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lunedì 26 settembre 2011

Maxi salvataggio

 

 

Un fondo salva stati  fino a 3.000 mld di euro per salvare l'Europa e di conseguenza assicurare una stabilità internazionale, messa in crisi da un possibile tracollo dell'euro.

Il ministro del tesoro americano si è mostrato estremamente chiaro e determinato nel segnalare i rischi di una possibile contaminazione della crisi europea alle altre parti del mondo e richiedere un intervento significatico utile  per dare ai mercati un messaggio forte di sicurezza.

L'ipotesi di un  Maxi progetto di salvataggio è ben vista anche dalla Cina e dalla Russia che  ha dichiarato ufficialmente la sua disponibilità a sottoscrivere eventuali obbligazioni emesse dal fondo salva-stati e salva banche .

Di fatto, l'emissione di queste obbligazioni avrebbe la garanzia  dell'intera Europa e dalla finestra rientra pertanto il problema dell'emissione degli eurobonds .

Chi garantirà in ultima istanza il pagamento?

Chi sottoscriverà i 3.000 mld di euro, anche se in fasi successive, vuole sapere chi risponderà alla fine del suo credito.

Sarà il FMI ? Saranno gli Stati Uniti d'America?

No, pur assistito da  sponsors internazionali importanti , siamo di fronte ad un progetto di riconoscimento del debito da parte dell'insieme dell'Europa.

E' questo il  motivo del tergiversare dei paesi più virtuosi guidati dalla Germania.

In fondo, l'euro è l'unica moneta che non ha la sua corrispondenza nel bilancio di un unico Stato e quindi non sta in rapporto  con un unico debito .

No! Sta in rapporto con tante diverse economie e debiti diversi .

Pertanto, se i vari paesi europei si comportano in maniera diversa, al momento della resa dei conti chi è stato più virtuoso si ritrova nella condizione di dover pagare anche per chi non lo è stato. D'altra parte le classi politiche europee si ritrovano a gestire un rapporto con le proprie popolazioni estremamente difficile sia all'interno dei paesi virtuosi che in quelli  il cui debito è elevato.

 Gli uni non hanno nessuna intenzione di abbassare il proprio livello di vita per venire in aiuto degli altri; mentre, chi si trova in difficoltà non ha nessuna intenzione di fare i necessari sacrifici scoprendo improvvisamente tutta la corruzione interna , la diseguaglianza, l'inefficienza il sottosviluppo di cui è vittima ma che fin'ora ha sopportato perché tutto è stato nascosto dal dilatarsi del proprio debito nazionale.

Bisognerà trovare un motivo superiore che ponga gli uni e gli altri di fronte alle proprie responsabilità e li spinga a superare  questo momento  affrontando i necessari sacrifici in vista di un miglioramento futuro.

In questi momenti  ognuno di noi si trova costretto a valutare i lati positivi e negativi  del processo di unificazione dell'Europa. A considerare in silenzio le conseguenze di una separazione e di un default isolato o le prospettive di un risanamento e di uno sviluppo comune.

Gli Stati più ricchi  del mondo sono disponibili a sostenerci perché una crisi europea allontanerebbe per anni le prospettive di una crescita mondiale e comporterebbe per tutti la possibile entrata in recessione e l'insorgere di fenomeni protezionistici e nazionalistici che renderebbero la situazione ancora più grave; tuttavia, pretendono  il nostro impegno comune.

Questo momento di crisi deve  far riflettere i paesi europei sulla necessità di avere la sovranità sulla propria moneta unica: l'euro.

Processo che presuppone un'unità politica ed economica definitiva.

Un unico bilancio europeo, un solo PIL ed un solo debito pubblico governati da istituzioni politiche europee.

 

giovedì 22 settembre 2011

la crescita non ha alternativa

 

Nel mondo dei movimenti e dell'opposizione politica più dura si sta facendo strada  in Europa l'idea  che la crisi finanziaria mondiale ,  successivamente  concentratasi sui debiti pubblici sovrani, sia l'ultima faccia di una dura lotta di classe che tenta di schiavizzare i lavoratori  a favore di un potere finanziario dall'immensa ricchezza e potere sovranazionale.

