La situazione economica mondiale vede in crisi i rapporti commerciali
fra gli Stati con la presenza di segnali d’irrigidimento delle varie posizioni
nazionali e lo sviluppo di atteggiamenti conflittuali, che potrebbero sfociare
in una vera e propria ampia guerra commerciale.
L'Europa è un grande mercato mondiale e può rappresentare nel futuro un
momento di possibile equilibrio e di assorbimento delle tensioni fra gli USA e
la Cina; inoltre, può rilanciare lo sviluppo anche di aree come l’Africa, oggi
in pieno dissesto economico e sociale.
Per l'Italia, mantenere un ruolo attivo ed importante nello scenario
europeo, è decisamente importante ed è possibile che ciò avvenga anche
affrontando con successo le tensioni derivanti dalla nostra situazione
economica e finanziaria complessiva.
I recenti risultati elettorali europei hanno premiato, nel nostro Paese,
La Lega di Salvini, che ha ottenuto un'ampia fiducia da parte dell'elettorato,
raggiungendo oltre il 34% complessivo dei voti, anche se questo risultato va
ridimensionato alla luce dell'alta percentuale di astenuti.
Subito dopo questo successo elettorale, il leader della lega Salvini sta
insistendo sulla riproposizione immediata della Flat Tax , sulla ripresa degli
investimenti pubblici e sulla espressa volontà di non procedere alla messa in
atto della prima clausola di salvaguardia sull'Iva che peserebbe per ca 25MM
sulla prossima legge di Bilancio. Ben cosciente che la sommatoria di questi
interventi, insieme al rinnovo ordinario dei rimanenti preventivi di spesa
incrementerebbero ulteriormente, rispetto al deficit dell’anno in corso, di
almeno ca. 40MM la spesa pubblica, pari a ca. il 2,5% del PIL. La prossima
finanziaria sarà dunque prevedibilmente un grande momento politico di scontro
con L’Europa in cui la Lega cercherà di coinvolgere il M5S nella narrazione
della necessità di procedere su questa strada per promettere agli italiani, in
cambio, un aumento dei consumi e dell’occupazione complessiva.
La Lega, infatti, continua a sostenere che la Flat Tax permetterà un
generale aumento della domanda interna con un conseguente stimolo e guadagno
per le imprese; mentre, il ridotto prelievo fiscale consentirà anche una
destinazione delle risorse verso l’investimento privato. Come principale
effetto di tutto questo, sostengono che avremo una forte crescita del PIL e
dell’occupazione, oltre alla possibilità che il conseguente prelievo fiscale
sullo sviluppo delle attività e sul maggior numero di occupati possa
riequilibrare i conti finanziari.
In realtà, il possibile aumento della domanda interna potrebbe invece
incrementare il livello delle nostre importazioni, a detrimento della nostra
bilancia commerciale, considerata la maggiore concorrenzialità dei beni
prodotti all’estero nei principali settori del consumo privato, dagli
elettrodomestici, agli smartphone ai televisori, agli stessi autoveicoli.
Si tratterebbe pertanto di una politica inutile e fallimentare che non
consentirebbe la ricapitalizzazione delle nostre imprese e la ripresa
dell’occupazione.
La strada da percorrere non è quella di continuare ad aumentare il
debito, alimentando ulteriormente l’ingente quota destinata al pagamento degli
interessi, ma di coniugare la politica di sviluppo economico con quella di
risanamento finanziario.
Il nostro Paese ha bisogno di ridurre il differenziale di ca il 30% con
i principali "competitors" sul costo del lavoro per unità di prodotto agendo sia
sul lato del costo lordo dello stesso, sia su quello dell’innovazione
tecnologica.
Se diventa urgente una riduzione del carico fiscale, questa misura deve
essere pertanto a vantaggio del lavoro e della riduzione del suo costo lordo
per l’impresa.
