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giovedì 15 marzo 2018

Più Stato e più Democrazia



E’ ormai opinione comune  all’interno del dibattito intellettuale e politico  che il ruolo dello Stato nelle società moderne sia essenzialmente quello di creare le condizioni per  lo sviluppo,  limitandosi cioè  ad intervenire direttamente nella realizzazione delle infrastrutture , offrendo adeguati servizi   e regole che favoriscano la nascita e lo sviluppo dell’impresa . Lo stato sociale deve poi intervenire offrendo e garantendo  a tutti i suoi cittadini i servizi essenziali  di una comunità : l’istruzione , la salute, la giustizia, i servizi essenziali  di regolamentazione ed infine  gli ammortizzatori sociali nei confronti dei più deboli siano essi gli anziani , le donne , i bambini , i marginali  i disoccupati ecc. ecc .
Ma cosa sta richiedendo  e/o cosa deisdera normalmente la popolazione  in una  situazione di crisi?
Quando cioè le varie parti di una comunità stentano a funzionare ed entrano in difficoltà non riuscendo ad utilizzare in maniera virtuosa le risorse presenti  e i vari fattori di produzione?
Quando gli ostacoli  sono talmente importanti da non poter essere affrontati privatamente e singolarmente?
In questi casi la comunità desidera far fronte comune e richiedere alle proprie Istituzioni un intervento risolutore più forte e più ampio che, di volta in volta, sia capace d’individuare i problemi esistenti ed attuare le necessarie soluzioni.
Quando poi questo non accade, nasce la sfiducia nella classe dirigente, se ne valuta  l’operato  e si può sentire come insopportabile la sua distanza  e la sua sostanziale impermeabilità alla vita delle persone comuni .
Nasce in tal modo il concetto di “casta” . un modello di potere separato  dalle esigenze dei cittadini, che pretende di rappresentare, ma  che in realtà persegue degli obiettivi privati e personali.
Vi è un problema  generale delle moderne società occidentali  che fa sentire i cittadini in qualche modo esclusi dalla gestione della propria vita  ed in cui le scelte generali sembrano appartenere ad un mondo troppo distante ed in qualche caso con dimensioni sovranazionali incontrollate,  siano esse costituite da aziende private che da stati esteri o da organismi internazionali.
Tutto questo genera il desiderio di ritornare all’interno di confini più controllabili e più diretti che possano entrare più facilmente in relazione con le esigenze delle persone . La difficoltà democratica e della partecipazione consapevole del cittadino alle scelte che lo riguardano  lo porta a privilegiare una dimensione  più controllabile e a dare la fiducia a quelle forze politiche che si richiamano maggiormente ad una dimensione  territoriale  a lui più vicina sia essa a carattere regionale o nazionale. Tutto questo per poter avere la possibilità d’incidere sul malessere profondo della società in cui vive. Le basi di questo malessere cambiano ovviamente  a seconda della comunità in esame e possono avere caratteristiche diversissime ma quello che sembra accumunarle  è una significativa richiesta di più Stato e più Democrazia.
Paradossalmente, anche quando ci troviamo di fronte all’affermazione di un personaggio come Trump negli Usa,  siamo di fronte alla richiesta che lo Stato intervenga maggiormente a tutela dei propri confini e degli interessi di  settori della propria comunità, messi in difficoltà  dall’immigrazione di merci e di uomini. Non  è indicato ovviamente il modo, che può essere molto diverso,  ma viene posto con forza un problema. Allo stesso tempo, vengono rimossi  ed indicati come appartenenti alla “ casta”, responsabile delle difficoltà, coloro che sono stati  al potere in questi anni.
Un percorso analogo sembra essere avvenuto in Italia con la recente affermazione politica  in particolare del M5S e della Lega Nord. Ambedue  hanno un atteggiamento sostanzialmente sovranista  e diffidente  delle intromissioni sovranazionali nel nostro Paese, sia che provengano dalle grandi multinazionali, sia dalle regole europee, sia  dalle conseguenze della globalizzazione economica.
Desiderano più Stato per un controllo ed una gestione adeguata di questi processi.
In particolare, la Lega Nord si è distinta per una promessa nel campo della gestione della sicurezza  e della gestione dell’immigrazione. Il M5S  per tutto quello che riguarda  l’incapacità del sistema Italia di gestire adeguatamente la risorsa lavoro , in relazione anche al problema del sottosviluppo del Mezzogiorno .
Ancora una volta più Stato  che , attraverso la misura del reddito di cittadinanza, metta un argine alla piaga della disoccupazione e del precariato.
