italiana, anche nella stessa famiglia, vedono ancora oggi invece precluso il riacquisto della cittadinanza italiana, potendo solamente rivolgersi al giudice italiano.

 Trasmissione della cittadinanza italiana jure sanguinis per via materna

 La sentenza della Corte di Cassazione n. 4466 del 25 febbraio 2009

Le Sezioni Unite, mutando orientamento rispetto alla pronuncia n. 3331 del 2004, hanno stabilito che, per effetto delle sentenze della Corte Costituzionale n. 87 del 1975 e n. 30 del 1983, deve essere riconosciuto il diritto allo "status" di cittadino italiano al richiedente nato all'estero da figlio di donna italiana coniugata con cittadino straniero nel vigore della L. n. 555 del 1912 che sia stata, di conseguenza, privata della cittadinanza italiana a causa del matrimonio. Pur condividendo il principio dell'incostituzionalità sopravvenuta, secondo il quale la declaratoria d'incostituzionalità delle norme precostituzionali produce effetto soltanto sui rapporti e le situazioni non ancora esaurite alla data del 1° gennaio 1948, non potendo retroagire oltre l'entrata in vigore della Costituzione, la Corte afferma che il diritto di cittadinanza in quanto "status" permanente ed imprescrittibile, salva l'estinzione per effetto di rinuncia da parte del richiedente, è giustiziabile in ogni tempo (anche in caso di pregressa morte dell'ascendente o del genitore dai quali deriva il riconoscimento) per l'effetto perdurante anche dopo l'entrata in vigore della Costituzione dell' illegittima privazione dovuta alla norma discriminatoria dichiarata incostituzionale.

[Effetti della sentenza della Corte di Cassazione n. 4466/09 sulla giurisprudenza

Successivamente a tale pronuncia del 2009 i giudici del Tribunale di Roma hanno emesso diverse sentenze di riconoscimento della cittadinanza italiana a figli e discendenti di cittadina italiana, nati prima del 1948. Non avendo il Parlamento italiano recepito in legge tale sentenza della Cassazione, non è possibile ottenere la cittadinanza jure sanguinis per via materna promuovendo la relativa istanza al Consolato o al competente ufficio di Stato Civile dei comuni italiani. Per i discendenti di donna italiana (o con discendenza italiana), nati prima del 1948, rimane quindi la possibilità solo in via giudiziale di ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana.

(3) Su proposta del Presidente del Consiglio, Berlusconi e del Ministro del'interno ,Maroni ha emanato un decreto-legge per corrispondere all'invito formulato all'Italia dalle Istituzioni europee a rendere più completa la normativa di recepimento della direttiva 2004/38 in materia di diritto per i cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri; il decreto-legge recepisce anche la direttiva 2008/115 in materia di rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.

-                    Queste le principali innovazioni:

1. E' ripristinata la procedura di espulsione coattiva immediata per tutti gli extracomunitari clandestini qualora:

- pericolosi per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato;

- a rischio di fuga;

- espulsi con provvedimento dell'autorità giudiziaria;

- violino le misure di garanzia imposte dal Questore;

- violino il termine per la partenza volontaria.

2. Viene introdotto l'allontanamento coattivo (espulsione) anche dei cittadini comunitari per motivi di ordine pubblico se permangono sul territorio nazionale in violazione della direttiva 38/2004 sulla libera circolazione dei comunitari.

3. E' prolungato il periodo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione fino a 18 mesi, in linea con le disposizioni della direttiva.

4. Per evitare il rischio di fuga dello straniero, sono previste misure di garanzia idonee, la cui violazione è punita con la multa da 3.000 a 18.000 euro.

5. Vengono rimodulate le fattispecie dei reati di violazione e reiterata violazione dell'ordine del Questore di lasciare il territorio con la previsione della sanzione pecuniaria e con la possibilità per il giudice di pace di sostituire

6. E' attribuita al giudice di pace la competenza anche sui reati di violazione e reiterata violazione dell'ordine del Questore di lasciare il territorio e sui reati di violazione delle misure di garanzia per evitare il pericolo di fuga e delle misure alternative al trattenimento imposte dal Questore.

