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venerdì 28 gennaio 2011

IL GRANDE SONNO

 

 

Assistiamo sbigottiti al crescere della distanza fra il Paese reale e la classe politica dirigente!

Persino il capo di Confindustria : Emma Marcegaglia  rimprovera l'inazione del governo , la sua mancanza di stimolo alla crescita.

Ormai da mesi i titoli dei giornali  rimbalzano fra le vicende della casa di Montecarlo , le mozioni di sfiducia del Governo, risolte con il non troppo chiaro passaggio di parlamentari dall'uno all'altro fronte, le vicende grottesche delle serate ad Arcore.

 Il nostro Presidente del Consiglio è più occupato ad elaborare strategie difensive, a contattare telefonicamente  le testimoni e possibili imputate dell'inchiesta giudiziaria , ad intervenire  o a far intervenire nelle trasmissioni televisive che lo riguardano piuttosto che occuparsi di come fare ripartire lo sviluppo del nostro Paese che sembra sempre più in ritardo non solo nei confronti dei paesi del BRIC, ma anche degli altri partners europei.

L'unica preoccupazione che rimbalza  fra un ,potere istituzionale e l'altro è la richiesta di dimissioni: il PDL chiede le dimissioni del Presidente della Camera, Il presidente della Camera (in verità insieme a tutta l'opposizione) chiede le dimissioni del Primo Ministro, quest'ultimo tuona  contro la magistratura e minaccia punizioni ecc.

Il Presidente della Repubblica parla di turbamento del Paese e tutti si dichiarano d'accordo  , anche il Governo, nel comprendere che è vero…. poverino è turbato!

Lo stesso Papa fa  dei richiami per una necessaria moralità della classe politica e Dirigente ed ognuno guarda sospettoso il vicino : Vuoi vedere che parla proprio di lui?

Di certo i cattolici presenti nei diversi partiti sono certi che la cosa non li riguarda, né riguarda i componenti del proprio partito! E' una bella sensazione!

Forse, quando non si capisce,bisognerebbe che qualcuno convocasse i sordi spiegandogli meglio le cose!

Le principali testate dei giornali di opinione aspettano con pazienza l'evolversi dei fatti e la conclusione delle vicende giudiziarie fino all'ultimo grado( quanti anni?) di giudizio, per poter esprimere una opinione.

I sondaggi comunque  ci dicono che per gli ineffabili italiani nulla è cambiato!

 La stampa straniera, che non manca di riportare assiduamente le novità del caso , ci guarda con stupore. Noi stessi  sentiamo un'ala triste posarsi sopra di noi e una nebbia fitta impedire la vista del nostro futuro proprio in questi giorni dedicati alla " memoria" della grande persecuzione del '900 contro gli ebrei. I giorni della memoria e della coscienza sembrano per gli italiani i giorni del sonno profondo, non un sussulto, al di là invece dei litigi sempre più furibondi fra i politici di professione ed i cortigiani del Palazzo.

Ma sarà vero?

Mi sembra sia sottovalutato il risultato di quasi tutti i sondaggi che porta la percentuale degli italiani, che non esprimono una opinione politica, quasi al 45%.

Vi sembra normale?

 C'è quasi una persona su due che sta alla finestra a guardare senza esprimersi!

Perché? Siamo convinti che vada tutto bene?

Allora non c'è nessun problema!

Nel frattempo  la FIOM scende in piazza con il suo sciopero contro l'accordo di Mirafiori e chiede a tutta la CGIL di preparare uno sciopero generale.

 Non è che forse se si deve chiedere ai lavoratori di fermarsi lo si deve fare per chiedere a questo  Governo ed a questo Primo Ministro di farsi da parte per evidente inadeguatezza?

Altro che raccolta di firme! Se, come dicono, il popolo è sovrano, spieghi a questi signori che  si desidera  tornare alle elezioni! I partiti comincino ad indicarci i loro programmi !

sabato 15 gennaio 2011

MIRAFIORI: dopo il referendum

Con il 54% dei voti il referedum di Mirafiori ha visto il prevalere dei si all'accordo.

Questa  era la condizione, considerata propedeutica, per l'investimento di oltre un miliardo di euro promesso da Marchionne e dal gruppo Fiat per il rilancio di Mirafiori.

Viene scongiurato, a detta di tutti gli osservatori economici, il pericolo della chiusura dello stabilimento, in cui attualmente vi è un ampio ricorso alla cassa integrazione, ed entro l'anno dovrebbe partire l'investimento per la produzione  di SUV a marchio Jeep e Alfa destinati alla vendita principalmente nei mercati americani ed europei, con un benefico effetto sia sui lavoratori di Mirafiori che su tutto l'indotto dell'area circostante.

Ma quali sono stati i punti più significativi dell'accordo?