Insieme i due movimenti rappresentano anche un segnale di rivolta popolare  nei confronti della  “ Casta”  e sottolineano continuamente la loro estraneità nei confronti della stessa.
Più Stato e più Democrazia che il M5S  proclama di attuare addirittura in forma diretta, grazie all’utilizzo della digitalizzazione informatica. In questo senso assume anche i connotati della possibile opportunità democratica offerta dalla tecnologia : Il nuovo e il moderno contro il vecchio .
Il senso comune, presente all’interno della popolazione, sembra pertanto essere quello dell’incapacità autonoma del sistema Italia  di offrire delle  soddisfacenti opportunità di vita e di lavoro. Ciò coinvolge sia il sistema economico  e l’impresa privata che l’efficienza e la  capacità delle istituzioni pubbliche.
 Il mercato del lavoro presenta  un quadro sconsolante di utilizzazione delle risorse impiegate molto spesso al di sotto delle proprie capacità , in maniera saltuaria, precaria e sottopagata. Nel mezzogiorno è molto diffuso il caso in cui l’illegalità diffusa  di gestione della risorsa lavoro sia l’unico modo esistente per sopravvivere; ma, questo si chiama  sottosviluppo e sfruttamento.
 La presenza in questi anni dell’investimento straniero spesso si è rivelata un’ulteriore operazione di spoliazione del patrimonio produttivo italiano. L’acquisizione d’importanti marchi  ha portato, in molti casi,  al successivo ridimensionamento dell’attività o addirittura alla sua delocalizzazione produttiva.
Quando l’attività libera e l’organizzazione generale della società presentano  problemi strutturali di tale livello è necessario probabilmente uno sforzo comune delle istituzioni e dell’intera comunità per risolverli. Probabilmente non è neanche sufficiente parlare di riforme strutturali, se esse non riescono contemporaneamente a mobilitare risorse finanziarie, uomini e conoscenze per avviare i processi di trasformazione fino a  farli decollare.
 Per tutto questo tempo le persone richiedono un maggiore intervento dello Stato, realizzato anche nei modi di un maggior coinvolgimento democratico delle persone stesse. Un intervento dello Stato che, oltre a rimuovere in molti casi gli ostacoli allo sviluppo, se ne faccia  artefice diretto,  come avvenne nel caso della formazione dell’ENI , della società Autostrade, della RAI TV, della Telecom, della Finmeccanica, delle Ferrovie , delle Poste italiane  ecc. ecc. che, oltre a far decollare  importanti  settori produttivi e di servizi  fondamentali per l’intero sviluppo economico del paese, offrirono importanti  sbocchi di lavoro produttivo per intere generazioni .
Le persone chiedono alle istituzioni non solo una situazione di  piena occupazione, ma anche che la qualità della stessa sia  tale da garantire la dignità della persona all’interno della comunità. Gli ammortizzatori sociali ,sotto forma di reddito di cittadinanza od altro ancora, sono richieste precise nei confronti della classe dirigente  del Paese del fatto che la sua crescita economica  si traduca in una gestione ottimale della risorsa lavoro e che il costo della possibile flessibilità  e discontinuità occupazionale, utile ad assicurare il migliore impiego produttivo,  non sia pagato da una peggiore condizione di vita delle persone e dei lavoratori . Che la crescita della ricchezza di una nazione sia più equamente distribuita, assicurando a tutti un miglioramento, senza dover assistere, invece, ad un aumento delle disuguaglianze.
Maggiori opportunità  per l’investimento privato,  è vero, ma con un intervento pubblico diretto nei settori strategici e nell’innovazione che stentano a decollare. Con una gestione della risorsa lavoro  che garantisca le persone e la continuità di reddito e di contribuzione nei periodi di disoccupazione  ,in cambio di  formazione e lavoro socialmente utile ( da ridefinire opportunamente in senso produttivo e secondo progetti centralizzati).
Maggiore intervento dello Stato nella gestione degli immigrati , uscendo da questa situazione  d’incertezza, mettendo  tutti al lavoro  socialmente utile,  in attesa di una definizione della loro  posizione, e  ridefinendo subito gli accordi di Dublino. Da rivedere anche l’utilità di affidare ai privati la gestione dell’accoglienza.
Maggiore intervento dello Stato  per estirpare la piaga della presenza della criminalità organizzata in tutto il nostro paese e particolarmente nel Mezzogiorno . Questo è un ulteriore importante ostacolo allo sviluppo delle imprese.
