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mercoledì 20 aprile 2011

La Repubblica populista

La Repubblica Populista


L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare  supremo della rappresentanza politica" così dovrebbe recitare l'art.1 della nostra Costituzione secondo quanto propone  l'On. Ceroni del PDL nel suo disegno di legge.    
Dovrebbe essere pertanto sancita la superiorità  del Parlamento sulle altre Istituzioni con la motivazione che è l'unico ad essere espressione della volontà popolare.


Come ci è capitato di affermare, una impostazione del genere, spesso riscontrabile nelle esternazioni del Presidente del Consiglio ed in larghe parti del PDL, va contro la concezione stessa dello Stato così come viene rappresentato nella nostra Costituzione ed è per questo che si pone da parte di queste forze politiche il desiderio di cambiarla.
La Costituzione stabilisce i principi ispiratori del consesso civile attraverso cui  la moltitudine, il popolo, diventa Stato ed entra nella Storia. Con la condivisione della legge, sia essa d' ispirazione divina ( i dieci comandamenti dati a Mosè per la fondazione dello Stato ebraico) o originata dalle lotte di liberazione  nei confronti di poteri assoluti e sordi alla volontà popolare,  vengono stabiliti i principi cardini , le regole basilari di convivevenza , i valori condivisi attraverso cui nasce uno Stato di diritto. In questo non è il mutevole giudizio, volere o capriccio della maggioranza di turno a stabilire i valori della società, ma la "legge" fondatrice, che garantisce a tutti i cittadini, in qualsiasi momento, le garanzie, i diritti fondamentali ma anche i doveri del loro essere parte di un'unica Patria.
Per realizzare questo obiettivo l'intera nostra Costituzione, richiamandosi a quanto è patrimonio dei modelli Costituzionali dei Pesi Occidentali, accetta il principio della separazione dei poteri fra legislativo, esecutivo e giudiziario per evitare che la supremazia dell'uno sull'altro possa creare le condizioni favorevoli ad una possibile degenarazione autoritaria.
In questo schema, il Presidente della Repubblica,( non a caso votato, con maggioranza  qualificata per i primi tre turni ed assoluta successivamente, dai due rami del Parlamento in seduta plenaria) è il garante della legge suprema , della Costituzione, di fronte a qualsiasi  arrogante e volubile maggioranza parlamentare di turno che è si espressione del popolo ma a cui la Costituzione ,"la norma" principale,ha dato "solo" il potere  " legislativo" da esercitare  nei modi e con i limiti previsti .
Non a caso è il Presidente della Repubblica il capo delle forze armate, simbolo del monopolio dell'uso della forza da parte dello Stato, ed a lui, in prima battuta, è stato dato  il compito di sorvegliare il rispetto della norma costituzionale da parte dell'attività legislativa, apponendo la sua firma sulla promulgazione delle leggi. Non a caso, è lui a presiedere il  Consiglio Superiore della Magistratura.Non a caso è lui che ha il potere di nominare , sentito l'orientamento delle camere,  il potere esecutivo e di sciogliere lo stesso parlamento quando non  ravvisi più le condizioni di un suo regolare funzionamento. E' lui la massima espressione della volontà e del potere del popolo e proprio per questo a lui è data la funzione di arbitro e di garante; tuttavia,  non ha nessun potere diretto  né di legiferare , né di giudicare né di svolgere una funzione di governo.
E' questo il frutto dell'equilibrio dei poteri che ha preservato per secoli il mondo e le civiltà occidentali dagli attentati alla democrazia.
Ogni    qual volta qualcuno ha voluto modificare questo equilibrio, la storia ha insegnato che i popoli l'hanno dovuto riconquistare a caro prezzo.
Questa concezione dell'esercizio del potere della maggioranza politica su ogni altro  si chiama " populismo" e non è nuovo nelle vicende storiche. I rischi insiti in questa concezione dell'amministrazione della cosa pubblica sono importanti. Si comincia a mostrare insofferenza per i limiti posti alla volontà popolare, che si pretende d'incarnare, per passare alla condanna di chi cerca  di opporsi e finire con la limitazione della sua libertà.
Questa possibile evoluzione  del "populismo"  è il  " regime" e quando questo , in nome del popolo, decide che sia indispensabile limitare il diritto di espressione di chi, opponendosi con la propria cultura  dell"odio",  impedisce al " manovratore" di fare il suo lavoro, per il bene del popolo, siamo pronti all'ulteriore limitazione del potere di rappresentanza, del ricambio politico e dell'alternanza della classe dirigente, dell'applicazione di misure coercitive di limitazione dell'attività politica e personale.
Il potere populista avrà bisogno di imporre il proprio volere sulla magistratura perché provveda ad eseguire le condanne utili al regime e potrà legiferare tranquillamente per varare tutte le riforme necessarie per attuare il pieno controllo della maggioranza sull'intera società.In poche parole dal regime si passa  alla dittatura.
Ritorniamo tuttavia al nostro Paese ed alla fase politica che stiamo attraversando.
Che in questa situazione la Lega offra la sua interessata alleanza sottovalutandone le conseguenze,le forze dell'opposizione continuino a fare dei distinguo sulla necessità di offrire al Paese una forte alternativa credibile , già prefigurata in tutti i sondaggi oltre il 55%, che i cosiddetti "poteri forti" e la Chiesa cattolica  si trastullino in una colpevole indecisione fra i possibili vantaggi di un  sostegno al governo e gli svantaggi di un'alleanza estesa fino alle forze della sinistra più radicale  o che queste ultime continuino a rivendicare la purezza della propria proposta,tutto questo  è di una cecità "imbarazzante".

martedì 12 aprile 2011

Dalla Protesta alla proposta

Dopo e prima della mobilitazione dei precari del 9 aprile si è riaperto il dibattito sulle proposte  per rimuovere questo  difficile problema della nostra società.

