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martedì 24 luglio 2018

CONTRO IL PRECARIATO



A mio parere, l'unico vero modo per scoraggiare un uso improprio del lavoro precario è quello di farlo costare in maniera significativa più di quello a tempo indeterminato.

Ci sono due linee per fare questo :

a) Una è stata quella di rendere più appetibile quello a tempo indeterminato, con sgravi fiscali alle aziende .L'operazione ha avuto successo ma comporta un importante contributo da parte della finanza pubblica
b) L'altra è quella di aumentare il costo del lavoro precario di almeno un terzo in più di quello a tempo indeterminato. Unire la questione all'introduzione del salario minimo e prevedere ,ad esempio, che se un'ora di lavoro a tempo indeterminato costa 10 euro, quello precario debba costarne 13.

Non m'interessa limitare la possibilità di rinnovo del lavoro a tempo determinato, perché potrebbe essere assolutamente necessario per quell'azienda di poter disporre di quella tipologia di lavoratori e, avendo maturato esperienza positiva, richiamare al bisogno le stesse persone.

 Quello che sarebbe opportuno evitare è l'uso distorto del precariato per sostituire le risorse comunque stabilmente necessarie. Un forte disincentivo economico mi sembra utile per raggiungere questo obiettivo. 
Per concludere, ricorderei che questo disincentivo lo pagherebbero le aziende che vogliono ricorrere al lavoro precario mentre le incentivazioni a favore delle assunzioni a tempo indeterminato sarebbero a carico della finanza pubblica.
Non vedo nè nel Decreto Dignità proposto dal Governo in carica nè da parte del fronte dell'opposizione delle proposte che possano essere maggiormente risolutive. 
Il problema è complesso e tipico delle moderne società se anche ad esempio in Germania assistiamo all'utilizzo massiccio del minijob , un altro aspetto della parcellizzazione del lavoro.
Di fatto, tuttavia,  in quel paese la posizione permette l'accesso a sussidi statali per la famiglia, per i periodi di disoccupazione e per la casa che consentono di raggiungere un minimo di reddito continuativo.
La  protesta diffusa di molte persone  è , tuttavia , quella di non riuscire ad uscire più da quella situazione per passare ad una stabilizzazione lavorativa soddisfacente e professionalmente adeguata.

mercoledì 18 luglio 2018

RICOSTRUIAMO IL FUTURO




Nella storia passata, durante i grandi cambiamenti epocali, nei periodi di transizione, vi sono stati momenti di grande libertà personale perché i valori ed i vincoli comportamentali perdono la loro forza condizionante, lasciando ampi margini d’azione.
Allo stesso tempo, si perdono i valori di riferimento, le regole morali che sono alla base della cultura sociale.
Entra in crisi la stessa solidarietà ed il senso della convivenza civile, privata di valori di riferimento condivisi ed accettati. Nei momenti di passaggio, mentre da un lato si pensa di poter provare qualsiasi nuova esperienza, dall’altro si ha paura di tutto e soprattutto di assumersi la responsabilità del futuro. Sia strettamente personale come può essere quello d’impegnarsi in un rapporto d’amore, di paternità o di maternità, sia quello professionale o di prefigurazione di una nuova società.
In una situazione così incerta, è preferibile seguire la china, vivere alla giornata ed ascoltare le suggestioni che altri mettono in campo. Ascoltarle, verificarle e semmai, valutarne successivamente la forza e la bontà. Il relativismo e la sfiducia sono gli aspetti negativi della giusta necessità di verifica ed analisi della realtà.
Il pensiero unico “mainstream”, pur non essendo mai ufficialmente affermato è tuttavia, di fatto, pienamente condiviso e con esso si diffonde una sottomessa rinuncia alla speranza di nuovi possibili equilibri, frutto di nuovi assetti sociali e di nuove credenze.
Il tempo non usa mezzi termini ed, in assenza di un quadro potente di cambiamento, porta inevitabilmente all’acuirsi delle tensioni, delle paure, dello scontro di posizione per riuscire a mantenere quel livello di vita che si pensa possa essere in pericolo.
La tendenza naturale e generale al risparmio di energia può portarci, in prima battuta, ad evitare il cambiamento ritenuto troppo difficile, incerto , oneroso ed a tratti irrealizzabile; eppure, quello che viene percepito come più evidente e reale è solo un equilibrio fondato su riferimenti  ormai incapaci di cogliere le nuove problematiche presenti.
L’innovazione, al contrario, nasce sempre dalla contaminazione di diverse culture e gruppi sociali e ne rappresenta una nuova sintesi, un progresso dei termini di riferimento capace di rispondere in maniera più efficace alle nuove problematiche presenti.
E questa la sfida dei nostri tempi- I partiti politici privi ormai da tempo dei riferimenti ideologici del novecento sono stati indotti a negare il peso, la necessità e l’utilità di avere delle ideologie a sostegno  della propria esistenza anche perché quelle ideologie erano sorpassate dai tempi .
E’ molto più difficile, oggi, ritornare ad esplorare il futuro e su quella base trovare un supporto razionale , ideologico e culturale della propria azione sociale e politica; ma. è questa la priorità del nostro tempo.

lunedì 2 luglio 2018

Un cambio di passo europeo.




