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sabato 29 settembre 2012

Oltre l'Agenda Monti

Il 29 settembre, a Roma - Tempio di Adriano, si è svolta l'assemblea pubblica, convocata dai quindici parlamentari del PD che desiderano porre l'Agenda Monti al centro delle scelte politiche del proprio partito. L'appuntamento si è reso ancora più interessante dopo la disponibilità, espressa a New York proprio dal Premier Monti, ad accettare un eventuale secondo mandato dopo le prossime elezioni politiche.

Gli interventi hanno sostanzialmente espresso il bisogno di continuità dell'azione di risanamento e di rilancio del nostro Paese, sulla scena internazionale, operato da Mario Monti e dai suoi ministri. E' stato più volte sottolineato il cambio di passo attuato nell'affrontare le necessarie riforme economiche, sempre rimandate dalle forze politiche che hanno governato l'Italia in questi anni, e la recuperata credibilità nel consesso internazionale.

Particolarmente significativo l'intervento del Senatore Ichino, che ha sottolineato il carattere del tutto innovativo delle riforme Fornero sulle pensioni e sul lavoro. La prima ha spezzato quel continuo ricorso delle aziende all'utilizzo degli esuberi, per attuare la ristrutturazione del proprio assetto del personale. Fino ad oggi, quest'obiettivo veniva realizzato con il passaggio precoce del lavoratore sulle spalle della fiscalità generale, grazie all'utilizzo dello strumento della pensione d'anzianità.

Sull'aspetto "lavoro" Ichino ha inoltre sottolineato come la riforma abbia definitivamente modificato l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, eliminando un quasi diritto di proprietà sul posto di lavoro occupato, per consentire invece la mobilità del lavoro, assistendo il lavoratore in questo percorso. Certo, la riforma contiene errori ed è incompleta; ma, inizia altresì un percorso di avvio di ammortizzatori universali a garanzia del lavoratore.

La presenza di ospiti appartenenti al gruppo di Italia Futura o, come Della Vedova, del FLI ha posto poi al centro del dibattito la questione delle forze che, fuori e dentro il PD, sono disponibili ad appoggiare l'agenda Monti. La sensazione è che il campo sia vasto e che intenda ricoprire uno spazio di domanda presente nel Paese se è vero, come è stato sottolineato, che il gradimento espresso nei sondaggi sulla figura di Monti supera abbondantemente il 50%. 

Quello che le forze presenti del PD hanno tuttavia sottolineato è che non necessariamente l'agenda Monti debba coincidere con un secondo incarico allo stesso, dopo le prossime elezioni politiche. Monti potrebbe invece ricoprire comunque degli alti incarichi istituzionali in Italia o in Europa, a patto, tuttavia, che le forze politiche riescano ad esprimere, dopo il voto, una forte governabilità e possano inoltre continuare il percorso virtuoso iniziato da questo governo.

Da questo punto di vista, le preoccupazioni dei presenti vanno da un lato alla mancata riforma del sistema elettorale (oltre che alla debolezza comunque presente del quadro politico attuale e della sua classe dirigente) e dall'altro alla necessità che si operi un profondo chiarimento all'interno del Partito Democratico, volto ad accettare, come base irrinunciabile della politica dello stesso, l'Agenda Monti. Questo, senza necessariamente appiattirsi su quanto è stato fatto o ancora in programma  da parte di questo governo ; ma, impegnandosi comunque a non modificare quanto è stato già costruito, completarne l'attuazione e semmai procedere ulteriormente avanti sul cammino delle riforme sostenibili.

L'agenda Monti, sia sul piano interno che internazionale, rappresenta in realtà, secondo quest'interpretazione, il vero spartiacque della politica italiana e dei suoi schieramenti.

Da un lato, vedremo probabilmente assieme forze che, pur con accenti diversi, invocheranno una distanza dalle scelte europee, dagli impegni del fiscal compact e rivendicheranno un'autonomia delle scelte, ritornando ad invocare, in un modo o nell'altro, la possibilità di ricorrere allo strumento della svalutazione- indebitamento- inflazione per far ripartire il ciclo economico all'interno di una struttura del paese squilibrata ed arretrata, fondando tutto il possibile recupero di competitività sullo sfruttamento del lavoro, il contenimento dei diritti e dei salari e la forte riduzione dell'apparato pubblico. Il tutto condito da una forte dose di antipolitica cavalcata con spregiudicatezza.

Dall'altra parte, il compito dei riformisti non sarà semplice né dentro il Partito Democratico né in generale nella società italiana ed in Europa.

