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martedì 13 dicembre 2011

Verso la riforma del lavoro

In questi ultimi giorni, dopo la caduta del governo Berlusconi, sono state prese delle decisioni importanti che avranno un profondo impatto sia sulla crisi dell'Eurozona, sia sul nostro piano nazionale. Il nuovo Governo Monti ha prodotto una manovra economica, in corso d'approvazione dal Parlamento, del valore di ca. 30 miliardi di euro, che dovrebbe consentire al nostro Paese di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, nonostante la possibile contrazione del PIL, recuperando affidabilità sul piano internazionale. Si è raggiunto fra gli Stati europei un accordo per il controllo comunitario sulle politiche di bilancio e sul deficit di ogni singolo Stato membro. La BCE ha ridotto all'uno per cento il tasso di riferimento europeo e sta per dare vita ad una gigantesca erogazione di liquidità nel confronti delle banche europee con la concessione di prestiti illimitati con scadenza a trentasei mesi, ha ridotto i requisiti dei collaterali sui finanziamenti e dimezzato i requisiti sulle riserve per i depositi. Si sta approntando un finanziamento di 200 miliardi da parte di diversi Stati europei nei confronti del FMI, dandogli così la possibilità d'intervenire con almeno il doppio delle risorse con specifici interventi di salvataggio nei confronti delle situazioni più a rischio. Questo nuovo quadro d'insieme, pur con le problematicità esistenti in campo europeo, dovrebbe garantire al nostro Paese il tempo necessario per tamponare la difficile situazione finanziaria e procedere alla realizzazione di quelle riforme di carattere strutturale che ci possono consentire l'equilibrio dei conti e la ripresa di produttività e competitività. Tali misure sono poi necessarie per riprendere il cammino della crescita economica, condizione necessaria per la realizzazione del secondo grande obiettivo di risanamento: la riduzione della percentuale del debito sul PIL e la diminuzione dell'incidenza del costo del servizio del debito. Il governo Monti ha già portato avanti la riforma del sistema pensionistico ed ora bisognerà procedere con determinazione verso quella del lavoro.Tre obiettivi sono urgenti a questo proposito:

 a)L'attacco all'attuale dualismo del mercato del lavoro, riducendo la piaga del precariato con l'approvazione del disegno di legge 1873 presentato dal sen. Ichino ed altri;

 b) la riforma degli ammortizzatori sociali, con lo spostamento delle risorse dalla cassa integrazione verso forme di sostegno al ricollocamento del lavoratore e l'introduzione del reddito di solidarietà attiva per tutti gli esclusi dal lavoro;

c)La riduzione sostanziale del carico fiscale sul lavoro che porterebbe ad un immediato beneficio di reddito per i lavoratori dipendenti ed ad uno stimolo per la domanda aggregata.

Queste misure potrebbero ridare forza soprattutto alle giovani generazioni, che sono il motore della nostra società, e costituire la premessa per l'avvio di una ripresa economica.Il Governo Monti sta già operando per il rilancio della spesa per le infrastrutture, sollecitando il CIPE a dare il via libera alle prime spese per svariati miliardi. La sommatoria di questi investimenti pubblici ed un sostegno maggiore ai redditi più poveri può costituire un primo stimolo allo sviluppo della domanda aggregata e costituire una base di stimolo per gli ulteriori investimenti dei privati. La vera crescita tuttavia è legata a quella di tutta l'Eurozona e necessita dell'introduzione di politiche comunitarie di sviluppo, legate ad un progetto comune e finanziate da appositi strumenti comunitari come gli eurobonds. Per il momento, tuttavia, dovremo fare da soli! La questione lavoro sarà quella principale da affrontare da parte delle forze politiche e sociali con tutti i conflitti e diversità immaginabili. D'altra parte, bisognerà una volta per tutte confrontarsi su questi temi, soprattutto all'interno del mondo sindacale e della " sinistra". Il nostro continua ad essere un mercato del lavoro ingessato, con una rigidità tale per cui si può banalmente affermare che: " chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori". Gli ammortizzatori sociali sono tutti a sostegno dei lavoratori occupati e mancano del tutto nei confronti dei marginali e degli espulsi dal lavoro. In una società moderna, invece, nessuno deve essere escluso ed è necessario assicurare l'adeguata opportunità di mobilità e di formazione che permettano la migliore e piena allocazione delle risorse umane verso gli impieghi più produttivi. Se questo significa rompere il tabù del licenziamento economico: rompiamolo! Il discorso è aperto e da questo dipende molto del nostro futuro.

