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giovedì 27 ottobre 2011

UNA TASSA PATRIMONIALE PER RICAPITALIZZARE L'ITALIA




Quando in una qualsiasi realtà economica il costo del debito diventa molto  superiore al tasso di redditività dell'investimento ed a quello della crescita dei ricavi si rischia  che  lo stesso  diventi insostenibile e che i flussi di cassa di quell'azienda risultino negativi costringendola alla crescita ulteriore dell'indebitamento stesso.
Si instaura pertanto un circolo vizioso che depaupera progressivamente le risorse di quella realtà economica, la rende sempre più dipendente dal capitale di terzi, erode i margini di liquidità portandola inevitabilmente al Default.
Questo è quello che può succedere al nostro Paese : un costo eccessivo del debito che erode progressivamente le risorse finanziarie dello Stato , rallenta o rende negativo il PIL, richiede un ulteriore aumento dello stesso debito  che si può non riuscire ad ottenere per una crisi di fiducia nelle nostre capacità di onorarlo portandoci al Default  e trascinandoci nella povertà.
Cosa fa normalmente un'azienda sull'orlo del fallimento? Quando i debiti sono eccessivi, le vendite  ferme. e gli impegni si fanno pressanti?
Può pensare di cedere l'attività a dei terzi parzialmente o totalmente. Può pensare di chiudere
Può infine decidere di effettuare una ristrutturazione della finanza che parte da un processo di ricapitalizzazione.
Nel caso Italiano  , pensare di cedere l'attività a terzi significa pensare di vendere i pezzi forti della nostra economia allo straniero e, di fatto, ridurre la nostra autonomia nazionale.
Di certo, non possiamo pensare di chiudere l'attività.
Rimane la strada più ardua e complicata  di tentare la ricapitalizzazione della cosa pubblica, delle finanze dello Stato riducendo drasticamente il volume del  debito in valori assoluti.
Una strada meno  drastica e di più lungo respiro sarebbe quella di aspettare  di ridurre il debito pubblico attraverso la capitalizzazione dei margini prodotti dalla maggiore tassazione riveniente proporzionalmente dall'aumento del PIL ( fermo restando un ferreo controllo della spesa); tuttavia i tempi di questo processo sarebbero lunghi  ed i cosiddetti " mercati" potrebbero non essere convinti della sua bontà  continuandoci a penalizzare  con una riduzione ulteriore della fiducia nei nostri confronti.
E' necessario pertanto adottare delle misure immediate e rapide che consentano risultati decisivi.
Oltre a quanto indicato da vari commentatori sul tema delle necessarie riforme strutturali che migliorerebbero l'andamento del bilancio pubblico, desidero soffermare l'attenzione sul tema della rapida ricapitalizzazione dello Stato  ottenibile  principalmente con un'azione di carattere fiscale.
Una ricapitalizzazione che significa far ricorso alla ricchezza privata presente nel Paese  richiedendo l'intervento di chi possiede  capitali in forma sia mobiliare sia immobiliare.
 E' una richiesta che si dirige principalmente a quel 10% delle famiglie italiane che detiene il 45% della ricchezza nazionale con una media  di ca. 1,3 M di euro ciascuna.
Vi è una proposta della CGIL che parla di tassare  in maniera stabile i patrimoni del valore di almeno 800.000 euro e la stessa Confindustria insieme all'ABI , Rete Impresa Italia ed altri hanno dato la loro disponibilità perché il governo porti avanti una tassa patrimoniale  che consenta un incasso annuo di ca. 6 mld di euro  per le casse dello Stato.
Credo che bisognerebbe  fare molto di più assestandoci su di un incasso annuo di almeno ca.  12mld (corrispondenti a ca. il quattro per mille del patrimonio di 1.300.000 euro per famiglia) e prevedendo inoltre una tassa patrimoniale straordinaria immediata per un importo complessivo di almeno  400 mld ,consistente nella sottoscrizione  obbligatoria di  azioni  di  proprietà  di società dello Stato da creare allo scopo e di cui mantenere la titolarità per almeno sette anni ed il cui ricavato  sia da destinare ad una riduzione immediata del debito pubblico fino a 1500 miliardi  di euro.
Tale  società  a capitale misto, con il 51% in mano inderogabilmente allo Stato, dovrebbe essere   costituita  con l'apporto di almeno 1000 miliardi di beni del patrimonio pubblico.
La conduzione di questa società dovrebbe essere affidata alle migliori personalità economiche del Paese in modo da garantirne il buon funzionamento e la crescita della redditività in modo da premiare con opportuni dividendi gli azionisti.
La rapida e sostanziale riduzione dell'ammontare del debito potrebbe poi consentire  l'utilizzo della tassa patrimoniale annuale  per lo stimolo dello sviluppo prevedendone la destinazione di una parte alla contestuale riduzione della tassazione sul lavoro  con possibile immediato effetto positivo sulla domanda aggregata, per il rifinanziamento e contestuale spostamento degli ammortizzatori sociali a sostegno dell'introduzione del  progetto " Flexsecurity"( proposto dal prof. Ichino e con le integrazioni prodotte dal Circolo PD online " Libertà è Partecipazione" nel suo documento" una proposta per il lavoro")   e destinandone la parte rimanente  anche in questo caso per la  sottoscrizione obbligatoria settennale di azioni di società di nuova costituzione per la realizzazione di alcuni grandi interventi per la crescita e lo sviluppo e per il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le PMI , del Fondo Italiano d'Investimento incrementando anche l'intervento di  venture capital a favore delle  Start up.
Penso ad esempio  a società a capitale misto (51% in mani stabili dello Stato) per sviluppare adeguatamente  e direttamente la ricerca scientifica o per gestire in maniera economica il patrimonio artistico o per nazionalizzare gli stabilimenti Fiat italiani gestendone poi direttamente la produzione o per realizzare autostrade del mare che permettano di gestire  e sviluppare i collegamenti e  i trasporti dall'Europa verso i paesi africani che si affacciano sul mediterraneo.
Le proposte possono essere tante e varie ma il nucleo centrale è quello di legare un grande sacrificio  richiesto ad una parte della popolazione più ricca non privandola definitivamente dei propri averi ma dandogli l'opportunità di partecipare al risanamento ed allo sviluppo dell'Italia.