Si è parlato di attacco ai diritti fondamentali dei lavoratori, di attacco alla libertà di sciopero e di rappresentanza.Si è parlato di ricatto  nei confronti del singolo lavoratore messo nell'alternativa fra essere favorevole all'accordo  o rischiare la perdita del posto di lavoro. Si è parlato di un notevole peggioramento delle condizioni di lavoro.

 

Sicuramente vi è stato un accordo che ha cambiato  le modalità di lavoro  a Mirafiori introducendo una diversa turnazione , diminuendo la durata delle pause, , prevedendo lo spostamento in molti casi  a fine turno della mezz'ora di mensa retribuita , attaccando il possibile assenteismo e ottenendo la libertà di disporre fino a 120 ore di straordinario annue senza il preventivo accordo sindacale.

Ma il vero punto centrale dell'accordo sta nella  piena governabilità degli impianti da parte dell'azienda.

Vale a dire,  la possibilità di modificare il grado di utilizzo degli impianti, senza preventive  ed estenuanti trattative,in relazione alle necessità dettate dalla domanda del mercato. Si parla cioè dell' ottenimento della flessibilità interna, di un utilizzo flessibile della forza lavoro occupata a tempo indeterminato.

E non basta un accordo o una enunciazione che prevedano tale flessibilità.

 La richiesta esplicita è stata quella di garantire con certezza tale decisione prima di effettuare l'investimento attraverso strumenti di tutela degli accordi raggiunti con le parti sindacali firmatarie.Diventa pertanto fondamentale limitare  la possibilità di sciopero dove questo rende inattuabile l'accordo contrattuale raggiunto.Chiamiamola clausola di tregua o assunzione di responsabilità da parte dei lavoratori; l'importante è  non vanificare  tutto con una possibile conflittualità da parte di chi non ha sottoscritto gli accordi. Il problema  è che il contratto nazionale di categoria non consentiva questa tregua  a meno che tutti i sindacati non fossero stati firmatari dell'accordo e per questo motivo è stata scelta la strada della costituzione della newco e l'uscita da Confindustria.

Il risultato risicato del referendum  tuittavia se da un lato fornisce gli strumenti giuridici per la governabilità, dall'altro non garantisce politicamente la tregua.

Troppo forte è infaftti la percentuiale dei dissenzienti, specie fra gli  operai della catena di montaggio.

Chi potrebbe ritenere irreale l'ipotesi di uno sciopero indetto dalla FIOM  a contestazione dell'accordo con tali percentuali di adesione da rendere inesigibile la clausola di tregua?

Il probela della gestione delle relazioni sindacali a Mirafiori è pertanto lungi dall'esere considerato risolto e/o definitivo. Per il bene di tutti è importante che venga ricucita  nella sostanza la relazione  fra Marchionne e Fiom all'interno di una ipotesi reale e condivisa di  sviluppo e di crescita col mantenimento di adeguate condizioni di lavoro e dei diritti.

 

Si poteva comunque procedere in altro modo? Si poteva cercare preventivamente l'unanimità?

Certo sarebbe stato preferibile! Ma c'era la disponibilità  da parte di tutti a garantire all'azienda l'utilizzo pieno dello strumento della flessibilità interna? A quale condizioni?

 Purtoppo questa è stata una strada  non percorsa e non sappiamo quali sarebbero state le sue possibilità di successo.

 Oggi tuttavia  questa cammino va tentato per trovare un accordo reale fra le parti  se è vero  che l'obiettivo é la crescita e la  ricerca del miglioramento per tutte le componenti dell'impresa: lavoratori , managers e proprietà.

Oggi dopo l'accordo e la sua conferma, tramite il referendum, i problemi posti sul tappeto si ripropongono in tutta la loro forza.

Diventa necessario un tavolo del lavoro in cui i sindacati e le forze imprenditoriali stabiliscano, di comune accordo, le regole della rappresentanza e le clausole di tregua, in modo da fare un passo avanti insieme verso  comportamenti migliori  e più praticabili.

Si deve tutelare comunque il ruolo della minoranza , la sua operatività ed espressione.

Si dovrà discutere dei rapporto fra contratto nazionale e contratti aziendali  e stabilire l'entità delle deroghe possibili.

 

Se Pomigliano e Mirafiori hanno posto con  forza il problema della governabilità della fabbrica e l'utilizzo della flessibiluità interna non dimentichiamo tuttavia il problema che rimane ancora irrisolto  all'interno del mercato del lavoro: La mancanza di flessibilità esterna. Il divario esistente fra lavoratori precari con pochissime garanzie e lavoratori a tempo indeterminato. La difficoltà ad impiegare con flessibilità e rapidità  la forza lavoro anche trasferendola dai settori più obsoleti e superati a quelli più produttivi.