 

mercoledì 7 dicembre 2011

Ancora sulle prospettive europee

      

            

Mentre la nostra attenzione è concentrata sull'iter d'approvazione delle misure del nuovo Governo Monti.Sui pregi e difetti e sui sacrifici richiesti alle parti sociali, si stanno per decidere a livello Europeo delle questioni ancora più importanti per il nostro futuro. La Germania sta trascinando la Francia verso la richiesta di far partire un euro plus caratterizzato dall'adesione di un possibile ristretto gruppo di Stati disponibili ad accettare delle misure di controllo rigido sia sul deficit pubblico (da mantenere al di sotto del 3%) che del rapporto debito /PIL da riportare rapidamente al 60%. Il tutto con la previsione di sanzioni automatiche e dalla decisione di approvare a livello europeo misure eguali per il mercato del lavoro e il regime di tassazione delle imprese.Riporto il link della lettera spedita dal duo Merkel -Sarkozy Lettera  al Presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy.

Risulta evidente come l'impegno alla difesa dei partecipanti al nuovo patto e l'impegno a rispettare i propri impegni di debito è legato alla possibilità d'imporre una politica basata su regole precise che per l'Italia comporterebbero una rinuncia alla sovranità nazionale ed una politica di risanamento che durerà anni per riportare il debito al 60% del PIL. Misure improntate anche ideologicamente al risparmio e sostanzialmente recessive. Non viene indicata la modalità per la crescita a livello europeo per i paesi in difficoltà e per tutta l'Unione. Viene richiesto da più parti una politica espansiva dei consumi da parte dei paesi forti che faccia da traino per tutti. Un sostegno alla domanda aggregata anche con il ricorso ad una dilatazione complessiva del debito europeo e non alla sua contrazione. Quando si stabilisce un piano di ristrutturazione del debito è necessario prevedere anche una " nuova finanza" per consentire ad un'azienda di sopravvivere produrre ed onorare i propri impegni. Questo andrebbe fatto anche a livello europeo. Molte sono le perplessità su questo progetto come quelle  espresse recentemente da Amato e Prodi in un articolo congiunto.

Draghi ha  da parte sua recentemente affermato davanti al Parlamento europeo la  volontà d'intervento a favore dei paesi che aderiranno al patto di controllo del proprio debito; ma, mi sembra che le condizioni siano molto pesanti e vessatorie per chi come noi parte da un rapporto debito /Pil del 120%

Di fronte al rischio di crisi del progetto europeo la strada prospettata richiede la rinuncia alla sovranità senza adeguate garanzie di crescita dell'integrazione politica e democratica dell'Unione e senza un progetto di crescita espansivo che possa contare con chiarezza sulla BCE come prestatore di ultima istanza. Viene detto che il MES sarà partecipato sino all'85% dalla BCE . Quindi solo per chi partecipa al patto? e come si pensa d'intervenire?Si profila un'Europa a due velocità?