mercoledì 26 ottobre 2011

Crisi e Democrazia

C'è un carattere politico della Crisi economica mondiale che a prima vista non emerge con chiarezza ma  appare invece evidente se mettiamo insieme  uno dopo l'altra le rinellioni dei popoli arabi che si affacciano nel Mediterraneo, la protesta degli "indignados" spagnoli  il propagarsi di una contestazione mondiale che tocca il cuore stesso del capitalismo americano con il movimento occupy Wall Street.

Quello che accomuna queste proteste è da un lato la grande richiesta di democrazia diretta  e la capacità di realizzare una mobilitazione e partecipazione civica senza precedenti grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie e delle opportunità della Rete e dall'altro l'individuazione del  potere economico nelle mani di pochi  grandi centri d'interessi economico   finanziari   che lo esercitano  grazie alla connivenza di governi compiacenti  e poco democratici. 

La speculazione sulle materie prime e sul grano con il relativo aumento dei prezzi alimentari ha avuto ad esempio un forte  effetto scatenante sulla protesta della primavera araba che ha individuato nei  propri governanti l'incapacità a curare gli interessi della popolazione.

La mancanza di una vera democrazia è stata così percepita come il modo per mantenere  forme d'ingiustizia e d'ineguaglianza.

Nonostante questa crescente richiesta da parte delle  popolazioni, ad oggi tuttavia nessuna regolamentazione della finanza sembra avere avuto successo  a partire dall'inizio della crisi economica ed il presidente degli USA è stato più volte bloccato nei suoi tentativi di realizzarla. Lo stesso Parlamento Europeo si è espresso a favore dell'introduzioone di una tassa sulle transazioni finanziarie che si calcola porterebbe  annualmente incassi per gli Stati pari ad oltre 200 mld di dollari , ma fino ad ora tutto è rimasto  pura intenzione. Le stesse proposte del Social Stability Forum presieduto d Draghi non sono state attuate.Il solo valore stimato delle operazioni su derivati in essere  a detta di molti economisti è pari a ca 5 volte il PIL mondiale.

Appare pertanto evidente che  per  il  superamento della crisi strutturale in atto vi dovrà essere una ripresa della lotta del sud del mondo e delle classi popolari per uscire dall'implosione del tardo capitalismo di marca  estremista-liberista che ci conduce verso una vera e propria depressione economica.

Il concetto  di "Bene comune" , la percezione dell'eccesso di potere dell'oligopolio e la richiesta di maggiore partecipazione democratica diretta resa possibile grazie alla tecnologia ci permettono invece di configurare, a partire dagli " indignados" e dalle lotte per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi popolari, delle nuove parole d'ordine per un rivoluzionario riformismo

.Più volte si è individuato nella stessa struttura del mercato la sua tendenza inesorabile alla diseguaglianza e all'oligopolio e forse il ritorno a misure di nazionalizzazione delle attività ( automobile?) che per la loro dimensione , sovrapproduzione ,monopolio e peso sull'occupazione complessiva del Paese possono meglio essere definite ormai bene comune da amministrare in maniera sociale e democratica, diventa necessario. Accanto ad esse, le attuali imprese pubbliche ( Eni,Finmeccanica ecc) che fanno  parte del meglio dell'economia Italiana vanno preservate , ne va mantenuto il controllo e possono essere l'esempio per nuove iniziative nel campo della ricerca e della gestione del patrimonio artistico culturale o altro ancora . Queste  misure sono forse quelle che possono rilanciare un' impostazione socialdemocratica dello Stato e garantire adeguatamente in maniera equilibrata la coesistenza di una iniziativa privata e sociale

.Un superamento strategico delle impostazioni totalizzanti del comunismo e del capitalismo oligopolistico che mortificano la vera espressione di energie di una società.Si possono cioè ottenere dei risultati importanti dove invece si è fallito con le varie regole antitrust. Queste misure potrebbero restituire definitivamente alla democrazia la sua centralità ed il controllo sulle scelte economiche della programmazione dello sviluppo.