Il vento dei movimenti migratori e della destabilizzazione dell'area del Mediterraneo sta prepotentemente investendo la stessa esistenza dell'Unione Europea, creando nuove tensioni sia all'interno dei singoli stati membri  che fra gli stessi.
Questo è un patrimonio sociale , culturale, economico e politico   che dobbiamo difendere, comprendendo, tra l'altro, che nella situazione attuale non ha senso pensare ad un superamento degli stati nazionali  quanto, piuttosto, alla valorizzazione della loro alleanza  e coordinazione attorno a grandi obiettivi comuni capaci d'incidere con successo  sui problemi della nostra epoca.
l'Europa ha alle sue spalle il grande successo della risposta comune data alla crisi del blocco sovietico . Grazie al fatto che la maggior parte dei paesi ex Comecon erano del nostro continente , la facilitazione del loro ingresso dentro L'Unione Europea ha permesso un loro sviluppo e la circolazione delle risorse umane. Vi è stato ,inoltre, un immediato benessere anche per i paesi fondatori che hanno sviluppato i loro commerci e gli insediamenti produttivi in quelle aree. Naturalmente, vi sono problemi da affrontare come le delocalizzazioni produttive; ma, forse, si può fare qualcosa proprio in ragione della nuova grande opportunità che si pone .
Si ! Una grande opportunità che è quella di rovesciare in senso positivo quello che oggi è un problema : L'area del Mediterraneo.
Oggi quest'area è attraversata da flussi migratori importanti e da una relativa destabilizzazione culturale , politica, economica e religiosa . Questa può rappresentare un grave pericolo per il nostro futuro se a prevalere sarà la paura reciproca e la lotta per prevalere l'uno sull'altro. Se, invece, si sarà capaci d'intraprendere la strada dello sviluppo reciproco e coinvolgente che permetta a tutta l'area di diventare un centro di benessere e di civiltà, ne saremo tutti avvantaggiati.
L'Europa ha davanti a sé questa sfida.
Gli stati costieri come l'Italia , la Grecia , la Spagna , la Francia ed altri possono farsi promotori di un grande processo di utilizzazione delle risorse umane e naturali esistenti e realizzare opportuni investimenti per trasformarle in ricchezza comune.Penso anche qui alla valorizzazione dell'esistente con investimenti, che vengano ripagati dai futuri ricavi  secondo un piano di ritorno prefissato, e continuino a produrre ricchezza sia per i paesi che investono, sia per quelli ospitanti, sia per tutta l'area.
I settori principali mi sembrano immediatamente quelli dell'energia , dell'agricoltura , della pesca , dell'estrazione di minerali ,della cantieristica , della realizzazione d'infrastrutture da coordinare anche con quelle previste dalla Cina nell'ambito della realizzazione della nuova via della seta , ed anche nuove fabbriche manifatturiere. Tutto questo comporterebbe una capacità d'investimento europea comune   di rilevanza molto maggiore di quella prevista attualmente  nei territori africani e del Medio Oriente .
E' una situazione di rilevanza storica  enorme e, pertanto, la destinazione dei fondi del prossimo bilancio europeo   dovrebbe tenerne conto .
Oltre ad un aumento importante dei fondi destinati agli investimenti fuori dall'area Europea, bisognerà concentrare gli sforzi comuni verso l'avvio di attività produttive nei nostri territori in cui dare occupazione ai migranti, anche economici, insieme  ai  disoccupati europei.
Questo potrebbe  costituire la base per uno sviluppo comune  altamente competitivo nel mondo.
Anche in questo caso,  la capacità di attrarre l'investimento comune  e di offrire il proprio territorio per ospitarlo  trasformerebbe il problema della migrazione in un'opportunità di crescita. Penso a settori non puramente assistenziali ma  al contrario legati allo sviluppo dello sfruttamento energetico ( impianti fotovoltaici)  o l'avvio di una diffusa produzione di auto elettriche per esempio ecc. ecc.
In questi casi e per queste attività bisognerebbe evitare la dispersione dei fondi in finanziamenti a pioggia ma concentrarli su pochi  grandi investimenti diretti e realizzati   centralmente dagli Stati beneficiari.
Dobbiamo operare un cambio di passo importante che potrebbe avere una rilevanza storica tale da renderci i protagonisti del futuro del mondo.