Oltre alle proposte della CGIL e del PD di cui vi riporto  i link:

http://www.cgil.it/Archivio/politiche-lavoro/AmmortizzatoriSociali/CGIL_PorpostaRiformaAmmortizzatoriSociali.pdf

http://beta.partitodemocratico.it/Allegati/3%20proposte%20per%20i%20precari.pdf

http://beta.partitodemocratico.it/Allegati/Contratti%20precari.pdf

È stato interessante leggere il manifesto a firma di Montezemolo, Rossi ed Ichino apparso sul Corriere della sera che ripropone il progetto della Flexsecurity elaborato dal Sen. Ichino come risposta alla esigenza di flessibuilità delle imprese e di giusta reichiesata di stabilità dei lavoratori, ponendo a carico di una possibilie solidarietà fra le generazioni il maggior costo  sociale da sostenere.

http://archiviostorico.corriere.it/2011/aprile/08/Figli_padri_contro_apartheid_per_co_8_110408030.shtml

Contro queste posizioni si sono levati molti dissensi fra cui quello autorevole del responsabile economico del PD Stefano Fassina

http://www.unita.it/economia/c-e-chi-dice-no-i-di-stefano-fassina-i-1.281506

Apprezzo le posizioni di Fassina e l'individuazione della mancanza della crescita come uno dei motivi fondamentali che causano il fenomeno della precarietà in Italia. Anche l'indicazione del costo maggiore del lavoro precario rispetto a quello a tempo indeterminato va nella strada giusta. Quello che non condivido è la resistenza ad accettare anche punti di vista diversi che arricchiscono l'analisi del fenomeno e ci consentono di trovare soluzioni a specificità come quelle italiane. La perdita di produttività nel nostro sistema non è solo dovuta alla mancanza d'investimento ma anche alla scelta di ricondurre l'utilizzo ottimale della risorsa lavoro alla flessibilità realizzata attraverso l'utilizzo della precarietà giovanile con un'ottica cieca di breve periodo, il risparmio del costo del lavoro , il pieno controllo politico e sindacale della risorsa.Il dualismo del mercato del lavoro italiano è un problema specifico che Ichino ha ben individuato, rappresentato ed a cui ha tentato di dare una risposta . Questa proposta non nasce dall cappello a cilindro di un mago ma dall'osservazione puntuale di sistemi economici più flessibili ma nello stesso tempo attenti al destino del lavoratore esuberato , come sono quelli dell'Europa del nord.
Il problema che Fassina non commenta e, devo pensare ,trascura è come assicurare nella società italiana attuale lo spostamento rapido della risorsa lavoro verso le situazioni più produttive. Ciò non prescinde anche dal possibile spostamento di risorse umane dal settore pubblico a quello privato. Come si realizza tutto questo in un mercato del lavoro sostanzialmente bloccato?. Ichino cerca di fare una proposta e dobbiamo rallegrarci se un rappresentante importante dell'imprenditoria e non -un padrone facente parte della "classe dei capitalisti" sfruttatore del capitale lavoro- condivide gran parte delle sue posizioni. Bisogna che il dialogo sia più aperto e vi sia disponibilità ad imparare dalle posizioni dell'altro. Ciò vale anche per il sindacato che deve ritrovare la propria unità nell'interesse dei lavoratori non stabilendo chi ha torto ma comprendendo come riuscire a far parte di una grande processo di cambiamento della realtà italiana.Personalmente condivido gran parte delle posizioni e dei documenti del PD così come anche l'impostazione della proposta del sen. Ichino e non vedo delle importanti discriminanti A tal proposito vi sottopongo il link dell'articolo in cui espongo in maniera più compiuta quanto espresso
:
http://circolopd.ning.com/forum/topics/una-proposta-per-il-lavoro

 

domenica 10 aprile 2011

9 Aprile, la vita non aspetta !

 

 

Il nostro tempo è adesso , la vita non  aspetta sta scritto in nero sul giallo delle magliette indossate  dai ragazzi che hanno organizzato questa mobilitazione.

La vita  è adesso ….ed è stato bello vedere i nostri figli sfilare per le strade di Roma, come delle altre più importanti città italiane, rivendicando il diritto ad esistere, ad avere un lavoro per mezzo di cui programmare la propria vita, sposarsi, crescere e, perché no, farci diventare nonni.

E' stato bello sentirli cantare " Bella Ciao ", quando nessuno parla più della  festa della Liberazione, insieme alle loro canzoni "rap" più moderne.

Vederli puliti , giovani  e pensierosi portare avanti con dignità e compostezza la loro protesta.