La lotta per la realizzazione di una vera partecipazione democratica del cittadino alle scelte della polis diventano il fulcro politico del progetto e chiariscono il carattere dirompente della protesta giovanile nel mondo.Essi hanno ben chiaro il legame fra riappropriazione del primato del lavoro e democrazia.

Riappropriarsi della democrazia è poi condizione necessaria per iniziare l'altra grande operazione di controllo e regolamentazione dei mercati e delle istituzioni finanziarie.

Sarà forse necessaria una nuova regolamentazione del sistema monetario internazionale come suggerisce anche il Vaticano ? Certo è che vanno limitate le possibilità della speculazione tassandone i guadagni opportunamente

Di nuovo come nel '36 vanno ben distinte le attività delle banche d'investimenti da quelle che amministrano il risparmio evitando il ricatto della possibile rovina dei risparmiatori utilizzata per far intervenire tutti gli Stati nel salvataggio delle operazioni speculative in pancia alle banche.

Si possono fare mille altre proposte ma la condizione necessaria e propedeutica perché  si realizzi tutto questo e che  le nostre società riprendano la strada dello sviluppo e del miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini   passa attraverso la riappropriazione della democrazia.

martedì 11 ottobre 2011

Molti giovani guardano oltre e altrove!

 

Mentre in questi giorni si dibatte all'interno del PD sulle diverse possibilità di sbocco della contestazione al governo, con una conseguente diversità sul sistema delle possibili alleanze, i giovani ed i movimenti alternativi stanno organizzando diversi appuntamenti importanti,  da qui alla fine di ottobre, mentre in campo europeo è previsto entro il mese un   vertice che dovrebbe fare chiarezza sulla volontà comune di sostenere i Paesi e le Banche in maggiore difficoltà. Tralasciando quelli interni al partito, organizzati da G. Civati e D.Serracchiani a Bologna e da Renzi a Firenze, l'appuntamento più importante a breve è quello del 15 ottobre che vede i movimenti giovanili alternativi italiani aderire alla giornata mondiale degni " indignados".

Già in questi giorni i temi della loro protesta hanno cominciato a trovare posto nei mezzi di comunicazione e nei dibattiti e ritengo utile a tal proposito pubblicare qui di seguito la lettera aperta del movimento 15 ottobre che si rifà al Social Forum  Mondiale e un resoconto dell'assemblea preparatoria della manifestazione tenutasi a Roma presso i locali dell'Università la Sapienza:

RETE ITALIANA DEL FORUM SOCIALE MONDIALE - PRIMA RIUNIONE A ROMA, 4 SETTEMBRE 2011

 

Lettera aperta sul 15 ottobre - Giornata di mobilitazione europea e internazionale e gli altri impegni dell'agenda

 

15 OTTOBRE – GIORNATA DI MOBILITAZIONE EUROPEA E INTERNAZIONALE

Gli indignad@s spagnoli invitano a scendere in piazza, diversi/e e insieme, per dare vita a una grande manifestazione europea e internazionale il 15 ottobre. Nel nostro continente, come in altre aree del mondo, nel Mediterraneo e anche nel nostro paese, tanti e tante stanno raccogliendo e rilanciando il loro appello perché, nella tremenda crisi in cui siamo, nessuno può salvarsi da solo.

Non è tollerabile la distruzione sociale e democratica che ci viene imposta con il ricatto del debito, a livello europeo e nazionale, da istituzioni subalterne alle banche, alla finanza, alle multinazionali, a pochi gruppi di privilegiati.  Abbiamo bisogno di rafforzare le alleanze, la capacità della cittadinanza europea di opporsi e di conquistare una vera alternativa.

In Italia bisogna fermare Governo e Confindustria, questa manovra e i suoi effetti devastanti. Ancora una volta e sempre di più, mantiene intatte rendite e privilegi e aggrava l'impoverimento della maggioranza della popolazione.

