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venerdì 30 novembre 2012

Oltre le primarie, per una democrazia partecipativa

Lo svolgimento delle primarie del centro sinistra ed il travagliato annuncio di quelle del centro destra ha sicuramente vivacizzato il panorama politico italiano, coinvolgendo nella riflessione sui programmi e sulla figura dei diversi candidati milioni di cittadini elettori. E' stato pertanto un momento di democrazia importante che va all'interno del percorso di risanamento del distacco fra classe politica e cittadini. Ne è una prova sia l'elevato numero dei votanti, sia l'incremento a quasi il 34% delle intenzioni di voto espresse nei recenti sondaggi a favore del Partito Democratico.

Il successo dell'operazione ci spinge pertanto a continuare su questa strada, riflettendo sui possibili passi successivi da intraprendere.

Il terreno su cui operare è costituito da un lato dalla necessità di modificare in tempi brevi la legge elettorale, in modo da evitare di tornare a votare con quella attuale, e dall'altro di ritornare a discutere sul tema del " partito", che costituisce forse l'unico strumento riconosciuto di partecipazione attiva del cittadino alla proposta politica.

Sul terreno della riforma elettorale, non sfugge come il dibattito parlamentare stenti a trovare una soluzione che accontenti sia i fautori del sistema proporzionale, sia quelli che temono il verificarsi dell'ingovernabilità a causa dell'eccessivo frazionamento della rappresentanza. L'obiettivo dei primi è quello di non essere risucchiati nella voragine del bipolarismo, perdendo in tal modo la possibilità di fare da cuscinetto e da possibile arbitro fra i due schieramenti. La preoccupazione dei secondi è di non raggiungere i numeri sufficienti per governare con piena tranquillità a partire dal giorno successivo al responso elettorale. Su entrambi pesa il possibile successo del Movimento Cinque Stelle, che viene accreditato in tutti i sondaggi come il possibile secondo partito italiano con percentuali fra il 15 e il 18%.L'anomalia di questa possibile affermazione è che non si colloca all'interno dell'alternativa fra le principali forze in campo di destra o di sinistra, né si pone l'obiettivo di essere una forza di raccordo fra i due poli disponibile ad una possibile nuova maggioranza. Il Movimento si presenta invece con un carattere fortemente indipendente e rivendica una sostanziale estraneità rispetto alle possibili maggioranze, riservandosi il diritto di esaminare nel concreto le singole misure proposte dall'una e dall'altra parte e di avanzare autonomamente le proprie rivendicazioni. Il peso elettorale del Movimento di Grillo ed il numero dei possibili parlamentari rende pertanto complessa la governabilità del futuro Parlamento. Da qui ne viene, in qualche modo, la tentazione di predisporre una nuova legge elettorale che preveda un premio di maggioranza tale da consentire alla coalizione vincente un margine sufficiente di seggi. Il rischio, tuttavia, è che si ecceda nella concessione di questo premio, dando alla coalizione vincente la possibilità di governare anche se non ha ottenuto una percentuale sufficientemente elevata di suffragi.Tutti invece auspicano un ritorno alla possibilità di scelta dei candidati da parte degli elettori, qualunque sistema elettorale si decida di adottare.

La seconda grande preoccupazione, che è presente in chi ha a cuore il miglioramento della partecipazione democratica alla vita politica del paese, è costituito dal sistema dei partiti. Principalmente si avverte un'inadeguatezza del controllo e della trasparenza della loro gestione economica oltre che della democrazia della vita interna e della formazione della classe dirigente.