E' vero che il gruppo ispiratore dell'assemblea si ferma nella richiesta di porre l'agenda Monti come base del dibattito interno del partito senza volersi, per il momento, spingere oltre; ma è anche vero che il momento delle primarie e della prossima scadenza elettorale porta inevitabilmente a valutare la vicinanza e la compatibilità dei diversi candidati rispetto a quest'impostazione. Va inoltre considerato un altro aspetto che, ascoltando il dibattito, si è avuto l'impressione che non sia stato sufficientemente sottolineato: la qualità strutturale ed epocale della crisi che stiamo vivendo. Non siamo, infatti, di fronte solo alla crisi del sistema Italia ma di un sistema globale dei rapporti fra i paesi del mondo, dell'utilizzo dei fattori di produzione e del rapporto fra la rendita finanziaria ed il sistema produttivo che rimettono in discussione i rapporti fra le classi sociali e lo Stato all'interno delle nostre moderne società.

La situazione che stiamo vivendo Italia è pertanto talmente grave da richiedere ricette che non si possono limitare alla pur virtuosa impostazione adottata da Monti ma richiedono una nuova e rapida risposta almeno a due questioni:

a)      La richiesta di partecipazione diretta e democratica delle persone alla vita politica che, associata alla contestazione della corruzione della classe politica, rischia di porre all'ordine del giorno la questione stessa della democrazia.

b)      La definizione di quali strumenti siano necessari per fronteggiare tempestivamente una crisi occupazionale senza precedenti, dal dopoguerra ad oggi, all'interno di una crisi economica mondiale che sta cambiando i rapporti economici fra le nazioni. Questo chiama in causa la possibilità di prevedere non solo un sistema che consenta ad ognuno pari opportunità e diritti, ma anche interventi a favore dei possibili esclusi strutturali o momentanei. Quell'assistenza e quel salario di cittadinanza che consentano di mantenere la dignità di cittadini. Quali possono essere pertanto le caratteristiche di un welfare oggi? Cosa deve privilegiare?

Queste questioni chiedono alla sinistra liberale di procedere "oltre" nel suo cammino pratico e teorico, recuperando una visione più ampiamente socialdemocratica ,attualizzandola, e riuscendo così ad offrire ad una popolazione sfiduciata e disorientata un cammino di speranza.

Quella narrazione che, con tutto il rispetto per l'attuale primo Ministro, mi sembrerebbe riduttivo affidargli ma che è e dovrebbe essere invece la "mission" di un partito come quello Democratico che si candida al governo.

 Il pensiero, a questo punto, non può che ritornare alla scadenza delle primarie ed ai suoi candidati. Non possiamo non richiedere alla forze in campo di fornire all'elettorato elementi di comprensione e di scelta fra le alternative proposte. Non è possibile appiattire il dibattito all'interno di una falsa "uniformità", nell'obiettivo di alleanze precostituite che, invece, possono dissolversi al primo soffio di vento.

Aprire il Paese alla speranza significa invece assumersi la responsabilità di una progettualità e portarla avanti.

In questo, l'attuale sistema istituzionale è quanto mai nemico della chiarezza. Ci troviamo con una legge elettorale e con le varie ipotesi di modifica che non sembrano assicurare al vincente la piena governabilità Forse, a questo punto, prima che la politica rinunci al suo compito invocando l'ennesimo governo tecnico e rischiando le rivolte popolari, sarebbe opportuno considerare senza pregiudizi il sistema semipresidenziale alla francese che permise a quel paese, a suo tempo, il superamento di difficoltà politiche simili alle nostre.

 

 

sabato 22 settembre 2012

Primarie PD e la sfida di Renzi

La crisi economica finanziaria ha assunto in Italia una forma recessiva dell'economia con gravi problemi per l'occupazione, in particolare giovanile.In questa situazione vi sono esponenti politici che cercano di convogliare le proteste popolari nei confronti delle misure di risanamento decise dal governo Monti indicando nell'eccessiva spesa pubblica e nei limiti posti dalle Istituzioni Europee, nella "casta" (la classe dirigente politica) e nelle manovre oscure della finanza i responsabili  della generale situazione di difficoltà.La disoccupazione di massa, la crisi economica e quella della classe dirigente sono una miscela esplosiva che nel passato ha portato spesso all'affermazione di regimi autoritari suffragati da un consenso plebiscitario e populista. Noi rischiamo il riproporsi di una situazione simile e le discussioni dei partiti attorno alla nuova legge elettorale e la formazione di possibili coalizioni, rivestono un'importanza decisiva per la governabilità stessa del Paese.Il Partito Democratico, che ha avviato il processo delle primarie per la scelta del leader della futura possibile coalizione di governo, è una delle poche forze politiche che mantiene ancora la possibilità di ricucire la distanza fra l'elettorato e la classe politica ed indicare, allo stesso tempo, un percorso d'uscita dalla crisi che unisca il  risanamento con la crescita, all'interno del progetto europeo. Lo strumento delle primarie in questo momento assume di conseguenza due compiti   strettamente concatenati:

1) ricucire il rapporto di democrazia all'interno del partito (dando più voce ai rappresentati rimettendo in discussione e verificando la bontà della classe dirigente) prefigurando quello che dovrebbe essere in generale nel Paese un corretto rapporto fra rappresentanti e rappresentati

2) votare le linee centrali di un futuro programma di governo.

I legami fra il primo ed il secondo punto sono assolutamente indivisibili.Relativamente al programma, la prima scelta obbligata deriva da un vincolo. Deve essere chiaro per tutti che, in questa situazione storica contingente, il sistema Italia presenta un vincolo di bilancio che va rispettato. Questa è una questione non discutibile ed è legata al fatto che non disponiamo della sovranità sulla nostra moneta e pertanto non possiamo imboccare la strada dell'ulteriore indebitamento, svalutazione, inflazione come tentativo di realizzare qualunque disegno politico. Tutto questo chiama in causa il progetto Europa e pretende che chiunque si candidi alla guida della coalizione si esprima con chiarezza su questo punto e indichi come intende portare avanti il progetto europeo, con quali forze, in che modo e per raggiungere quali obiettivi..Fermo questo punto, si pone poi il problema dei problemi: come dare speranza e risposta ad una massa enorme di disoccupati, inoccupati e persone che rischiano il lavoro. Se non si vuole puntare esclusivamente su di una politica che si limiti a favorire delle condizioni migliori per lo sviluppo dell'impresa ( riforma del lavoro, liberalizzazioni, riforma della giustizia, semplificazione burocratica ecc, ) bisogna avere delle proposte chiare che leghino il reperimento delle risorse non solo al risanamento ma soprattutto all'alleggerimento del peso fiscale sul lavoro e diano una risposta immediata alla disoccupazione anche con strumenti straordinari come il salario di cittadinanza nell'attesa che l'economia riparta aiutata da una maggiore competitività consentendo di raggiungere l'obiettivo della piena occupazione. Mentre è condivisibile l'impostazione del ministro Grilli di utilizzare una graduale dismissione del patrimonio pubblico per diminuire il volume del debito pubblico, il ricavato dell'evasione fiscale, la spending review, il miglioramento dei conti conseguente alla riforma delle pensioni e la possibile applicazione in Italia della TTF sulle transazioni finanziarie e di modelli di tassazione progressiva sui redditi ( come quella applicata da Hollande in Francia per quelli superiori a 75.000 euro) o l'introduzione di misure d'imposizione sui grandi patrimoni superiori a 1,6milioni di euro ecc va utilizzato per lo sgravio del cuneo fiscale sui redditi da lavoro e impresa e per il finanziamento di un nuovo welfare del lavoro ( flexsecurity, introduzione del nuovo contratto di lavoro unico a tempo indeterminato a garanzia progressiva per tutti i nuovi assunti e salario di cittadinanza). Nessuno chiede che il debito pubblico scenda più rapidamente di quanto previsto nell'accordo del "fiscal compact" e gli impegni gravosi per il nostro paese, possono essere mitigati da una crescita del PIL reale di uno o due punti sopra l'inflazione. Il punto è pertanto, come è comunemente condiviso, di ritornare a crescere. Le risorse, con il vincolo di bilancio esistente, sono limitate ma qualcosa è fattibile anche come politica nazionale e il ruolo dello Stato è storicamente significativo per i balzi in avanti della struttura economica o per dare una base di sussistenza a chi è escluso C'è chi punta solo sull'attività privata e chi ritiene che sia possibile utilizzare quelle poche risorse reperite anche con un'azione d'indirizzo dello Stato nell'economia come ad esempio con la predisposizione di un piano energetico nazionale, la realizzazione di un piano industriale, la realizzazione, in project financing e a costo pubblico zero, di grandi progetti di traino nella ricerca, l'innovazione e le infrastrutture.Quello che non si può fare è invece aggirare i punti ed i paletti inderogabili suesposti per avventurarsi in proposte prive di sostenibilità.E' augurabile che la scelta del candidato della coalizione di governo effettuata con le primarie del PD si sviluppi all'interno di un dibattito che tenga conto almeno di questi argomenti.La scelta del leader dovrebbe essere pertanto anche un confronto sul programma e dovrebbe essere vincolante il rispetto di quello vincente da parte di tutti i partecipanti.Il Leader della futura coalizione non potrà tuttavia pensare di conquistare i consensi necessari alla vittoria solo grazie alla moderazione, la competenza e la ragionevolezza Oltre a questo sarà decisivo per vincere accendere la speranza.  C'è motivo di credere che la gente metterà al primo posto la speranza rispetto alla ragionevolezza delle proposte perché il malessere è grande e tocca l'anima e la pancia prima ancora della ragione.Dobbiamo pertanto augurarci che il candidato che vincerà le primarie abbia queste due doti ragionevolezza e capacità di dare speranza.E' da questo punto di vista che sembra interessante la crescita costante della popolarità della figura di Matteo Renzi. La particolarità della sua azione è da un lato quella di portare avanti con una determinazione unica la volontà di spostare la linea politica del PD verso le posizioni della sinistra liberal e dall'altro di ritenere indispensabile un profondo ricambio della classe dirigente.Non meno importante appare la sicurezza di poter esprimere posizioni capaci di conquistare anche chi fino ad oggi ha votato nel centro destra. Tutto questo non rinunciando ad essere di sinistra ma ritenendo che le soluzione e le proposte espresse dalla sinistra possano essere le migliori anche per quella parte dell'elettorato che fino ad oggi ha votato diversamente.