Bisogna impedire le ulteriori privatizzazioni che negano la volontà popolare espressa con i referendum, lo smantellamento della Costituzione e la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. Bisogna opporsi alla cancellazione dei diritti e delle garanzie sociali, alla precarizzazione del lavoro e della vita delle persone. Bisogna respingere l'aggressione alle rappresentanze sindacali e ai diritti del lavoro, la cancellazione del contratto nazionale e dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Bisogna fermare la distruzione di beni comuni, di ambiente e territorio, di relazioni sociali, di cultura e istruzione. Bisogna contrastare il razzismo, fermare le guerre, le spese militari e la militarizzazione.

Non intendiamo lasciare il nostro futuro nelle mani di una classe politica privilegiata e schiava dei mercati finanziari. Dobbiamo riconquistare il nostro potere di cittadinanza, una democrazia reale in cui donne e uomini, comunità, lavoratrici e lavoratori abbiano il diritto di decidere liberamente sulle scelte che riguardano tutte e tutti. Le alternative esistono e vanno conquistate, insieme. In tanti e tante, diversi e diverse, uniti. È il solo modo per vincere.

La Rete Italiana del FSM, al termine del suo primo incontro a Roma il 4 settembre, propone a tutte le organizzazioni, le reti, le alleanze, i gruppi e le persone interessate di verificare la possibilità di una grande convergenza unitaria nella giornata europea e internazionale di mobilitazione del 15 ottobre e di costruire insieme un "Comitato Unitario 15 ottobre".

Propone quindi a tutti e a tutte di incontrarsi martedì 13 settembre alle ore  11.00 in Via dei Monti di Pietralata 16 a Roma.

 

 

GLI ALTRI IMPEGNI DELL'AGENDA

 

LA COSTRUZIONE E IL FUNZIONAMENTO DELLA RETE

La Rete Italiana del FSM si impegna a lavorare nei prossimi mesi in modo aperto, inclusivo, orizzontale e partecipativo per facilitare la più larga comunicazione e connessione fra la dimensione internazionale dei movimenti altermondialisti e antiliberisti e la dimensione locale, territoriale e nazionale delle lotte di resistenza e della costruzione di alternative.

Nella prossima riunione si discuteranno le modalità e gli strumenti per rendere possibile e accessibile questo impegno al coordinamento, alla comunicazione e al coinvolgimento.

 

PROSSIMO INCONTRO DOMENICA 16 OTTOBRE

Il prossimo incontro, a cui sono invitati tutte le organizzazioni e le reti interessate, si terrà 16 ottobre a Roma.

 

LA PARTECIPAZIONE ALLA MOBILITAZIONE IN FRANCIA DURANTE IL G20 DI CANNES

Nella riunione di ottobre si definiranno gli ultimi dettagli in merito alla partecipazione italiana all'Alter Forum e alle iniziative europee previste a Nizza dall'1 al 4 novembre, quando a Cannes si riunirà il G20, con l'obiettivo di contrapporre le alternative sociali e democratiche alle ricette liberiste.

Di qui alla prossima riunione, un gruppo di lavoro della Rete si occuperà della relazione con gli organizzatori francesi, della informazione in Italia, della partecipazione collettiva alla discussione e alla mobilitazione di novembre.

 

A GENNAIO IN ITALIA IL SEMINARIO SULLA RICOSTRUZIONE DEL FORUM SOCIALE EUROPEO

Nella riunione del 16 di ottobre si definirà compiutamente l'invito a tutte le organizzazioni e le reti europee per il seminario per discutere le possibilità e le condizioni di un rilancio del Forum Sociale Europeo, che abbiamo accettato di organizzare in Italia su invito del Consiglio Internazionale del FSM. Un largo e rinnovato spazio pubblico europeo delle resistenze e delle alternative, capace di connettere l'esistente e di favorire il rafforzamento di lotte e campagne comuni, in questo periodo è una necessità assoluta.

Per iniziare a preparare le condizioni logistico-organizzative del seminario, che si prevede di tenere a gennaio a Milano, la Rete ha costituito un gruppo di lavoro ad hoc. In preparazione dell'incontro europeo di gennaio, la Rete si propone di tenere un seminario interno di approfondimento sull'Europa.

 

MAGHREB-MASHREK: INCONTRO SUL SOSTEGNO ALLE RIVOLUZIONI, CONTRO LA REPRESSIONE, LE GUERRE E LE OCCUPAZIONI

Le organizzazioni maggiormente attive su questi temi (repressione in Siria, guerra in Libia, occupazione in Palestina, sostegno alle rivoluzioni in Tunisia ed Egitto...) hanno preso l'impegno di convocare nelle prossime settimane una riunione unitaria per fare il punto delle diverse iniziative in corso, e per definire possibili iniziative comuni.