Maggiore intervento dello Stato per recuperare le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione di questi progetti. Questo significa capire  anche la qualità dei nostri rapporti con l’Europa  e se è vero o meno che la limitazione della spesa pubblica ci venga imposta dall’estero. Vi è un “sentiment” diffuso che questo sia vero, sottovalutando che l’ulteriore aumento a credito della spesa comporterebbe un aumento del debito pubblico tale da diventare insostenibile di fronte ad un possibile e probabile rialzo dei tassi d’interesse, portandoci al fallimento. Questo succederebbe anche in caso di uscita dall’euro e   facendo comprare al Tesoro ed al sistema  bancario l’emissione del nostro debito. La svalutazione conseguente della nostra moneta e l’inflazione a due cifre che ne deriverebbe,  a causa principalmente dei costi dell’importazione, sarebbe tremenda e punirebbe proprio i ceti popolari e a reddito fisso.
Le risorse vanno prese dagli impieghi improduttivi , rivedendo opportunamente la spesa pubblica ( spending review) dai redditi elevati ,dai patrimoni elevati;  forse anche da alcune tipologie di consumo con un atto generale di maggiore solidarietà reciproca. Su questo nessuno ha voglia di riflettere ed in un modo e nell’altro evitiamo di affrontare il problema;  peggio, di volta in volta, le forze politiche individuano dei responsabili che una volta eliminati porrebbero fine a tutti i problemi : evasione fiscale ( importante è vero, ma non del tutto risolutiva) costi della politica ( vero ma il cui importo non è così decisivo)  ecc. ecc.  
Non vi sembra che, in qualche modo,  vi sia stata una maggiore attenzione su questi problemi e su queste richieste proprio da parte delle forze politiche che hanno vinto le  ultime consultazioni elettorali?
Non parlo della validità delle loro soluzioni, che sono molto discutibili, ma,  come è accaduto altre volte, cerchiamo di capire che il successo dell’avversario è spesso legato al fatto di essere riuscito a stare in qualche modo dentro ai problemi avvertiti dalle persone.  

martedì 6 marzo 2018

Dopo la sconfitta elettorale ,verso il nuovo Congresso




La qualità dell'elaborazione politica e dei contenuti che un partito esprime  non è mai separata dalla sua  modalità organizzativa , dalla sua capacità, cioè, di far veicolare al suo interno i contenuti e le esigenze presenti  nella sua base di militanti, simpatizzanti ed  elettori. 
E' inoltre importante che essi stessi riescano a sviluppare un intenso rapporto di impegno e presenza all'interno dei territori , del lavoro e di tutte quelle situazioni di movimento  e di lotta presenti nel Paese, sui diversi problemi che lo occupano.
La validità dei contenuti espressi da un partito dipende molto dalla qualità di questo processo democratico interno e della sua permeabilità  e presenza all'esterno. 
I tre  profondi traumi, che hanno letteralmente investito la recente storia del PD  in Italia, mettono in evidenza la necessità di una profonda  rifondazione dello stesso, che non può essere disgiunta da una riconsiderazione della sua organizzazione.
 Parlo della grave sconfitta del Referendum, della scissione successiva  e del recente disastro elettorale .
 Quello che vediamo oggi caratterizzare la vita del partito è la presenza di tanti altri partiti interni , le cosiddette correnti organizzate, che monopolizzano l'unico dibattito politico interno esistente senza di fatto mai trovare un terreno di confronto reale in un articolato sistema organizzativo democratico della sua base. 
Accanto a questo  , mentre viene demandata alla presenza sui mass media l'espressione delle diverse posizioni politiche delle correnti,  si chiede poi alla primarie  di realizzare la legittimazione democratica di tutto questo,  con la votazione congiunta dei militanti e degli elettori.
Si crea di fatto , in questo modo,  una profonda separazione fra il mondo della politica organizzata di vertice  e la base disorganizzata, ridotta al ruolo di spettatore votante. Dobbiamo rifondare il processo della partecipazione  democratica alla formazione  dei contenuti e della classe dirigente,  rivitalizzando la struttura organizzativa dei partiti attraverso le nuove possibilità offerte dalla digitalizzazione.
Il Movimento Cinque Stelle è stato il primo a cogliere questa opportunità,  permettendo una larga partecipazione e allo stesso tempo una forte riduzione dei costi  di gestione dell'organizzazione politica. Quello che  mi sembra criticabile è il non aver sufficientemente capito e praticato, in maniera trasparente,   la realizzazione del processo di delega  e di formazione della classe dirigente attraverso un percorso organizzativo e democratico di assunzione di responsabilità.
La principale conseguenza è che la formazione dei contenuti è stata di fatto affidata all'esterno, a dei tecnici di fiducia.