Cosa vogliamo? Mi ha risposto un giovane riceratore universitario. "Sono sei anni che lavoro senza nessuna certezza per il mio avvenire! Voglio la stabilità del mio posto di lavoro!  "

E mi viene da pensare : se un'azienda, pubblica e/o privata che sia , tiene una persona precaria per sei anni;  chi è che dovra poi essere rimosso?  il precario che verrà ritenuto inidoneo o supefluo o il capo del personale di quest'azienda che non ha saputo effettuare le giuste scelte al momento opportuno o, peggio ancora, ha preferito l'utilità in conto economico aziendale nel breve periodo a scapito dell'investimento di medio periodo nellle risorse umane?

Il capo del personale in questione andrebbe licenziato!

Insieme a lui andrebbero rimossi  tutti quei politici che continuano a scambiare le giuste esigenze di flessibilità del mondo aziendale con lo sviluppo della precarietà.

Sono i politici che devono imporre alle aziende l'interesse sociale e la limitazione rispetto a scelte sbagliate, di breve periodo , forse anche immediatamente economiche, ma strategicamente errate.

Sono i politici che devono dare le indicazioni di sistema, rinunciando alla precarietà come strumento  di flessibilità sociale e limitando al massimo l'utilizzo dei rapporti di lavoro temporanei e/o cosiddetti precari. Lasciamoli esclusivamente per le sostituzioni dei lavori usuranti  e/o legati a turni festivi o notturni. Lasciamoli  per i lavori stagionali, e  occasionali. Limitiamo il loro utilizzo e rendiamoli sconvenienti economicamente rispetto al lavoro  a tempo indeterminato.Introduciamo la possibilità per tutti della flessibilità con il licenziamento economico, ma con il diritto successivo al contratto di ricollocamento, come è previsto nel progetto flexsecurity oltre al reddito di solidarietà attiva  per gli inoccupati i disoccupati e i marginali e l'incentivo alle imprese per l'assunzione  di chi è difficilmente collacabile (1). Diamo una speranza ai nostri giovani e limitiamo al massimo ad un anno il periodo di apprendistato e/o di prova.

A Roma , i giovani precari si sono mossi da Piazza della Repubblica sino al Colosseo e  nei pressi dell'arco di Costantino dove era stato allestito il palco.

Migliaia di giovani hanno partecipato alla "street parade",  come è stata definita dal comitato organizzatore.

 Bisogna ringraziare questi ragazzi per aver dato l'inizio a questo movimento che  ritengo inarrestabile. Già nella piazza, era inevitabile considerare prossima la saldatura con il movimento degli studenti e dei precari della scuola e della ricerca. Questo incontro  avverrà presto così come inevitabilmente anche le donne  di " se non ora quando" non potranno  che partecipare alle prossime mobilitazioni. L'appuntamento ideale è per tutti  il 6 maggio; il giorno della mobilitazione dello sciopero generale indetto dalla CGIL.

E' il giorno in cui si può unire la protesta dei giovani  precari  con quella dei lavoratori della scuola, con gli studenti, le donne, i lavoratori delle fabbriche in ristrutturazione, gli immigrati , i lavoratori tutti che chiedono uno sviluppo centrato sulla dignità ed il rispetto della persona.

E' un momento in cui bisognerà tendere idealmente la mano a tutti quegli imprenditori che tengono duro per imporre la logica del mercato su quella della corruzione e del  clientelismo,  spesso esercitato dalla clase politica di governo. E' la giornata in cui il mondo del lavoro propone uno sciopero,  non contro le imprese o contro le altre sigle sindacali, ma per un  progetto di rilancio dell'Italia verso un'economia solidale e verde, verso  una ricchezza diffusa che dia a tutti una opportunità di miglioramento e di mobilità sociale.

La signora Camusso era in piazza, ieri 9 aprile, alla manifestazione dei precari.

Il segretario generale della CGIL era lì, insieme ai nostri giovani ! C'era pure l'On. Rosy Bindi, il Presidente del Partito Democratico.C'erano gli striscioni del popolo viola, dell'IDV di Di Pietro , di Sinistra e Libertà,  il circolo del PD on line " Libertà è Partecipazione" , tantissime associazioni e movimenti di giovani precari. Non c'erano i partiti di governo; anzi, uno degli organizatori ci ha informato che qualcuno di questi esponenti politici aveva espresso la sua solidarietà ma gli era stato risposto che gli veniva dato lo "sfratto" dal  governo dell'Italia per manifesta incapacità a dare un futuro ai giovani precari ed in generale all'intera società italiana.

C'era, fin dall'inizio della manifestazione, Pippo Civati ,di Prossima Italia e della Direzione del PD, che ha sfilato, giovane dirigente fra i giovani precari, per tutto il percorso.

Se c'è oggi un' Italia che vuole cambiare pagina, i precari hanno dimostrato di farne parte. Aspettiamo che il partito democratico, già  a partire dal sei maggio, prossimo, giorno dello sciopero generale e delle manifestazioni indette dalla CGIL,  assuma il ruolo polico di guida di questi movimenti.

