Il percorso verso la
condivisione ed approvazione di una nuova legge elettorale sembra procedere con
difficoltà ed in questo quadro , sarebbe
utile che il centro-sinistra riuscisse a superare le proprie divisioni e
costruisse insieme una Unione Sociale Democratica.
Unione è il primo termine del progetto e descrive semplicemente la necessità di
trovare dei punti d’accordo programmatici per rappresentare adeguatamente in
Parlamento i bisogni delle classi lavoratrici e di quei milioni di meno
fortunati che oggi vivono ai margini delle nostre società o vedono peggiorare
sensibilmente le loro condizioni di vita.
Che poi questo si
realizzi attraverso una grande coalizione o con forze che si presenteranno
autonomamente, perché ritengono di portare avanti obiettivi e progetti diversi non è al momento prevedibile. Non sfugge
tuttavia l’importanza di un’operazione
del genere che potrebbe portare il mondo
di centrosinistra a superare quel 40% di consensi fra gli elettori che lo porterebbe a dare un governo stabile al
Paese.
Personalmente, ho sempre desiderato che l’insieme delle
persone di centrosinistra riuscisse ad esprimere un’unica formazione
politica e comunque a fare delle proprie
differenze interne una risorsa e non un
elemento di divisione incompatibile .
Questo finora non è successo, bisogna prenderne atto e sperare che si cambi
passo.
Il secondo termine del progetto è Sociale.
Questo è per me l’aspetto più sofferto in questo momento
perché non riesco a cogliere nell’intero
mondo del centrosinistra un progetto ampio e completo da condividere. Purtroppo
una delle peggiori eredità che ci sono state tramandate dagli anni della
corruzione ed inefficienza è quello di
un diffuso scetticismo rispetto alla funzione pubblica; eppure, se ci
riflettiamo un attimo, tutti gli studiosi individuano fin dal secolo scorso nell’azione pubblica la
chiave fondamentale per correggere gli errori e le inefficienze del libero
mercato. L’azione pubblica è centrale ma è spesso temuta e considerata
portatrice d’inefficienza e corruzione.
Dal mio punto di vista questo non è ammissibile. L’azione
pubblica ed il welfare sono sempre più centrali; anzi, forse devono riuscire
oggi ad essere ancora più efficaci per affrontare i rischi e le incertezze della società globalizzata.
La questione sociale è sempre più attuale richiede maggiore
attenzione.
Le differenze sociali
e le ineguaglianze sono aumentate rispetto al passato con la concentrazione
della ricchezza in un numero sempre minore di persone ed una divisione annuale
dei reddito nazionale sempre più insopportabilmente diseguale. Interi settori
della popolazione vivono nell’emarginazione, i livelli di disoccupazione e
della popolazione attiva sono del tutto insoddisfacenti.
Questi sono evidenti segnali dell’incapacità di questa
organizzazione sociale di funzionare in maniera soddisfacente ed è necessario
che le forze di centrosinistra invertano questa tendenza, cominciando da subito
a ridurre le distanze di reddito esistenti, utilizzando anche il sistema
fiscale come fattore di dissuasione e di recupero di risorse da distribuire
ai meno fortunati.
Da dove prendere le risorse ? Forse continuando ad
indebitare le casse dello Stato e credendo che tutto possa essere risolto dalla
ripresa più consistente della crescita economica?
No, credo che il centrosinistra debba cominciare a chiedere
un maggior contributo a chi ottiene dei redditi troppo elevati rispetto agli
altri, a chi detiene patrimoni e rendite
finanziarie eccessive per iniziare a risanare il debito pubblico e
redistribuire le risorse verso chi ne ha più bisogno ed in tal modo aiutare la
ripresa economica nel segno del rispetto per l’ambiente e la persona.
Da dove reperire pertanto le risorse?
Innanzitutto con una riforma fiscale che operi con i seguenti strumenti:
i) tassazione
specifica dello 0,20% sulle ricchezze finanziarie detenute dalla famiglie
italiane.
Secondo i dati
forniti dalla Banca d’Italia le ricchezze finanziarie al 2014 ammontano, al
netto delle passività, a ca.
2.991 miliardi di euro. Una tassazione aggiuntiva dello 0,20% (pari ad esempio a ca. 200 euro su di
un montante di 100.000 euro) darebbe risorse per ca. 5,9 miliardi d’euro annui
ii) tassazione sulle transazioni finanziarie;
iii) tassazione del
75% sugli utili delle istituzioni
finanziarie ed assicurative relativi
alle operazioni
di derivati;
iv) tassazione
patrimoniale progressiva sui patrimoni immobiliari superiori a 1M di euro;
v) tassazione
progressiva sulle successioni ereditarie
d’importo superiore a 1M di euro;
vi) aliquote
progressive IRPEF a partire dai 70.000
euro in su da cui si possono ricavare
maggiori risorse annue di ca. 10MM;
vii) web tax sugli
utili realizzati in Italia da parte delle multinazionali del settore digitale.
Quest'ultimo punto, insieme a quello sulle transazioni
finanziarie, dovrà probabilmente essere ottenuto con un'azione congiunta dei
diversi paesi a livello europeo.
