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venerdì 29 maggio 2015

La CORRIDA

L'arena era piena di gente che aspettava l’imminente corrida.

In Spagna, la corrida rappresenta la sfida di un uomo contro il toro. Nel torero,la folla vuole vedere un uomo capace di combattere il toro  senza averne paura. Un uomo  che faccia giostrare il toro attorno a sé, beffandolo ad ogni carica.

Delle persone, vicino a me, discutevano sui tori. Nell’aria tersa scoppiavano mortaretti ed il suono delle voci indistinte sembrava il rombo di un ‘aeroplano.

Alcuni dicevano che i tori erano buoni. Che erano bassi e tarchiati e con delle corna  dure e piccole; ma, altri diceva  che , pur potenti e veloci fossero, Paco, il torero, li avrebbe fatti giostrare ed uccisi elegantemente.

Il sole scottava i volti della gente e splendeva alto nel cielo azzurro. Alcuni avevano comprato delle noccioline, prima di entrare nell’arena,  ed ora le mangiavano  in attesa dell’entrata dei toreri.

C’erano parecchi turisti  che scattavano fotografie. Faceva un gran caldo e molti si toglievano le giacche; il venditore di cappelli, quel giorno, avrebbe fatto di certo affari. Qui e là si accedevano delle controversie. I fortunati  si erano scelti  i posti più vicini all’arena  in modo da vivere lo spettacolo quasi direttamente.

Nell’aria c’era un senso d’attesa. Domandai  ad un mio vicino chi fosse Paco ed egli mi rispose che era un torero  dallo stile spavaldo e temerario; ma, nello stesso tempo, elegante .

Un idolo della folla!

Si udirono degli squilli di tromba. L’ingresso dell’arena si aprì facendo entrare nello spazio sabbioso gli Alguaciles, che conducevano solennemente i loro cavalli bardati. Ad un metro circa di distanza, li seguiva  la Cuadrilla con al centro , nel suo sfolgorante costume rosso, Paco, l’Espada, che si ergeva  in tutta la sua elegante e slanciata figura.

La folla era impaziente. Osservai i miei vicini. Avevano  gli occhi fissi sull’arena  ed i visi bruciati , storti in una smorfia d’attesa e d’apprensione.

La Cuadrilla  si era allontanata  dal centro dell’arena. La folla ammutolì di colpo. Tra poco  il toro sarebbe entrato come una vaporiera imbizzarrita.

Un grido percorse l’arena in tutta la sua ampiezza. Il toro era entrato correndo.