venerdì 11 maggio 2018

Il difficile incontro in Italia fra il pensiero liberale e quello socialista


Il ricordo dell'uccisione di Aldo Moro, a quarant'anni di distanza, fa ripensare  al vero obiettivo  che le sedicenti forze rivoluzionarie dell'epoca volevano perseguire: il fallimento del "Compromesso storico" che, a loro avviso, avrebbe  dato un colpo mortale alle lotte di liberazione della classe operaia .
Era invece probabilmente la via italiana per la realizzazione di un vero incontro e collaborazione fra il pensiero liberale e quello socialista.
 Un incontro che il nostro Paese stenta a perseguire: la realizzazione di una società moderna, attenta ai più deboli e capace di organizzare l'amministrazione pubblica e l'intera cultura sociale secondo criteri di solidarietà merito ,professionalità ed efficienza, lasciando  e rispettando altresì il valore dell’iniziativa privata in sinergia con quella pubblica. 
Il secondo grande tentativo è successivo alla svolta della " Bolognina" di Achille Occhetto che, preso atto dei limiti dell'esperienza sovietica dell'URSS, dopo la caduta del muro di Berlino, cercò di traghettare il comunismo italiano verso una moderna Socialdemocrazia. La sua azione, insieme a quella di Prodi, diede  vita a quella che fu la grande esperienza di coalizione dell'Ulivo" che, purtroppo, vide l'emarginazione di Occhetto ed il fallimento del progetto iniziale a causa di divergenze interne con l'ala più intransigente della sinistra italiana.
Per anni , a quel punto ,la narrazione prevalente fu quella di Berlusconi che evidenziò, condiviso da molti , i limiti , ancora presenti , della funzione pubblica spesso inefficace , occupata dalla politica , fonte di corruzione , di assenteismo e di una mentalità diffusa in cui il senso del dovere aveva perso ormai rilevanza.
La conseguenza di quest’analisi  fu quella di sfiducia nell’azione  del “pubblico” rispetto all’iniziativa privata.
Questa crisi della funzionalità pubblica è ancora oggi un potente limite da superare  per affrontare con successo i problemi del nostro Paese che,  continuo a ritenere, hanno bisogno di una virtuosa sinergia fra l’iniziativa privata e pubblica, nel rispetto comune dei principi sanciti dalla nostra Costituzione e dagli accordi internazionali,.
Il terzo grande tentativo originale di realizzare un peculiare incontro fra il pensiero liberale  e socialista   è stato quello della nascita del PD. Questo partito  non solo si è richiamato alla tradizione cattolica progressista italiana, ma ha cercato di fondere insieme ad essa la cultura dei partiti operai socialisti , con un'attenzione anche ai temi liberal progressisti  del partito democratico americano.
Anche questo tentativo sta camminando con difficoltà.
Prima, abbiamo assistito ad un ridimensionamento del ruolo di Prodi e Veltroni  a favore di un'area più di sinistra del vecchio DS . Dopo, con l'avvento  di Renzi si è arrivati  addirittura alla scissione  dell'area più di sinistra e vicina a D'Alema e Bersani.
In qualche modo, le due anime  che si ispirano alla tradizione socialista e liberal progressista/cattolica rimangono distanti e non riescono a fondersi in un progetto sociale comune.
Tutto questo è visibile nella crisi attuale del PD ed influisce sulla sua strategia politica,  .
Le difficoltà nuove, peculiari dei tempi che viviamo, richiedono una capacità d'innovazione anche rispetto ai contenuti della cultura del Novecento ; tuttavia, la sua attualità rimane, a mio parere, ancora  centrale e da essa si deve partire per andare oltre.
 Rimane ancora utile la riflessione di un grande italiano come Einaudi che ci parlava in questi termini dell’uomo liberale e di quello socialista:” I due uomini, pur avversandosi, non sono nemici; perché ambedue rispettano l'opinione altrui; e sanno che vi è un limite all'attuazione del proprio principio. Ambe le specie di uomini sanno di collaborare ad un'opera comune, esaltando al massimo a volta a volta il principio della libertà umana o quello della necessaria collaborazione degli uomini viventi in società; e sanno di essere capaci di vivere ed operare se e finché sono decisi a tollerarsi a vicenda. La stabilità politica e sociale è minacciata solo quando venga meno il limite; e l'uomo liberale rinneghi stoltamente la necessità della collaborazione degli uomini viventi in società o l'uomo socialista neghi il diritto dell'uomo a vivere diversamente dal modo che egli abbia dichiarato obbligatorio. ( tratto da “Discorso elementare sulle somiglianze e sulle dissomiglianze fra liberalismo e socialismo” in Prediche inutili, Einaudi, Torino, 1962).
Forse più che mai, oggi, di fronte agli evidenti problemi  e le difficoltà presenti nel nostro paese, solo una grande sinergia fra l’azione pubblica e privata può fare ripartire uno sviluppo rispettoso della persona e dell’ambiente.
Ad esempio , la flessibilità del fattore lavoro, necessaria perché questo venga indirizzato verso l’impiego più produttivo , non può essere coniugata con delle condizioni generali di vita negative dei lavoratori.
Il peso del processo non può ricadere sulle loro spalle e sono necessarie nuove misure sociali di sostegno alle persone che gli consentano di programmare con entusiasmo la propria vita, di ricevere  un’ opportuna formazione permanente e la valorizzazione del proprio merito. La precarietà, la parcellizzazione, la sottoutilizzazione, il vero e proprio sfruttamento non possono essere permessi. Solo una  nuova organizzazione dei lavoratori che sappia unire destini isolati e divisi ed opportune leggi dello stato possono impedire tutto questo.
La globalizzazione  , la liberalizzazione ,lo sviluppo digitale sono delle grandi opportunità ma allo stesso modo dobbiamo essere in grado di cogliere le possibili conseguenze negative che possono interessare diversi settori produttivi e della popolazione per apportare gli opportuni interventi di sostegno e di riadattamento .
Deve essere adeguatamente rivista l’eccessiva finanziarizzazione dell’economia  che ha spostato sulla pura rendita finanziaria una larga parte delle risorse produttive attraverso operazioni puramente speculative. All’interno di questo problema riveste un’importanza centrale il ruolo del sistema bancario. Siamo certi che le liberalizzazioni Imposte dalla presidenza Clinton al mondo Occidentale siano state tutte positive?  Siamo certi che la vecchia separazione fra Banche d’investimento a rischio e banche di credito ordinario sia superata? Allo stesso modo anche la separazione fra Istituti a breve e lungo termine è superflua? Siamo certi che la risposta  più adeguata sia quella di mantenere l’attuale impostazione delle attività intervenendo solo in caso di crisi con il  “ Bail in” o alternativamente con l’intervento pubblico?