La prima questione prende spunto dalla cattiva gestione dei finanziamenti pubblici e dalla scarsa trasparenza della gestione delle proprietà amministrate sia direttamente che tramite fondazioni collegate. Diventa auspicabile, a tal proposito, quanto portato avanti dal Partito Democratico per la necessaria regolamentazione della forma giuridica dei partiti, comprendente la trasparenza dei bilanci ed il controllo sugli stessi.  Per quanto riguarda invece la partecipazione dei cittadini alla vita politica dei partiti si avverte una grande insoddisfazione che non riesce a tramutarsi nella acquisizione di strumenti idonei ad un cambiamento significativo.  La stessa spinta alla " rottamazione" della classe dirigente del Partito Democratico, condivisa anche da molti giovani di centro destra nei confronti dei leaders del proprio partito, rischia di non trovare adeguati strumenti che consentano una trasformazione effettiva della vita interna dei partiti. L'affermazione a tutti i livelli delle "correnti" e del "leaderismo" attorno alle figure più rappresentative, se da un lato costituisce un fenomeno d'aggregazione naturale, quando viene eletto a sistema di gestione e di ricambio, genera inconsapevolmente condizioni difficili per lo svolgimento di una reale vita democratica all'interno di un partito. Sono invece le forme organizzative di base, i Circoli, a dover essere potenziati, organizzati e coordinati in modo da poter partecipare al dibattito interno ed esprimere le loro idee ed i loro rappresentanti. Parlando del Partito Democratico, l'organizzazione dei circoli territoriali ed il percorso di rappresentanza che dagli stessi giunge, per vari livelli, fino all'assemblea nazionale è troppo legato ai problemi del territorio e viene gestito sempre in relazione all'affermazione di uomini che esprimono l'appartenenza ad una specifica "corrente". Non sono adeguatamente sviluppati invece né i Circoli tematici, legati ai settori di lavoro, né i circoli online che rappresentano una vera novità recepita dallo statuto del partito. L'utilizzo della rete permette il superamento delle difficoltà logistiche ed organizzative tipiche dell'attività fisica sul territorio e permette una partecipazione attiva del cittadino su temi di politica generale anche di carattere complesso. Valorizzare, oltre al percorso territoriale, anche un analogo percorso in Rete dei Circoli, con la realizzazione di un Coordinamento online aperto ai loro rappresentanti, costituirebbe una novità significativa. In un prima fase, sarebbe sufficiente anche creare un coordinamento, non eccessivamente formale, consentendo non solo ai circoli territoriali, online e tematici ma anche ad associazioni nate attorno a figure di prestigio del partito o che comunque fanno riferimento al PD di partecipare. Penso ad associazioni come "Prossima Italia" che si muove attorno a figure come Civati e la Serracchiani, a " Insieme per il PD" vicina  a Sandro Gozi, ad associazioni su base cittadina come " Città Democratica", a " Officine Democratiche " vicine a Renzi, ai circoli online del PD come "Libertà è Partecipazione", il Circolo PD online di Bologna, il Circolo " Communitas 2002", " Impegniamoci" e tutti gli altri. Doversi confrontare in uno stesso spazio insieme ai rappresentanti dei Circoli territoriali sarebbe una grande occasione di crescita e di espressione per tutti, oltre che di proposta ed iniziativa politica. La Direzione del partito potrebbe almeno facilitare il processo, dandone opportuna pubblicità con una pagina dedicata sul sito nazionale e permettendo l'accesso diretto all'Assemblea Nazionale ad un determinato numero di rappresentanti del Coordinamento.

Le possibilità di una nuova partecipazione politica sono sotto gli occhi di tutti. Dalla primavera araba, alla capacità di utilizzare la Rete per far conoscere la voce dei dissenzienti dei paesi totalitari, alla crescita di Movimenti come quello Cinque Stelle in Italia ecc. tutti pongono la domanda di modificare il rapporto dei cittadini con i partiti e le istituzioni verso una democrazia partecipativa.

 

 

 

sabato 24 novembre 2012

Crescita, Banche e Garanzia dello Stato

Una delle principali preoccupazioni che ostacolano la ripresa produttiva del nostro paese è data dalla difficoltà del reperimento delle risorse.

Pur in un momento in cui intravediamo una capacità delle nostre aziende esportatrici di essere ben vive e presenti nel mercato globale (come viene evidenziato dal ritorno all'attivo della nostra bilancia commerciale) l'alto costo del denaro e la difficoltà ad ottenerlo rendono difficili gli investimenti. Nella situazione italiana, oltre alla mancanza d'investimenti esteri   e del contenimento della spesa pubblica, ci troviamo ad affrontare anche una situazione del credito non soddisfacente.