Vi sono progetti di legge di modifica e semplificazione del diritto del lavoro che  cercano di approfondire questi argomenti ma non sono ancora digeriti né dal movimento sindacale  né dalla classe politica.

Occorre ripensare in Italia al modo di consentire all'impresa l'utilizzo della flessibilità interna ed esterna  garantendo tuttavia nello stesso tempo ai lavoratori le più ampie garanzie possibili ed una dignità di cittadini. Bisogna intervenire ancora, a carico della collettività intera, per consentire a chi è escluso temporaneamente o strutturalmente dal lavoro di trovare un percorso di reinserimento .

Ci auguriamo che la classe politica e dirigente del nostro Paese sappia farsi carico di questi problemi

Avviandoli verso una adeguata soluzione!

 

sabato 8 gennaio 2011

Proposta di Documento sul Tema del Lavoro al Circolo on line "Libertà è Partecipazione"

 

 

Questo documento rappresenta un contributo del nostro circolo  al dibattito sul tema del lavoro.

Noi condividiamo l'impostazione ed i punti contenuti nel documento del lavoro  del PD ma desideriamo  integrarlo con alcune osservazioni che rappresentano i risultati del dibattito  svolto su questi temi all'interno del nostro circolo.

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La gravità della crisi economico/finanziaria ha permesso di scoprire dei punti deboli del sistema economico internazionale, sempre presenti ma ampiamente sottovalutati, anche perché l'Occidente in generale non ne veniva colpito direttamente. I danni provocati dallo sviluppo diseguale venivano sostanzialmente scaricati sui paesi sottosviluppati. Su di essi infatti si sono abbattuti i disastri ecologici, ambientali, le logiche di scambio diseguale dei beni ed una ineguale divisione internazionale del lavoro. Quando la crisi ha posto lo stop all'indebitamento privato degli Stati Uniti d' America, cresciuto oltre ogni limite tollerabile, ed ha evidenziato il gigantesco debito pubblico della maggior parte dei Paesi occidentali, attraverso cui è stato finanziato il nostro livello di benessere, si sono evidenziati alcuni limiti strutturali del nostro modello di sviluppo:

1)     Incapacità di utilizzo pieno e ottimale della risorsa lavoro

2)     Creazione di aree strutturali di marginalità ed impoverimento della popolazione

3)     Progressivo incremento della disuguaglianza

4)     Incapacità di passare rapidamente ad uno sviluppo rispettoso dell'ambiente, sia nella produzione di beni, nello stile di vita, nell'utilizzo delle fonti energetiche che nello smaltimento dei rifiuti.

5)     Incapacità di ridurre il disequilibrio fra le diverse aree del mondo.


 

Tutti questi aspetti ci costringono a ripensare il rapporto fra iniziativa privata e collettività, troppo facilmente liquidato a favore della prima, dopo la caduta del muro di Berlino. L'iniziativa privata, il desiderio di miglioramento sono un motore irresistibile della storia umana, ma è pur vero che esse vanno subordinate, come ci ha insegnato l'esperienza socialdemocratica, all'interesse delle collettività a cui appartengono. L'individuazione dell'elefantiasi dello Stato è stata una analisi corretta, ma la conseguenza da trarre non era lo smantellamento del ruolo equilibratore dello Stato rispetto al mercato, bensì la ricerca delle disfunzioni che lo paralizzano ( burocrazia, clientelismo, occupazione dell'amministrazione da parte della politica, ecc.).

Va riconosciuto il malfunzionamento strutturale del mercato   privo di regole.

Troppe volte ci accorgiamo che il risultato delle libere forze del mercato è la concentrazione della ricchezza, il monopolio delle attività produttive, lo scempio dell'ambiente, la povertà, ecc. ecc.