Il mondo speculativo legato a particolari  operazioni su derivati e la moltiplicazione monetaria ottenuta con un utilizzo spregiudicato della cartolarizzazione dei crediti legati ai mutui ha provocato dei forti danni al sistema bancario  che sono ricaduti sull’intera comunità proprio perché era a rischio il risparmio e la stessa sopravvivenza degli istituti di credito ordinario. Bisogna fare in modo di prevenire le crisi rivedendo le attività e non limitarsi a decidere che in caso di dissesto si debbano seguire le regole del “ Bail in”.
Anche questo aspetto richiama alla necessaria sinergia fra il pensiero liberale e quello socialista perché quest’ultimo riesca a porre un limite pubblico che esprima l’interesse dell’intera comunità.
Un altro punto che desidererei sottolineare  è la necessità di operare un forte recupero, grazie alla sinergia fra iniziativa pubblica e privata, dell’attività del nostro sistema produttivo.
Il primo campo è l’innovazione. Le disposizioni legislative che recentemente hanno favorito gli investimenti in tecnologia sono importanti, ma ,accanto a questi, penso che dovremmo continuare a potenziare strategicamente l’attività di ricerca pubblica e privata con un programma nazionale congiunto ed in sinergia dando anche degli sbocchi operativi importanti dove, in presenza di possibilità innovative, il ritorno economico non è immediato e pertanto in una prima fase non appetibile per il solo investimento privato. La fabbrica di  auto elettriche può essere un esempio?
Un secondo campo è quello dell’energia. Il Mezzogiorno italiano ad esempio potrebbe diventare il centro di una importante  produzione di energia solare e geotermica. Possiamo ripetere con successo in quell’area , grazie alle condizioni climatiche, l’esperienza pilota della grande centrale fotovoltaica costruita in Marocco (con importante investimento finanziario della BEI) moltiplicandola.
Innovazione , Energia e tanti altri settori possono vedere  l’importante e ragionata sinergia fra iniziativa privata e pubblica realizzando da un lato la piena occupazione dei fattori produttivi e dall’altro un miglioramento della qualità del loro impiego.
Per ultimo, l’incontro fra il pensiero socialista e quello liberale  debbono tornare a confrontarsi in modo nuovo, pur se sancito da anni dalla nostra Costituzione, sul terreno fiscale. la progressività fiscale non è solo uno strumento per far contribuire ognuno al bene comune in maniera diversificata in base alla propria ricchezza;  ma ,anche uno strumento per evitare l’eccessiva concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi e l’eccessiva disparità dei redditi che oggi osserviamo.
Ciò è particolarmente importante quando ci si trova in una situazione come quella italiana caratterizzata da un forte squilibrio finanziario dei conti dello Stato. In qualsiasi attività l’entità dei debiti contratti per finanziare il proprio investimento ha bisogno che questo sia positivo e produttivo.  Deve  cioè essere in grado di ripagare nel tempo in termini reali sia l’importo del debito che gli interessi relativi. I tempi per lo Stato possono essere anche lunghissimi e permettere pertanto che l’investimento produca i suoi effetti anche lentamente aumentando il PIL e permettendo nel frattempo il pagamento degli interessi all’interno della spesa corrente. Se tuttavia si aggiungono, nel frattempo, altri debiti per nuovi investimenti, si può arrivare ad una situazione in cui l’aumento del PIL non è in grado di sopportare l’intera posizione debitoria a causa anche di un peso eccessivo del costo per interessi  all’interno della spesa corrente, che contribuisce ad aumentare significativamente l’indebitamento strutturale nel bilancio dello Stato. Quando questo si verifica, come nella situazione Italiana in cui il possibile aumento di un solo punto degli interessi sul debito può provocare una spesa aggiuntiva di ca 23MM annui, bisogna prendere coscienza  che non si può proseguire sulla strada dell’indebitamento ma è necessario chiedere un maggior contributo reale ai redditi più elevati , alle rendite ed ai patrimoni elevati.
Spero che queste brevi note  possano essere utili per una riflessione del Partito Democratico sulla propria strategia politica e sulle reali possibilità di collaborazione con altri interlocutori.

martedì 24 aprile 2018

Un patto sindacale contro il precariato



 Forse il principale problema  presente nell'attuale società italiana è che gran parte dei posti di lavoro sono precari , marginali , a tempo parziale ecc. ecc.
 Di questo fenomeno sono maggiormente interessate le giovani generazioni, con i conseguenti problemi sociali  che vanno dalla loro difficoltà di distaccarsi dalla famiglia d'origine fino alla crisi della natalità , al ritorno della forte emigrazione giovanile , al sostanziale sperpero e sottoutilizzazione delle loro competenze, alla difficoltà di pensare ad un possibile congruo  futuro pensionistico . 
Questa massa di persone è sostanzialmente  sola  e disorganizzata all'interno di un mercato sempre più difficile ed incapace di valorizzare efficacemente il fattore lavoro ( pur con i problemi di formazione esistenti) .
Si osserva una grande debolezza della capacità sindacale di organizzare e difendere questi  lavoratori ed i loro diritti. Questo, principalmente perchè la loro azione è rimasta concentrata nella rappresentanza dei lavoratori stabili  occupati a tempo indeterminato e con  tutele come l'art 18 . 
Non se ne esce senza un grande patto  fra le giovani generazioni e gli occupati  stabili tramite un grande sforzo e la trasformazione del ruolo del sindacato. Prima ancora di una nuova rappresentanza politica manca una capacità organizzativa del fattore lavoro in grado di contrattare  le condizioni di lavoro anche per chi non è tutelato , per chi è precario e marginale.
Solo attraverso l'organizzazione  di queste forze e della loro rappresentanza si potranno individuare gli obiettivi di lotta e le richieste  da inoltrare  alle forze politiche per arrivare  al miglioramento delle condizioni generali del lavoro e ridurne drasticamente  l'utilizzo improprio .
E' molto difficile  tutto questo, ma se i lavoratori occupati  a tempo indeterminato inserissero nelle loro piattaforme e scioperassero,  ad esempio, per portare avanti obiettivi di lotta a favore dei precari , contro l'uso improprio delle partite Iva  ecc ecc. questo processo potrebbe essere avviato.