I precari sono già in strada. Gli studenti ,i precari della scuola  e le donne  sono pronti. I lavoratori italiani ed immigrati scenderanno in piazza il sei di maggio . Tendiamo la mano al mondo delle imprese, alle migliaia di partite Iva e di piccole medie imprese che, giorno dopo giorno,  tengono in vita questo paese. L'interesse nostro e loro è di ritornare  rapidamente alla crescita e di colmare il divario della produttività con gli altri Paesi. Di tornare ad essere, dopo secoli, un faro nel Mediterraneo che mostri, a tutti i popoli che vi si affacciano, un modelo di sviluppo e  di crescita condivisibile.

La storia, il futuro  passa per queste strade! Chi non c'è ……..è fuori!

 

 

Roma, 10 aprile 2011

 

 

 

(1)http://circolopd.ning.com/forum/topics/una-proposta-per-il-lavoro

 

venerdì 1 aprile 2011

UNA PROPOSTA PER IL LAVORO

Il Mondo occidentale sta perdendo margini di competitività  ed un ridimensionamento complessivo del suo livello di benessere che lo costringerà a rimodellarsi rapidamente. All'interno di questo quadro il nostro Paese presenta ulteriori difficoltà specifiche che ne mettono in discussione le possibilità di crescita e quindi il pieno utilizzo della risorsa lavoro:

1) Scarsa produttività. Il divario con le altre nazioni  è cresciuto ulteriormente nell'arco degli ultimi dieci anni. Si pone il problema sia dell'innovazione del prodotto (in modo che un'ora di lavoro produca maggior valore) sia del passaggio della risorsa lavoro dai settori meno produttivi a quelli più produttivi. Questi due processi chiamano in causa la necessità d'investire in ricerca ed innovazione ristrutturando contemporaneamente la produttività e l'efficienza delle relative strutture organizzative  e di rendere più flessibile il mercato del lavoro in modo da spostare più facilmente le risorse verso l'utilizzo più produttivo.E' necessario inoltre affrontare  anche un terzo aspetto: quello costituito dall'utilizzo del lavoro nero che , ad esempio nel Sud Italia, caratterizza addirittura fortemente la cultura del territorio. In presenza di una larga disoccupazione , organizzato  con la complicità della delinquenza è rivolto verso tipi di attività arretrate ed a bassa produttività e riproduce proprio il sottosviluppo e la perdita di competitività.

2) Degrado morale e civile. E' sotto gli occhi di tutti lo spettacolo  poco edificante  espresso dalla classe dirigente del nostro paese e dai comportamenti diffusi improntati a scarsa etica e responsabilità sociale. Questi atteggiamenti, alimentando la corruzione e le scelte  non meritocratiche, si risolvono in un danno per la crescita economica. Ciò è spesso coadiuvato da una giustizia lenta ed inefficace che non assicura al danneggiato una pronta soddisfazione sul piano civile e non tutela adeguatamente il cittadino sul piano della  sua sicurezza personale. L'insicurezza delle tutele giuridiche rappresenta  inoltre una forte controindicazione all'investimento di capitale straniero nell'economia italiana.

3) Insufficienti infrastrutture ed inefficienza della pubblica amministrazione

4) Dipendenza energetica e alto costo relativo

5) Presenza di un forte divario nello sviluppo all'interno del territorio nazionale fra Sud e Nord. 

6) Difficoltà ad utilizzare  la leva dell'investimento pubblico  per dare impulso all'economia ( data l'elevata incidenza del Debito Pubblico sul PIL)

7)Problema generazionale.

Le difficolta che incontriamo nella ripresa della crescita economica si traducono inevitabilmente in un basso tasso di occupazione  che diventa addirittura drammatico se osserviamo quello della sola popolazione giovanile ( ca il 28%). Ma le disfunzioni del nostro mercato del lavoro non sono riconducibili esclusivamente alla mancanza di crescita. Esiste infatti una forme evidente di dualismo che ne accentua l'inefficienza e penalizza in special modo le giovani generazioni:quello  esistente fra un mercato del lavoro degli occupati a tempo indeterminato e quello del lavoro cosiddetto precario. Questa contraddizione è la conseguenza dell'irrigidimento delle forze sindacali e politiche che fra gli anni 70 e 80 , di fronte alla richiesta di maggiore flessibilità del mercato,hanno opposto un deciso rifiuto. Ricordiamo le lotte in difesa dell'art 18 che portarono a Roma  tre milioni di persone. La richiesta di flessibilità della risorsa lavoro( sia interna che esterna) come ha riconosciuto lo stesso Marchionne, in una sua lettera aperta agli operai Fiat  all'epoca della vertenza di Pomigliano,  ha come conseguenza dei costi sociali non indifferenti. Chi dovrà sopportare questi costi? In mancanza di una proposta o di un tentativo di soluzione a questa domanda la scelta delle forze sindacali , politiche ed imprenditoriali fu da una parte la difesa dell'esistente e dall'altra la ricerca della flessibilità attraverso due strumenti. Il primo fu l'utilizzo del fondo esuberi. Dove fu possibile le grandi imprese si alleggerirono del personale  contrattandone l'esubero con i Sindacati utilizzando soprattutto l'incentivazione al prepensionamento.La seconda soluzione fu l'adozione diffusa di forme di lavoro precario per  tutte le nuove assunzioni con vantaggi immediati per le imprese in termini di costo e di governabilità della risorsa lavoro.