Non che vi siano dubbi sulla solidità del nostro sistema bancario, (tanto che l'intervento delle ricapitalizzazioni pubbliche nel nostro paese è stato pari solo allo 0,2% del PIL e di molto inferiore a quanto è stato sostenuto da paesi come la Gran Bretagna, la Germania, la Francia ecc.) ma per la difficoltà di svolgere il ruolo proprio di assicurare un flusso adeguato di credito alle imprese.

Di certo, non è stata sufficiente l'immissione di liquidità da parte della BCE con l'operazione di prestito triennale all'uno per cento, che è stata utilizzata dalle banche contraenti quasi esclusivamente per sostenere i titoli pubblici italiani. Né si può considerare favorevole l'attuale situazione di mercato che induce alla prudenza per via dell'aumento significativo delle insolvenze. Anche la riduzione dei margini sui servizi e sull'intermediazione non consente di ottenere, attraverso una capitalizzazione degli utili non distribuiti, maggiori risorse a disposizione. Le indicazioni dell'EBA sulla necessità di un maggiore patrimonio responsabile vengono inoltre a cozzare con le minusvalenze patrimoniali realizzate sul corso dei titoli di stato in portafoglio. Siamo pertanto in una situazione in cui il sistema bancario sembra orientato verso una selezione prudenziale della clientela, una riduzione complessiva del profilo del rischio dei propri crediti ed un alto livello del costo del denaro, che si discosta dall'andamento dell'euribor e risulta condizionato sia dal rendimento dei titoli pubblici sia dal costo dell'approviggionamento all'interno del mercato interbancario.

Uno degli strumenti che in questo momento consentono alle imprese di poter alleggerire questo quadro, così privo d'opportunità, è rappresentato dall'intervento del Fondo di Garanzia per le PMI.

Lo strumento è stato istituito con la legge 662 del 1996 con l'obiettivo di sostenere lo sviluppo delle PMI, tramite la concessione di una garanzia pubblica a fronte di finanziamenti concessi dalle Banche, anche per investimenti all'estero. Secondo le indicazioni dello stesso Ministero dello Sviluppo economico" Il meccanismo di funzionamento del Fondo genera un importante effetto leva, in grado di agire da moltiplicatore delle risorse pubbliche, per cui risulta essere uno strumento di politica industriale efficace che presenta un rapporto costi/benefici superiore a qualsiasi altra agevolazione: con un euro di dotazione del Fondo, al sistema imprenditoriale arrivano 16 euro. È, inoltre, un fondo rotativo, che si alimenta autonomamente per effetto del graduale rimborso dei finanziamenti e in grado di garantire un numero elevato d'imprese.Essendo il tasso di default pari a circa il 2% del totale delle operazioni, la maggior parte dei fondi destinati alla copertura della garanzia rientrano e possono essere messi a disposizione d'altre imprese."

L'utilizzo del Fondo permette al sistema Bancario di ottenere sui finanziamenti concessi alle imprese, una garanzia d'ultima istanza dello Stato, normalmente sino al 60%.  che opera in caso d'inadempimento da parte del Fondo per tutti gli impegni assunti a titolo di garante, controgarante e cogarante, attivando il meccanismo della ponderazione zero che permette alle banche di ridurre l'importo degli accantonamenti a titolo di rischio.

In poche parole il peso del finanziamento concesso non incide nel rapporto con il patrimonio responsabile della banca concedente, permettendole maggiore libertà operativa. Da questo ne scaturisce l'effetto leva aumentato anche grazie all'azione d'intermediazione rispetto al sistema bancario svolto dai Confidi. A fronte della controgaranzia statale, in alcuni casi i confidi aggiungono la loro garanzia permettendo la dilatazione del plafond concedibile. Anche adottando i criteri più prudenziali possibili rispetto a quanto affermato dagli esperti del Ministero dello Sviluppo Economico, l'effetto leva non potrà essere inferiore ad almeno dieci volte il plafond del Fondo, rifinanziato nel giugno di quest'anno sino  a due miliardi di euro.  Tale importo in considerazione della garanzia del 60% dei fidi concessi comporterebbe un possibile ammontare dei finanziamenti concessi  pari a ca. 3,4 miliardi. Trattandosi di Fondo rotativo, se a fronte di queste erogazioni considerassimo poi una possibilità d'insolvenza del 10% (superiore di cinque volte a quanto indicato dal Ministero ) potremmo ipotizzare di concedere finanziamenti pari ad almeno dieci volte il plafond a disposizione e quindi per lo meno di 20 miliardi di nuovi finanziamenti a fronte dei due miliardi di plafond del fondo di garanzia iniziale.

