E’ ormai opinione comune all’interno del dibattito intellettuale e politico
che il ruolo dello Stato nelle società
moderne sia essenzialmente quello di creare le condizioni per lo sviluppo,
limitandosi cioè ad intervenire
direttamente nella realizzazione delle infrastrutture , offrendo adeguati
servizi e regole che favoriscano la
nascita e lo sviluppo dell’impresa . Lo stato sociale deve poi intervenire offrendo
e garantendo a tutti i suoi cittadini i servizi
essenziali di una comunità : l’istruzione
, la salute, la giustizia, i servizi essenziali
di regolamentazione ed infine gli
ammortizzatori sociali nei confronti dei più deboli siano essi gli anziani , le
donne , i bambini , i marginali i
disoccupati ecc. ecc .
Ma cosa sta richiedendo e/o cosa deisdera normalmente la
popolazione in una situazione di crisi?
Quando cioè le varie parti di una
comunità stentano a funzionare ed entrano in difficoltà non riuscendo ad utilizzare
in maniera virtuosa le risorse presenti
e i vari fattori di produzione?
Quando gli ostacoli sono talmente importanti da non poter essere
affrontati privatamente e singolarmente?
In questi casi la comunità desidera
far fronte comune e richiedere alle proprie Istituzioni un intervento
risolutore più forte e più ampio che, di volta in volta, sia capace d’individuare
i problemi esistenti ed attuare le necessarie soluzioni.
Quando poi questo non accade, nasce
la sfiducia nella classe dirigente, se ne valuta l’operato e si può sentire come insopportabile la sua
distanza e la sua sostanziale
impermeabilità alla vita delle persone comuni .
Nasce in tal modo il concetto di “casta”
. un modello di potere separato dalle
esigenze dei cittadini, che pretende di rappresentare, ma che in realtà persegue degli obiettivi privati
e personali.
Vi è un problema generale delle moderne società occidentali che fa sentire i cittadini in qualche modo
esclusi dalla gestione della propria vita ed in cui le scelte generali sembrano
appartenere ad un mondo troppo distante ed in qualche caso con dimensioni
sovranazionali incontrollate, siano esse
costituite da aziende private che da stati esteri o da organismi
internazionali.
Tutto questo genera il desiderio
di ritornare all’interno di confini più controllabili e più diretti che possano
entrare più facilmente in relazione con le esigenze delle persone . La
difficoltà democratica e della partecipazione consapevole del cittadino alle
scelte che lo riguardano lo porta a privilegiare
una dimensione più controllabile e a dare
la fiducia a quelle forze politiche che si richiamano maggiormente ad una
dimensione territoriale a lui più vicina sia essa a carattere
regionale o nazionale. Tutto questo per poter avere la possibilità d’incidere sul
malessere profondo della società in cui vive. Le basi di questo malessere cambiano
ovviamente a seconda della comunità in
esame e possono avere caratteristiche diversissime ma quello che sembra
accumunarle è una significativa richiesta
di più Stato e più Democrazia.
Paradossalmente, anche quando ci
troviamo di fronte all’affermazione di un personaggio come Trump negli Usa, siamo di fronte alla richiesta che lo Stato intervenga
maggiormente a tutela dei propri confini e degli interessi di settori della propria comunità, messi in
difficoltà dall’immigrazione di merci e
di uomini. Non è indicato ovviamente il
modo, che può essere molto diverso, ma
viene posto con forza un problema. Allo stesso tempo, vengono rimossi ed indicati come appartenenti alla “ casta”,
responsabile delle difficoltà, coloro che sono stati al potere in questi anni.
Un percorso analogo sembra essere
avvenuto in Italia con la recente affermazione politica in particolare del M5S e della Lega Nord.
Ambedue hanno un atteggiamento sostanzialmente
sovranista e diffidente delle intromissioni sovranazionali nel nostro
Paese, sia che provengano dalle grandi multinazionali, sia dalle regole europee,
sia dalle conseguenze della
globalizzazione economica.
Desiderano più Stato per un
controllo ed una gestione adeguata di questi processi.
In particolare, la Lega Nord si è
distinta per una promessa nel campo della gestione della sicurezza e della gestione dell’immigrazione. Il
M5S per tutto quello che riguarda l’incapacità del sistema Italia di gestire adeguatamente
la risorsa lavoro , in relazione anche al problema del sottosviluppo del Mezzogiorno
.
Ancora una volta più Stato che , attraverso la misura del reddito di
cittadinanza, metta un argine alla piaga della disoccupazione e del precariato.
Insieme i due movimenti rappresentano
anche un segnale di rivolta popolare nei
confronti della “ Casta” e sottolineano continuamente la loro
estraneità nei confronti della stessa.
Più Stato e più Democrazia che il
M5S proclama di attuare addirittura in
forma diretta, grazie all’utilizzo della digitalizzazione informatica. In questo
senso assume anche i connotati della possibile opportunità democratica offerta
dalla tecnologia : Il nuovo e il moderno contro il vecchio .
Il senso comune, presente all’interno
della popolazione, sembra pertanto essere quello dell’incapacità autonoma del
sistema Italia di offrire delle soddisfacenti opportunità di vita e di lavoro.
Ciò coinvolge sia il sistema economico e
l’impresa privata che l’efficienza e la capacità delle istituzioni pubbliche.
Il mercato del lavoro presenta un quadro sconsolante di utilizzazione delle
risorse impiegate molto spesso al di sotto delle proprie capacità , in maniera
saltuaria, precaria e sottopagata. Nel mezzogiorno è molto diffuso il caso in
cui l’illegalità diffusa di gestione
della risorsa lavoro sia l’unico modo esistente per sopravvivere; ma, questo si
chiama sottosviluppo e sfruttamento.