Troppi dubbi e troppe ipoteche per risultare convincente ed ottenere la fiducia degli Stati sovrani e dei loro popoli. SE il risultato fosse un'Europa a due velocità quale sarebbe il destino del nostro Paese se non aderisse? Immagino uno spread impazzito ed il rischio di fallimento a meno di una risposta forte a carattere patrimoniale . E se aderisse? Immagino lunghi anni di ristrettezze per il risanamento del debito in tempi forse troppo brevi. Ho l'impressione che questi siano giorni importanti e decisivi

 

 

 

 

 

sabato 3 dicembre 2011

Europa:fra crisi di liquidità e prospettive

 

L'impressione che si ricava dai discorsi dei leaders europei e dalle dichiarazioni della BCE è che vi sia una viva preoccupazione per il grave problema di liquidità che può paralizzare le banche e l'intera Europa; ma, nello stesso tempo, non si voglia abbandonare il concetto di responsabilità nazionale nei confronti del debito. In sostanza, si chiede ad ogni Stato di attuare una politica in grado di sostenere il servizio del debito, di controllare il proprio deficit di bilancio e il rapporto Debito/PIL impegnandosi in una politica europea fiscale comune, con capacità di controllo nei confronti dei devianti.  Contemporaneamente sembra che la strada scelta per ridare liquidità sarà di consentire alla BCE di finanziare a medio termine (due /tre anni) in maniera illimitata le Banche Europee, a fronte di una garanzia prestata dagli Stati sovrani. Questa soluzione avrebbe il vantaggio di dare liquidità al sistema bancario che avrebbe poi il compito di sostenere il debito pubblico del proprio paese senza coinvolgere gli altri membri europei. L'altra possibilità d'azione della BCE sarà quella d'intervenire nel mercato secondario dei titoli di Stato per contenere l'aumento dello spread. Bisognerebbe inoltre che l'EBA modificasse le sue istruzioni circa i criteri per l'appostazione nel bilancio delle Banche dei titoli di Stato al valore di mercato. Questo criterio comporta la contabilizzazione immediata delle perdite connesse alla riduzione del corso del titolo che, invece, a scadenza recupererà per intero il suo valore nominale.Queste istruzioni, improntate ad un'eccessiva prudenza, riducono i mezzi a disposizione delle Banche e ne comportano una ricapitalizzazione che è di difficile realizzazione. Inducono inoltre le Banche a ridurre la quantità dei titoli di stato in portafoglio, che è l'esatto contrario di quello che sarebbe auspicabile. Bisogna che gli organismi politici europei affrontino questa questione. Mentre si sta intervenendo per evitare il default del sistema bancario, rimane presente, in tutta la sua gravità, il possibile default degli Stati sovrani per l'insostenibilità del servizio del debito. C'è da dire che la ritrovata liquidità dovrebbe consentire una riduzione dello spread dei tassi applicati e quindi un miglioramento dei conti pubblici alla voce interessi. Rimane tuttavia piena la responsabilità degli Stati di fronte alla propria situazione finanziaria e diventa essenziale la capacità dei Governi di attuare le politiche più valide per raggiungere le tre parole d'ordine: "Risanamento, crescita, equità.Per molti anni, a partire dall'introduzione della moneta unica, i paesi del Sud Europa hanno beneficiato di una riduzione sostanziosa del livello dei tassi d'interesse dell'euro, trascinati in giù dalla forza economica dei paesi del Nord Europa. L'Italia non ha tuttavia saputo approfittare degli anni di vacche grasse per ridurre significativamente il proprio volume del debito che è servito invece a mascherare i problemi di scarsa produttività e concorrenzialità della nostra struttura produttiva rispetto a quella dei partners europei.E' come se la finanziarizzazione del consumo, attuata nei paesi