 

GLI APPUNTAMENTI INTERNAZIONALI DEI PROSSIMI MESI

La mobilitazione sul clima a Durban in occasione della COP sul clima fra fine novembre e dicembre, quella in occasione della ministeriale WTO a Ginevra dopo Durban, la giornata di azione globale dei migranti il 18 dicembre, il Forum Mondiale Alternativo dell'Acqua a Marsiglia nel marzo 2012, la realizzazione in Italia nel 2012 del Forum Euro-Maghreb-Mashrek, la grande mobilitazione a Rio de Janeiro in occasione del vertice Onu Rio +20 sullo sviluppo sostenibile, la preparazione del primo Forum Sociale Mondiale che si realizzerà nel 2013 nella regione Mediterranea (in Tunisia o in Egitto).

A questi appuntamenti comuni promossi nell'ambito del FSM, nel prossimo anno si accompagneranno molte altre iniziative specifiche di reti e coalizioni internazionali e europee, fra cui ad esempio la creazione della rete europea per l'acqua bene comune e le Iniziative dei Cittadini Europei (con la raccolta di un milione di firme) per il basic income, la cittadinanza di residenza, l'acqua pubblica.

 

UTILITÀ DI UNA RETE UNITARIA

L'impegno della Rete Italiana del FSM è di facilitare la possibilità di coinvolgimento su queste iniziative per tutti i soggetti sociali attivi, sul territorio e a livello nazionale, secondo i propri interessi e disponibilità, nonché di costruire insieme gli appuntamenti e le campagne comuni.

Le dimensioni internazionale, europea, nazionale e territoriale sono strettamente connesse. Il grandissimo numero di organizzazioni e reti italiane che si riconoscono nel FSM può fare della Rete una sede davvero unitaria di discussione, che potrà essere utile per affrontare, se e quando verrà ritenuto opportuno, iniziative e temi legati alla dimensione nazionale.

Seguiranno a breve comunicazioni dei referenti dei gruppi di lavoro con le indicazioni utili per gli interessati a farne parte. In attesa di definire strumenti di comunicazione ad hoc, continueremo  ancora a utilizzare la lista Coordita e l'indirizzario del Coordinamento2aprile, oltre che l'indirizzario dei circa sessanta partecipanti alla riunione del 4 settembre, con la preghiera a tutti e a tutte di inoltrare le informazioni ad altre organizzazioni, reti e gruppi interessati

 

Trascrivo adesso l'articolo sul resoconto dell'assemblea di Roma:

15 Ottobre. Il movimento prende le "contromisure"

Submitted by anonimo on Fri, 07/10/2011 - 17:10

Una affollata assemblea all'università di Roma discute della manifestazione nazionale del 15 ottobre e sul come "rimandare al mittente la lettera alla Bce".

Così com'è la giornata del 15 non convince molti. Decisa una mobilitazione per mercoledì 12 ottobre in occasione del convegno con Draghi e Napoletano alla Banca d'Italia, in pratica un vertice del "governo unico delle banche".

La "mitica" aula I della facoltà di Lettere si riempie quasi con puntualità. Più di trecento persone tra universitari, attivisti sociali e sindacali riempie una delle più grandi aule della Sapienza per discutere della manifestazione del 15 ottobre.

La chiamata è venuta dalla rete Roma Bene Comune che da mesi sta sperimentando nella capitale una modalità unitaria di gestione del conflitto sociale. L'intervento introduttivo è di una studentessa dei collettivi universitari che parte dalle manifestazioni in corso a New York attuate del movimento "Occupy Wall Street" per arrivare alla lettera della Bce e a quello che definisce "l'inganno dell'Europa". Il non pagamento del debito è al centro della mobilitazione.

"Se responsabilità nazionale, come invoca Napolitano, significa rinunciare ai nostri diritti allora è meglio essere irresponsabili" afferma raccogliendo l'applauso scrosciante dei presenti.

L'intervento arriva poi al nocciolo delle discussioni di questi giorni ed è piuttosto esplicito:"Il 15 ottobre diventa una giornata centrale se è non una sfilata ma una giornata radicale di conflitto".

Le divergenze emerse nei giorni scorsi nella preparazione del 15 ottobre si materializzano così nitidamente già in apertura di assemblea. Ancora più netto è l'intervento di uno studente del collettivo di Scienze Politiche "Parlare di conflitto il 15 ottobre non significa evocare gli scontri in piazza ma parlare di una lotta che non abbia come obiettivo la campagna elettorale".

L'intervento annuncia un appuntamento effettivamente significativo: mercoledì 12 giugno alla Banca d'Italia ci sarà un convegno con Draghi e Napolitano. Il primo autore della Lettera della Bce, il secondo sostenitore della linea dei tagli e dei sacrifici in nome della stabilità europea.

Immediatamente si anima un conciliabolìo in sala. Si tratta di decidere se trasformare questa occasione in una iniziativa non solo propedeutica al 15 ottobre ma come mobilitazione che dia il segno giusto alle proteste contro le misure antisociali del "governo unico delle banche".