Secondo gran parte di questi commentatori, la soluzione, perchè l'Italia esca dalla crisi è quella di accettare un default pilotato che la faccia uscire dalla moneta europea per recuperare la sua sovranità monetaria e quindi, attraverso una forte svalutazione, ridimensionare il debito , ottenere la competitività perduta sulle esportazioni e ,dopo enormi sacrifici, riprendere la strada dello sviluppo soprattutto ottenuto senza una penalizzazione eccessiva delle clasi lavoratrici.

Solo il Prof. Fumagalli auspica un mantenimento dell'Europa ma radicalmente diversa e con una politica fiscale unitaria.

La questione che viene volutamente tralasciata è l'impoverimento complessivo dovuto alla pesante inflazione che scelte di questo tipo porterebbero con sè,oltre all'inevitabile conflittualità fra gli Stati . D'altra parte, la svalutazione e l'inflazione sono i principali nemici dei risparmiatori e  quindi dei patrimoni  ma redistribuiscono la ricchezza  verso  le attività produttive e commerciali  e consentono di evitare la depressione economica.-

Queste tesi ,che non condivido, hanno tuttavia il pregio di mostrare quanto il futuro dell'Europa sia veramente difficile e come la crescita non sia un 'opzione ma la necessità rispetto ad un piano che dia la priorità al risanamento del debito.

L'emissione di eurobond potrebbe essere ancora una misura vincente, come anche la decisione di monetizzare il debito complessivo  europeo aumentando  la disponibilità di moneta necessaria per mantenere la giusta liquidità sui titoli di stato delle economie in difficoltà.

Dobbiamo insomma, come Europa, recuperare il concetto di sovranità della moneta finanziando, se del caso, il nostro debito non per non onorarlo, ma per avere il tempo opportuno di risanare attraverso la crescita.Tutto ciò ,garantendo tutti insieme  i nostri creditori  con l'emissione degli eurobond ed adottando una politica fiscale unitaria.

In Italia l'unica strada da percorrere è a mio parere  quella di destinare le risorse, provenienti da una evntuale tassa patrimoniale e da una  redistribuzione della ricchezza nazionale, alla crescita della nostra economia.

Ma quali caratteristiche deve avere un progetto per la crescità? Quali sono i passi decisivi  che si possono  iniziare?.

Senza  avere la presunzione di indicare  quello che va fatto , tuttavia ritengo utile fare alcune proposte ed osservazioni.

Una politica per la crescita ha oggi in Italia la necessità di alcune precondizioni socio politiche. Bisogna in  poche parole che i cittadini si riapproprino delle scelte politiche e del percorso di rappresentanza che parte dal cittadino per arrivare, con la mediazione dei partiti, fino alle Istituzioni :Bisogna inoltre  che in ogni luogo di lavoro si realizzi un processo  di  chiarificazione dei rapporti con il sindacato che porti a delle regole chiare sulla rappresentanza e sulla  cosiddetta clausola di tregua.

Le altre condizioni indispensabili sono legate allo snellimento e miglioramento dell'efficienza della Pubblica amministrazione, una seria lotta alla corruzione  ed una riforma della giustizia che consenta ai cittadini di ottenere le necessarie tutele di fronte al crimine, ma che, nello stesso tempo, assicuri una rapidità delle sentenze indispensabile perché il sistema torni a funzionare. Specialmente nel" civile" è necessario che ogni imprenditore abbia la sicurezza del recupero del prorio credito in  tempi ragionevoli.

Ci sono poi due aspetti su cui siamo in un ritardo strutturale e che bisognerà  affrontare con decisione anche da parte dell'opposizione ponendo luogo ad una riforma importante ed il più possibile condivisa. La riforma del sistema scolastico e  la predisposizione di un  piano energetico nazionale. Su questo secondo punto , bisognerà  prendere atto delle indicazioni venute fuori dal referendum ed operare di conseguenza.