L'utilizzo del fondo   è particolarmente conveniente nel caso di:

a) soggetti beneficiari ubicati nei territori delle regioni del Mezzogiorno;

b) imprese femminili;

c) piccole imprese dell'indotto d'imprese in amministrazione straordinaria, relativamente alle operazioni di finanziamento di durata non inferiore a cinque anni, dirette alla rinegoziazione e al consolidamento dei debiti nei confronti del sistema bancario, nonché a fornire alle medesime imprese la liquidità necessaria per il regolare assolvimento degli obblighi tributari e contributivi.

In questi casi la garanzia può arrivare sino alla misura massima dell'ottanta percento dell'ammontare delle operazioni finanziarie, comunque finalizzate all'attività d'impresa.

E' abbastanza interessante inoltre la possibilità di ottenere un intervento sino al 60%   a garanzia d'operazioni d'acquisizione di partecipazioni di minoranza complessivamente fino a 50 milioni di euro di ammontare garantito. Le suddette partecipazioni garantite dal Fondo devono essere detenute per un periodo non inferiore a 24 mesi e non superiore a sette anni, pena la decadenza della garanzia.

La garanzia del Fondo può inoltre essere concessa sino al 70% delle operazioni di anticipazione finanziaria accordate  ai soggetti titolari di credito  nei confronti della Pubblica Amministrazione, senza la cessione dello stesso.

E' facile intuire come la destinazione di ulteriori risorse al potenziamento del Fondo, anche in presenza di un effetto leva più modesto di quello ipotizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico, può avere un effetto di stimolo degli investimenti produttivi molto importante. Questo specie in considerazione dell'estrema frammentazione del mercato considerato, costituito da quel settore PMI ( con fatturato non superiore a 50 milioni di euro) che rappresenta l'ossatura del sistema produttivo italiano.Un aumento di dieci miliardi  potrebbe consentire la concessione di finanziamenti per almeno cento miliardi che avrebbero un effetto non trascurabile  sulla crescita del Paese e dell'occupazione.

 

 

 

 

sabato 17 novembre 2012

Un dollaro, un euro

L'Europa sta vivendo una fase di sofferenza sia economica che politica che coinvolge ormai tutti i paesi membri.  I principali segnali sono costituiti dall'entrata in stand by di tutte le economie, compresa quella tedesca, dall'acuirsi del divario fra gli Stati e dal malcontento complessivo dello stato d'animo delle popolazioni che, per diversi motivi, guardano ai propri partners con malcelato sospetto. La gente dei paesi più poveri intravede nelle politiche d'austerità richieste una sorta di disinteresse ed egoismo da parte dei paesi forti; quest'ultimi, invece, si sentono trascinati verso una perdita del benessere raggiunto, a causa delle spese eccessive di bilancio degli altri.

In questo quadro di riferimento, la governance europea non è ancora riuscita a completare il processo di costituzione di una sorveglianza bancaria centrale, affidata alla BCE e non ha ancora risolto i problemi che legano in un circolo vizioso il sistema bancario ed il debito pubblico degli stati più esposti, riducendo la forza di uno dei pilastri fondamentali della ripresa economica costituito dall'accesso più facile e meno costoso al credito bancario da parte delle imprese.

Pur non illudendoci sui tempi brevi di una possibile unione politica e dell'affermazione di una strategia europea che utilizzi il disavanzo comunitario per finanziare la ripresa economica e la lotta alla disoccupazione, è pur possibile, tuttavia, trovare dei fattori comuni di convenienza da perseguire, lasciando ampia autonomia politica ed economica ai diversi stati membri.