In una economia moderna diventa essenziale la politica industriale e fiscale del governo e l'attività creditizia perchè attraverso di queste si possono cercare di distribuire le opportunità d'investimento e le ricchezze  eccessivamente concentrate in un ristretto numero di pesone. E' vero che la concentrazione dei capitali e le enormi masse finanziarie sono in grado di spostarsi con velocità da un paese all'altro senza eccessive regole e non rispondendo che alla logica speculativa ma è anche vero che l'unica vera fonte di riccheza reale rimane quella legata al processo di valorizzazione produttiva. Le risorse finanziarie vanno pertanto investite nei settori produttivi e nei paesi del mondo dove sono presenti le migliori opportunità per produrre ricchezza   Paesi come la Cina stanno dimostrando che non sempre lo sviluppo produttivo è figlio delle scelte autonome del mercato. Il modello cinese  fortemente dirigista sta diffondendosi  nel mondo  non sviluppato come modello praticabile ed alternativo a quello occidentale  con seri problemi  per una visione democratica del mondo che conosciamo., Tuttavia  la lezione interessante che se ne può ricavare è che  un atteggiamento dirigista  dello Stato può essere a volte più efficiente della libera espressione del mercato e che più di una classe di capitalisti è oggi molto più importante disporre di uomini, d'imprenditori e di managers  in tutti i settori ( dalla produzione , alla finanza allo Stato ecc.) della società capaci di desiderare e realizzare la crescita ed il benessere collettivo. Diventa fondamentale  dare opportunità migliori all'investimento nella produzione rispetto a quello nella finanza e nella rendita.Diventa fondamentale  aiutare gli investimenti nei settori che possono creare nuova ricchezza ed occupazione , nella ricerca e nell'innovazione. Aggiungiamo ancora  è indispensabile anche rivolgersi ad uno sviluppo sostenibile e più attento all'individuo di cui c'è nel mondo larga domanda. Tutto questo ha bisogno ovviamente delle maggiori risorse possibili ed è pertanto vero che in linea teorica  il peso complessivo della tassazione non deve  togliere risorse alla società produttiva. Ma  tuttavia quando la cosiddetta società civile  non decolla o preferisce investire in finanza e rendita a volte il ruolo dello stato e della tassazione possono avere un effetto benefico a patto che le risorse recuperate vengano utilizate per attivare un processo virtuoso di sviluppo.Nello stallo attuale togliere attraverso una forte tassazione ai ricchi parte della loro ricchezza diventa essenziale per fare ripartire lo sviluppo soffocato dai troppi debiti dello Stato. Combattere  tutte le forme di criminalità ed inefficienza diventa essenziale per recuperare risorse e stabilire condizioni  maggiormente attrattive per gli investimenti. Ridurre lo spreco ed i privilegi della classe politica ed iniziare il ricambio generazionale è essenziale per cominciare a sanare la frattura fra politica e società civile. 

Il Mondo occidentale sta perdendo margini di competitività  ed un ridimensionamento complessivo del suo livello di benessere che lo costringerà a rimodellarsi rapidamente.

All'interno di questo quadro di riferimento il nostro Paese presenta delle peculiarità  che possono rappresentare dei punti di ulteriore difficoltà :

1)Eccessivo indebitamente dello Stato. Il Debito pubblico italiano sfiora i 1.860 mld superando il 120% del PIL e con oneri annuali intorno ai 75mld . Il deficit annuale va pertanto mantenuto sotto il 3% per consentire una  riduzione della percentuale del debito sul PIL forse a partire dal 2013 in presenza di una ripresa sostenuta.In mancanza di questo ed in presenza di scadenze mondiali elevatissime nel 2012 sia di titoli del tesoro dei vari paesi ,a cominciare da quello americano, sia di junk bonds   è prevedibile la necessità di mantenere un profondo rigore nella spesa pubblica ponendosi anche il problema di passare dai tagli lineari operati da Tremonti ad ulteriori tagli su tutte le situazioni in cui si possono individuare degli sprechi e  dei privilegi ( costi della politica, efficienza della P.A. riduzione delle spese militari,ecc)

2) Scarsa produttività. Il divario con le altre nazioni  è cresciuto ulteriormente nell'arco degli ultimi dieci anni. Si pone il problema sia dell'innovazione del prodotto (in modo che un'ora di lavoro produca maggior valore) sia del passaggio della risorsa lavoro dai settori meno produttivi a quelli più produttivi. Questi due processi chiamano in causa la necessità d'investire in ricerca ed innovazione ristrutturando contemporaneamente la produttività e l'efficienza delle relative strutture organizzative  e di rendere più flessibile il mercato del lavoro in modo da spostare più facilmente le risorse verso l'utilizzo più produttivo.E' necessario inoltre affrontare  anche un terzo aspetto del lavoro ampiamente diffuso in vaste zone territoriali : il lavoro nero spesso legato a forte evasione fiscale, organizzato con la complicità della delinquenza organizzata e rivolto verso tipi di attività arretrate ed a bassa produttività che  sopravvivono economicamente grazie proprio all'uso dell'illegalità. Non si può inoltre non considerare il problema delle regole del lavoro e della sua rappresentanza. Va riconsiderata e semplificata la normativa sul lavoro come sostenuto  dal PD con il progetto di riforma del diritto del Lavoro proposto  nel disegno di legge 1873 (1)  e va colmato il vuoto sulla questione delle regole della  rappresentanza sindacale.  

 

3) Problema generazionale. Le difficoltà d'inserimento dei nostri giovani nell'attività produttiva avviene con eccessiva lentezza e in condizioni di assolutà precarietà. I risvolti sociali sono enormi . La nostra società civile è vecchia e  incapace di assumere atteggiamente realmente innovatori. Chiusa in una difesa corporativa dei privilegi settoriali. L'utilizzo del lavoro precario utilizzando prevalentemente giovani ed immigrati  scarica sulle fasce deboli della popolazione tutta la crisi del nostro modello di sviluppo ed alimenta in prospettiva fenomeni di emarginazione, asocialità, anomia , devianza ed  esplosione  del conflitto sociale.