Rapidi i Banderilleros entrarono in azione, agitando i loro mantelli scarlatti davanti al muso  della bestia  per farla innervosire. Subito dopo , fecero il loro ingresso nell’arena  i Picadores , sui loro cavalli bardati,reggendo in mano la lunga Pica. Uno dei Banderilleros agitò la cappa dinanzi al toro…..Quello  calò la testa e caricò….Aveva il rosso negli occhi e vedeva sempre più vicina la cappa  agitata che lo innervosiva…Eccola!…Eccola!
Ad un tratto la cappa sparì ed esso si trovò a tu per tu con i Picadores. Pancho, il Picador, osservava il toro.Prese la mira e calò la Pica sul dorso del toro, appoggiandovisi con tutte le sue forze. La bestia , però, aveva ormai toccato il ventre del cavallo e l’aveva squarciato. Ora, le budella dell’animale uscivano fuori dalla ferita. Era uno spettacolo rivoltante; ma , la folla vedeva solo il toro ed il Picador. Un cronista, vicino a me, scriveva sul bloc notes che , finora, lo spettacolo non aveva offerto niente d’eccezionale. Ora, il toro era stato lasciato solo , al centro dell’arena. Dalle sue narici usciva il fiato , misto a polvere . Entrarono quindi i Banderilleros, ciascuno con due aste di legno, le banderillas, munite di fiocchi e rivestite di carta colorata ma con la punta in acciaio.Si fece avanti il primo e corse incontro al toro. Questo caricò e, quando sembrava che l’animale stesse per colpirlo, il banderillero piantò nel dorso del toro le aste e , facendo leva su di esse, si sollevò e scartò di lato. Gli altri fecero la stessa cosa. Alla fine , la bestia si trovò con le banderillas piantate nel dorso. Cercò di smuoverle, ma le punte d’acciaio erano entrate a fondo nella sua carne. .La cosa lo innervosì ancora di più. Ora, il cronista scriveva che i banderilleros erano stati molto bravi e avevano svolto il loro compito con maestria. Il toro era fermo ed ansava. Le trombe squillarono e Paco, l’Espada, entrò nell’arena tenendo in mano la muleta e lo stocco e fu salutato da un lungo e consistente applauso. La sabbia si alzava in nuvolette giallastre dietro i suoi passi.Egli guardava ai lati della pista. Dietro le staccionate robuste, Paco intravedeva gli altri toreri pronti ad ogni evenienza. Osservò la folla che lo acclamava e pensò che essa voleva da lui uno spettacolo senza risparmio d’energia e d’audacia. Voleva provare il brivido per il rischio continuo della vita che lui avrebbe corso e pensò ancora che , se egli non l’avesse accontentata, gli stessi che ora l’acclamavano lo avrebbero , in seguito , deriso e criticato. Ora , il toro era fermo dinanzi a lui. Dal collo gli colava il sangue vermiglio che, cadendo sulla sabbia, si mescolava ad essa macchiandola di un colore bruno. Gli occhi bovini lo fissavano; erano rossi dalla rabbia.La bocca era piena di bava schiumosa. Ora era lì davanti a lui. Era una sfida, una sfida a morte. Paco lo sapeva, si ripeteva ogni domenica. I muscoli dell’animale affioravano sotto la pelle e sembrava volessero schizzar fuori. Il suo corpo era pervaso da un tremito di collera. Era massiccio sulle zampe. La folla , adesso , stava silenziosa e aspettava. Paco si mosse. Il suo passo era lento e deciso. Sollevò la muleta che , piegata in alcuni punti, assumeva un colore violaceo. Incitò il toro…………incitò ancora. Quello abbassò la testa e caricò. Caricava diritto al corpo di Paco. Ora egli lo vedeva sempre più vicino avvolto in una nuvola di polvere gialla. Paco si mosse lentamente di lato ed il suo fianco sfiorò le corna del toro nella sua corsa , mentre la muleta si drizzava tesa sul corpo dell’animale. La folla gridò ……Ooolé! Ed ogni volta il toro caricava e si lanciava nel vuoto accompagnato da un sonoro ….Ooolé! Sembrava quasi che il toro fosse fuori posto nell’arena. Paco lo trattava come se non avesse nessuna importanza e lo evitava quasi con insofferenza. La sua condotta, così temeraria e spavalda, faceva impazzire la folla! Il cronista , vicino a me, scriveva emozionato :” non si era mai visto uno spettacolo simile dai tempi di Belmonte e Manolete”. ? Ora Paco aveva impugnato lo stocco. Era l’ultimo passaggio del toro. Il silenzio entrò nell’arena e ammutolì la folla. Gli occhi di tutti fissavano l’uomo e la bestia . Uno davanti all’altra su quella terra giallastra. Paco agitò la muleta. Il toro caricò ancora……………….Uno……due passi…….un passo indietro……..e alzò la muleta mentre la bestia passava. Ora era lì sotto il suo sguardo e per un attimo era lui , Paco, ad averla lì tutta per sé… mirò ….. e subito dopo lo stocco era entrato completamente nella carne del toro , fra la collottola e la spalla…………………………………… Il toro rimase fermo….., istupidito. La folla esplose in un boato e ,come se fosse stato ucciso da quel suono, la bestia piegò le ginocchia e cadde al suolo, mentre Paco alzava il braccio destro al cielo ,in segno di vittoria , fra le grida e gli applausi della folla.

venerdì 22 maggio 2015

Maggiori risorse per lo Stato nel segno dell'equità.