Il sistema ha ottenuto progressivamente la  necessaria flessibilità della risorsa lavoro attraverso un utilizzo abnorme del lavoro precario con un risvolto sociale pesante costituito dal fatto che la precarietà colpisce in particolare  le nuove generazioni, sia in termini di sicurezza, che di reddito, che di progettualità ( anche la possibile pensione finale è enormemente penalizzata)

Tale contraddizione risulta infatti ancora più insostenibile non solo per la disparità di garanzie ma anche per l'aspetto generazionale che ha assunto. Le difficoltà d'inserimento dei nostri giovani nell'attività produttiva avviene con eccessiva lentezza e in condizioni di assoluta precarietà. I risvolti sociali sono enormi . La nostra società civile è vecchia e  incapace di assumere atteggiamenti realmente innovatori. Chiusa in una difesa corporativa dei privilegi settoriali. L'utilizzo del lavoro precario rivolto prevalentemente verso giovani ed immigrati  scarica sulle fasce deboli della popolazione tutta la crisi del nostro modello di sviluppo ed alimenta in prospettiva fenomeni di emarginazione, asocialità, anomia , devianza ed  esplosione  del conflitto sociale. Citando una riflessione degli economisti Boeri e Garibaldi "Quando una piccola quantità di lavoratori continua a entrare e uscire dalla disoccupazione generando forti flussi dall'occupazione alla disoccupazione e viceversa, mentre il resto dei lavoratori è saldamente legato a un posto fisso, è evidente che vi è qualche cosa di completamente distorto nel mercato del lavoro e spetterebbe quindi alla politica economica di intervenire."

In tal senso riteniamo che il progetto di Flexsecurity (1) del prof. Ichino, insieme agli altri disegni di legge presentati dal PD sulle limitazioni all'utilizzo del lavoro precario ed alla sua disincentivazione,  dia una prima risposta importante al problema tentando di rompere l'immobilismo che impedisce qualsiasi soluzione . Non riteniamo sufficiente, come già detto, la politica dei disincentivi che comunque condividiamo ma riteniamo necessario che  il mondo delle imprese elimini  l'uso anomalo e abnorme dei contratti di lavoro precario (2)accettando la riduzione e la modifica degli stessi con l' introduzione del contratto unico d'ingresso a garanzia progressiva.

E' necessario pertanto porsi il problema, con l'accordo delle forze sindacali, di liberarci dalla rigidità del lavoro offrendo la necessaria flessibilità a patto che il ricollocamento dei lavoratori avvenga con  l'assunzione di responsabilità di tutti: imprese e collettività .

Bisogna che sia data all'impresa pubblica e privata la possibilità del licenziamento economico ma altresì che venga  garantito al lavoratore in esubero e/o licenziato un percorso di reinserimento.

E' valida l'ipotesi della costituzione di un contratto di ricollocamento  in cui il lavoratore venga assunto da una struttura/agenzia con lo scopo di dargli una formazione aggiuntiva e seguirlo nel reinserimento lavorativo,. Questo progetto  descritto dal Prof Ichino nel programma Flexsecurity  prevede che per i successivi quattro anni le imprese che hanno messo in esubero il lavoratore  contribuiscano al suo ricollocamento  erogandogli la contribuzione che aveva al momento del licenziamento nella misura del 90% per il primo anno, dell'80% per il secondo anno,e del 70% per il terzo anno e del 60% per il quarto anno.

Si ritiene opportuno tuttavia modificare  e specificare alcuni punti proprio per evitare l'insuccesso della proposta di fronte al giusto possibile risentimento del lavoratore che vede la possibilità di essere privato del frutto della propria crescita professionale,della propria stabilità e delle proprie prospettive:

a) La gestione non può essere affidata alle strutture pubbliche esistenti. Vanno create nuove agenzie che dipendano pariteticamente dai soggetti finanziatori: Imprese pubbliche e private( associazioni di categoria) e sindacati dei lavoratori.

b) Nel caso in cui il lavoratore dopo i quattro anni di contratto di ricollocamento non sia ancora riuscito a trovare un'occupazione deve essere previsto il suo passaggio  a carico della fiscalità generale con l'erogazione di un reddito di solidarietà attiva in cambio della prestazione di lavoro socialmente utile e la sua disponibilità a percorsi di formazione. Il lavoratore dovrà inoltre accettare qualsiasi offerta di lavoro pena l'immediata cessazione della prestazione del reddito. Per facilitare l'assunzione di questi lavoratori  che possiamo definire " difficilmente collocabili" è possibile ipotizzare forme di incentivazione  tipo " wage subsidy" già utilizzati ad esempio in Danimarca, a favore delle imprese che assumono  riducendo per 9 mesi il costo del nuovo lavoratore  in misura pari i all'importo del reddito di solidarietà attiva fino a quel momento goduto dal lavoratore

c) Il progetto di licenziamento economico e di ricollocamento deve riguardare sia il settore privato che quello pubblico. Le professionalità, a seconda del bisogno, potranno pertanto passare indifferentemente fra i due settori senza alcuna preclusione da parte del lavoratore.Questo aspetto è molto importante  perché la nostra struttura complessiva dell'occupazione, per molto tempo, ha vissuto su una elefantiasi del settore pubblico  spesso per motivi assistenziali e clientelistici. Riuscire ad ottenere il passaggio verso settori più produttivi , snellendo le strutture pubbliche ed aumentandone contemporaneamente l'informatizzazione, la qualità e la remunerazione di chi rimane, sarebbe un risultato importante.