anglosassoni per sostenere attraverso il credito la domanda interna, fosse avvenuta in Italia ricorrendo al debito pubblico. Questo ha permesso il mantenimento di un sostanziale equilibrio dell'indice d'indebitamento delle famiglie italiane ed il loro relativo benessere, supportato da un crescente indebitamento della finanza pubblica.La forte evasione fiscale, la corruzione e le politiche liberiste applicate anche nel nostro paese hanno poi consentito che la ricchezza complessiva si spostasse in un numero ristretto di persone facendo sì che il 10% delle famiglie possedesse più del 45% della ricchezza netta nazionale. Anche la distribuzione dei redditi e la remunerazione professionale hanno raggiunto livelli abnormi di disuguaglianza se è possibile che alcuni grandi managers possano guadagnare più di 300/400 volte del salario operaio. In un momento in cui la grande crisi finanziaria mondiale ha spostato le proprie insolvenze sul debito degli stati sovrani, che si trovano in obiettiva concorrenza sul mercato dei capitali, è logica conseguenza l'estrema attenzione e selezione degli investitori nel valutare il rischio insito in ogni debito pubblico pretendendo un'adeguata remunerazione. Non dobbiamo pertanto stupirci se il nostro debito subisce l'innalzamento dello spread rispetto al Bund tedesco quanto meravigliarci che non sia accaduto prima. E' probabile che questa differenza sia eccessiva e si possa ridimensionare a patto che il nostro Paese dia forti segnali verso la stabilità del volume del debito, il suo progressivo risanamento e la ripresa di produttività del sistema. Recentemente P. Krugman, nel commentare le problematiche dell'euro, rilevava come fosse quasi scontato che sarebbe arrivato un momento in cui si sarebbe dovuto necessariamente riequilibrare il divario fra i paesi meridionali dell'area europea con quelli del nord. La soluzione ideale secondo Krugman è che mentre si ridimensiona il livello di salari e dei prezzi delle aree del Sud avvenga l'esatto contrario in quelli del Nord dando una spinta espansiva all'intera economia europea. Sembra invece che il richiamo al rigore generale non sia accompagnato da politiche espansive e pertanto l'Europa rischi un lungo processo di stagnazione. La richiesta del pareggio di bilancio da parte dei singoli Stati membri, oggi tanto criticata dai commentatori più a sinistra, sembra invece condizione essenziale perché, in assenza di un bilancio unitario, gli stati più virtuosi possano accettare di mettere in atto politiche monetarie a sostegno della liquidità del sistema. Dovrebbe poi essere l'Europa nel suo complesso ad attuare una politica keynesiana d'espansione della domanda trainata da investimenti di grande impatto finanziati dall'allargamento del debito europeo (con emissione di eurobonds allo scopo da parte di un organismo comunitario e con il ruolo della BCE come prestatore d'ultima istanza) senza che tutto questo possa definirsi come un azzardo morale.In assenza di un piano europeo articolato per la crescita, il risanamento e l'equità, l'Italia dovrà fare da sola. Il destino di cadere e restare in una lunga recessione non è inevitabile, come non è un dogma che sia necessario inevitabilmente ricorrere al deficit di bilancio per finanziare la crescita, perché il costo sarebbe probabilmente insostenibile. Nella nostra situazione dovrà essere invece, come auspica il Presidente Napolitano, la forza morale della collaborazione, la condivisione delle ricchezze presenti, del sacrificio e del lavoro ad operare un nuovo miracolo italiano.Quando potremo guardare ai mercati ed ai nostri partners europei in condizioni di parità, solo allora potremo porci il problema di valutare se il progetto europeo abbia ancora un senso ed a quali condizioni.