sabato 7 aprile 2018

Per una nuova politica progressista




Non c'è dubbio che la globalizzazione, insieme alla rivoluzione digitale, abbiano cambiato radicalmente il mondo del lavoro.
Oggi, nel nostro paese, osserviamo la presenza di fenomeni complessi sul piano dell'utilizzo della risorsa lavoro.
Da un  lato,  è necessario che vi sia la necessaria mobilità verso gli impieghi più produttivi ;ma ,dall'altro, questo deve essere ottenuto mantenendo i diritti acquisiti dalla  classe dei lavoratori nel corso della storia e fra questi  le necessarie condizioni di stabilità di reddito , di continuità dell’occupazione , la formazione, la possibilità  per ognuno di riuscire, grazie al merito ed alla professionalità, ad avere un miglioramento delle proprie mansioni in termini di maggiore responsabilità  e retribuzione. Anche la possibilità del lavoro  a tempo determinato  o del part time . devono poter essere una risorsa sociale ed un'opportunità in più per chi cerca lavoro e non una condizione di precarietà generale e di sfruttamento.
La politica e soprattutto la sua parte progressista devono porre al primo posto del loro programma d'intervento la tutela  di questi diritti e di queste persone. Da questo dipende l'equilibrio e la stessa valutazione del benessere  e della qualità della società a cui si appartiene; il valore del suo sistema di produzione ed organizzazione sociale.
Quello che ad esempio , col senno del poi , si è rivelato un grande errore è stato di concepire  l'introduzione dello Jobs act e l'abolizione dell'art 18 senza  realizzare allo stesso tempo un sistema di protezione dalla disoccupazione anche di lunga durata  ed il funzionamento immediato  e valido del processo di ricollocamento. Un ammortizzatore sociale , in sostanza, che conducesse per mano il lavoratore  fino alla prossima occupazione senza lasciarlo mai solo, consentendogli  di   mantenere la sua piena dignità ed il senso di appartenenza alla comunità in cui vive.
Un altro punto da affrontare subito è l'introduzione del salario minimo legale  con un importante aumento di almeno un terzo in più per quello precario. Questo è da fare subito per scoraggiare un utilizzo del lavoro precario improprio e sostitutivo di quello a tempo indeterminato. Si è parlato di un salario minimo di ca. 9 o 10 euro  l’ora. Bene , per il lavoro precario si dovrebbe passare ai 13 euro l’ora.
Questi due punti non sono stati portati avanti in maniera organica nel programma dell’area progressista,  lasciando l'iniziativa politica  e, di fatto, la rappresentanza dei ceti popolari al M5S.
Oggi, poi, la critica principale che viene posta nei confronti degli ammortizzatori sociali  a favore della marginalità , dell’inoccupazione e della disoccupazione è che  se manca il lavoro  questi rischiano di diventare dei sussidi a vita  togliendo risorse  all’attuazione di  politiche per  la creazione di nuovi posti di lavoro . In realtà i due processi  ma coesistono e ne permettono la sostenibilità sociale complessiva. 
Ma,  chi crea i posti di lavoro? In quali settori e come?
Tutto questo non è inevitabilmente legato ad uno sviluppo disordinato dell'iniziativa privata anche se essa è insostituibile e primaria: E' importante capire che in ogni società avanzata il ruolo dello Stato e della politica sono importanti per realizzare di volta in volta  una sinergia virtuosa fra iniziativa privata ed investimento pubblico  che rappresenta un vantaggio competitivo ed una direzione di equilibrio per lo sviluppo economico.

Se guardiamo la storia passata questo è accaduto ovunque e anche nel nostro paese. E' accaduto nei grandi processi di trasformazione industriale  con l’azione dello Stato nelle  realizzazione delle grandi infrastrutture ( ferrovie ,. elettrificazione , reti telefoniche , autostrade stradali e digitali, ricerca  aerospaziale ecc. ecc.).Può essere importante  anche in Italia per lanciare produzioni come l'auto elettrica o la realizzazione di nuove centrali fotovoltaiche  o ancora per la banda larga o un vasto programma di ricerca scientifica pubblico /privato, la messa in sicurezza del territorio , una valorizzazione del patrimonio culturale, artistico paesaggistico , turistico  ecc. ecc.
Un piano nazionale del lavoro potrebbe essere una grande rivoluzione da mettere in atto con una sinergia fra pubblico e privato realizzando un grande polmone di lotta alla disoccupazione.
Anche questo è un punto che manca nella strategia politica della sinistra che è totalmente subordinata ad una concezione che lascia solo all’iniziativa privata la possibilità di creare occupazione produttiva.
Per ultimo, ritengo utile affrontare il problema delle risorse finanziarie .
Sento rivalutare, all’interno del  dibattito politico,  la strada del disavanzo di bilancio e del suo finanziamento attraverso l’aumento del debito pubblico senza  ricordarci che  in tempi passati il sistema Italia  basato sulla Lira ha già abbondantemente utilizzato la svalutazione e l'inflazione a due cifre. Per combattere, tuttavia,  i suoi effetti  devastanti nei confronti del reddito fisso  dei lavoratori  aveva introdotto la " scala mobile"  e  comunque pagava interessi importanti sui titoli di stato per offrire un investimento  ai risparmiatori capace di mantenere il valore del proprio capitale nel tempo. Siamo dovuti uscire da quella spirale con grandi sacrifici e rinunciando sia alla sottoscrizione del debito pubblico da parte della Banca d'Italia ( valvola di sicurezza di fronte alle tensioni del mercato)  sia alla scala mobile . Dobbiamo riuscire a fare i conti , in questo momento, con le nostre risorse reali . C'è un limite all'indebitamento di un'impresa o di una famiglia ed è quando il peso degli oneri finanziari erode i margini di sopravvivenza  della stessa.
Vogliamo arrivare al default?
Stiamo pur certi che in quel caso non saranno gli altri paesi europei a mettersi sul " groppone “ un peso finanziario di ca. 2,300 MM di euro. Ci diranno sbrigativamente : Fuori dall'euro!.
 Allora, fare conto sulle proprie risorse significa porre la questione di una ben maggiore progressività delle imposte dirette tale da permettere maggiori introiti annui per le casse dello Stato di almeno 10MM. Sarà probabilmente necessario aumentare anche le imposte sui consumi (non di prima necessità), reintrodurre le tasse sulla prima casa e aumentare le cedolari secche e le tassazioni sui patrimoni finanziari e sulle successioni. Adoperarsi insieme agli altri paesi europei perché le multinazionali del web paghino le tasse nei paesi in cui realizzano i profitti.
Tutto questo ha anche bisogno di una diversa macchina dello Stato , di una semplificazione burocratica complessiva e di una profonda riflessione sul suo funzionamento. Bisognerà inevitabilmente ritornare  nel futuro sui temi che troppo superficialmente sono stati bocciati nel corso dell’ultimo referendum istituzionale. Bisogna  cambiare la macchina dello Stato in senso meritocratico e progettuale. Questa è un'operazione che durerà anni, ma bisogna cominciare subito   intervenendo su tutti i settori ( giustizia, scuola , sanità , amministrazione, sicurezza, carceri   ecc. ecc.)
Non è una passeggiata! Presenta  caratteristiche di tale discontinuità da richiedere un atteggiamento radicale, adatto ai cambiamenti epocali.