d) il lavoratore non potrà rinunciare all'offerta di lavoro presentatagli pena l'esclusione dal progetto di ricollocamento e l'interruzione di qualunque remunerazione.

e) Queste misure devono essere accompagnate dall'introduzione del contratto di lavoro unico previsto dai disegni di legge Ichino e altri e dalla riduzione drastica della possibilità di ricorso delle aziende al lavoro precario ( con l'innalzamento del costo dello stesso in modo da renderlo non conveniente rispetto all'ordinario

f) il lavoratore deve continuare a godere del  versamento dei contributi nella misura intera goduta all'atto del licenziamento e dell'utilizzo della  struttura sanitaria di base . Questo è necessario per evitare una riduzione sensibile della pensione finale . . Questo è uno dei problemi che si porranno con maggiore drammaticità nei confronti della generazione degli attuali precari. (potrebbe anche essere necessario rivedere il meccanismo pensionistico allungando ulteriormente il periodo per l'entrata in pensione ma ritornando al sistema retributivo)

g)Durante questo periodo il lavoratore ,pena esclusione dal programma,  oltre ad essere pienamente disponibile  ai percorsi di formazione aggiuntiva previsti e/o necessari per il suo ricollocamento, dovrà essere disponibile alla prestazione di lavori socialmente utili.Tale lavoro dovrà essere pagato dalle imprese utilizzatrici al Fondo di gestione  flexsecurity almeno con il salario minimo garantito +10% e rimane nelle casse ad incremento delle disponibilità del fondo.

h) Per il finanziamento del progetto flexsecurity: è da prevedere un finanziamento ordinario che tutte le categorie di imprese e di lavoratori devono versare mensilmente come contributo per avviare  questo grosso polmone dell'economia necessario per garantire la flessibilità nei nostri tempi. In seconda battuta è da prevedere un finanziamento straordinario pagato da  chi accede all'utilizzo del fondo in modo che l'utilizzo non significhi scaricare i costi sulla comunità ma al contrario  coinvolgere l'interesse dell'impresa e dei lavoratori alla ricerca di soluzioni di ricollocamento rapide.In caso di possibile default dell'impresa che ha effettuato il licenziamento il Fondo di gestione avrebbe la possibilità di supplire nel pagamento delle retribuzioni dei lavoratori in ricollocamento.

 

                        *                                  *                                  *

Riteniamo inoltre che oltre ad una politica del lavoro che assicuri l'obiettivo della flessibilità del mercato sia necessario combattere con fermezza tutele forme di illegalità presenti. Sosteniamo pertanto  l'inasprimento delle leggi sulla sicurezza del lavoro e le pene per chi utilizza lavoro nero o esercita pressioni illegali.

In ultimo desideriamo sottolineare come possa essere interessante studiare delle forme di flessibilità di uscita dell'anziano dal lavoro verso la pensione con forme  di part time che consentano risparmi sia all'INPS che alle imprese. Il lavoratore , da parte sua potrebbe avere una retribuzione uguale   in presenza della riduzione a ca. la metà dell'orario di lavoro.Questo progetto potrebbe riguardare tutta la fascia di persone che vanno dai 60 anni ai 70 anni di età .Il progetto dovrebbe essere su base volontaria e articolato in modo che al raggiungimento dei requisiti pensionabili il lavoratore possa scegliere sia di entrare in pensione  immediatamente sia di mantenere il lavoro in part-time senza  che l'azienda paghi ulteriori contributi . Il lavoratore potrebbe avere oltre che la riduzione dell'orario di lavoro anche un maggiore reddito rispetto a quello pensionistico determinato dalla retribuzione pagata dall'azienda rispetto alla metà della pensione. L'INPS si troverebbe a pagare metà della pensione maturata e l'azienda avrebbe il costo di una retribuzione part-time senza il pagamento dei contributi.Oltre all'aspetto economico non è indifferente considerare l'aspetto sociale di utilizzare a costi ridotti forza lavoro normalmente esperta in ruoli misti di lavoro e di tutor nei confronti delle nuove generazioni che entrano nell'azienda .

Tali proposte sembrano essere  condivise dalla Direzione Nazionale del PD che le ha inserite nel suoi recente programma èper la crescita.

Sul passaggio lavoro pensione da noi spesso ottenuto con ammortizzatori sociali , è interessante tenere presente ancora  le esperienze tedesche e francesi che prevedono - verso la fine del periodo lavorativo ed in presenza di ricorso agli ammortizzatori sociali - un passaggio di lavoratori altamente qualificati dalle aziende agli enti antinfortunistici (nel nostro caso ASL).Tale inserimento consente agli enti antinfortunistici di poter usufruire del know-how di tecnici molto qualificati che lo possono trasmettere al personale degli enti spesso costituito da giovani brillanti laureati ma privi di esperienza

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Gli aspetti considerati e le iniziative proposte non sembrano tuttavia sufficienti. La contraddizione fondamentale che rileviamo spesso nei nostri moderni sistemi economici è infatti l'incapacità del mercato di garantire il pieno incontro fra domanda e offerta di lavoro, con il risultato di costringere una parte della popolazione alla marginalità e alla mancanza di occupazione.