 

Proviamo a fare qualche considerazione sulla possibilità ed efficacia di una riforma fiscale che colpisca in maniera più progressiva i redditi.
La bontà di una misura di questo genere consisterebbe principalmente nell'equità del provvedimento, che avrebbe l'effetto di ottenere da un lato una maggiore distribuzione delle ricchezze prodotte e dall'altro un effetto dissuasione rispetto a remunerazioni eccessivamente diseguali.
Se oggi possiamo osservare come diverse generazioni dei nostri giovani stentino a trovare un posto di lavoro e mediamente ottengano uno stipendio/salario di ca mille euro al mese, il vedere contemporaneamente retribuzioni che, a torto o a ragione, superano di oltre dieci volte questi livelli, assume dei toni scandalosi.
Molti, di fronte a queste argomentazioni, sono soliti alzare le spalle, dire che sono d'accordo ma che il gioco non vale la pena di essere condotto fino in fondo, perché i vantaggi sarebbero irrisori, che tutto questo sarebbe alla fine controproducente,perché penalizzerebbe l'investimento produttivo.
Mi sembra, pertanto, utile rispondere facendo una piccola simulazione di quelli che potrebbero essere i vantaggi. economici concreti, in una situazione come quella italiana, prendendo come base i dati della dichiarazione dei redditi 2010.
Secondo questi dati i redditi erano distribuiti nella maniera seguente.
 
- 1,09 % dei contribuenti pari a n. 336.779 persone , avevano redditi da 100.000 a 200.000 per il 10,20 % dell'imposta totale pari 15,23MM su redditi complessivi di ca 33,7 MM
- 0,15%   dei contribuenti pari n. 46 .345 persone con redditi da  200.000 a 300.000  per il 2,74 % dell'imposta totale  pari a 4,09MM su redditi complessivi per 9,2 MM
-0,10 % dei contribuenti  pari a   n. 30.897  persone dichiaranti con reddito   superiore a 300.000      per il 4,70 % dell'imposta  totale., pari  a 7,02MM
 
L'imposta complessiva del periodo era di  149,4 MM  per 30.897.194 di dichiaranti .
 
Se ipotizzassimo che su tutte queste particolari classi di reddito venisse applicata un'aliquota progressiva articolata  secondo i seguenti livelli modificati, avremmo i seguenti risultati :
 
 
-aliquota  del 60% per lo scaglione di contribuenti  con redditi compresi fra 100.000 e 200.000 euro –maggiore introito  ca 2,58MM
-aliquota del 68% per lo scaglione di contribuenti con redditi  compresi fra 200.000 e 300.000 euro-maggiore introito ca 2,27MM
-aliquota 75% per lo scaglione di contribuenti con redditi superiori a 300.000 euro- maggiore introito  ca.4,64MM .
 
