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lunedì 26 giugno 2017

DOPO LE AMMINISTRATIVE



L'esito delle recenti elezioni amministrative può dare degli spunti di riflessione   anche su quelle che potranno essere le  azioni dei diversi partiti in vista delle  prossime politiche . 
Mi sembra che la novità più grossa sia rappresentata dal fatto che  una nuova riedizione del centrodestra può risultare vincente .
In forza di questa ipotesi è possibile  che vengano superate le  loro divisioni interne . Se percepiscono che, grazie ad un rinnovato accordo, sono in grado di andare a governare il Paese, lo faranno.
 Probabilmente punteranno ad ottenere la fiducia dell'elettorato su alcuni punti sensibili come quello della sicurezza, del contenimento del fenomeno migratorio, di una revisione ( più che un'uscita) del rapporto con l'Europa, di una riduzione della pressione fiscale.
La prima conseguenza immediata di questo ragionamento sarà un possibile  diverso atteggiamento anche rispetto alla legge elettorale.
 Sono convinto che si ritornerà a parlare di maggioritario di coalizione .
Che posizione prenderanno il PD , la sinistra variegata e il M5S in caso di una proposta forte dell'intero arco del centro destra in tal senso?
Forse il M5S sarà contrario, mentre i vari gruppi della sinistra potrebbero spingere verso un premio di coalizione per aumentare il propio peso politico. Basteranno i loro voti, uniti a quelli del centro destra, per una modifica in tal senso della legge elettorale?
E il PD? Che posizione assumerà in questo caso?
Ancora una piccola nota sul M5S: ho l'impressione che l'ipotesi di una rifondazione della coalizione di centrodestra tolga possibili voti al M5S lasciandogli i consensi degli irriducibili anti-sistema  e dei più orientati comunque a sinistra. Se questo fosse vero e percepito da Grillo e Casaleggio, potremmo assistere, da parte loro, ad un serrato corteggiamento della Lega da una parte  e dell'estrema sinistra dall'altra; magari, puntando sull'aspetto anti Europa, proprio per far fallire possibili saldature  del centro destra o del centro sinistra.

Il PD ha, intanto, tutto l'interesse a caratterizzarsi come partito della Nuova Europa a due velocità di Macron e Merkel; ma, con un ruolo da protagonista.
 Per fare questo,  più che chiedere maggiore elasticità, deve puntare sugli obiettivi comuni della gestione dell'immigrazione e dei rapporti economici e politici con medio Oriente e Nord Africa  . Migliorare l'impianto militare della difesa comune europea . Far crescere la quota degli investimenti comuni diretti sugli obiettivi di sviluppo programmatici del prossimo bilancio unitario.
Sul fronte interno questo significa, in qualche modo, rivedere la politica fiscale più volte annunciata e propagandata e con essa anche la politica del lavoro. 
Se si riapre il dibattito e la discussione profonda su questi punti  all'interno del partito prima e di conseguenza in tutto il paese dopo , il PD ha ancora la possibilità di assumere un ruolo di leadership  ed ottenere la fiducia dell'elettorato alle prossime politiche  per guidare il  processo di rinnovamento.
Tale discussione  avrà una forte influenza anche sulle alleanze che, a secondo di come  si articoleranno le posizioni, potranno avere uno sbocco o in una riconferma delle attuali alleanze di governo allargate a Forza Italia o  in una riproposizione di un nuovo fronte della sinistra unità, ma in una prospettiva avanzata e moderna, superando le attuali contrapposizioni ancorate su di una visione del passato non riproponibile. 

Non credo che si possa prescindere da tutto questo e rimanere  spettatori isolati o peggio ancora passivi. L'Italia sta passando uno dei momenti più difficili della sua storia. Siamo di fronte ad una crisi profonda dello stesso tessuto  sociale e della convivenza civile. Una forza di governo oggi non può limitarsi ad una oculata e sana amministrazione senza  proporsi anche come movimento ideale.

Personalmente sono convinto che tutto questo chiama anche in causa le modalità organizzative tradizionali dei partiti che  risultano oggi totalmente anacronistiche ed incapaci di assumere quel ruolo di organizzazione dell'intelligenza collettiva e della partecipazione politica che è il loro compito. Anche su questo punto si può giocare e vincere la battaglia contro il populismo anti-sistema .

