Pagine

giovedì 2 novembre 2017

RIFORMA FISCALE, NUOVO WELFARE E AZIONE DELLO STATO.




La realizzazione di un nuovo Welfare,  che sostenga  il cittadino nelle difficoltà legate alla discontinuità del lavoro , offra adeguati servizi sociali e  tuteli gli emarginati e le categorie deboli, deve essere la  priorità di un movimento politico progressista.
Teniamo presente come il problema della discontinuità del lavoro ed il pieno utilizzo dei diversi fattori di produzione sia uno dei punti centrali di questo passaggio epocale dello sviluppo economico,  fondato sulla crescente digitalizzazione  e sull'ampia globalizzazione  . Durante i periodi di cambiamento,  nuovi settori di popolazione e di attività  possono subire processi di emarginazione e di espulsione dal mercato del lavoro e dalla produzione, andando ad alimentare l'esercito di persone  da riavviare all'interno della popolazione attiva.
Il nuovo Welfare deve essere capace di sostenere  ed affrontare queste nuove urgenze sociali.
I movimenti migratori  richiedono delle misure adeguate  per permettere un pieno utilizzo delle risorse lavoro in arrivo; ma, non dimentichiamo che, allo stesso tempo,  questo comporta la necessità di dare  una risposta anche alla marginalità di tanti giovani italiani che, a loro volta, alimentano un fenomeno migratorio in uscita dal nostro paese per mancanza di sbocchi professionali.
Un partito progressista, che si pone  come guida di un  paese,  deve essere anche in grado, dunque,  d'indicare un'adeguata  politica economica di sviluppo economico e sociale,  capace di utilizzare pienamente i fattori di produzione disponibili e dare un senso allo sviluppo economico, compatibile con il rispetto della natura che ci circonda.
Questo significa  capire quanto possa essere utile anche l'azione diretta dello Stato nell'avvio di attività produttive che l'iniziativa privata non è ancora capace d'intraprendere   o di portare a piena maturazione. A questo scopo è necessario riavviare in maniera nuova la sinergia fra pubblico e privato, rivoluzionando l'attuale  struttura di partecipazioni e di attività esistente  e l'efficacia e funzionalità della pubblica amministrazione.
Ora, è inutile girarci intorno, ma  tutto questo non può essere fondato,  nel lungo periodo,  se non su di una contribuzione  fiscale dei cittadini in forma maggiormente progressiva sui loro redditi e le loro rendite  finanziarie , immobiliari o di partecipazione societaria; specie, quando anche il frutto dell'investimento  continua ad alimentare una distribuzione diseguale delle ricchezze che accentua la marginalità di larghi strati della popolazione.
Occorrerebbe probabilmente rivedere accuratamente tutti questi aspetti ma ritengo che  questa riforma sia una delle priorità d'affrontare.
Questo, perché diventa sempre più evidente come  debba essere necessariamente separato  il campo dell'assistenza sociale da quello della previdenza  e che il tutto non possa pesare unicamente sul contributo del lavoro. Ciò, fra le altre cose, produce un alto costo  per l'impresa che ne riduce la competitività complessiva.
L'assistenza sociale deve pesare sulla fiscalità generale e questo significa sostanzialmente solidarietà sociale in misura maggiormente progressiva in base al reddito ed al patrimonio. Ci piaccia o non ci piaccia  non ci sono alternative o possibili differimenti della questione.
Oggi la marginalità  sta interessando addirittura  le generazioni  e larghi strati della popolazione . Sta diventando una delle condizioni della normale vita sociale e sfido chiunque ad affermare che questo sia l'indicatore di una società in buono stato di salute.