4) Questione meridionale. Le differenze fra le aree sviluppate e non del Paese sta aumentando e con esse anche la conquista dei territori da parte della criminalità organizzata e del lavoro nero.Non si possono lasciare al sottosviluppo intere aree territoriali. Non basta solo il processo del federalismo fiscale  per responsabilizzare politicamente queste aree ed ottenere un loro risveglio è necessario anche come previsto  dal recente Piano del Sud (2) ripristinare le condizioni di sicurezza per l'investimento ed il lavoro grazie alla sconfitta della criminalità organizzata.

5) Degrado morale e civile. E' sotto gli occhi di tutti lo spettacolo  poco edificante  espresso dalla classe dirigente del nostro paese e dai comportamente diffusi improntati a scarsa etica e responsabilità sociale. Anche su questo piano è importante ricostruire un tessuto di convivenza e di speranza   a partire dai valori costituzionali


 

La nostra proposta sulle dinamiche del lavoro del nostro Paese va inquadrata all'interno di questa analisi.

La prima contraddizione verso cui bisogna intervenire è quella del dualismo presente fra un mercato del lavoro degli occupati a tempo indeterminato e quello del lavoro cosiddetto precario. Tale contraddizione risulta ancora più insostenibile non solo per la disparità di garanzie ma anche per l'aspetto generazionale che ha assunto. Citando una riflessione degli economisti Boeri e Garibaldi "Quando una piccola quantità di lavoratori continua a entrare e uscire dalla disoccupazione generando forti flussi dall'occupazione alla disoccupazione e viceversa, mentre il resto dei lavoratori è saldamente legato a un posto fisso, è evidente che vi è qualche cosa di completamente distorto nel mercato del lavoro e spetterebbe quindi alla politica economica di intervenire." In tal senso riteniamo che il progetto di Flexsecurity (2) del prof. Ichino, insieme agli altri disegni di legge presentati dal PD sulle limitazioni all'utilizzo del lavoro precario ed alla sua disincentivazione,  dia una prima risposta importante al problema tentando di rompere l'immobilismo che impedisce qualsiasi flessibilità con la conseguenza che troppo spesso le aziende, non potendo fare diversamente, stanno utilizzando il lavoro precario per ottenerla sia in entrata che in uscita. Non riteniamo sufficiente, come già detto, la politica dei disincentivi che comunque condividiamo. Ad integrazione e modifica  richiediamo che il mondo delle imprese elimini  l'uso anomalo e abnorme dei contratti di lavoro precario (3)accettando la riduzione e la modifica degli stessi ( introduzione del contratto unico d'ingresso come previsto dal disegno di legge Nerozzi con un solo anno di prova) e riducendo il periodo di apprendistato .

 

E' necessario pertanto porsi il problema, con l'accordo delle forze sindacali, di liberarci dalla rigidità del lavoro offrendo la necessaria flessibilità a patto che il ricollocamento dei lavoratori avvenga con  l'assunzione di responsabilità di tutti: imprese e collettività .

 Bisogna che sia data all'impresa pubblica e privata la possibilità del licenziamento economico ma altresì che venga  garantito al lavoratore in esubero e/o licenziato un percorso di reinserimento.

E' valida l'ipotesi della costituzione di un contratto di ricollocamento  in cui il lavoratore venga assunto da agenzie pubbliche /private  con lo scopo di dargli una formazione aggiuntiva e seguirlo nel reinserimento lavorativo . Questo progetto  descritto dal Prof Ichino nel programma Flexsecurity  prevede che per i successivi quattro anni le imprese che hanno messo in esubero il lavoratore  contribuiscano al suo ricollocamento  erogandogli la contribuzione che aveva al momento del licenziamento nella misura del 90% per il primo anno, dell'80% per il secondo anno,e del 70% per il terzo anno e del 60% per il quarto anno.

 Bisognerà tuttavia aggiungere a questo progetto due integrazioni importanti:

a)      Costituzione preventiva di un fondo di salvaguardia a carico delle imprese e dei lavoratori  che consenta di intervenire  nel caso in cui le imprese  non possano pagare l'onere previsto essendo andate in default.

b)      Nel caso in cui il lavoratore dopo i quattro anni di contratto di ricollocamento non sia ancora riuscito a trovare un'occupazione deve essere previsto il suo passaggio ad una struttura di lavoro pubblico con un salario minimo di cittadinanza.

c)                Tali strutture di lavoro pubblico devono essere la base del sistema economico del lavoro per intervenire in tutte le situazioni in cui il mercato non riesce a soddisfare l'offerta di lavoro:


1) La struttura dovrebbe fungere da agenzia di ricerca di occasioni di lavoro pubblico e privato, di formazione e di gestione di lavoro obbligatorio di base presso lo Stato o temporaneo presso i privati (in lavori socialmente utili sia manuali che non ad es. edilizia, assistenza sanitaria, ecc) per tutti i lavoratori aderenti.