Non possiamo continuare a riproporre una visione ultra-liberista dell’economia
quando diventa sempre più evidente la
necessità di un intervento riequilibratore dello Stato sia nei confronti del potere
delle multinazionali, che della eccessiva ineguaglianza che hanno portato ad
una ulteriore concentrazione delle ricchezze proprio in
questi anni di crisi economica e ad una situazione di precarietà e
sfruttamento della risorsa lavoro.
Un’ipotesi progressista deve pertanto ripartire da una ripresa della
produttività del nostro paese ottenuta grazie da un lato ad una riduzione del costo del lavoro lordo a carico delle aziende ponendo la tassazione
il più possibile a carico della fiscalità generale( aumento del livello di
esenzione e riduzione delle aliquote fino a 25.000 euro lordi annui) e dall’altro ad un massiccio sostegno agli
investimenti nella ricerca e innovazione e alle sue concrete applicazioni, in
una virtuosa sinergia fra pubblico e privato
Occorrono forti investimenti pubblici produttivi nel campo della
produzione di energia attraverso lo sviluppo delle fonti alternative sostenibili
e al servizio dell'ambiente, privilegiando le aree del Mezzogiorno.
Intervenire sulla riforma del reddito di cittadinanza trasformandolo in
“lavoro di cittadinanza” con la realizzazione di nuove case popolari,
riconversione e lavoro nei terreni pubblici abbandonati, difesa dell’ambiente,
servizi sociali ai disabili, alle famiglie ecc. ecc. Un’occasione d’ingresso al
lavoro, di socializzazione e d’integrazione insieme per lavoratori italiani
disoccupati e per immigrati in attesa del loro inserimento nel lavoro a tempo
indeterminato.
L’avvio di una nuova politica sociale per la casa e un minimo reddito di
dignità.
Realizzare ancora misure di disincentivazione del lavoro precario
facendolo costare almeno il 30% in più di quello a tempo indeterminato.
Attivare una lotta senza quartiere nei confronti della criminalità
organizzata con un preciso controllo del territorio, specialmente nel
Mezzogiorno, per consentire la possibilità di nuove condizioni di vita e di
attività in queste aree.
Tutto questo può e deve essere realizzato con:
- una forte riorganizzazione della spesa statale orientandola verso gli
impieghi più produttivi e con una riduzione delle spese amministrative grazie
ad una vera rivoluzione digitale ed una semplificazione delle procedure
-l’incremento di una tassazione sui redditi fortemente progressiva
-l’incremento delle tasse di successione;
- Una tassa progressiva sui patrimoni immobiliari e finanziari.
- Una tassazione sui margini lordi di fatturato delle multinazionali del
web realizzati in Italia
La proposta del Partito democratico deve essere chiara e forte su questi
temi.
La seconda questione che deve essere posta al centro della riflessione
del PD con grande chiarezza è poi quella
di una concreta e immediata riorganizzazione della sua struttura operativa,
utilizzando in modo pieno le possibilità offerte dal web.
Questo può consentire da un lato una maggiore partecipazione attiva
politica da parte degli iscritti e simpatizzanti e dall’altro una riduzione dei
costi con un minor numero di sedi fisiche territoriali utilizzabili per le
riunioni e le attività di più circoli
L’esperienza dei Circoli online è da considerare con attenzione per
evitare di realizzare dei grandi contenitori privi del necessario percorso di
responsabilizzazione progressiva su cui si attua la formazione della classe
dirigente e si realizza una vera e costruttiva partecipazione democratica.
Bisogna che vi siano meno circoli territoriali ma con una più ampia
partecipazione degli iscritti grazie allo strumento digitale.
Si possono anche creare degli strumenti di partecipazione permanente dei
rappresentanti dei circoli sia a livello provinciale e successivamente a
livello nazionale in raccordo con la stessa assemblea nazionale e/o le
conferenze programmatiche.
Ripartiamo subito con le attività e superiamo questo momento difficile
per il nostro Paese e per il nostro
futuro.