giovedì 15 marzo 2018

Più Stato e più Democrazia



E’ ormai opinione comune  all’interno del dibattito intellettuale e politico  che il ruolo dello Stato nelle società moderne sia essenzialmente quello di creare le condizioni per  lo sviluppo,  limitandosi cioè  ad intervenire direttamente nella realizzazione delle infrastrutture , offrendo adeguati servizi   e regole che favoriscano la nascita e lo sviluppo dell’impresa . Lo stato sociale deve poi intervenire offrendo e garantendo  a tutti i suoi cittadini i servizi essenziali  di una comunità : l’istruzione , la salute, la giustizia, i servizi essenziali  di regolamentazione ed infine  gli ammortizzatori sociali nei confronti dei più deboli siano essi gli anziani , le donne , i bambini , i marginali  i disoccupati ecc. ecc .
Ma cosa sta richiedendo  e/o cosa deisdera normalmente la popolazione  in una  situazione di crisi?
Quando cioè le varie parti di una comunità stentano a funzionare ed entrano in difficoltà non riuscendo ad utilizzare in maniera virtuosa le risorse presenti  e i vari fattori di produzione?
Quando gli ostacoli  sono talmente importanti da non poter essere affrontati privatamente e singolarmente?
In questi casi la comunità desidera far fronte comune e richiedere alle proprie Istituzioni un intervento risolutore più forte e più ampio che, di volta in volta, sia capace d’individuare i problemi esistenti ed attuare le necessarie soluzioni.
Quando poi questo non accade, nasce la sfiducia nella classe dirigente, se ne valuta  l’operato  e si può sentire come insopportabile la sua distanza  e la sua sostanziale impermeabilità alla vita delle persone comuni .
Nasce in tal modo il concetto di “casta” . un modello di potere separato  dalle esigenze dei cittadini, che pretende di rappresentare, ma  che in realtà persegue degli obiettivi privati e personali.
Vi è un problema  generale delle moderne società occidentali  che fa sentire i cittadini in qualche modo esclusi dalla gestione della propria vita  ed in cui le scelte generali sembrano appartenere ad un mondo troppo distante ed in qualche caso con dimensioni sovranazionali incontrollate,  siano esse costituite da aziende private che da stati esteri o da organismi internazionali.
Tutto questo genera il desiderio di ritornare all’interno di confini più controllabili e più diretti che possano entrare più facilmente in relazione con le esigenze delle persone . La difficoltà democratica e della partecipazione consapevole del cittadino alle scelte che lo riguardano  lo porta a privilegiare una dimensione  più controllabile e a dare la fiducia a quelle forze politiche che si richiamano maggiormente ad una dimensione  territoriale  a lui più vicina sia essa a carattere regionale o nazionale. Tutto questo per poter avere la possibilità d’incidere sul malessere profondo della società in cui vive. Le basi di questo malessere cambiano ovviamente  a seconda della comunità in esame e possono avere caratteristiche diversissime ma quello che sembra accumunarle  è una significativa richiesta di più Stato e più Democrazia.
Paradossalmente, anche quando ci troviamo di fronte all’affermazione di un personaggio come Trump negli Usa,  siamo di fronte alla richiesta che lo Stato intervenga maggiormente a tutela dei propri confini e degli interessi di  settori della propria comunità, messi in difficoltà  dall’immigrazione di merci e di uomini. Non  è indicato ovviamente il modo, che può essere molto diverso,  ma viene posto con forza un problema. Allo stesso tempo, vengono rimossi  ed indicati come appartenenti alla “ casta”, responsabile delle difficoltà, coloro che sono stati  al potere in questi anni.
Un percorso analogo sembra essere avvenuto in Italia con la recente affermazione politica  in particolare del M5S e della Lega Nord. Ambedue  hanno un atteggiamento sostanzialmente sovranista  e diffidente  delle intromissioni sovranazionali nel nostro Paese, sia che provengano dalle grandi multinazionali, sia dalle regole europee, sia  dalle conseguenze della globalizzazione economica.
Desiderano più Stato per un controllo ed una gestione adeguata di questi processi.
In particolare, la Lega Nord si è distinta per una promessa nel campo della gestione della sicurezza  e della gestione dell’immigrazione. Il M5S  per tutto quello che riguarda  l’incapacità del sistema Italia di gestire adeguatamente la risorsa lavoro , in relazione anche al problema del sottosviluppo del Mezzogiorno .
Ancora una volta più Stato  che , attraverso la misura del reddito di cittadinanza, metta un argine alla piaga della disoccupazione e del precariato.
Insieme i due movimenti rappresentano anche un segnale di rivolta popolare  nei confronti della  “ Casta”  e sottolineano continuamente la loro estraneità nei confronti della stessa.
Più Stato e più Democrazia che il M5S  proclama di attuare addirittura in forma diretta, grazie all’utilizzo della digitalizzazione informatica. In questo senso assume anche i connotati della possibile opportunità democratica offerta dalla tecnologia : Il nuovo e il moderno contro il vecchio .
Il senso comune, presente all’interno della popolazione, sembra pertanto essere quello dell’incapacità autonoma del sistema Italia  di offrire delle  soddisfacenti opportunità di vita e di lavoro. Ciò coinvolge sia il sistema economico  e l’impresa privata che l’efficienza e la  capacità delle istituzioni pubbliche.
 Il mercato del lavoro presenta  un quadro sconsolante di utilizzazione delle risorse impiegate molto spesso al di sotto delle proprie capacità , in maniera saltuaria, precaria e sottopagata. Nel mezzogiorno è molto diffuso il caso in cui l’illegalità diffusa  di gestione della risorsa lavoro sia l’unico modo esistente per sopravvivere; ma, questo si chiama  sottosviluppo e sfruttamento.
 La presenza in questi anni dell’investimento straniero spesso si è rivelata un’ulteriore operazione di spoliazione del patrimonio produttivo italiano. L’acquisizione d’importanti marchi  ha portato, in molti casi,  al successivo ridimensionamento dell’attività o addirittura alla sua delocalizzazione produttiva.
Quando l’attività libera e l’organizzazione generale della società presentano  problemi strutturali di tale livello è necessario probabilmente uno sforzo comune delle istituzioni e dell’intera comunità per risolverli. Probabilmente non è neanche sufficiente parlare di riforme strutturali, se esse non riescono contemporaneamente a mobilitare risorse finanziarie, uomini e conoscenze per avviare i processi di trasformazione fino a  farli decollare.
 Per tutto questo tempo le persone richiedono un maggiore intervento dello Stato, realizzato anche nei modi di un maggior coinvolgimento democratico delle persone stesse. Un intervento dello Stato che, oltre a rimuovere in molti casi gli ostacoli allo sviluppo, se ne faccia  artefice diretto,  come avvenne nel caso della formazione dell’ENI , della società Autostrade, della RAI TV, della Telecom, della Finmeccanica, delle Ferrovie , delle Poste italiane  ecc. ecc. che, oltre a far decollare  importanti  settori produttivi e di servizi  fondamentali per l’intero sviluppo economico del paese, offrirono importanti  sbocchi di lavoro produttivo per intere generazioni .
Le persone chiedono alle istituzioni non solo una situazione di  piena occupazione, ma anche che la qualità della stessa sia  tale da garantire la dignità della persona all’interno della comunità. Gli ammortizzatori sociali ,sotto forma di reddito di cittadinanza od altro ancora, sono richieste precise nei confronti della classe dirigente  del Paese del fatto che la sua crescita economica  si traduca in una gestione ottimale della risorsa lavoro e che il costo della possibile flessibilità  e discontinuità occupazionale, utile ad assicurare il migliore impiego produttivo,  non sia pagato da una peggiore condizione di vita delle persone e dei lavoratori . Che la crescita della ricchezza di una nazione sia più equamente distribuita, assicurando a tutti un miglioramento, senza dover assistere, invece, ad un aumento delle disuguaglianze.
Maggiori opportunità  per l’investimento privato,  è vero, ma con un intervento pubblico diretto nei settori strategici e nell’innovazione che stentano a decollare. Con una gestione della risorsa lavoro  che garantisca le persone e la continuità di reddito e di contribuzione nei periodi di disoccupazione  ,in cambio di  formazione e lavoro socialmente utile ( da ridefinire opportunamente in senso produttivo e secondo progetti centralizzati).
Maggiore intervento dello Stato nella gestione degli immigrati , uscendo da questa situazione  d’incertezza, mettendo  tutti al lavoro  socialmente utile,  in attesa di una definizione della loro  posizione, e  ridefinendo subito gli accordi di Dublino. Da rivedere anche l’utilità di affidare ai privati la gestione dell’accoglienza.
Maggiore intervento dello Stato  per estirpare la piaga della presenza della criminalità organizzata in tutto il nostro paese e particolarmente nel Mezzogiorno . Questo è un ulteriore importante ostacolo allo sviluppo delle imprese.
Maggiore intervento dello Stato per recuperare le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione di questi progetti. Questo significa capire  anche la qualità dei nostri rapporti con l’Europa  e se è vero o meno che la limitazione della spesa pubblica ci venga imposta dall’estero. Vi è un “sentiment” diffuso che questo sia vero, sottovalutando che l’ulteriore aumento a credito della spesa comporterebbe un aumento del debito pubblico tale da diventare insostenibile di fronte ad un possibile e probabile rialzo dei tassi d’interesse, portandoci al fallimento. Questo succederebbe anche in caso di uscita dall’euro e   facendo comprare al Tesoro ed al sistema  bancario l’emissione del nostro debito. La svalutazione conseguente della nostra moneta e l’inflazione a due cifre che ne deriverebbe,  a causa principalmente dei costi dell’importazione, sarebbe tremenda e punirebbe proprio i ceti popolari e a reddito fisso.
Le risorse vanno prese dagli impieghi improduttivi , rivedendo opportunamente la spesa pubblica ( spending review) dai redditi elevati ,dai patrimoni elevati;  forse anche da alcune tipologie di consumo con un atto generale di maggiore solidarietà reciproca. Su questo nessuno ha voglia di riflettere ed in un modo e nell’altro evitiamo di affrontare il problema;  peggio, di volta in volta, le forze politiche individuano dei responsabili che una volta eliminati porrebbero fine a tutti i problemi : evasione fiscale ( importante è vero, ma non del tutto risolutiva) costi della politica ( vero ma il cui importo non è così decisivo)  ecc. ecc.  
Non vi sembra che, in qualche modo,  vi sia stata una maggiore attenzione su questi problemi e su queste richieste proprio da parte delle forze politiche che hanno vinto le  ultime consultazioni elettorali?
Non parlo della validità delle loro soluzioni, che sono molto discutibili, ma,  come è accaduto altre volte, cerchiamo di capire che il successo dell’avversario è spesso legato al fatto di essere riuscito a stare in qualche modo dentro ai problemi avvertiti dalle persone.  