Si avrebbe in sostanza la possibilità reale di un maggiore introito annuo di ca.  9 MM che a mio parere potrebbe essere utilizzato
1)      per ampliare il pilastro di  sostegno alla disoccupazione  arrivando a coprire anche quella di lunga durata  
2)      avviare la riduzione del cuneo fiscale del lavoro per procedere con immediatezza alla riduzione del CLUP ed aumentare la competitività del nostro sistema produttivo. .
Rimane poi necessario  avviare  un ripensamento complessivo sulla possibile progressività dell'utilizzo della cedolare secca  al posto del cumulo del reddito, riveniente dalle rendite e plusvalenze finanziarie ed immobiliari, con gli altri redditi da lavoro . Sembra veramente  incomprensibile ad esempio  il mettere  sullo stesso piano il pagamento dei tributi su di un affitto immobiliare di  600 euro mensili e quello di più appartamenti e titoli finanziari con una rendita complessiva di 5.000 euro mensili.
Se pensiamo ancora che la ricchezza delle famiglie italiane  alla fine del 2012, in soli  mezzi finanziari netti era pari a 2,775 miliardi , ipotizzando un rendimento medio dello 0,75% lordo possiamo  anche immaginare che un ritocco complessivo della tassazione sugli interessi o in alternativa  sul volume dei depositi possa produrre  almeno uno, due miliardi di ulteriore gettito fiscale.senza produrre fuga di capitali.
Tutto questo ,unito ai maggiori ricavi suesposti, relativi ad un'inasprimento dell'imposizione fiscale progressiva sui redditi, dovrebbe poter permettere di affrontare meglio i punti d'intervento sul lavoro .
Come ultima proposta, non posso che richiamare l'attenzione sull'opportunità di una patrimoniale straordinaria  dell'ammontare minimo di 400/500MM  che abbatta l'ammontare complessivo del debito, e quindi il suo costo annuo, da legare alla dismissione del patrimonio immobiliare/mobiliare pubblico . Per evitare che il costo sia proibitivo per il contribuente la proposta potrebbe comprendere il finanziamento dell'imposta  da parte della CDP ed il conferimento, in cambio, al contribuente delle quote azionarie di una società  costituita allo scopo ( a cui andrebbe conferito  il patrimonio pubblico  in dismissione ) con un vincolo di possesso delle stesse per un periodo di cinque anni. In tal modo il peso effettivo per il contribuente sarebbe costituito dal costo finanziario del prestito e dalla possibile minusvalemza fra il valore delle quote azionarie conferitegli  e quello di realizzo dopo il periodo del vincolo di possesso.
 
 
 
 
 
 

sabato 16 maggio 2015

Maternità

 

 

Io non voglio che tu

Muori mai Mamma!

Così ti dicevo , bambino,

Mentre mi abbracciavi, sorridendo;

Ma , te ne sei andata…..

In un soffio di primavera.

 

 

Roma, 13/4/2009

 

 

martedì 12 maggio 2015

'68

 

 

 

 

 

Un cappotto rosso e dei capelli neri

Sul suo viso da cerbiatto

Parlava tesa e fremente tra i fumi di cento sigarette

E già sapevo che un giorno l'avrei guardata negli occhi

Per chiederle tutto.

 

L'assemblea continuava

Ed io l'avevo attesa per anni.

L'aria sapeva di Pisa ,Bologna, di Trento.

A Roma………………non si aspettava più.

 

Il rosso delle bandiere  era spiegato al vento

 quel giorno di maggio che per la prima volta  scendevo in piazza

E ricordo il distintivo

Che  una faccia sconosciuta mi appuntò sul petto.

 

Era facile cantare la rabbia e l'amore

Aspettando insieme la risposta alle idee.

Già il partito mi chiedeva tanto

Quando nelle nostre riunioni

Parlasti del mio sorriso e la storia appena

Iniziata  era impedita  da un altro amore.

Quante volte eppure stringesti le mie mani

Quando la paura ci prendeva e zitti si andava avanti

E mi domando se qualche volta

pensi a quei tempi…ora che avrai dei bimbi!

E mi chiedo cosa dirai loro se , adulti,

ti parleranno di ciò di cui  Noi …parlavamo

O avrai già dimenticato quando…..

piangendo mi dicesti …. Resta!

 

 

Facevo le smorfie agli elogi di Stalin

Poi che te ne sei andata,

quando qualcuno diceva che la rivoluzione era alle porte

e invece la gente se ne andava via.

Eppure , era vero che insieme la speranza era tanta 

E la sua forza tremenda.

 

Tornò Milano a farci innamorare.

Quando Lei arrivò, parlava dei cattolici

E sembrava sempre dentro una casa di vetro

A perdersi nei suoi mille impegni.

 

Ci ritrovammo a parlare , già stanchi

E l'amicizia ci spinse a guardare gli anni vissuti,

preconizzando il significato politico del privato.

 

 

Oggi ne parlerei ancora

Ora che gli anni sono passati

e il lavoro ci tiene lontani da noi stessi.

Eppure la forza è ancora intatta

E la rabbia è lì , intera , terribile, presente

E il dolore dell'abbandono è tanto

Quando non posso fare a meno di considerare

Quei giorni il nostro punto di  riferimento.