Bisogna sostenere adeguatamente la ricerca scientifica  che oggi costituisce la base per la realizzazione di un vantaggio competitivo nel mercato mondiale.

E necessario ancora procedere ad un miglioramento generale delle infrastruture a disposizione del mondo produttivo sia tradizionali che informatiche.

Per liberare opportunamente le risorse  e le energie presenti non si può non sottolineare l'importanza  di misure che  migliorino il funzionamento del mercato in cui l'impresa si trova ad operare. E' necessario a tal fine operare nel senso del superamento della rigidità e dualismo del mercato del lavoro . Bisognerà inoltre operare ancora per la liberalizzazione delle professioni e delle attività  e per la semplificazione delle procedure burocratiche e di controllo.

All'interno di questo mutamento necessario del quadro di riferimento riteniamo opportuno suggerire alcune misure di sostegno all'impresa che potrebbero permettere un ulteriore passo deciso verso la crescita.

a)      l'utilizzazione del  sistema bancario, opportunamente garantito dal Credito di firma dello Stato ( potenziamento dei Fondi di garanzia) insieme all'appoggio della Cassa Depositi e Prestiti per finanziare lo sviluppo delle imprese e la crescita.Tutto questo  in misura assai superiore a quella attuale per ottenere un effetto determinante.(ca 15/20 mld di euro) la cui copertura deve provenire da una eventuale introduzione di tassa  patrimoniale. L'utilizzo del credito di firma, invece che dell'erogazione per cassa, fa si che il reale peso per lo Stato sia determinato dal rischio d'insolvenza dei finanziamenti erogati. Per mia esperienza l'utilizzo della capacità di valutazione dei progetti da parte del sistema bancario, quando  lo stesso è chiamato al rischio diretto ( la garanzia statale non deve superare  mediamente il 60% tranne nei confronti dell'imprenditoria femminile, giovanile, di alcune aree del sud preventivamente definite e nei confronti  di alcuni settori  economici individuati in cui potrebbe arrivare anche all'80%) è positiva. Solo in presenza di erogazione delle banche si potrebbe accedere ad eguale finanziamento agevolato  della Cassa Depositi e Prestiti a medio termine ed a possibili forme di erogazione  a fondo perduto.

b)      Inserimento obbligatorio per 10 anni, con assunzione a tempo indeterminato, di una quota dei migliori curriculum scolastici e universitari giovanili. Questi giovani verrebbero selezionati dalle imprese beneficiarie dei finanziamenti ( pena loro mancata erogazione) a garanzia statale  stabilendo un nuovo  e stretto  rapporto fra sistema formativo e sistema produttivo.

c)      Oltre al potenziamento dei fondi per la ricerca scientifica  erogati dallo Stato bisognerebbe predisporre un piano di incentivi al partneriato tra attività produttive e Università, per la Ricerca e Sviluppo.In tutti questi casi dovrebbe essere previsto il rimborso a medio termine degli importi erogati  dal sistema bancario  con garanzia dello Stato e/o con l'utilizzo dei fondi messi a disposizione dall'Europa previa valutazione dei progetti dal punto di vista della loro capacità di rimborso da parte del sistema bancario e da apposita  agenzia  per la valutazione scientifica 

d)      Il potenziamento del Fondo Italiano d'investimento ed un potenziamento e coordinamento dei vari fondi di Venture capital  esistenti su base regionale e nazionale.Tali strumenti  agendo sulla capitalizzazione delle imprese anche nella fase di start up  consentirebbero  un deciso incremento delle attività specie se venissero favorite le attività giovanili. . Il Fondo d'investimento Italiano creato da Tremonti con l'apporto delle maggiori Banche ha una dotazione che dovrebbe arrivare a 2 miliardi di euro ma mi sembra che sia rivolto solo alle PMI con almeno 10 milioni di fatturato e la sua attività è appena cominciata. Questo è uno strumento che va potenziato con dotazione maggiore . Accanto ad esso  va previsto uno strumento nazionale  che riunisca le varie strutture regionali dedicate all'investimento nel capitale delle  start up con adeguata dotazione e con lo stimolo del partneriato con fondi d'investimento privati.