Potrebbe in questo caso essere utile ripartire
i ricavi della tassazione al 50% con la
UE”
Come spendere quindi
le risorse ottenute?
La funzione pubblica deve indirizzarsi innanzitutto sugli investimenti produttivi, favorendo i
settori della ricerca innovazione ed energia.
E’ necessaria contemporaneamente una profonda riforma della
pubblica amministrazione che continui le indicazioni già realizzate dal
ministro Madia. Introdurre la gestione
delle attività e delle prestazioni lavorative per obiettivi quantificabili e
verificabili legando ad essi anche il sistema premiante. Introdurre anche nel
settore pubblico le modalità presenti
nell’impiego privato, compreso il possibile demansionamento, trasferimenti da
un settore e l’altro della pubblica
amministrazione e il trasferimento
territoriale .Tutto questo accanto ad una completa revisione e
riqualificazione della spesa pubblica
il secondo punto da
attuare è una sensibile riduzione del cuneo fiscale sul lavoro ponendolo a carico della fiscalità generale:
In tal modo le imprese potrebbero trovare immediate risorse sia per abbassare i
propri prezzi di vendita che per investire adeguatamente considerato anche il
recente sostegno del governo sulla possibilità di un maggiore ammortamento sugli investimenti tecnologici .
L’altra grande questione è quella della realizzazione di un
ampio piano nazionale del lavoro.
Un polmone di lavoro
che permetta di gestire insieme il fenomeno immigrazione e la disoccupazione italiana di lunga durata
contemporaneamente alla ricerca di un lavoro continuativo con l’assistenza dei
centri per l’impiego. Al contrario di una logica puramente assistenziale e di
sussidio che espone poi le persone ad un
contemporaneo ingresso in un mercato del
lavoro illegale e marginale ,
l'inserimento di queste risorse produttive all'interno di un piano nazionale
del lavoro ( con la creazione di squadre di lavoratori impegnate sia nella
costruzione di alloggi popolari e di strutture sociali sia nella messa in sicurezza del territorio o nel recupero produttivo di aree agricole
del demanio pubblico, nel settore dell’assistenza domiciliare verso
anziani ,malati ecc. ecc.). potrebbe costituire un percorso
d'integrazione sociale. Colmerebbe, inoltre, il vuoto prodotto dall'abolizione dell'art 18 restituendo al lavoratore la continuità della
sua condizione di lavoratore pur all'interno di una mobilità d'impiego.
L'integrazione al lavoro dei migranti, arrivati legalmente o illegalmente nel
nostro paese, potrebbe poi essere il veicolo più opportuno per una loro reale
integrazione ed il successivo ottenimento della cittadinanza.
Il terzo punto del progetto riguarda il termine “Democratico”
Francamente m’interessa poco il dibattito sulle preferenze
elettorali e le primarie se si continua
a gestire il sistema dei partiti senza sviluppare nessuna reale forma di
partecipazione politica alla formazione dei contenuti programmatici .
Recentemente una ricerca ha evidenziato come questa funzione sia stata di fatto
appaltata ai vari Think Tank , alle fondazioni a commissioni di tecnici della squadra personale di questo o
quell’altro politico. Non esiste una reale partecipazione democratica del
cittadino alla vita politica dei partiti e l’unica possibilità che gli è
rimasta è quella al massimo di esprime il suo si o no ad una linea politica elaborata da altri
spesso al di fuori delle strutture organizzative del partito di
riferimento. Questo non è più
possibile specialmente quando il web
offre oggi la possibilità di superare i limiti di tempo e di spazio esistenti ed ostativi di una ampia
partecipazione popolare alla vita politica.: Del resto le strutture
informatiche permettono anche una riduzione notevole dei costi. I circoli di
base possono essere organizzati online e permettere una reale interazione fra
le persone , una intensa attività culturale
e politica di proposta, la scelta consapevole di un percorso di
responsabilità attraverso cui formare
una nuova classe dirigente conosciuta ed approvata dalla base. I circoli online
dovrebbero essere presenti in ogni collegio elettorale per avere la
possibilità/capacità di organizzare tutta una serie di attività politiche sul
territorio ed arrivare poi alla scelta dei candidati per le elezioni sia locali
che nazionali. Diventa sempre meno utile storicamente la funzione dei vecchi circoli
territoriali Questi devono essere semmai sostituiti da attività sul territorio
organizzate dai Circoli online. E’ facile a questo punto fare in modo che
all’interno della direzione dei circoli online vengano scelti dei
rappresentanti per un livello superiore organizzativo regionale e nazionale. Una struttura più
semplice e più partecipata .
La realtà che abbiamo davanti agli occhi, oggi, è molto
diversa.
Questo è invece il partito o la coalizione che vorrei:
L’Unione Sociale Democratica.
Una unione del centro sinistra capace di ottenere la guida
del paese e porlo in maniera stabile all’interno della nuova Europa che si sta
configurando. Una nuova Europa capace d’investire nel Continente Africano e di
stabilire un asse di collaborazione nella
nuova via della seta, proposta dalla Cina. Una Europa che faccia da stimolo
agli USA ed alla GB per tornare ad avere quel rapporto dinamico che fin qui è
stato motore di sviluppo non solo economico ma anche scientifico e culturale.