Alla luce di queste considerazioni c'è da chiedersi se:

1)      Non sia più utile, ricompattare attorno a questa figura tutte quelle forze e personalità che all'interno del PD condividono sia l'impostazione della sinistra liberal sia la necessità di un ricambio dell'attuale classe dirigente modificando contemporaneamente e definitivamente le modalità organizzative di partecipazione

2)      Stimolare e condizionare queste forze perché accettino e verifichino la possibilità di integrare nel loro programma tutto quello di ancora di valido e utile è presente in un'impostazione politica tradizionalmente socialdemocratica (come ad esempio la richiesta del salario di cittadinanza, una capacità di indirizzo dello sviluppo industriale ed energetico, una tassazione progressiva sui redditi elevati ecc ecc).+

Se Matteo Renzi riuscirà a realizzare questa sintesi, potrebbe essere quel leader del rinnovamento, della ragionevolezza e della speranza di cui la sinistra ha bisogno per governare l'Italia.

 

 

giovedì 13 settembre 2012

Esempi di cattiva finanza

Una questione spesso dibattuta, ma su cui vale la pena di soffermare l'attenzione,    è costituita dalla bolla esponenziale dei "derivati", la cui massa ha superato abbondantemente, di oltre sei volte, il PIL mondiale.

Queste operazioni, nate ed utilizzate per proteggere le aziende da rischi futuri, sono state congegnate dal mondo finanziario e dalle banche in modo da ottenere un forte guadagno, a debito delle aziende, ottenibile esclusivamente piazzando prodotti contenenti un altissimo rischio di costo per il cliente (ad esempio 10% possibilità positiva 90% negativa).

Ciò accade perché, pur agendo come intermediario, il sistema finanziario mette in relazione un'operazione sostanzialmente in squilibrio sdoppiandola fra le due teoriche controparti.Il contratto sarà sempre effettuato con una controparte bancaria (o ente finanziario) ma non avrà il preciso identico contenuto.

La Banca farà pagare un costo (come una specie d'assicurazione) elevato, derivante dalla stessa struttura dell'operazione proposta, per proteggere il cliente dal verificarsi dell'evento temuto (raro). Spesso, il costo dell'operazione viene fatto digerire come necessario per consentire all'azienda di ottenere un profilo di rischio più basso e, quindi, più adatto ad ottenere dei finanziamenti utili per lo svolgimento della propria attività.

Quando il sottoscrittore comincia a sostenere un costo tropo elevato (in un buon numero di casi) gli viene spesso offerta la possibile ristrutturazione dell'operazione aumentandone la base teorica di riferimento ed assumendo, alla fine, rischi su una base quantitativa più ampia e, solo in qualche caso, meno azzardati (controbilanciati dal guadagno ottenuto sulla quantità del nuovo importo dell'operazione). .

Tutto questo porta ad una distanza sempre maggiore dalla base reale delle operazioni e ad una moltiplicazione del rischio che supera di gran lunga l'entità  che doveva coprire. C'è poi d'aggiungere che, per tutte le operazioni pluriennali, le convenzioni contabili consentono l'attualizzazione degli utili dell'operazione nell'esercizio in cui la stessa viene conclusa, con un beneficio per i managers o i dirigenti d'azienda che l'hanno realizzata in quell'esercizio...