e)      In ultimo potrebbe essere opportuno in questa fase  di difficoltà dei pagamenti alle imprerse da parte della pubblica amministrazione stabilire una convenzione nazionale con l'ABI per la fattorizzazione del credito vantato dalle imprese. Ciò soprattutto per far fronte ai problemi di liquidità. Molte imprese,quando si trovano ad avere come contropartita lo Stato  possono trovarsi nella situazione di non poter sostenere il credito  pena la chiusura della stessa attività. Non sempre poi il plafond offerto dalle banche è sufficiente  al bisogno e si limita massimo a 180gg di finanziamento sui crediti. Qundo si supera il 180° giorno  l'azienda si ritrova in difficoltà. Per questa impresa è necessario ricorrere al credito per cassa che è sempre offerto in maniera esigua da parte delle Banche  o si è nella necessità di un vero proprio  finanziamento a m/lt quando non si è in grado di capitalizzare. Il finanziamento a mlt presuppone tuttavia l'offerta di garanzie che molti possono non avere.Se gli interessi relativi alla fattorizzazione ,venissero pagati in maniera agevolata dopo i 90 gg in maniera equa da parte dello  Stato e dall'impresa ne guadagnerebbero tutti in termini di liquidità ed economici.La fattorizzazione inoltre  non dovrebbe far cumulo con iol plafond dei crediti di cui gode l'azienda presso il sistema bancario in quanto vi sarebbe la garanzia dello stato come cliente e il suo intervento sul pagamento interessi rendendo sostenibile il costo del servizio del debito.Spesso poi il fornitore dello Stato opera in un mercato  specializzato e non vedo il rischio dello scarico dei costi (in questo caso limitati) sulla clientela con perdita di competitività.

 

Il campo delle proposte possibili  è ovviamente ampio  ma ci premeva indicare alcune di quelle che a nostro avviso potrebbero avere un effetto più dirompente .

I tempi sono difficili ma  se osserviamo con attenzione la qualità e l'impegno dei molti  cittadini silenziosi che giornalmente portano avanti il nostro Paese non si può che guardare con ottimismo al futuro. Dobbiamo liberare le nostre energie e toglierci dalle spalle tutti  i pesi inutili.

 

 

 

lunedì 12 settembre 2011

E se Krugman avesse ragione ?

 

 

 

 

L'economia italiana continua ad essere sotto esame e,nonostante la pesante manovra in corso di approvazione, i mercati continuano a mostrare la propria sfiducia nei nostri confronti, penalizzando ulteriormente il differenziale dei nostri BTP decennali rispetto ai Bund tedeschi e peggiorando la valutazione delle azioni delle nostre imprese.

Eppure, l'Italia, per la prima volta dopo moltissimi anni,  sta cercando di mettere in piedi una politica volta al pareggio di bilancio e l'ammontare del debito pubblico complessivo , pur elevato rispetto al Pil,  sta per essere fermato e contenuto nei suoi livelli con prospettive di un graduale ridimensionamento.

Cos'è dunque che non convince? Perché continua a peggiorare il clima di fiducia nei nostri confronti, testimoniato dal'aumento  del Credit Default Swap  che si attesta intorno al 4,50% ?

Vi è probabilmente la sommatoria di due fattori interconnesi: il primo riguarda la prospettiva unitaria Europea, sempre meno credibile,la seconda riguarda invece direttamente la valutazione del nostro Paese e la sua capacità di affrontare in maniera positiva la crisi economica in corso.

Se guardiamo all'Europa, le preoccupazioni di un ristagno della sua economia stanno diventando sempre maggiori e la politica di rigore invocata  sembra che stia portando, come primo risultato, una progressiva stagnazione.