2) il lavoratore non dovrebbe poter rinunciare all'offerta di lavoro proposta senza la conseguente esclusione

3)il lavoratore deve essere remunerato secondo il salario minimo di cittadinanza( ciò permetterà di evitare discrepanze nel mercato del lavoro)

4) l'introduzione dell'ente deve essere accompagnata dall'introduzione del contratto di lavoro unico prevista dai disegni di legge Ichino e altri e dalla riduzione drastica della possibilità di ricorso delle aziende al lavoro precario ( con l'innalzamento del costo dello stesso in modo da renderlo non conveniente rispetto all'ordinario)

5) il lavoratore deve avere il versamento base di contributi e accedere alla struttura sanitaria di base ( sarebbe meglio se dedicata oltre all'utilizzo dell'ospedale)
6) E' possibile che il lavoratore messo in ricollocamento dall'azienda possa avere nei quattro anni un salario inferiore a quello minimo garantito( ma questa è una scelta politica da sottoporre a dibattito)

7) la gestione di questa attività per la importanza strategica e per la sua portata innovativa non può essere affidata che ai migliori manager integrando e sviluppando le attuali strutture  degli Uffici provinciali del Lavoro ed i servizi sociali degli Ambiti Territoriali, integrati da risorse umane specializzate, nonché all'ISFOL e a Italia Lavoro;

 

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Riteniamo inoltre che oltre ad una politica del lavoro che assicuri l'obiettivo della flessibilità del mercato sia necessario combattere con fermezza tutele forme di illegalità presenti. Sosteniamo pertanto  l'inasprimento delle leggi sulla sicurezza del lavoro e le pene per chi utilizza lavoro nero o esercita pressioni illegali.

In ultimo desideriamo inoltre sottolineare come possa essere interessante studiare delle forme di flessibilità di uscita dell'anziano dal lavoro verso la pensione con forme  di part time che consentano risparmi sia all'INPS che alle imprese : Il lavoratore , da parte sua potrebbe avere una retribuzione uguale   in presenza della riduzione a ca. la metà dell'orario di lavoro.

 

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Le recenti vicende di Pomigliano e di Mirafiori   riportano inoltre al centro del dibattito del lavoro il tema della rappresentanza sindacale e della contrattazione collettiva- Chi può rappresentare i lavoratori di un'azienda e in che misura perchè gli accordi stipulati abbiano validità senza poter essere messi in discussione in qualsiasi momento da un'altra organizzazione? Oppure è indispensabile mantenere questa possibilità per garantire  il lavoratore?

Il dibattito è aspro e da più parti si invoca l'intervento del legislatore per porre dei paletti certi anche se  sembra invece opportuno il richiamo della  Camusso, segretario CGIL, a  fare in modo che le regole della rappresentanza escano fuori da un tavolo confederale.

E' poi  pericoloso per il lavoratore questo inarrestabile processo di migrazione dalla contrattazione collettiva a quella aziendale?' Quali sono i rischi ? quali le opportunità?

In poche parole il problema che ci occupa è stabilire i limiti della derogabilità.

Gli spazi di manovra possibili e convenienti perché un sistema economico/sociale tolleri la presenza di imprese ai margini degli accordi contrattuali nazionali.

Si possono immaginare deroghe settoriali, dimensionali e territoriali, ma non possiamo rinunciare a porre comunque dei limiti ragionati, politici e non affidati alle regole del mercato ma stabiliti grazie ad una vera e propria politica economica, oggetto di concertazione.

E' conseguente quindi porsi l'obiettivo urgente  di definire sul piano normativo la rappresentanza e le conseguenti clausole di tregua conseguenti agli accordi sottoscritti.

Chiarire queste questioni ci consente di spostare  poi il dibattito verso quello che deve essere il vero tema centrale : lo sviluppo del nostro sistema industriale con un forte investimento nell'innovazione e nella ricerca grazie a cui recuperare  margini di produttività.

 

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Gli aspetti considerati e le iniziative proposte non sembrano tuttavia sufficienti.

La contraddizione fondamentale che rileviamo spesso nei nostri moderni sistemi economici è infatti l'incapacità del mercato di garantire il pieno incontro fra domanda e offerta di lavoro, con il risultato di costringere una parte della popolazione alla marginalità e alla mancanza di occupazione.