sabato 3 giugno 2017

UNIONE SOCIALE DEMOCRATICA



Il  percorso verso la condivisione ed approvazione di una nuova legge elettorale sembra procedere con difficoltà  ed in questo quadro , sarebbe utile che il centro-sinistra riuscisse a superare le proprie divisioni e costruisse insieme una Unione Sociale Democratica.
Unione è il primo termine del progetto  e descrive semplicemente la necessità di trovare dei punti d’accordo programmatici per rappresentare adeguatamente in Parlamento i bisogni delle classi lavoratrici e di quei milioni di meno fortunati che oggi vivono ai margini delle nostre società o vedono peggiorare sensibilmente le loro condizioni di vita.
 Che poi questo si realizzi attraverso una grande coalizione o con forze che si presenteranno autonomamente, perché ritengono di portare avanti obiettivi e progetti diversi  non è al momento prevedibile. Non sfugge tuttavia l’importanza  di un’operazione del genere che  potrebbe portare il mondo di centrosinistra a superare quel 40% di consensi fra gli elettori  che lo porterebbe a dare un governo stabile al Paese.
Personalmente, ho sempre desiderato che l’insieme delle persone di centrosinistra riuscisse ad esprimere un’unica formazione politica  e comunque a fare delle proprie differenze interne  una risorsa e non un elemento di divisione incompatibile .
Questo finora non è successo,  bisogna prenderne atto e sperare che si cambi passo.
Il secondo termine del progetto è Sociale.
Questo è per me l’aspetto più sofferto in questo momento perché  non riesco a cogliere nell’intero mondo del centrosinistra un progetto ampio e completo da condividere. Purtroppo una delle peggiori eredità che ci sono state tramandate dagli anni della corruzione  ed inefficienza è quello di un diffuso scetticismo rispetto alla funzione pubblica; eppure, se ci riflettiamo un attimo, tutti gli studiosi individuano  fin dal secolo scorso nell’azione pubblica la chiave fondamentale per correggere gli errori e le inefficienze del libero mercato. L’azione pubblica è centrale ma è spesso temuta e considerata portatrice  d’inefficienza e corruzione.
Dal mio punto di vista questo non è ammissibile. L’azione pubblica ed il welfare sono sempre più centrali; anzi, forse devono riuscire oggi ad essere ancora più efficaci per affrontare i rischi  e le incertezze della società globalizzata.
La questione sociale è sempre più attuale richiede maggiore attenzione.
 Le differenze sociali e le ineguaglianze sono aumentate rispetto al passato con la concentrazione della ricchezza in un numero sempre minore di persone ed una divisione annuale dei reddito nazionale sempre più insopportabilmente diseguale. Interi settori della popolazione vivono nell’emarginazione, i livelli di disoccupazione e della popolazione attiva sono del tutto insoddisfacenti.
Questi sono evidenti segnali dell’incapacità di questa organizzazione sociale di funzionare in maniera soddisfacente ed è necessario che le forze di centrosinistra invertano questa tendenza, cominciando da subito a ridurre le distanze di reddito esistenti, utilizzando anche il sistema fiscale come fattore di dissuasione e di recupero di risorse da distribuire ai  meno fortunati.
Da dove prendere le risorse ? Forse continuando ad indebitare le casse dello Stato e credendo che tutto possa essere risolto dalla ripresa più consistente della crescita economica?
No, credo che il centrosinistra debba cominciare a chiedere un maggior contributo a chi ottiene dei redditi troppo elevati rispetto agli altri, a chi detiene patrimoni  e rendite finanziarie eccessive per iniziare a risanare il debito pubblico e redistribuire le risorse verso chi ne ha più bisogno ed in tal modo aiutare la ripresa economica nel segno del rispetto per l’ambiente e la persona.
Da dove reperire pertanto le risorse?
Innanzitutto con una riforma fiscale    che operi con i seguenti strumenti:
i) tassazione specifica dello 0,20% sulle ricchezze finanziarie detenute dalla famiglie italiane. 
  Secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia le ricchezze finanziarie al 2014 ammontano, al netto   delle passività, a ca. 2.991 miliardi di euro. Una tassazione aggiuntiva dello 0,20% (pari ad  esempio a ca. 200 euro su di un montante di 100.000 euro) darebbe risorse per ca. 5,9 miliardi   d’euro annui
ii)    tassazione  sulle transazioni finanziarie;
iii)   tassazione del 75% sugli utili  delle istituzioni finanziarie ed assicurative  relativi alle                    operazioni di  derivati;
iv)   tassazione patrimoniale progressiva sui patrimoni immobiliari superiori a 1M di euro;
v)    tassazione progressiva  sulle successioni ereditarie d’importo superiore  a 1M di euro;
vi)   aliquote progressive IRPEF  a partire dai 70.000 euro in su  da cui si possono ricavare maggiori    risorse annue di  ca. 10MM;
vii)  web tax sugli utili realizzati in Italia da parte delle multinazionali del settore digitale.
Quest'ultimo punto, insieme a quello sulle transazioni finanziarie, dovrà probabilmente essere ottenuto con un'azione congiunta dei diversi paesi   a livello europeo. Potrebbe in questo caso essere utile ripartire  i ricavi della tassazione al 50% con la  UE”