7. Sono previste misure alternative al trattenimento nel Cie per lo straniero irregolare che non sia pericoloso, quali la consegna del passaporto o altro documento equipollente, l'obbligo di dimora e l'obbligo di presentazione presso gli uffici della Forza pubblica. La violazione delle misure viene punita con la multa da 3.000 a 18.000 euro.

8. E' prevista la concessione di un termine per il rimpatrio volontario, anche assistito, dello straniero irregolare che non rientri nelle condizioni previste al punto 1.

9. Sono infine introdotte ulteriori misure di adeguamento della normativa nazionale alle direttive

 

(4)http://beta.partitodemocratico.it/doc/211347/immigrati-pd-il-decreto-del-governo-solo-un-annuncio-per-pontida.htm

 

 

 

lunedì 13 giugno 2011

REFERENDUM :il Paese è pronto per il cambiamento … e l’opposizione?

Mentre scrivo appaiono su tutte le televisioni i primi dati riassuntivi sull'esito dei refrendum.

 L'affluenza  si è attestata a ca. il 57% con una percentuale di SI straordinaria che  su tutti e quattro i quesiti ha superato il 90% .

E' un risultato  significativo che deve far riflettere tutti !

Già dopo le recenti amministrative,  era chiaro che un vento di cambiamento stava scuotendo il paese. Oggi, è ancora più evidente che, a prescindere anche della colorazione politica, la gente non è disponibile , per partito preso , a sostenere posizioni che non condivide, quando addirittura queste sembrano più fatte ad uso e consumo dei potenti di turno che non nell'interesse della stessa parte politica che rappresentano.

Vi è una crisi dell' attuale rappresentanza politica di governo ed esiste pertanto lo spazio poltico e l'atmosfera giusta nel Paese per  sottoporre ad un leale ed attento dibattito  le  ipotesi delle differenti formazioni politiche  sul futuro della società italiana.

Esiste, ritengo,  la possibilità di ottenere l'ascolto e la fiducia da parte di chi, fino ad oggi, ha guardato altrove.

Ma l'opposizione è in grado di raccogliere ed orientare questa esigenza?

E' in grado di offrire un'ipotesi alternativa di governo?

Ha un programma chiaro e praticabile per far ripartire la crescita del Paese?

Vi sono alcune questioni irrimandabili:

a)    il risanamento del debito pubblico ed il rilancio dell'economia con scelte precise  in campo energetico e  sui settori da privilegiare.

b)    una proposta per  il futuro lavorativo e sociale delle giovani generazioni

c)     un diverso rapporto fra la classe politica e la società civile

d)    il funzionamento ed il ripristino del principio di legalità.

 

Queste questioni comportano la necessità di una proposta che affronti direttamente le questioni più volte sollecitate tra l'altro anche  dal Governatore Draghi, nella sua recente Relazione Conclusiva,  per il recupero di produttività del sistema Italia e per il superamento di tutte le sacche di resistenza, di privilegio e di potere che si oppongono di fatto ad ogni mutamento.

Vi è un soggetto sociale interessato a questo progetto ed è costituito dal mondo del lavoro e della produzione e dalle giovani generazioni.

Questo soggetto ha un interesse diretto per il cambiamento e per il pieno utilizzo delle risorse.

L'opposizione deve saper dialogare con queste forze sociali, ascoltandole ed elaborando insieme ad esse una nuova proposta per lo sviluppo.

I partiti dell'opposizione oggi hanno il compito di operare una sintesi delle proprie posizioni per definire un programma di governo  avendo poi l'umiltà di sottoporlo al dibattito della  propria base e delle forze sociali ( Associazioni di categoria,Confindustria, Sindacati ,movimenti..) per la conferma o le eventuali modifiche, grazie alla predisposizione di grandi eventi significativi , convegni dibattiti  e tavoli di lavoro allargati.

Questo processo va di pari passo con un nuovo rapporto con la politica sulla base di una maggiore partecipazione da realizzare  anche con forme nuove (offerte dalla rete) che permettano di modificare  l'attuale modo di porsi della politica, che si muove in maniera verticale dall'alto verso il basso, per ricostruire il percorso sia orizzontale, fra le diverse realtà di base, e verticale  dalla base verso il vertice.