 

Questa massa di persone, insieme ai lavoratori immigrati, costituisce l'esercito di riserva del lavoro su cui vive e prospera anche l'altro grande settore del mercato del lavoro: quello del cosiddetto lavoro nero e marginale, privo di diritti, di garanzie, spesso gestito in combutta con la delinquenza organizzata in vaste aree territoriali del Paese.


 

E' per questo che è indispensabile che lo Stato metta in campo delle iniziative volte a garantire a tutti dei diritti universali: un salario di cittadinanza, un tetto, l'istruzione, la salute, la tutela complessiva dell'ambiente, la possibilità del reinserimento nel mondo del lavoro intervenendo direttamente in quanto le forze indipendenti del mercato non riescono ad assicurare tutto questo.


 

Si pone pertanto con urgenza la necessità di operare questi interventi:

 

- Accesso alle strutture pubbliche del lavoro (le cui caratteristiche sono state già indicate in precedenza per tutti coloro che al termine del periodo  previsto dal contratto di ricollocamento restassero senza lavoro) per tutte le risorse lavoro, marginali, disoccupate ed inoccupate in cambio di un salario di cittadinanza, adeguatamente disciplinato. E interessante a questo proposito l'attività svolta nella Regione Lazio in base alla legge regionale 4/2009(4)

 

 

-Avvio di un importante piano di edilizia pubblica e popolare

 

-Mantenimento della priorità della scuola pubblica su quella privata

 

-Mantenimento dell'attuale struttura sanitaria nazionale

 

 

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La copertura di questi provvedimenti deve passare attraverso un concreto processo di redistribuzione della ricchezza a favore delle classi popolari utilizzando principalmente la leva fiscale ed un taglio selezionato della spesa pubblica , che ridistribuisca risorse a scapito della spesa per gli armamenti, la politica e gli sprechi.(5) Si deve provvedere  ad una seria lotta all'evasione fiscale (con maggior ricorso alle pene detentive).

La copertura finanziaria può trovare il suo completamento sia con un maggior onere delle classi agiate nell'utilizzo dei servizi sociali, sia con un maggior peso della tassazione indiretta sui beni di lusso, sia sull'incremento del prelievo fiscale sui redditi elevati ( con aliquote da portare al 50% oltre 150.000 euro del 55% oltre 250.000 euro del 60% oltre 300.000 del 70% oltre 500.000 euro e dell'80% oltre 1.000.000 di euro ) ed i patrimoni:

- reintroduzione dell' ICI sulla prima casa ;

- aumento dell'imposta di successione oltre i  250.000 euro

- aumento della aliquota su tutte le rendite finanziarie al 20% mantenendo quella al 27% sui depositi bancari;

-  tassa sulle transazioni finanziarie dello 0,05% riprendendo una proposta già presente in sede europea e compresa nel programma del PD


 

E' il mondo della produzione e del lavoro l'asse politico e sociale a sostegno di questo piano di lavoro. Le imprese chiedono un quadro di riferimento chiaro, provvedimenti immediati, un piano e progetti di ampio respiro, che pongano il lavoro al centro di qualsiasi progetto politico. Le risorse di uno dei paesi più sviluppati del mondo devono essere orientate verso il lavoro e non verso la rendita e/o la finanza, soprattutto quella speculativa.

Le gambe su cui cammina questo progetto sono già nelle piazze, ancora senza un'organizzazione politica unitaria: sono gli operai delle fabbriche in cassa integrazione o che minacciano la ristrutturazione e la delocalizzazione, sono i lavoratori precari dello Stato e privati che rischiano di esser espulsi dal mercato del lavoro, sono i disoccupati, gli inoccupati, le donne, gli immigrati senza diritti che chiedono un riconoscimento ed un ruolo, sono le migliaia di giovani studenti che chiedono una formazione ed un futuro.

Forze che chiedono un progetto di sviluppo e di speranza.

Si può fare! Si deve fare!

 
 
 
Giuseppe Ardizzone


 

 

 

(1)http://www.pietroichino.it/?p=4896

 

 

 

(2) http://www.pietroichino.it/?p=2511  progetto flexsecurity

 

(3) confronta sull'argomento:

a)   http://www.pietroichino.it/?p=6989  tabella sinottica di quattro disegni di legge presentati dal PD

b) http://www.senato.it/loc/link.asp?tipodoc=DDLPRES&leg=16&id=315947

Disegno di legge Treu, Passoni, Ichino ed altri

c) http://www.pietroichino.it/?p=7216 Disegno di legge Madia

d) Disegno di legge Nerozzi "Istituzione del contratto unico d'ingresso" (ispirata da Tito Boeri e Pietro Garibaldi)

http://www.pietroichino.it/?p=7306

 

 