martedì 6 marzo 2018

Dopo la sconfitta elettorale ,verso il nuovo Congresso




La qualità dell'elaborazione politica e dei contenuti che un partito esprime  non è mai separata dalla sua  modalità organizzativa , dalla sua capacità, cioè, di far veicolare al suo interno i contenuti e le esigenze presenti  nella sua base di militanti, simpatizzanti ed  elettori. 
E' inoltre importante che essi stessi riescano a sviluppare un intenso rapporto di impegno e presenza all'interno dei territori , del lavoro e di tutte quelle situazioni di movimento  e di lotta presenti nel Paese, sui diversi problemi che lo occupano.
La validità dei contenuti espressi da un partito dipende molto dalla qualità di questo processo democratico interno e della sua permeabilità  e presenza all'esterno. 
I tre  profondi traumi, che hanno letteralmente investito la recente storia del PD  in Italia, mettono in evidenza la necessità di una profonda  rifondazione dello stesso, che non può essere disgiunta da una riconsiderazione della sua organizzazione.
 Parlo della grave sconfitta del Referendum, della scissione successiva  e del recente disastro elettorale .
 Quello che vediamo oggi caratterizzare la vita del partito è la presenza di tanti altri partiti interni , le cosiddette correnti organizzate, che monopolizzano l'unico dibattito politico interno esistente senza di fatto mai trovare un terreno di confronto reale in un articolato sistema organizzativo democratico della sua base. 
Accanto a questo  , mentre viene demandata alla presenza sui mass media l'espressione delle diverse posizioni politiche delle correnti,  si chiede poi alla primarie  di realizzare la legittimazione democratica di tutto questo,  con la votazione congiunta dei militanti e degli elettori.
Si crea di fatto , in questo modo,  una profonda separazione fra il mondo della politica organizzata di vertice  e la base disorganizzata, ridotta al ruolo di spettatore votante. Dobbiamo rifondare il processo della partecipazione  democratica alla formazione  dei contenuti e della classe dirigente,  rivitalizzando la struttura organizzativa dei partiti attraverso le nuove possibilità offerte dalla digitalizzazione.
Il Movimento Cinque Stelle è stato il primo a cogliere questa opportunità,  permettendo una larga partecipazione e allo stesso tempo una forte riduzione dei costi  di gestione dell'organizzazione politica. Quello che  mi sembra criticabile è il non aver sufficientemente capito e praticato, in maniera trasparente,   la realizzazione del processo di delega  e di formazione della classe dirigente attraverso un percorso organizzativo e democratico di assunzione di responsabilità.
La principale conseguenza è che la formazione dei contenuti è stata di fatto affidata all'esterno, a dei tecnici di fiducia.
Quell'esperienza ci avverte sull'importanza che si realizzi, al contrario,  la formazione di un'intelligenza collettiva all'interno delle organizzazioni di partito, che  faccia tesoro sia dell'esperienza di base e dei rapporti con i problemi  del lavoro , sociali e del territorio vissute direttamente  dai propri militanti all'interno dei movimenti , sia  delle competenze tecniche presenti al proprio interno.
La qualità del processo è la garanzia della validità dei contenuti che hanno la possibilità di recepire i problemi e di proporre delle risposte collettive agli stessi. 
In tema di contenuti  è particolarmente  evidente come la situazione italiana delinei la necessità di una riformulazione della politica progressista . In particolare,  già dagli anni '90 , l'affermazione della nuova destra di Berlusconi evidenziò quello che ormai era un "sentiment" presente  nel Paese: una profonda sfiducia nella gestione della funzione pubblica , troppo spesso inefficiente, parassitaria e fonte di corruzione .
Quella che era stato uno degli aspetti peculiari dello stato sociale per lottare la disoccupazione, era diventato uno dei mali del nostro Paese : sacche di parassitismo e burocrazia che gravavano su tutti i settori produttivi . Un clientelismo politico ed un'occupazione  dello Stato e dell'economia da parte dei partiti  che era stata già criticata e messa in evidenza dallo stesso Berlinguer , in un suo lucidissimo discorso. Non una sorveglianza politica dell'economia,  correggendo con l'espressione della volontà generale i difetti del mercato, ma l'occupazione di potere da parte dei  gruppi politici per il proprio particolare interesse. 
La contemporanea crisi definitiva del modello centralizzato ed autoritario  socialcomunista, con la caduta del muro di Berlino, poneva contemporaneamente la necessità di una rifondazione del modello culturale ed ideale del movimento progressista. Accanto a questi fenomeni, nel mondo del lavoro, pur rimanendo forte il concetto della tutela dei diritti, si faceva sempre più strada la richiesta della valorizzazione del merito come strumento di verifica dell'impegno personale  e della validità oggettiva e misurabile dei risultati ottenuti legati alla progettualità . Dal punto di vista internazionale, in questi anni.   lo sviluppo della globalizzazione ha permesso inoltre una maggiore permeabilità fra i diversi paesi ma anche la necessità di un confronto continuo  con una dimensione e  delle regole internazionali, con altre culture, con le conseguenze del riassetto politico ed economico d'importanti aree territoriali, con i successivi movimenti della popolazione . 
Il  mondo progressista, investito anche dai problemi conseguenti alla crisi economico finanziaria del 2007, stenta, in tutto l'Occidente,  a trovare una propria ed originale  collocazione  all'altezza dei nuovi problemi . Vi è contemporaneamente la necessità di portare avanti un percorso di modernizzazione dello stato sociale e delle relazioni del lavoro e dall'altro di una gestione equilibrata dei rapporti  con l'estero. Tutto questo, rifondando e ribadendo l'attualità della funzione pubblica  e dello stato sociale, patrimonio della cultura progressista europea. Fra i primi obiettivi vi è sicuramente il completamento della  Flexsecurity, di una grande riforma fiscale che assicuri l'equilibrio dei conti pubblici. la riduzione del cuneo fiscale del lavoro spostandone il peso sui consumi , sulle proprietà immobiliari, sui patrimoni finanziari e su di una maggiore progressività sui redditi elevati , una riforma ampia della Pubblica amministrazione che ne aumenti la generale produttività, investimenti pubblici nell'innovazione, nell'energia e nella cura del territorio, una riforma della giustizia . 
Il Partito democratico può ancora provare ad affrontare questa difficile sfida presente nella società italiana  promuovendo per prima cosa la rifondazione  della partecipazione  politica  al suo interno, come rivitalizzazione del processo di formazione della sua classe dirigente e dei contenuti politici . L'utilizzo della cultura digitale  unita all'incontro fisico sui territori e nelle situazioni di lavoro e sociali può essere la strada da percorrere. Non una presenza disordinata e propagandistica sui vari "social", ma un  incontro fisico e digitale  realizzato attraverso la sintesi e l'incontro  fra i circoli online e quelli territoriali , a livello provinciale, potrebbe costruire l'ossatura di questo processo, superando i problemi di discontinuità di relazione e di elaborazione ,dovuti  alle difficoltà di militanza legata ai problemi di tempo e di spazio. Ridare la giusta rilevanza a questi nuovi circoli  può essere la strada da seguire, legando anche a questa esperienza  il percorso di delega  e di formazione della nuova classe dirigente. Il dibattito politico ed il confronto fra le diverse posizioni organizzate deve misurarsi all'interno delle strutture  di base  e trovare spazio e legittimità all'interno di queste .
 E' con questo metodo di lavoro che dovremmo porci l'obiettivo di organizzare il prossimo Congresso del partito  per l'elezione della nuova segreteria, lasciando alle primarie solo il compito finale della scelta  fra i candidati e le  posizioni  risultate maggioritarie fra i militanti. 

venerdì 2 marzo 2018

Completare la Flexsecurity


Il mancato  completamento della Flexsecurity  rappresenta il tallone d'Achille del movimento progressista sul tema del lavoro   sia nei confronti  della sinistra estrema, che vorrebbe ritornare all'art 18 , sia del M5S  con la sua proposta del reddito di cittadinanza, sia  di chi crede ,come la destra, che tutto dipenda unicamente dal dirottare le risorse dallo Stato al privato per ottenere una crescita economica  capace  di dare lavoro a tutti, senza poi vedere i limiti di un mercato totalmente libero. 
 Ci vogliono risorse aggiuntive che in  parte possono venire dal ridimensionamento della spesa pubblica  in settori razionalizzabili con l'utilizzo del digitale, in parte hanno bisogno di un periodo eccezionale  di maggiori entrate fiscali. Gli ultimi dati ISTAT parlano di ca tre milioni di disoccupati in Italia . Ci vogliono almeno ca 30/40MM di maggiori risorse annue stabili aggiuntive per affrontare il problema in maniera compiuta.
 La mia impressione è che nelle situazioni eccezionali occorrano misure eccezionali, ma la maggior parte della popolazione  tenda a voltare le spalle. C'è sempre un buon motivo per rimandare il problema: l'inefficienza , l'ingiustizia , l'evasione fiscale , la criminalità , la casta politica, ecc ecc. Vi è una totale sfiducia nella " Cosa" pubblica  e lo slogan che accomuna tutti sembra essere quello della  " riduzione fiscale " generalizzata, quando, invece, andrebbe perseguita esclusivamente quella del  cuneo fiscale sul lavoro. 
Manca soprattutto la credibilità e la forza di un gruppo politico che sappia galvanizzare gli animi  suscitando  un movimento collettivo di ripresa del nostro paese.
Il primo punto è il lavoro e la sicurezza sociale . Il secondo punto è la sicurezza sociale e il lavoro .
Le risorse necessarie  sappiamo tutti da dove possono e devono venire, non certo da un maggiore squilibrio dei conti e del debito pubblico. Per esemplificare diciamo che  le risorse aggiuntive necessarie possono venire dalla maggiore progressività fiscale sui redditi IRPEF elevati , la reintroduzione della tassa sulla prima casa, una maggiore tassazione sui consumi ( con opportuna selezione ), la capacità di completare il percorso di tassazione sulle grandi compagnie del WEB , una  maggiore  tassazione progressiva sulle ricchezze finanziarie, forse anche una revisione di tutte le cedolari e tassazioni secche: dai fitti , ai dividendi ecc. ecc. ecc.
 Tutte cose che si possono e si devono fare.
E' indispensabile per il futuro della nostra società che esista un  sussidio di disoccupazione che accompagni il lavoratore per tutto il periodo necessario al reinserimento in un nuovo posto di lavoro. Esso deve essere unito ad  un percorso di ricollocamento e dall'utilizzo in  lavori socialmente utili che andrebbero coordinati fra il  livello centrale e quello locale. Quando si pensa a lavori socialmente utili  è bene non riferirsi, inoltre,  a lavori improduttivi o marginali ; ma, al contrario , produttivi di ricchezza per la collettività. Per questo ritengo necessario che si apra un ampio dibattito su questo punto e su come vada gestito e coordinato. Con quali progettualità , quali obiettivi misurabili e quali responsabilità. 
Procedere  su questi punti significa anche porre dei limiti  reali al dilagare dei rapporti di lavoro precario e marginale. E' utile tra l'altro la proposta dell'introduzione del salario minimo legale ed aggiungerei che questa dovrebbe essere applicata con una maggiorazione  di costo di  un terzo nel caso di lavoro precario ed a tempo determinato.  
Fatto questo, si è appena cominciato, perché è necessario  che l'amministrazione pubblica sia complessivamente più produttiva e meritocratica  e che ogni euro speso produca un adeguato maggior ritorno economico. Bisogna procedere quindi,al completamento rapido di tutte le riforme strutturali, semplificazione burocratica e sicurezza sociale. 
Mi auguro che, a partire dal dopo elezioni, si cominci a ragionare velocemente su questi punti e che il Partito Democratico assuma la guida di questo processo.