Va richiesto e presentato immediatamente un progetto di riforma della legge elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Offrire ai propri elettori il metodo delle primarie per la scelta dei candidati. Utilizzare le possibilità della Rete per immaginare e proporre forme di partecipazione e di democrazia diretta all'interno dei partiti.

 

 

 

mercoledì 1 giugno 2011

Il Mazziere spariglia e il Governatore considera

 

I ballottaggi per l'elezione del Sindaco di Milano , Napoli ecc  sono alle nostre spalle e tra pochi giorni il Governo dovrà affrontare anche il risultato di quattro refrendum che, a mio parere, confermeranno la manifesta sfiducia dell'elettorato nei suoi confronti..

La richiesta di sostegno  del Premier ai suoi elettori è miseramente fallita!

A nessuno interessa la storia della persecuzione giudiziaria  (  men che meno al Presidente degli USA Obama) ed appare  evidente che invece di occuparsi delle sorti  di chi aveva riposto in lui fiducia per un miglioramento della situazione economica del Paese, il nostro Presidente del Consiglio preferiva seguire quelle  delle sue amiche  delle serate di Arcore e dei suoi interessi privati.

La "sberla" ,come l'ha definita il leghista Maroni, è stata sonora ed il mazziere tenta di sparigliare il tavolo rivoluzionando le responsabilità nel PDL, come se"il pesce non puzzasse dalla testa", e promettendo a breve una rivoluzionaria riforma fiscale ( checchè ne pensi Tremonti).

Siamo all'ultimo tentativo di darsi una credibilità per un centro destra stanco ed in cui la Lega si sente pericolosamente trascinata in giù dal suo alleato.

Ma, è possibile? Esistono margini per una conduzione da destra dello sviluppo? I problemi del nostro Paese sono legati alla riforma fiscale? E l' opposizione? Cosa succede al suo interno?

PD, SEL e IDV si trovano davanti alla possibilità di costruire una reale alternativa . Il successo di queste forze è stato dirompente in tutto il Nord del paese ,dove in questi ultimi anni si era invece stentato, e soprattutto in centri importanti come Milano , Torino, Bologna  e nel Sud: Napoli.

Gli elettori hanno protestato contro la politica del centro destra ed hanno voluto dare fiducia ai candidati del centro sinistra. Teniamo tuttavia conto del fatto che si trattava di amministrative  e pertanto il voto espresso  può avere i connotati più di una protesta che di una scelta consapevole e definitiva. C'è stata  un'apertura di credito nei confronti del centro sinistra. Hanno ragione Di Pietro e Bersani quando sottolineano entrambi il risveglio civico del Paese e la necessità di procedere umilmente  ma immediatamente alla crescita della proposta della coalizione in termini di contenuti e di uomini che la rappresentano.

Quali sono i temi da affrontare ? Gli elettori chiedono intanto di poter partecipare in maniera diversa alle scelte che li riguardano. C'è una critica serrata e forte della " casta", della classse politica, del suo modo di formarsi, di gestire e dei suoi privilegi. Questa critica tocca il sistema della rappresentanza dei partiti ed il rapporto con le istituzioni.

La questione delle primarie e della riforma immediata della legge elettorale è da mettere  fra le prime  da affrontare. Non  è rimandabile! C'è da sfidare su questo terreno qualsiasi governo sia in carica. Poi successivamente andrà rivisto il sistema istituzionale ma con la dovuta attenzione ed  insieme alle trasformazioni possibili legate all'introduzione del federalismo. Non credo tuttavia che questo problema così ampio possa essere affrontato in questo scorcio di legislatura a meno che  il Mazziere non intenda sparigliare sulla riforma fiscale  chiedendo l'attiuazione immediata del Federalismo per ottenere l'apppoggio incondizionato della Lega.

Certo sarebbe un grosso azzardo in una situazione in cui i veri problemi da affrontare sono  altri e cioè quelli legati al risanamento del debito pubblico ed alla crescita economica. Perderemmo del tempo prezioso  mentre siamo già in un grave declino.