http://maredelsud.ilcannocchiale.it

 

 

mercoledì 23 novembre 2011

Il PD e la questione lavoro


I 'Liberal' del PD guidati da Enzo Bianco, hanno chiesto le dimissioni di Stefano Fassina da responsabile Economia del partito. La questione mi sembra della massima delicatezza ed importanza in vista anche delle possibile  favore accordato dal governo Monti nei confronti del disegno di legge 1873 sul contratto unico d'ingresso.
La preoccupazione è che Fassina possa essere contrario a questo provvedimento.
La questione a mio avviso non è puntare sul maggior costo dell'ora di lavoro precario rispetto a quella di lavoro a tempo indeterminato ma puntare su di una normativa che a partire dai nuovi assunti unifichi le varie forme giuridiche in un contratto unico d'ingresso che preveda anche la possibilità di licenziamento economico ma dia a tutti i nostri giovani le stesse garanzie del contratto a tempo indeterminato. Il problema è quindi quello di modificare gli ammortizzatori sociali coinvolgendo le aziende sul sostegno da prestare al licenziato economico .Attualmente l'azienda preferisce il precario perché può licenziarlo in qualsiasi momento senza intervenire nel costo di ammortizzatori sociali inesistenti per questa categoria.
È questo , oltre al minor costo, la vera motivazione della diffusione del precariato. Con l'approvazione del disegno di legge in questione, la situazione cambierebbe radicalmente ed i nostri giovani avrebbero diverse opportunità di stabilità e di protezione in caso di licenziamento. Bisogna poi chiedere l'introduzione in Italia del reddito di solidarietà attiva a sostegno della nuova povertà , della marginalità e della disoccupazione.
La lettera dei Liberal :«Le posizioni che Stefano Fassina ha assunto prima, durante e dopo la crisi del governo Berlusconi - si legge nella lettera dell'ufficio di presidenza dei Liberal - sono pienamente legittime in un partito in cui convivono sensibilità e storie diverse. Quello che non è comprensibile è che esse siano espresse dal Responsabile Economico del Pd, ed appaiano in netta dissonanza rispetto alle linee di responsabilità e di rigore assunte giustamente dal Segretario Bersani».
«Criticare aspramente la linea di rigore e sviluppo assunta prima dalla Banca d'Italia e poi dalla Bce - insiste la lettera - bollare come liberiste posizioni 'liberal' come quella del senatore Ichino, prospettare soluzioni ispirate alle vecchie culture politiche del secolo passato, non è compatibile con il dovere di rappresentare il complesso delle posizioni assunte dal Pd». «I Liberal Pd - conclude la lettera - chiedono a Stefano Fassina di fare un passo indietro, e di sostenere le sue idee liberamente, senza il vincolo della responsabilità politica che gli è stata affidata». Il testo è firmato da Enzo Bianco, Ludina Barzini, Andrea Marcucci, e Luigi De Sena.
Questa presa di posizione segue l'articolo pubblicato sull'Unità dal Sen Ichino dal titolo "Sul Lavoro il PD non stia fermo" .
Nello stesso il Sen Ichino lamenta la mancata presa d'atto e sostegno di Fassina nei confronti  dei due disegni di legge presentati nel 2009 da 55 senatori ( la maggioranza del gruppo PD al Senato) , rispettivamente il n. 1872 ed il 1873 . "Il primo dedicato alla riforma del sistema delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva, con la previsione della derogabilità del contratto nazionale da parte di quello aziendale, nell'ambito di regole precise di democrazia sindacale. Il secondo dedicato al disegno di un nuovo diritto del lavoro capace di applicarsi in modo universale, ricomprendendo davvero tutti i nuovi rapporti di lavoro dipendente destinati a costituirsi da qui in avanti, voltando pagina rispetto al dualismo attuale."
Questa mancata sensibilità verso il progetto flexsecurity da parte di Stefano Fassina  vine eritenuta particolarmente controproducente in un momento in cui  scrive Ichino "ha raccolto in questi ultimi mesi il consenso della quasi totalità degli altri gruppi parlamentari; e giovedì scorso è stato inequivocabilmente indicato come base per la riforma da Mario Monti nel primo atto del suo nuovo governo, cui il Pd ha promesso pieno sostegno. "La questione non è quindi costringere Fassina alle dimissioni, anche perché le sue posizioni ad esempio per l'avvio dell'emissione di Eurobonds europei  e la richiesta dell'introduzione di una importante imposta patrimoniale sugli immobili  sono senz'altro condivisibili.
Rimane la necessità invece di chiarire le posizioni del PD sul lavoro ed evitare che la paura  del nuovo possa condizionare un'occasione unica di cambiamento. Bisogna imoltre  rassicurare il mondo  sindacale che fa riferimento alla CGIL ed i lavoratori  che le norme previste dal disegno di legge 1873 sono rivolte unicamente ai nuovi assunti e nulla tolgono ai diritti acquisiti di chi ha un contratto di lavoro in essere a tempo indeterminato.