A livello globale, una massa mondiale di risorse passa dalle attività produttive a quelle finanziarie, che s'ingigantiscono ulteriormente e si arricchiscono con i margini da servizi che ormai costituiscono la voce fondamentale dei propri utili rispetto ai margini da intermediazione (differenza fra i tassi creditori e debitori)

Bisognerà prima o poi procedere ad una dura regolamentazione del settore derivati, ponendo una relazione precisa con il sottostante reale dell'operazione, eliminando l'ammissibilità di prodotti speculativi (con una soglia di rischio eccessiva) standardizzandone la tipologia come sollecitato più volte dal Financial Stability Board, riducendo o addirittura eliminando la possibilità dell'attualizzazione degli utili ed applicando una tassazione secca ed elevata sull'utile delle operazioni

Una seconda corrente eccessiva di guadagno del mondo finanziario, che vale la pena di considerare, è quella relativa alla possibilità offerta dalla cartolarizzazione dei crediti di bilancio. In base a tale operazione una società X può cedere ad una società Y dei crediti ,che porta in bilancio, applicandole uno sconto in base ai tempi previsti per l'incasso ed alla possibile difficoltà dell'effettivo rimborso. I crediti vengono così raggruppati secondo un criterio di qualità e durata e prezzati secondo uno sconto convenuto.

Da dove prenderà i soldi la società Y per comprare i crediti? Chiederà i soldi al mercato emettendo dei titoli con una differente durata e rendimento in modo da metterli in fase con i crediti oggetto dell'acquisto.

I titoli coprenti crediti più dubbi normalmente ricevono un rendimento maggiore. Spesso la società bancaria X nel momento della cessione dei crediti rimane in qualche modo corresponsabile per un determinato periodo sul buon esito dei crediti ceduti.

Il problema è che con i soldi ricevuti la società X effettuerà nuovi prestiti e sapendo di poterne cedere il credito assumerà via via un atteggiamento sempre meno cauto. Quando la questione riguarda il mondo immobiliare e la concessione dei mutui è facile capire come mai molte banche siano passate dalla concessione di mutui limitati al 50°/60% del valore di perizia di un immobile a quasi l'80%. In alcuni casi, negli Stati Uniti, è stato finanziato addirittura il 100% dell'acquisto immobiliare, concedendo il rimanente 20% sotto forma di prestito personale senza garanzia ipotecaria.

Fino a quando il mercato immobiliare è stato sospinto dalla facilità del compratore di accedere al credito, anche nel caso d'insolvenza, il valore di mercato dell'immobile è stato spesso superiore a quello di perizia ed è stato facile recuperare il credito.

In alcuni casi lo stesso gruppo di società che acquista i crediti dalle banche, emettendo titoli sul mercato, è in grado anche di avere società che intervengono alle aste immobiliari comprando l'immobile al prezzo di perizia (saldando il credito) per poi rivendere lo stesso al prezzo di mercato realizzando una plusvalenza che consente, con scambi intergruppo, di remunerare vantaggiosamente i titolari dei bonds emessi a fronte dei crediti più rischiosi. Questa " catena di S. Antonio" funziona come una gigantesca bolla purché alla fine vi sia chi è in grado di pagare i debiti. Quando un sistema comincia a vacillare perché l'indebitamento privato supera, come è avvenuto nel mondo anglosassone, il livello di guardia, la bolla si sgonfia, il mercato immobiliare scende di valore, le insolvenze aumentano ed il valore dei titoli che sono stati emessi a fronte dei crediti dubbi, " dubita" di ottenere il rimborso e subisce una riduzione procurando perdite ingenti nei bilanci di chi li detiene (in particolare tutto il settore bancario).

Abbiamo cercato di entrare nel merito di queste operazioni non per negarne l'attuazione in maniera indifferenziata o per negarne del tutto l'utilità.

Queste operazioni sono nate con l'intento di offrire alle imprese strumenti idonei a facilitarne l'attività, aumentarne la capacità di controllo sui rischi futuri o per ottimizzare l'equilibrio di bilancio. Quello che riteniamo utile è indurre ad una riflessione collettiva sulla loro utilità e quindi incrementare  il sostegno a quelle misure di regolamentazione e di riduzione del rischio proposte da varie parti, fra cui la più autorevole è costituita dal Financial Stability Board, ed ancora in larga parte disattese.