L'esponente dei Blocchi Precari Metropolitani sottolinea che il 15 ottobre è una giornata di lotta europea, rivendica il "diritto ad essere arrabbiati", invita ad una mobilitazione permanente contro i provvedimenti antipopolari dei governi, a far echeggiare l'idea e lo slogan che "Noi il 15 non ce ne andiamo" e sostiene la proposta di una iniziativa di protesta alla Banca d'Italia per il 12 ottobre.

Una studentessa del collettivo universitario delle Malefiche ricorda come le misure del governo si accaniscono contro i servizi che servono alla donne tagliando ad esempio i consultori o all'innalzamento dell'età pensionabile delle donne.

Tocca poi ad Alessandro dei Cobas telecomunicazioni. Si capisce che deve in qualche modo interloquire con una assemblea che sul 15 ottobre ha maturato una valutazione molto diversa da quella sostenuta dai portavoce dei Cobas nelle riunioni preparatorie all'Arci. "Il 15 deve essere una piazza che garantisca l'agibilità per tutti.

Occorre puntare alla coesione" sostiene nel suo intervento. Un altro esponente dei Cobas della scuola intervenuto successivamente riafferma invece la linea secondo cui la "forza del 15 ottobre deve essere soprattutto nei numeri" piuttosto che in una conflittualità a suo avviso ancora minoritaria nel paese. "A Montecitorio c'erano solo 500 compagni, dovrebbero essere invece 50.000" sostiene nell'intervento, "basterebbe portarceli invece di andarsene a San Giovanni" sibila il mio vicino.

Diversamente Luca Fagiano di Roma Bene Comune trascina l'entusiasmo dell'assemblea evocando la forza dell'autorganizzazione e la coerenza nelle pratiche del conflitto.

Nel frattempo la proposta di una iniziativa per mercoledì 12 ottobre al convegno con Draghi e Napoletano alla Banca d'Italia si materializza in un comunicato dell'assemblea che dà appuntamento a tutte e a tutti mercoledì alle 15.00 al Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, la via che la Questura ha negato alla manifestazione del 15 ottobre proprio perché c'è la sede della Banca d'Italia. Giorgio Cremaschi, dieci giorni fa era stato costretto a tenere la conferenza stampa per presentare la campagna contro il debito sulle scale del palazzo delle Esposizioni per una divieto analogo.

L'iniziativa vorrebbe "restituire al mittente",cioè Draghi, la lettera inviata dalla Bce. Giunge all'assemblea la notizia che un gruppo di lavoratori pubblici ha occupato con un blitz la sede di rappresentanza dell'Unione Europea a Roma. L'Usb ne rivendica la paternità nel quadro delle azioni di protesta contro le misure antipopolari imposte dalle istituzioni europee. Anche l'intervento di una studentessa di Atenei in Rivolta riprende l'appuntamento del 12 ottobre alla Banca d'Italia.

"Il 15 ottobre non ci basta arrivare a Piazza San Giovanni" dice "Ci interessa occupare una piazza e non andarsene da lì per nessuna ragione". L'assemblea si conclude dunque con un primo appuntamento di mobilitazione fissato per il 12 ottobre e con un passaggio di discussione nazionale sabato prossimo (8 ottobre) al cinema Volturno occupato al quale parteciperanno molte delle soggettività e dei movimenti che si erano riuniti un mese fa, il 10 settembre, al deposito Atac occupato sul tema "conflitto e indipendenza".

La manifestazione del 15 Ottobre comincerà molto prima del previsto e non sembra volersi concludere la sera stessa del 15. Di fronte alla misure da massacro sociale imposte dalla Bce il movimento di protesta pare indicare delle vere e proprie antimisure, a cominciare dal non pagamento del debito. "Occorre riconsegnare le parole ai fatti" chiosa Paolo Di Vetta mentre ci si scioglie.

Giovedì 06 Ottobre 2011 www.contropiano.org

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Dalla lettura di questi due brani su riportati, che ho preferito trascrivere per intero  per la   lettura immediata,si evince con chiarezza come il movimento abbia ormai assunto una posizione di profondo contrasto contro tutte quelle misure di ripianamento presente o futuro del debito pubblico italiano considerate  come uno strumento di ulteriore sfruttamento e immiserimento dei giovani e delle classi popolari. Ritorna nelle  teorizzazioni il vecchio concetto ampiamente presente nel '68 della estraneità operaia e giovanile  alle problematiche di una società dominata dalle forze capitalistiche. Con l'aggiornamento del caso potremmo dire che i giovani e le classi popolari disconoscono oggi il debito e gli interessi relativi  perché si ritengono estranei alla sua formazione e lo ritengono in ogni caso prodotto dalle classi dominanti capitalistiche e finanziarie. La domanda che pongono è inoltre : se il sistema economico che ha prodotto questi disastri è il sistema capitalistico che validità può avere questo sistema?