venerdì 18 novembre 2011

La prima tappa del Governo Monti

La prima tappa del Governo Monti si è conclusa oggi con la presentazione delle linee programmatiche e la relativa fiducia votata dal Senato. Con uno stile sobrio e lineare il Prof. Monti ha sottolineato le tappe che l'impegno comune potrà realizzare rilevando come non sia l'Europa a stabilire le regole cui attenersi ma siano proprio le necessità del Paese a dettare il calendario dei lavori. Un Paese che, già prima della crisi che ci occupa, cresceva ad una velocità di gran lunga inferiore rispetto a quella, non dei paesi emergenti o del Bric, ma degli altri componenti dell'area europea. Un paese che non riesce ad utilizzare a pieno la risorsa dei propri giovani e della componente femminile e che vede ancora vaste aree del meridione incapaci di procedere verso lo sviluppo. Tutto questo ci rende complessivamente deboli ed incapaci di ottenere credito.Un investitore internazionale non valuta semplicemente il nostro Paese allo stato odierno ma anche per le sue prospettive future di crescita e stabilità e si chiede se al momento della scadenza dei titoli che ha sottoscritto l'Italia avrà una piena capacità di rimborso.Si pone pertanto l'obiettivo del risanamento ma soprattutto la necessità di creare le condizioni e di adottare le misure perché il nostro Paese riprenda a crescere nell'equità.. Se da un lato saranno prese delle iniziative che spostino il carico fiscale, cosi come accade nel resto dell'Europa, maggiormente sui patrimoni, in specie immobiliare, sgravando, se possibile, i redditi d'impresa e da lavoro, dall'altro si è fatto riferimento alla necessità di una maggiore possibile flessibilità del lavoro purché il singolo lavoratore trovi poi, a seguito di una modifica degli ammortizzatori sociali, degli strumenti di tutela che lo accompagnino durante il periodo di ricerca dl nuovo lavoro. Sulle pensioni invece è probabile che la misura principale sarà costituita dal passaggio per tutti al sistema contributivo. Una delle priorità del nuovo esecutivo sarà poi la lotta all'evasione fiscale e all'illegalità: non servirà solo «per aumentare il gettito ma anche per abbattere le aliquote. La lotta all'evasione dovrà potersi giovare inoltre del maggiore utilizzo delle transazioni elettroniche che dovranno sempre più sostituire gli altri mezzi di pagamento, riducendo l'utilizzo del contante.Molta attenzione il Prof. Monti ha poi rivolto verso le realtà locali, decidendo di seguire personalmente i rapporti con le stesse e parlando apertamente di una revisione dell'organizzazione delle province con legge ordinaria.Le premesse sembrano quelle di cercare la realizzazione delle riforme attraverso il maggiore possibile consenso delle forze politiche e sociali, evitando strappi e forzature.In questo, la capacità di soluzioni tecniche ed il possibile ruolo delle misure per la ripresa potranno essere decisive. Si può aprire, forse a partire da oggi, una fase iniziale di collaborazione e di dialogo costruttivo fra le forze sociali, senza pretendere d'altra parte di rinunciare alle proprie convinzioni, Che questo passo sia stato quasi imposto dagli avvenimenti alle forze politiche è indubbio. E' anche vero che questo inizio di collaborazione costruttiva, stimolata dal governo Monti, sia un percorso in salita che dovrà essere giudicato per i suoi risultati effettivi.Non mi sentirei tuttavia di avere un atteggiamento già punitivo nei confronti di quest'esperienza,  liquidandola  come un'emanazione dei " poteri forti" con l'inevitabile giudizio negativo sulle forze politiche che stanno dando il loro appoggio (ca. 80% del Senato ?!) Né si comprende  a partire da quali punti si possa trarre la conclusione  di essere in presenza  di un governo del grande capitale finanziario mondiale che sia riuscito nell'obiettivo di esautorare la politica nazionale.Questa teoria del governo del complotto internazionale agitata