Un cappotto rosso e dei capelli neri
Sul suo viso da cerbiatto
Parlava tesa e fremente tra i fumi di cento sigarette
E già sapevo che un giorno l'avrei guardata negli occhi
Per chiederle tutto.
L'assemblea continuava
Ed io l'avevo attesa per anni.
L'aria sapeva di Pisa ,Bologna, di Trento.
A Roma non si aspettava più.
Il rosso delle bandiere era spiegato al vento
quel giorno di maggio che per la prima volta scendevo in piazza
E ricordo il distintivo
Che una faccia sconosciuta mi appuntò sul petto.
Era facile cantare la rabbia e l'amore
Aspettando insieme la risposta alle idee.
Già il partito mi chiedeva tanto
Quando nelle nostre riunioni
Parlasti del mio sorriso e la storia appena
Iniziata era impedita da un altro amore.
Quante volte eppure stringesti le mie mani
Quando la paura ci prendeva e zitti si andava avanti
E mi domando se qualche volta
pensi a quei tempi ora che avrai dei bimbi!
E mi chiedo cosa dirai loro se , adulti,
ti parleranno di ciò di cui Noi parlavamo
O avrai già dimenticato quando ..
piangendo mi dicesti . Resta!
Facevo le smorfie agli elogi di Stalin
Poi che te ne sei andata,
quando qualcuno diceva che la rivoluzione era alle porte
e invece la gente se ne andava via.
Eppure , era vero che insieme la speranza era tanta
E la sua forza tremenda.
Tornò Milano a farci innamorare.
Quando Lei arrivò, parlava dei cattolici
E sembrava sempre dentro una casa di vetro
A perdersi nei suoi mille impegni.
Ci ritrovammo a parlare , già stanchi
E l'amicizia ci spinse a guardare gli anni vissuti,
preconizzando il significato politico del privato.
Oggi ne parlerei ancora
Ora che gli anni sono passati
e il lavoro ci tiene lontani da noi stessi.
Eppure la forza è ancora intatta
E la rabbia è lì , intera , terribile, presente
E il dolore dell'abbandono è tanto
Quando non posso fare a meno di considerare
Quei giorni il nostro punto di riferimento.
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