Il Governatore della Banca d'Italia  Mario Draghi , prossimo  capo della BCE ,ci invita invece nelle sue considerazioni  ad affrontare  quelli che sono i nostri maggiori problemi . e le cause della scarsa produttività .

 L'analisi  di Draghi chiama in causa la struttura produttiva italiana considerata troppo  frammentata e statica e le  politiche pubbliche che non incoraggiano, ma anzi spesso  ostacolano, l'evoluzione di quella struttura.

Va combattuta  l'inefficienza della giustizia civile  che provoca un danno, valutabile secondo gli studi della Banca d'Italia, in ca. un punto del PIL e colloca l'Italia al 157esimo posto su 183 paesi nelle graduatorie stilate dalla Banca Mondiale;

"Occorre proseguire nella riforma del nostro sistema di istruzione con l'obiettivo di innalzare i livelli di apprendimento, che sono tra i più bassi nel mondo occidentale anche a parità di spesa per studente……….Secondo valutazioni dell'OCSE, il distacco del sistema educativo italiano dalle migliori pratiche mondiali potrebbe implicare a lungo andare un minor tasso di crescita del PIL fino a un punto percentuale";

C'è poca concorrenza nel settore dei servizi  e di pubblica utilità; rendite e vantaggi monopolistici in alcuni settori deprimono la competitività complessiva del Paese;

Il nostro livello di infrastrutture è insoddisfacente ed arretrato rispetto ai principali paesi sviluppati. Continuiamo a ridurre la spesa programmata e le procedure sono poco efficienti per cui le opere realizzate sono più costose e meno valide che negli altri paesi. " E' necessario recuperare efficienza nella spesa, anche per sfruttare appieno le risorse dei concessionari privati e quelle comunitarie, che non pesano sui conti pubblici……I fondi strutturali comunitari attualmente a nostra disposizione sono stati spesi solo per il 15 per cento: quelli non spesi ammontano a 23 miliardi, a cui va associato il relativo cofinanziamento nazionale. Accelerare tutti questi interventi darebbe un forte impulso all'attività economica".

Bisogna superare il dualismo del mercato del lavoro causato dall'introduzione massiccia dell'utilizzo del lavoro precario  concentrato in particolar modo nel settore giovanile. Ciò pone problemi sociali rilevanti e aumenta la sfiducia  delle giovani generazioni.

Bisogna favorire maggiormente la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e sviluppare un  sistema di protezione sociale  in grado di offrire, a chi perde definitivamente il lavoro e ne cerca attivamente un altro, un sostegno sufficiente.

"Le relazioni industriali devono favorire l'ammodernamento e la competitività del sistema produttivo, nell'interesse di tutte le parti. Sono stati compiuti passi per rafforzare il ruolo della contrattazione aziendale, ma la prevalenza di quella nazionale, l'assenza di regole certe nella rappresentanza sindacale ancora limitano la possibilità per i lavoratori di assumere impegni nei confronti dell'azienda di appartenenza; ne attenuano la capacità di influire sulle loro stesse prospettive di reddito e di occupazione."

Inoltre aggiunge Draghi "Per incentivare il ricorso al capitale di rischio andrebbe ridotto, nel quadro di una complessiva ricomposizione del bilancio pubblico, il carico fiscale sulla parte dei profitti ascrivibile alla remunerazione del capitale proprio. Includendo l'IRAP, l'aliquota legale sui redditi d'impresa supera di quasi sei punti quella media dell'area dell'euro."

 

Potremmo aggiungere alle considerazioni di Draghi tutto quello che  viene richiesto a gran voce per recuperare il differenziale dei costi energetici con gli altri paesi e per colmare il divario territoriale delle aree meridionali.

Questi sono i punti essenziali su cui le forze politiche dovranno confrontarsi nei prossimi mesi e sino alla scadenza della legislatura ( anticipata o naturale che sia) insieme alle  opportune manovre per il risanamento del debito pubblico che condizioneranno non poco la spesa pubblica e  qualsiasi discorso sulla eventuale riforma fiscale  o sull'introduzione di una specifica tassa di scopo .

Potremmo dire che i nodi giungono al pettine e che chiunque si candidi alla guida del Paese dovrebbe assumersi  la responsabilità di scioglierli.