da alcune testate giornalistiche vicine all'ex Presidente del Consiglio, ma presente anche all'interno della sinistra alternativa, sembra totalmente infondata. C'è in questa visione un'accettazione delle teorie generali del " complotto"di cui in passato abbiamo avuto tristi esperienze. Basta ricordare la condanna del mondo occulto massonico, la congiura ebraica ecc.Come se i vari poteri esistenti (economico finanziari) siano organizzati rigidamente al loro interno e capaci di esprimersi secondo un piano preordinato. Ritorna in auge il concetto di "sistema" e dei suoi servitori corrotti che fu alla base delle peggiori espressioni terroristiche- La realtà è molto più complessa e contraddittoria, con una molteplicità di centri di potere spesso antagonisti fra di loro, e comunque pretende per realizzarsi la complicità finale del semplice cittadino che ne stabilisce il successo o l'insuccesso.Il problema è che ci sono parti politiche che preferiscono scatenare nel cittadino l'atteggiamento persecutorio consolatorio che trasferisce le responsabilità e giustifica il ricorso a misure straordinarie di potere.In questo caso la supposizione è totalmente infondata.ed improbabile.  Nello stesso governo troviamo esponenti del mondo cattolico come Riccardi (fondatore della comunità di S.Egidio), della finanza come Passera, della cultura accademica come Monti, Profumo ecc o esponenti dello Stato come il responsabile dell'antitrust.E' possibile che siano tutti esponenti dell'intrigo mondiale della banca privata Goldman? Mi sembra oggettivamente non sostenibile. Perché si fa questo gioco? a cosa serve? probabilmente su questa base il PDL vuole trovare una sua nuova verginità e sull'onda del possibile scontento rispetto a misure dolorose spera di cavalcare, con una propaganda persecutoria e populista, il ritorno al potere.In una situazione così delicata, la riforma della legge elettorale può diventare una priorità necessaria per consentire che i nostri parlamentari pensino ed agiscano più liberamente e senza sottostare al ricatto di sapere che la prossima candidatura e rielezione saranno gestite in ogni caso dai capi partito.Questa situazione rischia di falsare il dibattito politico ed i rapporti di democrazia all'interno dei partiti e di conseguenza la loro azione politica nei confronti del governo e delle esigenze attuali del Paese perso nel vortice di una crisi di credibilità che può rivelarsi disastrosa. D'altra parte, anche l'atteggiamento di sfiducia "a priori" di larga parte delle forze alternative della sinistra e di vari settori della protesta giovanile e sindacale, trova probabilmente la sua giustificazione nella situazione oggettivamente difficile che vivono. La domanda sociale d'attenzione e d'equità di questi settori della popolazione è forte. Non dimenticano inoltre che molte delle cause della crisi sono state determinate dal forte processo di finanziarizzazione dell'economia  che ha gravato enormemente sull'economia reale paralizzandola. Non bisogna tuttavia dimenticare che vi sono state altre cause a determinare la difficoltà del nostro Paese già preesistenti alla crisi e a cui bisognerà dare una risposta. Non per peggiorare le condizioni di vita della popolazione o per privarla del Welfare, come si favoleggia, ma per consentire invece il suo mantenimento su basi più sostenibili,  rimuovendo rendite di posizione e agevolando  le possibilità di lavoro e di vita.Le parole d'ordine di crescita, risanamento ed equità con cui inizia la vita di questo governo mi sembra gli diano almeno il diritto di essere sottoposto a verifica.

martedì 15 novembre 2011

Ulteriori riflessioni per un'imposta patrimoniale straordinaria

L'assunto della proposta di una patrimoniale straordinaria è quello rappresentato dalla previsione che una risposta, data ai mercati in tempi rapidi e con una terapia d'urto, ottenga spesso risultati ben superiori di quelli di una cura lenta.