La prima necessità è, come già richiamato, procedere con urgenza al completamento della sorveglianza bancaria, alla ricapitalizzazione del sistema bancario ed, aggiungiamo con forza, alla regolazione del sistema finanziario con l'introduzione di limiti, regole e l'opportuna tassazione delle transazioni e degli utili rivenienti dai contratti su derivati. Quasi tutti gli elementi e le proposte per una regolamentazione delle attività finanziarie sono già patrimonio del dibattito in corso e formalizzate, per quanto riguarda le istituzioni europee, nel recente rapporto Liikanen. Ci preme, in questa sede, sottolineare l'importanza di adottare delle misure che consentano di recuperare risorse da questo settore sia con l'introduzione della Tobin Tax, con valori da concordare anche con quelle che ha in animo d'introdurre la presidenza democratica negli USA, sia con una tassazione nuova e secca sugli utili attualizzati realizzati con le operazioni su derivati. Queste ultime sono state una delle principali fonti di guadagno delle istituzioni finanziarie e la loro standardizzazione oltre che l'introduzione di una tassazione secca ad esempio del 30% sull'utile conseguito costituirebbe una misura  di riequilibrio del sistema.

Tali risorse non sarebbero inoltre da considerare trascurabili per il finanziamento di un piano europeo di lotta alla disoccupazione.

La seconda questione, la cui risoluzione diventa inevitabile per assicurare un futuro alla moneta unica, è data dalla presentazione unitaria davanti ai mercati per il finanziamento del debito.Una volta stabiliti i criteri del "fiscal compact" ed anche se la voce investimenti debba essere o meno considerata nella valutazione del debito pubblico d'ogni singolo Stato, diventa conseguente centralizzare la richiesta di finanziamento del fabbisogno complessivo sui mercati agendo come organismo centrale per poi rifinanziare i diversi Stati membri, secondo le loro occorrenze, applicando a ciascuno un tasso di finanziamento diverso all'interno di un ventaglio prestabilito di rapporto debito /PIL rispetto ad un rating comunemente condiviso. Tale misura consentirebbe da un lato una condivisione di responsabilità di fronte ai terzi finanziatori ma anche un atteggiamento di reciproca attenzione fra gli Stati. Manterrebbe inoltre la possibilità di una libertà d'azione delle politiche d'ogni singolo Stato all'interno di un ventaglio di valutazione predefinito.In questo senso si potrebbero alleggerire sia i vincoli del rapporto debito/Pil sia quelli sul deficit, stabilendo, invece, dei limiti negativi da non superare in ogni caso, previo inizio di un processo sanzionatorio. Un'altra grande opportunità, che consentirebbe un miglioramento generale delle condizioni di competitività dell'intera area rispetto al mercato globalizzato, potrebbe essere costituita dalla proposta di svalutazione della moneta unica in una misura di almeno il 20%. L'obiettivo di un dollaro uguale ad un euro potrebbe essere la soluzione più adatta sia per il reale equilibrio fra l'economia americana e quella europea sia per agganciarsi a quello che probabilmente sarà, nel prossimo futuro, il lento ma inesorabile percorso di moderata svalutazione del dollaro nei confronti dello yuan cinese.

Questa misura, richiesta ormai da diversi commentatori economici, potrebbe avere il merito di produrre vantaggi per tutta l'area, riconsolidandone l'appartenenza. Darebbe inoltre maggiore tempo alle economie dei paesi più deboli, che recupererebbero margini di competitività nei confronti dei mercati esterni all'area euro, per adottare tutte quelle riforme necessarie per recuperare gradatamente il divario interno esistente in Europa nei confronti delle economie trainanti.

Queste prime misure potrebbero aumentare la convenienza alla coesione, rinsaldare il senso di appartenenza e soprattutto potrebbero darci il tempo per valutare insieme l'opportunità di realizzare il progetto  della comunità politica europea.

 

 

 

venerdì 9 novembre 2012

Scenari di pace....scenari di tensione!

In questi giorni, si stanno decidendo gli indirizzi politici delle due principali potenze mondiali: USA e Cina. Negli Usa, Barak Obama è stato appena riconfermato Presidente; mentre, in Cina, si è aperto il diciottesimo congresso del Partito Comunista Cinese, con la relazione introduttiva del presidente Hu Jintao.

"Combattere la corruzione riformando il sistema politico con una maggiore partecipazione alle decisioni. Trasformare il sistema economico,puntando al raddoppio del PIL del Paese e del reddito medio della popolazione entro il 2020. Fornire a tutti i cittadini l'assistenza sanitaria.Accelerare la convertibilità dello yuan. Diventare una potenza marittima per difendere risolutamente i nostri diritti e interessi territoriali "sono le parole d'ordine, indicate dal leader cinese, che guideranno il suo paese nel prossimo futuro.

