Quando proviamo ad affrontare il fenomeno
terrorismo, il pensiero, per noi italiani, va immediatamente agli anni di piombo
ed all'esperienza delle BR.
Chi ricorda quegli anni sa quanto importante fu l'azione della triplice sindacale, che avviò la stagione delle riforme, dando, in quel modo, uno sbocco forte alla lotta operaia e studentesca e contrastando con altrettanta fermezza ogni ipotesi di chiudere il discorso con la violenza.
Fu battuto non solo il terrorismo, ma anche ogni tentativo di golpe, le varie e pericolose deviazioni di settori dello Stato , le varie "strane" stragi.
Chi ricorda quegli anni sa quanto importante fu l'azione della triplice sindacale, che avviò la stagione delle riforme, dando, in quel modo, uno sbocco forte alla lotta operaia e studentesca e contrastando con altrettanta fermezza ogni ipotesi di chiudere il discorso con la violenza.
Fu battuto non solo il terrorismo, ma anche ogni tentativo di golpe, le varie e pericolose deviazioni di settori dello Stato , le varie "strane" stragi.
La lezione, a mio parere, fu quella di aiutare
la gente comune a trovare una strada percorribile e credibile per il
miglioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro, isolando in tal modo
le suggestioni estremiste del terrorismo.
Come fare qualcosa di simile oggi?
Per prima cosa, dovremo cercare di approfondire
e comprendere quali sono le tensioni e le speranze che guidano milioni di
persone del nord Africa e Medio Oriente nella loro ricerca di un miglioramento
di vita che passa dai fenomeni migratori , dalla lotta religiosa fra sciiti e
sunniti , dalla mancata accettazione dello Stato d'Israele e la denuncia della
situazione dei Palestinesi ed infine dall'individuazione dell'Occidente
come storico portatore d'ineguaglianza e di oppressione, con le sue
guerre d'intervento , lo scambio ineguale, l'appoggio a dittature ed a
regimi autoritari.
Dovremmo cercare di comprendere quali sono i termini del disagio e cosa muove queste persone sia nelle
loro terre che presso di noi.
Per poter battere l'ipotesi della guerra santa e del terrorismo come risposta a tutto questo , isolando i terroristi, dobbiamo essere in grado di elaborare una risposta convincente di sviluppo e di convivenza pacifica in tutta l'area.
Dobbiamo quindi essere capaci di gestire in maniera adeguata e controllata il fenomeno migratorio, che non può essere l'unica soluzione al problema economico e sociale per questa gente .
Per poter battere l'ipotesi della guerra santa e del terrorismo come risposta a tutto questo , isolando i terroristi, dobbiamo essere in grado di elaborare una risposta convincente di sviluppo e di convivenza pacifica in tutta l'area.
Dobbiamo quindi essere capaci di gestire in maniera adeguata e controllata il fenomeno migratorio, che non può essere l'unica soluzione al problema economico e sociale per questa gente .
Il problema non può essere, per la sua vastità, gestito da un solo paese.
Dovremo essere capaci, come Europa, di trovare soluzioni percorribili.
Dovremo essere capaci, come Europa, di trovare soluzioni percorribili.
Un fenomeno di riassetto internazionale è
stato già affrontato con successo dagli stati che per primi hanno
iniziato il progetto EU: il disfacimento del Comecon e l'integrazione dei paesi
balcanici.
Il fenomeno è stato completamente diverso. Erano paesi europei e si poteva immaginare , come è poi avvenuto , una loro possibile diretta integrazione.
La libera circolazione delle persone ha favorito l'arrivo di queste persone nei nostri paesi e ha permesso loro di occupare tante posizioni lavorative .Abbiamo assistito a una forte delocalizzazione delle nostre imprese e per la prima volta il saldo delle rimesse emigrati del nostro paese è diventato negativo. Ci trovavamo tuttavia in presenza di persone di cultura simile e quel processo ha portato ad uno sviluppo economico importante di cui tutti ed in particolare la Germania abbiamo goduto.
Molte risorse del Bilancio europeo sono state destinate alla crescita di questi paesi che oggi ne temono una distrazione a favore dei nuovi inquilini: i migranti.
Il fenomeno è stato completamente diverso. Erano paesi europei e si poteva immaginare , come è poi avvenuto , una loro possibile diretta integrazione.
La libera circolazione delle persone ha favorito l'arrivo di queste persone nei nostri paesi e ha permesso loro di occupare tante posizioni lavorative .Abbiamo assistito a una forte delocalizzazione delle nostre imprese e per la prima volta il saldo delle rimesse emigrati del nostro paese è diventato negativo. Ci trovavamo tuttavia in presenza di persone di cultura simile e quel processo ha portato ad uno sviluppo economico importante di cui tutti ed in particolare la Germania abbiamo goduto.
Molte risorse del Bilancio europeo sono state destinate alla crescita di questi paesi che oggi ne temono una distrazione a favore dei nuovi inquilini: i migranti.
Oggi la situazione è completamente diversa.
Dobbiamo capire come muoverci insieme e come gestire i processi per evitare di esserne travolti.
Dobbiamo capire come muoverci insieme e come gestire i processi per evitare di esserne travolti.
Penso che un riassetto
dell'area del Medio Oriente e Nord Africa, per la sua vicinanza strategica al
nostro Continente, non possa vederci semplici spettatori: Non sarà possibile ,
ne saremo coinvolti e sconvolti.
Non mi
sembra che il problema sia quello su come intervenire all'interno dei conflitti
esistenti anche se tatticamente sarà comunque necessaria una posizione comune
forte. Il problema è che, strategicamente, non possiamo sfuggire alla nostra
evidente responsabilità di essere uno dei principali punti di confronto per
queste popolazioni.
Sia dal
punto di vista dei rapporti commerciali, che degli investimenti produttivi e nelle infrastrutture, sia nei rapporti educativi e scientifici ,una parte consistente di queste
popolazioni guarda ed è condizionata nella propria vita dal rapporto con
l'Europa . Il problema è quindi strategicamente impostare le condizioni
per una convivenza pacifica e di sviluppo dell'area: Uno sviluppo che
coinvolga questi paesi all'interno degli investimenti produttivi, di
servizi ed infrastrutturali dell'area con pari dignità . di quelli europei. Non
credo che vi possano essere alternative.
Tutto
il passato della nostra storia c' insegna che l'area del Mediterraneo è stato
un perenne terreno di scontro e confronto fra culture e popolazioni delle
due sponde del mare: Questo ha permesso lo sviluppo di civiltà che
hanno coinvolto anche i paesi più lontani. Non credo che potremo esimerci da
questo confronto e. paradossalmente, quelle che oggi sembrano soluzioni più
pratiche ed efficaci, dettate dall'urgenza ( come ad es. lo stato di
massima sicurezza in Francia o altre misure di polizia e di prevenzione ...) sono
sicuramente necessarie, ma non ci consentono di superare la situazione in
cui stiamo precipitando.:
Qualcosa si è mosso in questi Paesi e gli
equilibri precedenti, figli di quella divisione internazionale del potere
conseguente alla " Guerra Fredda", sono definitivamente saltati.
Né Russi , né Americani possono , da soli , ritornare a dettare i tempi
ed i modi del nuovo equilibrio che in qualche modo ci coinvolge.
Prima ne prendiamo atto e meglio è.