 

Questa massa di persone, insieme ai lavoratori immigrati, costituisce l'esercito di riserva del lavoro su cui vive e prospera anche l'altro grande settore del mercato del lavoro: quello del cosiddetto lavoro nero e marginale, privo di diritti, di garanzie, spesso gestito in combutta con la delinquenza organizzata in vaste aree territoriali del Paese.


 

E' per questo che è indispensabile che lo Stato metta in campo delle iniziative volte a garantire a tutti dei diritti universali: un salario di cittadinanza, un tetto, l'istruzione, la salute, la tutela complessiva dell'ambiente, la possibilità del reinserimento nel mondo del lavoro intervenendo direttamente in quanto le forze indipendenti del mercato non riescono ad assicurare tutto questo.


 

Si pone pertanto con urgenza la necessità di operare questi interventi:

 

- Accesso alle strutture pubbliche del lavoro per tutte le risorse marginali, disoccupate ed inoccupate in cambio di un reddito di solidarietà attiva, adeguatamente disciplinato. E interessante a questo proposito l'attività svolta nella Regione Lazio in base alla legge regionale 4/2009(3)

 

 

-Avvio di un importante piano di edilizia pubblica e popolare

 

-Mantenimento della priorità della scuola pubblica su quella privata

 

-La istituzione di una Agenzia Nazionale per il collocamento nel mondo della produzione dei ricercatori provenienti dalle università e dagli istituti di ricerca. Compito della Agenzia deve essere il censimento dei progetti di ricerca e innovazione e la collocazione dei ricercatori in cerca di nuova occupazione con l'istituzione di contratti agevolati con contributo finanziario nei primi due anni, per sostenere in modo efficace la ricerca e l'innovazione del sistema paese ed offrire adeguate opportunità di lavoro ai numerosi giovani in possesso di alta formazione  in uscita  dal mondo della ricerca."

 

-Mantenimento dell'attuale struttura sanitaria nazionale

 

 

La copertura di questi provvedimenti deve passare attraverso un concreto processo di redistribuzione della ricchezza a favore delle classi popolari utilizzando principalmente la leva fiscale ed un taglio selezionato della spesa pubblica , che ridistribuisca risorse a scapito della spesa per gli armamenti, la politica e gli sprechi.(4) ed a favore del lavoro , dell'istruzione e della ricerca scientifica. Si deve provvedere  ad una seria lotta all'evasione fiscale (tracciabilità dei movimenti e  maggior ricorso alle pene detentive).

La copertura finanziaria può trovare il suo completamento sia con un maggior onere delle classi agiate nell'utilizzo dei servizi sociali, sia con un maggior peso della tassazione indiretta sui beni di lusso, sia sull'incremento del prelievo fiscale sui redditi elevati ( con aliquote da portare al 50% oltre 150.000 euro del 55% oltre 250.000 euro del 60% oltre 300.000) e sui patrimoni:

- Reintroduzione dell'ICI sulla prima Casa  con le esclusioni previste a suo tempo dal Governo Prodi

- accettazione della proposta della CGIL (5) di introduzione di una tassa patrimoniale dell'1% sul patrimonio mobiliare ed immobiliare delle famiglie superiore a  euro 800.000,00;

- aumento dell'imposta di successione oltre gli 800.000,00 euro

- aumento dell' aliquota sulle  rendite finanziarie ( ad eccezione dei titoli di stato) al 27% così come è previsto già attualmente sui depositi bancari;

-  tassa sulle transazioni finanziarie dello 0,05% riprendendo una proposta già presente in sede europea e compresa nel programma del PD

- imposizione tassa patrimoniale dell'1% sui valori immobiliari e mobiliari esposti  fra le  attività di bilancio  di società finanziarie, fiduciarie e immobiliari al netto delle relative passività ma non dei fondi ammortamento.

E' il mondo della produzione e del lavoro l'asse politico e sociale a sostegno di questo piano di lavoro. Le imprese chiedono un quadro di riferimento chiaro, provvedimenti immediati, un piano e progetti di ampio respiro, che pongano il lavoro al centro di qualsiasi progetto politico. Le risorse di uno dei paesi più sviluppati del mondo devono essere orientate verso il lavoro e non verso la rendita parassitaria  e/o la finanza, soprattutto quella speculativa.

Le gambe su cui cammina questo progetto sono già nelle piazze, ancora senza un'organizzazione politica unitaria: sono gli operai delle fabbriche in cassa integrazione o che minacciano la ristrutturazione e la delocalizzazione, sono i lavoratori precari dello Stato e privati che rischiano di esser espulsi dal mercato del lavoro, sono i disoccupati, gli inoccupati, le donne, gli immigrati senza diritti che chiedono un riconoscimento ed un ruolo, sono le migliaia di giovani studenti che chiedono una formazione ed un futuro.

Forze che chiedono un progetto di sviluppo e di speranza

Si Può fare ….Si deve fare!