E' già evidente come tutto questo evidenzi come la Cina stia acquisendo la consapevolezza e la solidità della grande potenza mondiale, puntando sull'incremento della domanda interna ,  del livello di benessere dei suoi cittadini e dichiarandosi disposta a difendere militarmente e finanziariamente la propria posizione di forza nel mondo.

Di converso, il neo Presidente Obama si trova a gestire la ledership del mondo occidentale scalfita  da un aumento del debito ,che viaggia, tenendo presente oltre quello federale anche quello delle amministrazioni locali, intorno  al 125% del PIL, e da una mancata soddisfacente crescita dell'economia e dell'occupazione del proprio paese. Fino al 2008, prima dell'insorgere della crisi economico –finanziaria, lo sviluppo della domanda americana è stato sostanzialmente finanziato,  a livello reale, dall'espansione dell'indebitamento  privato  che tuttavia non è riuscito ad onorare i propri impegni. Tutti poi abbiamo potuto osservare come la catastrofe finanziaria dell'Occidente sia stata evitata grazie all'assunzione dei buchi di bilancio delle banche  da parte dello Stato Centrale e grazie all'intervento di diversi fondi sovrani esteri dalle finanze ben liquide.Lo stesso debito USA è per il 25% nelle mani della Cina. D'altra parte,  tutto questo fotografa,  come in un'istantanea, lo spostamento del peso economico  e della ricchezza, che progressivamente era già in corso negli ultimi decenni, dal mondo cosiddetto occidentale verso le nuove economie  in crescita.

La circolarità assicurata ai capitali ed alle merci ha permesso di abbattere alcune barriere protezionistiche migliorando gli scambi (spesso diseguali) e facilitando l'allocazione d'imprese e capitali là dove si creavano le migliori condizioni possibili di guadagno e d'attività: basso costo del lavoro, sicurezza e prevedibilità dei sistemi politici, infrastrutture, energia a basso costo, tecnologia. istruzione ecc ecc. Quando poi si passa  da un tipo di produzione fondata su grandi investimenti negli immobilizzi materiali a forme di produzione e servizi che contano maggiormente sulla risorsa umana e le immobilizzazioni immateriali, la capacità di superare le differenze e gli svantaggi fra le nazioni diventa molto più rapida.In questo senso, l'informatica, la rete hanno permesso la dislocazione di ampi settori di servizio delle multinazionali là dove vi era la possibilità di ottenere prestazioni di elevato livello professionale a basso costo. Basti pensare alla dislocazione della contabilità generale di diverse multinazionali nei paesi dell'est europeo da cui si gestiva la fatturazione di tutte le attività delle filiali europee. O ancora, l'utilizzazione di call center indiani per rispondere alle richieste dei clienti di società americane ecc eccTutti questi servizi per le imprese  nel mondo odierno possono essere gestite in maniera soddisfacente da tutte le nazioni che riescono a puntare su di un buon livello  del proprio sistema formativo. Se il lavoratore ha un basso costo ed una buona/elevata formazione diventa sicuramente attraente spostare alcune attività di servizio grazie anche alla capacità di comunicazione offerta dall'utilizzo della rete internet La dislocazione di diverse produzioni  in aree tradizionalmente meno sviluppate, favorite dai forti investimenti degli stati a favore della formazione di joint venture fra capitali interni ed esteri e  le facilitazioni fiscali sugli utili realizzati, hanno poi permesso anche la circolazione  delle tecnologie

Il progressivo saldo positivo delle bilance commerciali e dei pagamenti verso  queste nuove economie  ha progressivamente  cambiato i rapporti di benessere e di forza delle diverse popolazioni. Il mondo è sempre più globalizzato e i vantaggi competitivi  accumulati storicamente si vanno assottigliando. La competizione  continua ad essere legata in maniera importante al costo del lavoro ma  gradatamente i paesi emergenti sono in grado di competere anche  nel campo della elevata tecnologia e della  complessità del servizio prestato.