Si può non essere d'accordo con la loro impostazione ed affermare che il debito  riguarda tutti, perché tutti in fin dei conti ne siamo stati artefici e vittime con maggiori o minori responsabilità. Si può rispondere che non esiste un sistema economico alternativo a quello attuale che risolva  tutti i problemi ; tuttavia la cosa importante da percepire al di là delle parole d'ordine espresse  è  la domanda di un cambiamento globale del senso dello sviluppo economico, degli attori che ne devono essere i protagonisti e dei processi economici e politici che lo devono animare .Il tutto a fronte di un profondo senso di estraneità rispetto ad un mondo adulto ed organizzato che li tiene  ai margini

Ricucire l'Italia,  per dirla con le parole del movimento Libertà e Giustizia, e le istanze presenti in tuto il mondo in movimento diventa a questo punto di enorme difficoltà perché non abbiamo modelli di riferimento futuri e quelli passati hanno mostrato i loro limiti.

 Di certo, questi movimenti proseguendo le critiche già portate avanti in passato dal Social forum Mondiale evidenziano la necessità che lo sviluppo e la crescita economica siano rispettose dell'ambiente in cui viviamo e contemporaneamente oggi gli  "indignados" di tutto il mondo riprendendo  le istanze della primavera araba chiedono un percorso di maggiore partecipazione della popolazione nelle scelte che la riguardano, maggiore liberrtà di espressione sul piano politico e maggiore eguaglianza e parità di opportunità in campo economico.

Il superamento della grave crisi economico finanziaria in cui siamo caduti  diventa quindi anche una crisi politica che mette in discussione i sistemi di rappresentanza e la divisione dlle ricchezze ed internazionale del lavoro fin qui operata.

Non vi sono alternative  che non passino dall'affrontare e dare una risposta significativa a queste istanze della popolazione. E' vero, sia il capitalismo che il comunismo nella loro accezione più pura  mostrano i loro segni più evidenti di decadenza. La finanziarizzazione del sistema economico occidentale ha spostato  larghi margini verso la speculazione e la  rendita sottraendoli alla produzione e arrestando la nostra capacità di sviluppo. Di pari passo la convenienza ha spinto verso la delocalizzazione di numerose attività consentendo a molti paesi sottosviluppati di crescere rapidamente ed avere maggior peso sulla scena mondiale. Ci troviamo oggi in presenza di un impoverimento del livello di vita delle popolazioni occidentali determinato sia dallo spostamento di attività e dalla riduzione della nostra competitività economica  sia a causa della eccessiva concentrazione della ricchezza in un numero sempre più limitato di persone. Tutto questo ha arrestato la nostra crescita. aumentato i nostri debiti  e posto le premesse per un declino ed impoverimento.

Non so se la soluzione consista nella modifica dei macrosistemi e se la percezione teorica di come realizzarlo sia già matura .  La mia impressione è che normalmente avvenga il contrario e cioè che le mutazioni nascano dalle esigenze portate avanti dai movimenti e dalle sintesi che si riescono a produrre nella società.

Sarà necessario ad esempio vincolare in maniera più forte che nel passato l'attività di tutte le istituzioni finanziarie perché non sottraggano risorse all'economia reale. Si potrà chiedere che gli sforzi della politica economica degli Stati tendano a privilegiare aree della cosiddetta green economy e che altrettanto avvenga sul piano energetico. Che si operi per una riduzione delle diseguaglianze all'interno della divisione internazionale del lavoro e che si diano nuove opportunità di vita e di stabilità per le nuove generazioni. Sono questi, al di là degli schemi e delle massime teorizzazioni,  le risposte che si vogliono avere e sulla base delle quali verranno giudicate le forze politiche . Certo è che , contrariamente al passato, c'è meno voglia di delegare ad altri le scelte sul proprio destino. Vi è una forte domanda di partecipazione  che viene motivata  anche con  le opportunità concesse dalle nuove tecnologie informatiche. Alcuni parlano di democrazia diretta. Io penso che comunque il processo di mediazione operato dai leaders sia utile e propositivo . Di certo tuttavia bisognerà pensare a maggiori forme di partecipazione diretta del popolo alle scelte  ed alle votazioni con maggiore frequenza rispetto al passato. In particolare, i partiti politici dovranno  attrezzarsi al cambiamento. 

mercoledì 5 ottobre 2011

Eurozona:una proposta per la liquidità

L'ultima notizia apparsa  sulle prime pagine dei giornali  è relativa  al declassamento . operato da Moody's, della valutazione  del credito italiano  ad  "A2", con prospettive negative.

Le motivazioni dell'agenzia per la valutazione del credito  ripetono a chiare lettere la paura che vi sia la possibile difficoltà per l'Italia di ottenere la regolare sottoscrizione delle proprie future emissioni di titoli  rappresentativi del debito pubblico.