La presenza in questi anni dell’investimento
straniero spesso si è rivelata un’ulteriore operazione di spoliazione del
patrimonio produttivo italiano. L’acquisizione d’importanti marchi ha portato, in molti casi, al successivo ridimensionamento dell’attività
o addirittura alla sua delocalizzazione produttiva.
Quando l’attività libera e l’organizzazione
generale della società presentano problemi
strutturali di tale livello è necessario probabilmente uno sforzo comune delle
istituzioni e dell’intera comunità per risolverli. Probabilmente non è neanche
sufficiente parlare di riforme strutturali, se esse non riescono
contemporaneamente a mobilitare risorse finanziarie, uomini e conoscenze per
avviare i processi di trasformazione fino a
farli decollare.
Per tutto questo tempo le persone richiedono
un maggiore intervento dello Stato, realizzato anche nei modi di un maggior
coinvolgimento democratico delle persone stesse. Un intervento dello Stato che,
oltre a rimuovere in molti casi gli ostacoli allo sviluppo, se ne faccia artefice diretto, come avvenne nel caso della formazione dell’ENI
, della società Autostrade, della RAI TV, della Telecom, della Finmeccanica,
delle Ferrovie , delle Poste italiane ecc. ecc. che, oltre a far decollare importanti settori produttivi e di servizi fondamentali per l’intero sviluppo economico
del paese, offrirono importanti sbocchi
di lavoro produttivo per intere generazioni .
Le persone chiedono alle
istituzioni non solo una situazione di
piena occupazione, ma anche che la qualità della stessa sia tale da garantire la dignità della persona all’interno
della comunità. Gli ammortizzatori sociali ,sotto forma di reddito di cittadinanza
od altro ancora, sono richieste precise nei confronti della classe dirigente del Paese del fatto che la sua crescita economica
si traduca in una gestione ottimale
della risorsa lavoro e che il costo della possibile flessibilità e discontinuità occupazionale, utile ad
assicurare il migliore impiego produttivo,
non sia pagato da una peggiore condizione di vita delle persone e dei
lavoratori . Che la crescita della ricchezza di una nazione sia più equamente
distribuita, assicurando a tutti un miglioramento, senza dover assistere, invece,
ad un aumento delle disuguaglianze.
Maggiori opportunità per l’investimento privato, è vero, ma con un intervento pubblico diretto
nei settori strategici e nell’innovazione che stentano a decollare. Con una
gestione della risorsa lavoro che
garantisca le persone e la continuità di reddito e di contribuzione nei periodi
di disoccupazione ,in cambio di formazione e lavoro socialmente utile ( da
ridefinire opportunamente in senso produttivo e secondo progetti centralizzati).
Maggiore intervento dello Stato nella
gestione degli immigrati , uscendo da questa situazione d’incertezza, mettendo tutti al lavoro socialmente utile, in attesa di una definizione della loro posizione, e ridefinendo subito gli accordi di Dublino. Da
rivedere anche l’utilità di affidare ai privati la gestione dell’accoglienza.
Maggiore intervento dello Stato per estirpare la piaga della presenza della
criminalità organizzata in tutto il nostro paese e particolarmente nel Mezzogiorno
. Questo è un ulteriore importante ostacolo allo sviluppo delle imprese.
Maggiore intervento dello Stato
per recuperare le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione di questi
progetti. Questo significa capire anche
la qualità dei nostri rapporti con l’Europa
e se è vero o meno che la limitazione della spesa pubblica ci venga imposta
dall’estero. Vi è un “sentiment” diffuso che questo sia vero, sottovalutando
che l’ulteriore aumento a credito della spesa comporterebbe un aumento del
debito pubblico tale da diventare insostenibile di fronte ad un possibile e
probabile rialzo dei tassi d’interesse, portandoci al fallimento. Questo
succederebbe anche in caso di uscita dall’euro e facendo comprare al Tesoro ed al
sistema bancario l’emissione del nostro
debito. La svalutazione conseguente della nostra moneta e l’inflazione a due
cifre che ne deriverebbe, a causa
principalmente dei costi dell’importazione, sarebbe tremenda e punirebbe proprio
i ceti popolari e a reddito fisso.
Le risorse vanno prese dagli
impieghi improduttivi , rivedendo opportunamente la spesa pubblica ( spending
review) dai redditi elevati ,dai patrimoni elevati; forse anche da alcune tipologie di consumo
con un atto generale di maggiore solidarietà reciproca. Su questo nessuno ha
voglia di riflettere ed in un modo e nell’altro evitiamo di affrontare il
problema; peggio, di volta in volta, le
forze politiche individuano dei responsabili che una volta eliminati porrebbero
fine a tutti i problemi : evasione fiscale ( importante è vero, ma non del
tutto risolutiva) costi della politica ( vero ma il cui importo non è così
decisivo) ecc. ecc.
Non vi sembra che, in qualche
modo, vi sia stata una maggiore attenzione
su questi problemi e su queste richieste proprio da parte delle forze politiche
che hanno vinto le ultime consultazioni
elettorali?
Non parlo della validità delle
loro soluzioni, che sono molto discutibili, ma,
come è accaduto altre volte, cerchiamo di capire che il successo dell’avversario
è spesso legato al fatto di essere riuscito a stare in qualche modo dentro ai
problemi avvertiti dalle persone.