(4) Lazio. Istituzione del reddito minimo garantito. Sostegno ai redditi in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati. -L.R. 4/2009 legge regionale Data del Provvedimento 3/20/2009 Nome della legge Lazio. Istituzione del reddito minimo garantito. Sostegno ai redditi in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati. Previsione finanziaria 20 milioni di euro per il 2009, 10 milioni di euro per il 2010, 10 milioni di euro per il 2011 . Obiettivi: con il riconoscimento del reddito minimo la regione intende favorire l'inclusione sociale per disoccupati, inoccupati e precariamente occupati e combattere la diseguaglianza e l'esclusione sociale, rafforzando le politiche finalizzate al sostegno economico, all'inserimento sociale dei soggetti maggiormente esposti al rischio di marginalità nel mercato del lavoro.
Contenuti principali: Sono beneficiari del reddito minimo garantito i disoccupati, gli inoccupati, i precari e i lavoratori privi di retribuzione che abbiano residenza nella regione Lazio da almeno 24 mesi, siano iscritti nell'elenco anagrafico dei centri per l'impiego (con l'eccezione dei lavoratori privi di retribuzione), abbiano un reddito personale imponibile non superiore a 8mila euro nell'anno precedente la presentazione dell'istanza, non abbiano maturato i requisiti per il trattamento pensionistico.
Ai disoccupati e agli inoccupati viene corrisposta una somma di denaro non superiore a 7mila euro annui, rivalutati sulla base degli indici sul costo della vita elaborati dall'ISTAT. Anche per i precari e i lavoratori privi di retribuzione è previsto un contributo di massimo 7mila euro, calcolati tenendo conto del criterio di proporzionalità riferito al reddito percepito nell'anno precedente. In ogni caso la somma fra il reddito percepito e il beneficio erogato dalla regione non può essere superiore a 7mila euro.
Le amministrazioni provinciali e comunali, nell'ambito delle proprie competenze e risorse, possono prevedere per le categorie citate dalla legge ulteriori interventi. Anche la regione, "compatibilmente con le risorse disponibili, istituendo ovvero rifinanziando annualmente con legge finanziaria un apposito capitolo di bilancio, può contribuire al finanziamento di ulteriori prestazioni. Fra quelle previste: la circolazione gratuita sulle linee di trasporto pubblico, la fruizione di attività e servizi di carattere culturale, ricreativo e sportivo, contributi al pagamento di libri di testo scolastici, contributi per ridurre l'incidenza del canone d'affitto sul reddito percepito.
Per accedere alle prestazioni, i progetti in possesso dei requisiti, i beneficiari devono presentare istanza al comune capofila del distretto socio sanitario cui appartiene il comune di residenza. Sulla base dei criteri stabiliti da regolamento successivo alla legge, le province adottano una specifica graduatoria dei beneficiari delle prestazioni. Le province presentano all'assessorato competente in materia di lavoro, una relazione annuale sull'utilizzo dei fondi erogati dalla Regione.
Le prestazioni riferibili al fondo di garanzia sono sospese qualora il beneficiario sia assunto con contratto di lavoro subordinato o parasubordinato sottoposto a termine finale, o qualora partecipi a percorsi di inserimento professionale.
Altra causa di sospensione è la falsa dichiarazione anche riguardo ad uno solo dei requisiti richiesti dalla legge: l'erogazione viene subito interrotta e il beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente percepito. Inoltre è escluso dalla possibilità di richiedere l'erogazione di tali prestazioni, pur ricorrendone i presupposti, per il doppio de3l tempo in cui abbia indebitamente beneficiato dei contributi messi a disposizione dalla Regione.
Si decade dai benefici al raggiungimento dell'età pensionabile (65 anni), ovvero successivamente alla stipula di un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ovvero nel caso in cui il soggetto svolga un lavoro di natura autonoma, qualora il reddito percepito sia superiore a 8mila euro l'anno.
La decadenza è prevista anche nel caso in cui il beneficiario rifiuti una proposta di impiego offerta dal centro per l'impiego territorialmente competente. La decadenza non opera se l'offerta non tiene conto del salario precedentemente percepito dal soggetto, della professionalità acquisita, della formazione ricevuta e del riconoscimento delle competenze formali ed informali in suo possesso.
Fonte: Bollettino ufficiale della Regione Lazio del 28 marzo 2009 n. 12


 

(5)sono interessanti a questo proposito le osservazioni e le proposte riportate da A. Tonelli nei suoi interventi al Circolo PD On Line "Libertà è partecipazione" di cui riporto i link per la consultazione:

 http://circolopd.ning.com/forum/topics/dove-prendere-i-soldi-c

http://circolopd.ning.com/forum/topics/dove-prendere-i-soldi-a

http://circolopd.ning.com/forum/topics/dove-prendere-i-soldi-b