Quell'esperienza ci avverte sull'importanza che si realizzi, al contrario,  la formazione di un'intelligenza collettiva all'interno delle organizzazioni di partito, che  faccia tesoro sia dell'esperienza di base e dei rapporti con i problemi  del lavoro , sociali e del territorio vissute direttamente  dai propri militanti all'interno dei movimenti , sia  delle competenze tecniche presenti al proprio interno.
La qualità del processo è la garanzia della validità dei contenuti che hanno la possibilità di recepire i problemi e di proporre delle risposte collettive agli stessi. 
In tema di contenuti  è particolarmente  evidente come la situazione italiana delinei la necessità di una riformulazione della politica progressista . In particolare,  già dagli anni '90 , l'affermazione della nuova destra di Berlusconi evidenziò quello che ormai era un "sentiment" presente  nel Paese: una profonda sfiducia nella gestione della funzione pubblica , troppo spesso inefficiente, parassitaria e fonte di corruzione .
Quella che era stato uno degli aspetti peculiari dello stato sociale per lottare la disoccupazione, era diventato uno dei mali del nostro Paese : sacche di parassitismo e burocrazia che gravavano su tutti i settori produttivi . Un clientelismo politico ed un'occupazione  dello Stato e dell'economia da parte dei partiti  che era stata già criticata e messa in evidenza dallo stesso Berlinguer , in un suo lucidissimo discorso. Non una sorveglianza politica dell'economia,  correggendo con l'espressione della volontà generale i difetti del mercato, ma l'occupazione di potere da parte dei  gruppi politici per il proprio particolare interesse. 
La contemporanea crisi definitiva del modello centralizzato ed autoritario  socialcomunista, con la caduta del muro di Berlino, poneva contemporaneamente la necessità di una rifondazione del modello culturale ed ideale del movimento progressista. Accanto a questi fenomeni, nel mondo del lavoro, pur rimanendo forte il concetto della tutela dei diritti, si faceva sempre più strada la richiesta della valorizzazione del merito come strumento di verifica dell'impegno personale  e della validità oggettiva e misurabile dei risultati ottenuti legati alla progettualità . Dal punto di vista internazionale, in questi anni.   lo sviluppo della globalizzazione ha permesso inoltre una maggiore permeabilità fra i diversi paesi ma anche la necessità di un confronto continuo  con una dimensione e  delle regole internazionali, con altre culture, con le conseguenze del riassetto politico ed economico d'importanti aree territoriali, con i successivi movimenti della popolazione . 
Il  mondo progressista, investito anche dai problemi conseguenti alla crisi economico finanziaria del 2007, stenta, in tutto l'Occidente,  a trovare una propria ed originale  collocazione  all'altezza dei nuovi problemi . Vi è contemporaneamente la necessità di portare avanti un percorso di modernizzazione dello stato sociale e delle relazioni del lavoro e dall'altro di una gestione equilibrata dei rapporti  con l'estero. Tutto questo, rifondando e ribadendo l'attualità della funzione pubblica  e dello stato sociale, patrimonio della cultura progressista europea. Fra i primi obiettivi vi è sicuramente il completamento della  Flexsecurity, di una grande riforma fiscale che assicuri l'equilibrio dei conti pubblici. la riduzione del cuneo fiscale del lavoro spostandone il peso sui consumi , sulle proprietà immobiliari, sui patrimoni finanziari e su di una maggiore progressività sui redditi elevati , una riforma ampia della Pubblica amministrazione che ne aumenti la generale produttività, investimenti pubblici nell'innovazione, nell'energia e nella cura del territorio, una riforma della giustizia . 
Il Partito democratico può ancora provare ad affrontare questa difficile sfida presente nella società italiana  promuovendo per prima cosa la rifondazione  della partecipazione  politica  al suo interno, come rivitalizzazione del processo di formazione della sua classe dirigente e dei contenuti politici . L'utilizzo della cultura digitale  unita all'incontro fisico sui territori e nelle situazioni di lavoro e sociali può essere la strada da percorrere. Non una presenza disordinata e propagandistica sui vari "social", ma un  incontro fisico e digitale  realizzato attraverso la sintesi e l'incontro  fra i circoli online e quelli territoriali , a livello provinciale, potrebbe costruire l'ossatura di questo processo, superando i problemi di discontinuità di relazione e di elaborazione ,dovuti  alle difficoltà di militanza legata ai problemi di tempo e di spazio. Ridare la giusta rilevanza a questi nuovi circoli  può essere la strada da seguire, legando anche a questa esperienza  il percorso di delega  e di formazione della nuova classe dirigente. Il dibattito politico ed il confronto fra le diverse posizioni organizzate deve misurarsi all'interno delle strutture  di base  e trovare spazio e legittimità all'interno di queste .