 

(1) http://www.pietroichino.it/?p=2511  progetto flexsecurity

 

(2) confronta sull'argomento:

a)   http://www.pietroichino.it/?p=6989  tabella sinottica di quattro disegni di legge presentati dal PD

b) http://www.senato.it/loc/link.asp?tipodoc=DDLPRES&leg=16&id=315947

Disegno di legge Treu, Passoni, Ichino ed altri

c) http://www.pietroichino.it/?p=7216 Disegno di legge Madia

d) Disegno di legge Nerozzi "Istituzione del contratto unico d'ingresso" (ispirata da Tito Boeri e Pietro Garibaldi)

http://www.pietroichino.it/?p=7306

 

 

(3) Lazio. Istituzione del reddito minimo garantito. Sostegno ai redditi in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati. -L.R. 4/2009 legge regionale Data del Provvedimento 3/20/2009 Nome della legge Lazio. Istituzione del reddito minimo garantito. Sostegno ai redditi in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati. Previsione finanziaria 20 milioni di euro per il 2009, 10 milioni di euro per il 2010, 10 milioni di euro per il 2011 . Obiettivi: con il riconoscimento del reddito minimo la regione intende favorire l'inclusione sociale per disoccupati, inoccupati e precariamente occupati e combattere la diseguaglianza e l'esclusione sociale, rafforzando le politiche finalizzate al sostegno economico, all'inserimento sociale dei soggetti maggiormente esposti al rischio di marginalità nel mercato del lavoro.
Contenuti principali: Sono beneficiari del reddito minimo garantito i disoccupati, gli inoccupati, i precari e i lavoratori privi di retribuzione che abbiano residenza nella regione Lazio da almeno 24 mesi, siano iscritti nell'elenco anagrafico dei centri per l'impiego (con l'eccezione dei lavoratori privi di retribuzione), abbiano un reddito personale imponibile non superiore a 8mila euro nell'anno precedente la presentazione dell'istanza, non abbiano maturato i requisiti per il trattamento pensionistico.
Ai disoccupati e agli inoccupati viene corrisposta una somma di denaro non superiore a 7mila euro annui, rivalutati sulla base degli indici sul costo della vita elaborati dall'ISTAT. Anche per i precari e i lavoratori privi di retribuzione è previsto un contributo di massimo 7mila euro, calcolati tenendo conto del criterio di proporzionalità riferito al reddito percepito nell'anno precedente. In ogni caso la somma fra il reddito percepito e il beneficio erogato dalla regione non può essere superiore a 7mila euro.
Le amministrazioni provinciali e comunali, nell'ambito delle proprie competenze e risorse, possono prevedere per le categorie citate dalla legge ulteriori interventi. Anche la regione, "compatibilmente con le risorse disponibili, istituendo ovvero rifinanziando annualmente con legge finanziaria un apposito capitolo di bilancio, può contribuire al finanziamento di ulteriori prestazioni. Fra quelle previste: la circolazione gratuita sulle linee di trasporto pubblico, la fruizione di attività e servizi di carattere culturale, ricreativo e sportivo, contributi al pagamento di libri di testo scolastici, contributi per ridurre l'incidenza del canone d'affitto sul reddito percepito.

Per accedere alle prestazioni, i progetti in possesso dei requisiti, i beneficiari devono presentare istanza al comune capofila del distretto socio sanitario cui appartiene il comune di residenza. Sulla base dei criteri stabiliti da regolamento successivo alla legge, le province adottano una specifica graduatoria dei beneficiari delle prestazioni. Le province presentano all'assessorato competente in materia di lavoro, una relazione annuale sull'utilizzo dei fondi erogati dalla Regione.

Le prestazioni riferibili al fondo di garanzia sono sospese qualora il beneficiario sia assunto con contratto di lavoro subordinato o parasubordinato sottoposto a termine finale, o qualora partecipi a percorsi di inserimento professionale.

Altra causa di sospensione è la falsa dichiarazione anche riguardo ad uno solo dei requisiti richiesti dalla legge: l'erogazione viene subito interrotta e il beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente percepito. Inoltre è escluso dalla possibilità di richiedere l'erogazione di tali prestazioni, pur ricorrendone i presupposti, per il doppio de3l tempo in cui abbia indebitamente beneficiato dei contributi messi a disposizione dalla Regione.
Si decade dai benefici al raggiungimento dell'età pensionabile (65 anni), ovvero successivamente alla stipula di un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ovvero nel caso in cui il soggetto svolga un lavoro di natura autonoma, qualora il reddito percepito sia superiore a 8mila euro l'anno.
La decadenza è prevista anche nel caso in cui il beneficiario rifiuti una proposta di impiego offerta dal centro per l'impiego territorialmente competente. La decadenza non opera se l'offerta non tiene conto del salario precedentemente percepito dal soggetto, della professionalità acquisita, della formazione ricevuta e del riconoscimento delle competenze formali ed informali in suo possesso.

Fonte: Bollettino ufficiale della Regione Lazio del 28 marzo 2009 n. 12


 

(4)sono interessanti a questo proposito le osservazioni e le proposte riportate da A. Tonelli nei suoi interventi al Circolo PD On Line "Libertà è partecipazione" di cui riporto i link per la consultazione:

 http://circolopd.ning.com/forum/topics/dove-prendere-i-soldi-c

http://circolopd.ning.com/forum/topics/dove-prendere-i-soldi-a

http://circolopd.ning.com/forum/topics/dove-prendere-i-soldi-b

 

 

5) http://host.ufficiostampa.cgil.it//Documenti//private/CGIL_ImpostaGrandiRicchezze_26mar11.pdf