Come  spendere quindi le risorse ottenute?
La funzione pubblica deve indirizzarsi innanzitutto  sugli investimenti produttivi, favorendo i settori della ricerca innovazione ed energia.
E’ necessaria contemporaneamente una profonda riforma della pubblica amministrazione che continui le indicazioni già realizzate dal ministro Madia.    Introdurre la gestione delle attività e delle prestazioni lavorative per obiettivi quantificabili e verificabili legando ad essi anche il sistema premiante. Introdurre anche nel settore pubblico  le modalità presenti nell’impiego privato, compreso il possibile demansionamento, trasferimenti da un  settore e l’altro della pubblica amministrazione e il trasferimento  territoriale .Tutto questo accanto ad una completa revisione e riqualificazione della  spesa pubblica
 il secondo punto da attuare è una sensibile riduzione del cuneo fiscale sul lavoro  ponendolo a carico della fiscalità generale: In tal modo le imprese potrebbero trovare immediate risorse sia per abbassare i propri prezzi di vendita che per investire adeguatamente considerato anche il recente sostegno del governo sulla possibilità di un maggiore ammortamento  sugli investimenti tecnologici .
L’altra grande questione è quella della realizzazione di un ampio piano nazionale del lavoro.
 Un polmone di lavoro che permetta di gestire insieme il fenomeno immigrazione e  la disoccupazione italiana di lunga durata contemporaneamente alla ricerca di un lavoro continuativo con l’assistenza dei centri per l’impiego. Al contrario di una logica puramente assistenziale e di sussidio  che espone poi le persone ad un contemporaneo  ingresso in un mercato del lavoro illegale e marginale  , l'inserimento di queste risorse produttive all'interno di un piano nazionale del lavoro ( con la creazione di squadre di lavoratori impegnate sia nella costruzione di alloggi popolari e di strutture sociali  sia nella messa in sicurezza del territorio  o nel recupero produttivo di aree agricole del demanio pubblico, nel settore dell’assistenza domiciliare verso anziani  ,malati ecc. ecc.).  potrebbe costituire un percorso d'integrazione sociale. Colmerebbe, inoltre, il vuoto  prodotto dall'abolizione dell'art 18  restituendo al lavoratore la continuità  della  sua condizione di lavoratore pur all'interno di una mobilità d'impiego. L'integrazione al lavoro dei migranti, arrivati legalmente o illegalmente nel nostro paese, potrebbe poi essere il veicolo più opportuno per una loro reale integrazione ed il successivo ottenimento della cittadinanza.

Il terzo punto del progetto riguarda il termine  “Democratico”
Francamente m’interessa poco il dibattito sulle preferenze elettorali  e le primarie se si continua a gestire il sistema dei partiti senza sviluppare nessuna reale forma di partecipazione politica alla formazione dei contenuti programmatici . Recentemente una ricerca ha evidenziato come questa funzione sia stata di fatto appaltata ai vari Think Tank , alle fondazioni a commissioni di tecnici  della squadra personale di questo o quell’altro politico. Non esiste una reale partecipazione democratica del cittadino alla vita politica dei partiti e l’unica possibilità che gli è rimasta è quella al massimo di esprime il suo si  o no ad una linea politica elaborata da altri spesso al di fuori delle strutture organizzative del partito di riferimento.  Questo non è più possibile  specialmente quando il web offre oggi la possibilità di superare i limiti di tempo e di spazio  esistenti ed ostativi di una ampia partecipazione popolare alla vita politica.: Del resto le strutture informatiche permettono anche una riduzione notevole dei costi. I circoli di base possono essere organizzati online e permettere una reale interazione fra le persone , una intensa attività culturale  e politica di proposta, la scelta consapevole di un percorso di responsabilità attraverso cui  formare una nuova classe dirigente conosciuta ed approvata dalla base. I circoli online dovrebbero essere presenti in ogni collegio elettorale per avere la possibilità/capacità di organizzare tutta una serie di attività politiche sul territorio ed arrivare poi alla scelta dei candidati per le elezioni sia locali che nazionali. Diventa sempre meno utile storicamente la funzione dei vecchi circoli territoriali Questi devono essere semmai sostituiti da attività sul territorio organizzate dai Circoli online. E’ facile a questo punto fare in modo che all’interno della direzione dei circoli online vengano scelti dei rappresentanti per un livello superiore organizzativo  regionale e nazionale. Una struttura più semplice e più partecipata .
La realtà che abbiamo davanti agli occhi, oggi, è molto diversa. 
Questo è invece il partito o la coalizione che vorrei: L’Unione Sociale Democratica.
Una unione del centro sinistra capace di ottenere la guida del paese e porlo in maniera stabile all’interno della nuova Europa che si sta configurando. Una nuova Europa capace d’investire nel Continente Africano e di stabilire un  asse di collaborazione nella nuova via della seta, proposta dalla Cina. Una Europa che faccia da stimolo agli USA ed alla GB per tornare ad avere quel rapporto dinamico che fin qui è stato motore di sviluppo non solo economico ma anche scientifico e culturale.