 E' con questo metodo di lavoro che dovremmo porci l'obiettivo di organizzare il prossimo Congresso del partito  per l'elezione della nuova segreteria, lasciando alle primarie solo il compito finale della scelta  fra i candidati e le  posizioni  risultate maggioritarie fra i militanti. 

venerdì 2 marzo 2018

Completare la Flexsecurity


Il mancato  completamento della Flexsecurity  rappresenta il tallone d'Achille del movimento progressista sul tema del lavoro   sia nei confronti  della sinistra estrema, che vorrebbe ritornare all'art 18 , sia del M5S  con la sua proposta del reddito di cittadinanza, sia  di chi crede ,come la destra, che tutto dipenda unicamente dal dirottare le risorse dallo Stato al privato per ottenere una crescita economica  capace  di dare lavoro a tutti, senza poi vedere i limiti di un mercato totalmente libero. 
 Ci vogliono risorse aggiuntive che in  parte possono venire dal ridimensionamento della spesa pubblica  in settori razionalizzabili con l'utilizzo del digitale, in parte hanno bisogno di un periodo eccezionale  di maggiori entrate fiscali. Gli ultimi dati ISTAT parlano di ca tre milioni di disoccupati in Italia . Ci vogliono almeno ca 30/40MM di maggiori risorse annue stabili aggiuntive per affrontare il problema in maniera compiuta.
 La mia impressione è che nelle situazioni eccezionali occorrano misure eccezionali, ma la maggior parte della popolazione  tenda a voltare le spalle. C'è sempre un buon motivo per rimandare il problema: l'inefficienza , l'ingiustizia , l'evasione fiscale , la criminalità , la casta politica, ecc ecc. Vi è una totale sfiducia nella " Cosa" pubblica  e lo slogan che accomuna tutti sembra essere quello della  " riduzione fiscale " generalizzata, quando, invece, andrebbe perseguita esclusivamente quella del  cuneo fiscale sul lavoro. 
Manca soprattutto la credibilità e la forza di un gruppo politico che sappia galvanizzare gli animi  suscitando  un movimento collettivo di ripresa del nostro paese.
Il primo punto è il lavoro e la sicurezza sociale . Il secondo punto è la sicurezza sociale e il lavoro .
Le risorse necessarie  sappiamo tutti da dove possono e devono venire, non certo da un maggiore squilibrio dei conti e del debito pubblico. Per esemplificare diciamo che  le risorse aggiuntive necessarie possono venire dalla maggiore progressività fiscale sui redditi IRPEF elevati , la reintroduzione della tassa sulla prima casa, una maggiore tassazione sui consumi ( con opportuna selezione ), la capacità di completare il percorso di tassazione sulle grandi compagnie del WEB , una  maggiore  tassazione progressiva sulle ricchezze finanziarie, forse anche una revisione di tutte le cedolari e tassazioni secche: dai fitti , ai dividendi ecc. ecc. ecc.
 Tutte cose che si possono e si devono fare.
E' indispensabile per il futuro della nostra società che esista un  sussidio di disoccupazione che accompagni il lavoratore per tutto il periodo necessario al reinserimento in un nuovo posto di lavoro. Esso deve essere unito ad  un percorso di ricollocamento e dall'utilizzo in  lavori socialmente utili che andrebbero coordinati fra il  livello centrale e quello locale. Quando si pensa a lavori socialmente utili  è bene non riferirsi, inoltre,  a lavori improduttivi o marginali ; ma, al contrario , produttivi di ricchezza per la collettività. Per questo ritengo necessario che si apra un ampio dibattito su questo punto e su come vada gestito e coordinato. Con quali progettualità , quali obiettivi misurabili e quali responsabilità. 
Procedere  su questi punti significa anche porre dei limiti  reali al dilagare dei rapporti di lavoro precario e marginale. E' utile tra l'altro la proposta dell'introduzione del salario minimo legale ed aggiungerei che questa dovrebbe essere applicata con una maggiorazione  di costo di  un terzo nel caso di lavoro precario ed a tempo determinato.  
Fatto questo, si è appena cominciato, perché è necessario  che l'amministrazione pubblica sia complessivamente più produttiva e meritocratica  e che ogni euro speso produca un adeguato maggior ritorno economico. Bisogna procedere quindi,al completamento rapido di tutte le riforme strutturali, semplificazione burocratica e sicurezza sociale. 
Mi auguro che, a partire dal dopo elezioni, si cominci a ragionare velocemente su questi punti e che il Partito Democratico assuma la guida di questo processo.