Queste notizie seguono quelle sulle difficoltà dell'economia greca e del pericoloso slittamento dei valori di Dexia sul mercato azionario che stanno tutte ad indicare la necessità di mutare rapidamente il quadro finanziaro dell'Eurozona.

Prima ancora della possibile unità politica e fiscale,  strategicamente indicata come il vero passo risolutivo della credibilità europea, è necessario procedere immediatamente a misure che ristabiliscano i livelli di fiducia e di liquidità del sistema finanziario europeo.

Il principale soggetto  istituzionale utilizzabile è , come ha consigliato recentemente G. Soros, proprio il  fondo europeo salva stati   Efsf di cui è stato recentemente approvato il potenziamento dal parlamento tedesco.-

IL fondo salva Stati potrebbe infatti avere  anche la funzione di  sostegno  e di controllo nei confronti del sistema Bancario offrendo la propria garanzia alla BCE per la concessione di anticipazioni alle Banche aderenti a fronte della presentazioni dei titoli degli Stati  più a rischio.IL Fondo acquisterebbe contemporaneamente la veste di fondo interbancario europeo di garanzia  rispetto all'ammontare dei titoli di stato presentati per l'anticipazione alla BCE.In questo caso la sua potenza di fuoco sarebbe ampliata dalla garanzia delle Banche aderenti che potrebbero convenire un tetto massimo o la prestazione illimitata sull'ammontare ccomplessivo dei titoli di stato europei presentati per l'anticipazione.

Se la BCE durante la crisi del 2008 permise di superare la crisi di liquidità  del sistema bancario europeo ed il conseguente credit crunch  concedendo anticipazioni anche a fronte dei cosiddetti titoli tossici in presenza della garanzia degli Stati;oggi,  si potrebbero  superare i problemi di liquidità del sistema offrendo la possibilità di ottenere anticipazioni a fronte dei titoli pubblici  degli stati più esposti detenuti in portafoglio.

In sostanza gli Stati comunitari attraverso il Fondo dovrebbero  garantire il sostegno alle banche che sottoscrivono i debiti pubblici nazionali europei  con i soldi dei loro depositanti. Le Banche aderenti  avrebbero inoltre il vantaggio economico di potersi  finanziare nel breve a tassi inferiori a quelli percepiti  sui titoli di stato dei paesi più a rischio  presenti nel loro portafoglio.

La liquidità ottenuta a prezzi più plausibili permetterebbe al sistema  Bancario  di poter offrire  prestiti alla propria clientela applicando spreads molto più contenuti di quelli attuali e di sottoscrivere  le emissioni del debito pubblico senza la paura di perdere la propria capacità di accedere al credito interbancario perche ritenute potenzialmente insolventi a causa della presenza nel proprio attivo di bilancio di  titoli del debito pubblico dei  paesi più a rischio.-

Ci si troverebbe ad agire pertanto sia sul fronte della garanzia della solvibilità  di ultima istanza del debito pubblico dei paesi più a rischio sia ,grazie alla maggiore  liquidità del sistema bancario europeo ,  su quello  di una maggiore tranquillità nelle sottoscrizione delle emissioni dei titoli di stato con la conseguente riduzione dei tassi  e quindi degli interessi a carico.

Tutto questo dovrebbe tuttavia trovare una garanzia nell'obiettivo del pareggio di bilancio dei paesi  debitori più a rischio (imposto al limite anche come dettato costituzionale in questa delicatissima fase storica) per consentire un potere di controllo  da parte degli organismi europei. La loro adesione all'introduzione della TTF e il loro sostegno alle misure di regolazione della finanza proposte dal Social Stabilty Forum.

Il conivolgimento dei paesi forti dell'Europa dovrebbe essere concesso a patto che, dal canto loro, i paesi meno virtuosi assicurino l'obiettivo del pareggio di bilancio secondo un calendario stabilito e verificabile e l'arresto dell'aumento del debito complessivo e del suo rappporto con il PIL.

Daltra parte dal punto di vista delle Banche aderenti  al ESFS sarebbe utile e necessario che le stessr si impegnassero a provvedere alla propria ricapitalizzazione, in tempi da concordare, secondo i principi di Basilea tre, aderissero alle richieste e suggerimenti del Social stability forum . La verifica ed il controllo dovrebbe realizzarsi  nella collaborazione operativa fra l'ESFS e l'ESRC .

All'interno di questo proceso rimane la vera questione politica  che deve essere risolta all'interno di ogni Stato sovrano.

Chi deve pagare questa crisi?

Come fare ripartire il processo di crescita?.

Dal nostro punto di vista  vi è una sola risposta :è necessaria la redistribuzione della richchezza a favore dei ceti più poveri come condizione essenziale per la ripresa della domanda aggregata e del rilancio della crescita economica.

Condizioni propedeutiche anche per il ridimensionamento strategico del rapporto debito/PIL.