sabato 24 febbraio 2018

L'IMMAGINAZIONE AL POTERE




Tanti, troppi segnali ci mostrano l’esaurimento , la fine  della spinta emotiva ed ideale di quella generazione , nata alla fine della seconda guerra mondiale, che fu chiamata dei “ Baby boomers”.

Una generazione nata dopo la guerra e che, fino ad oggi, ne è stata sostanzialmente risparmiata, godendo nel frattempo i benefici di uno dei più lunghi periodi di espansione economica e di benessere della storia umana.

È stata una generazione che ha sognato un nuovo modo di vita , che ha creduto nel cambiamento sostanziale  dello sviluppo in senso egualitario e transnazionale, pacifista e libertaria, ma che oggi sembra incapace di avere ancora qualcosa da dire nei confronti dello scenario successivo alla grande crisi finanziaria economica globale  iniziata nel 2007/2008.

La globalizzazione economica, che era stata un’opportunità di sviluppo per i paesi emergenti e un miglioramento delle possibilità  di consumo  a prezzi più bassi, si è trasformata lentamente  nell’imputato principale responsabile di un progressivo ritorno alla guerra commerciale  ed al sovranismo nazionale.
I livelli d’ineguaglianza sono aumentati, insieme alla concentrazione delle ricchezze in un sempre minor numero di famiglie.
Lo stesso sviluppo dell’economia digitale, invece di rappresentare una grande opportunità di sviluppo globale, accompagnato da un miglioramento complessivo delle condizioni di lavoro e di vita per tutti, rischia di essere utilizzato    per un ulteriore sfruttamento,  con relativa perdita di posti di lavoro e l’aumento della sottoccupazione e del precariato.

Gridavamo “l’immaginazione al potere” ed adesso non sappiamo neanche di cosa stiamo parlando . Abbiamo lasciato incompiute tutte le rivoluzioni iniziate per il cambiamento e l’innovazione  nei diversi settori  lasciando che se ne appropriassero gli opportunisti , snaturando il segno del cambiamento, in modo che alla fine regnasse il più grande disordine  e la più colpevole inefficienza.
Abbiamo rivendicato la dignità di ogni essere umano ed il rispetto per la persona e piano piano abbiamo permesso che la giusta meritocrazia venisse scambiata per principio di prestazione in base a cui giudicare il valore delle persone ed il loro diritto al rispetto sociale.
I nostri figli si dibattono attorno a questi concetti sentendosi sempre inadeguati rispetto alle richieste sociali che sentono incombere su di loro.
Stiamo perdendo quei margini di solidarietà sociale che erano stati conquistati per ritrovarci pian piano a difendere con le unghie e con i denti il nostro lembo di terra.

Dove sono  le nostre speranze?
Dove sono le nostre canzoni ,i nostri amori, le nostre manifestazioni , i nostri concerti , i nostri artisti , i nostri film , i nostri progetti, i valori per cui abbiamo combattuto?

Il nuovo Medio Evo è già alle porte; anzi, un tardo Medio Evo , un ‘età di mezzo in cui non sappiamo ancora raccapezzarci, dopo aver perso tutte le nostre ideologie , le religioni , le fedi senza averne ancora costruite altre.

Crediamo di essere estremamente liberi ed invece siamo solamente confusi!
Siamo liberi, è vero, di poter reinventare  tutto se solo ne fossimo capaci; ma, non riusciamo neanche a parlarne insieme!

La nuova civiltà mostra già i suoi segni .Parliamo  tramite il computer e lo smartphone e spesso, per strada,  sembriamo tanti fantasmi persi ognuno davanti al suo piccolo schermo. Sempre più incapaci di ammirare la natura che ci circonda, ma ammaliati dall’immagine che, lontana migliaia di chilometri, ci giunge sullo schermo.Eppure, tutto questo rappresenta una grande opportunità che ci permette di superare i limiti del tempo e dello spazio se solo l’equilibrio ci permettesse di dominarla.
 Nuove tecnologie sono già alle porte  e modificano l’assetto lavorativo, ma nulla ci garantisce, come sempre, che questo rappresenterà una reale opportunità  di miglioramento per tutti. Questo dipende solo da noi e mai da nessuna tecnologia, che anzi, forse, amplifica il dilemma morale.

Milioni di affamati vanno in giro per il mondo e spesso non ci basta solo la loro miseria , ma pretendiamo anche il loro controllo ed  il pieno asservimento
.
Superbi stronzi, abbiamo pensato che gli schiavi fossero il retaggio di civiltà inferiori!

Abbiamo affermato  che mai più avremmo assistito a persecuzioni e lager; come se la stupidità , la ferocia , l’egoismo , la paura fossero superabili  dall’intera società all’interno del divenire storico e non dipendessero invece ogni secondo dalle nostre scelte e dal nostro impegno.

Non ho paura del domani, ma non penso neanche che ci porti inevitabilmente un  mondo migliore!

Parliamoci l’un l’altro , guardiamo insieme il nostro passato e cerchiamo umilmente di considerare con rispetto quello che di buono  ci è stato tramandato ed abbiamo fatto o cercato di fare.
Riprendiamo le fila del discorso con pazienza e mettiamoci al lavoro ed al servizio delle nuove generazioni offrendo loro quello che può essere utile della nostra esperienza. Ascoltiamo i nostri figli, stiamo accanto a loro e cerchiamo di tenere  sempre un piccolo posto nel nostro cuore per le ragioni dell’altro , del più umile, dell’inascoltato.