Il grande debito pubblico e privato,  accumulato in questi anni all'interno del mondo occidentale,  per non soffocare le ulteriori possibilità di sviluppo deve essere pertanto drasticamente ridotto sia nel costo che nel volume. Bisogna infatti considerare che sempre minori  risorse finanziarie reali potranno essere ottenute,  a sostegno di questa enorme dilatazione, da parte dei paesi emergenti ,che sposteranno gradualmente le risorse  verso il miglioramento del livello di vita delle proprie popolazioni. Diventa pertanto facile pensare  che  la strada quasi obbligata sarà quella di un contenimento dei valori assoluti del debito  e del ridimensionamento delle nostre spese, utilizzando,  a seconda del momento e della situazione,  sia la strada virtuosa  del "fiscal compact"  e del contenimento del deficit annuo, come è stato deciso nei paesi dell'eurozona, sia con una politica  monetaria accomodante,  come nei casi  americano inglese  e giapponese ,con una sostanziale monetizzazione  del debito ed una sua lenta svalutazione. E' possibile che una politica di questo tipo,  per gli Usa, porti inevitabilmente ad un  lento ma progressivo riallineamento del cambio con lo yuan che, del resto,  il mondo americano chiede da tempo. In questo senso,  se attuato gradualmente, corrisponderebbe in pieno alla nuova politica cinese,  centrata sul maggior livello di benessere della propria popolazione,. e permetterebbe una maggiore competitività delle merci americane. La nuova politica di potenza marittima cinese può portare, inoltre, ad uno spostamento dell'attenzione americana sul Pacifico, con un possibile disimpegno dall'area del Mediterraneo.Scenari di pace … scenari di tensione!

Nel Mediterraneo,  è il nostro paese, come avamposto dell'Europa, che può giocare nel futuro un ruolo importante. Guai ad assumere, nei prossimi anni, un atteggiamento difensivo e di chiusura rispetto a quella che sarà una gigantesca pressione delle popolazioni  che si affacciano su questo mare. Possiamo e dobbiamo riuscire invece  ad assumere un atteggiamento d'iniziativa  che porti ad uno sviluppo  dell'area basato sulla reciproca soddisfazione. Le regioni meridionali possono avere un ruolo particolarmente importante, all'interno di questo disegno,  costituendo il primo impatto  naturale. Utilizzando l'immenso esercito di manodopera presente in quelle aree, le riserve di energia   e le tecnologie occidentali, potremmo sicuramente  mettere in piedi delle collaborazioni di reciproca convenienza e sviluppare opportunamente i commerci ed il benessere dell'intera area.Da questo punto di vista, penso che il potenziamento, nel Meridione d'Italia,  delle infrastrutture per il trasporto delle  merci e delle persone sia essenziale,  ripensando anche in maniera attenta al progetto del ponte sullo stretto di Messina. Bisognerebbe valutare opportunamente se l'area possa godere in futuro di una deroga ai minimi salariali  contrattuali  in presenza della sperimentazione del contratto unico d'ingresso (D.L.Nerozzi) legato all'accettazione sperimentale del progetto Flexsecurity (D.L. Ichino). Puntando ad un mercato  così vasto  e su risorse competitive che potrebbero permettere elevati livelli di produttività bisognerebbe puntare  sia sul potenziamento delle attuali strutture dell'agricoltura e del turismo sia su nuove produzioni di elevata tecnologia Ad esempio il sito di Termini Imerese potrebbe essere quello eletto alla produzione in Italia dell'auto elettrica.L'abbattimento dei minimi contrattuali può sembrare  una proposta irragionevole  e lesiva dei diritti acquisiti; ma, se teniamo presente che l'applicazione dovrebbe essere riservata esclusivamente alle nuove assunzioni legate ai contratti a tempo indeterminato a garanzia progressiva   ed alle imprese disponibili alla sperimentazione del progetto flexsecurity,  l'ambito sarebbe più contenuto e sostenibile. D'altra parte  i nostri giovani oggi,  nella maggior parte dei casi, non godono neanche lontanamente dei minimi contrattuali, stretti fra una disoccupazione che nel Sud supera abbondantemente il 35% nazionale, il precariato  diffuso, il lavoro  nero e saltuario in cui la paga media è bassa e priva di contributi/diritti o ipotetici stage con rimborso spese irrisori.