 In questa situazione, i paesi più virtuosi si stanno ingiustamente sentendo coinvolti in un destino comune di declino che mal sopportano  lasciando prevedere possibili tensioni sia nel progetto di costruzione dello Stato Europeo che nella continuità della moneta unica,che non a caso sta subendo un deprezzamento rispetto al dollaro.

Che questo sia un male e fonte di possibile inflazione,mi sembra   nel breve l'inconveniente minore mentre invece  consentirebbe complessivamente forse una migliore appetibilità dei nostri prodotti;tuttavia, il rischio di stagflazione è sempre possibile e probabilmente la paura di non tenere sotto controllo i prezzi e di monetizzare l'eccedenza del debito dei paesi europei più deboli ha portato molti esponenti tedeschi a non condividere la recente politica della BCE e fanno presumere la possibile via d'uscita dalla crisi dell'Euro a due velocità. Molto lucidamente il prof. Zingales immagina che la Germania , Francia e i paesi più forti possano fare un passo avanti verso un'integrazione più forte anche della politica fiscale escludendo i paesi più deboli.

La paura di una recessione mondiale ed in particolare di un ruolo di stagnazione dell'Europa, appesantito dai paesi più deboli, con il rischio di una spaccatura degli stesssi nei confronti dei paesi più forti, è forse il vero motivo di una crisi di fiducia degli investitori nei confronti della sottoscrizione del debito pubblico italiano.

L'altra faccia della medaglia è rappresentato proprio dalla valutazione dell'Italia fra i paesi deboli dell'Europa: questo  probabilmente non solo per l'entità del suo debito ( controbilanciato comunque dal settimo PIL mondiale)  ma a mio avviso soprattutto per la mancanza di prospettive di crescita e stabilità politica.

Perché dovrei investire i miei soldi in un paese che non cresce ed è afflitto da insufficienze politiche , organizzative, burocratiche, da un forte peso  della delinquenza organizzata  ecc ecc.?

Certo, siamo un Paese importante che ha tecnologie, prodotti, professionalità ed imprese  di livello mondiale, ma le contraddizioni in campo sono tali che un  qualunque investitore può preferire di restare alla finestra  e non rischiare.

Spero di aver chiarito perché la questione non mi sembra quella di ridurre al più presto l'ammontare del debito pubblico quanto quella di assicurare una  prospettiva di sviluppo ed una credibilità internazionale che ci consenta di uscire vincenti da questa crisi.

 E' indubbio che, in presenza di una crisi di credito,  corriamo il rischio del  default e pertanto la riduzione dell'ammontare complessivo del debito diventa una questione di sopravvivenza ,ma è anche vero che se per ridurre il debito, in presenza di una stagnazione del PIL,  dobbiamo ricorrere ad una patrimoniale di ca 300/400 miliard, sottraendo risorse complessive per lo sviluppo, questo può ucciderci!

Forse in questo senso la raccomandazione di Krugman di badare meno al deficit e più alla crescita può risultare  veritiera.

Se una possibile patrimoniale dedicasse queste risorse allo sviluppo ed alla crescita  invece che al ripianamento del debito, potremmo ridurre  nell'arco di 5/8 anni  il rapporto debito /Pil anche intorno al 100%  se riuscissimo a crescere complessivamente nello stesso periodo  intorno al 20/24%..

E' la differenza del progetto che diventerebbe significativa. Da una parte vi sarebbe il salvataggio di un corpo che sta comunque annegando , mentre dall'altro vi sarebbe una realtà in crescita che provvede contemporaneamente  al suo risanamento finanziario.

 Le conseguenze sociali sarebbero poi  enormi. Una crescita del 20/24% in otto anni potrebbe e dovrebbe essere accompagnata da maggiori opportunità di occupazione, dal risanamento della spesa pubblica, dal raggiungimento dell'obiettivo dell'attivo della bilancia commerciale  aprendoci con forza verso tutti quei paesi emergenti , anche nell'area del Mediterraneo, che possono rappresentare un'occasione di miglioramento reciproco tentando così di aumentare  la nostra quota nel  mercato mondiale.