Mi rendo conto dell'impopolarità che l'introduzione di un'imposta patrimoniale straordinaria, d'importo rilevante, può suscitare fra i cittadini, e di conseguenza nel corpo elettorale, e comprendo la ritrosia e l'intransigenza con cui il maggior partito della destra si oppone alla sua introduzione; tuttavia, in una situazione in cui stiamo raggiungendo livelli di costo del servizio del debito insostenibili a causa di una crisi di fiducia generale nei confronti della solvibilità d'ultima istanza del sistema Italia ed anche dell'Europa, la risposta deve essere rapida ed efficace.

Questo per far sì che il nostro futuro non dipenda solo dalla nostra ritrovata credibilità,, più o meno realizzata in tempi brevi, ma dalla forza di dire al mercato, in occasione delle prossime scadenze (ca. 280 mld da qui al 2012): cari signori, l'offerta di sottoscrizione del nostro debito è limitata.

Stiamo infatti  procedendo alla sua graduale estinzione, per ca. 200 miliardi nel corso dell'anno, portando in valore assoluto il debito a ca. 1700 mld, pari prevedibilmente a ca. il 110% del PIL.

Manteniamo inoltre tutti gli impegni presi nei confronti dell'UE e soprattutto quello del pareggio di bilancio.

Dal 2013 in poi porremo inoltre in atto un progetto a medio termine d'ulteriore riduzione del rapporto debito /PIL grazie alle misure per la crescita che approveremo nel corso del 2012 in seguito  all'azione del nostro nuovo Governo, fondato sulla mobilitazione generale delle migliori risorse italiane e sulla volontà di collaborazione delle maggiori forze politiche i presenti in Parlamento.

L'Italia ha la possibilità e le forze per intraprendere a partire da una brutta caduta un cammino d'eccellenza in campo europeo e mondiale.

Deve riuscire ad esprimere le energie dei giovani e le eccellenze del mondo del lavoro e dell'impresa combattendo senza quartiere la corruzione, la clientela, il malaffare, l'incapacità di avere il senso della  responsabilità.

E' necessario pertanto adottare delle misure immediate e rapide che consentano risultati decisivi e procedere ad una rapida ricapitalizzazione dello Stato ottenibile principalmente con un'azione di carattere fiscale.

Una ricapitalizzazione che significa far ricorso alla ricchezza privata presente nel Paese richiedendo l'intervento di chi possiede capitali sotto forma sia mobiliare sia immobiliare.

 E' una richiesta che si dirige principalmente a quel 10% delle famiglie italiane che detiene ca. il 45% della ricchezza netta nazionale pari a ca. 3.780 miliardi con una media di ca. 1,6 M d'euro ciascuna.

Un'imposta patrimoniale straordinaria, per un importo complessivo di almeno 200 mld, consistente nella sottoscrizione obbligatoria d'azioni di proprietà di società dello Stato da creare allo scopo e di cui mantenere la titolarità per almeno tre anni.

Il ricavato dell'operazione sarà destinato ad una riduzione immediata del debito pubblico fino a 1700 miliardi d'euro.

Tale società a capitale misto, con il 51% in mano inderogabilmente allo Stato, dovrebbe essere   costituita con l'apporto di almeno 500 miliardi di beni del patrimonio pubblico.

La conduzione di questa società dovrebbe essere affidata alle migliori personalità economiche del Paese in modo da garantirne il buon funzionamento e la crescita della redditività in modo da premiare con opportuni dividendi gli azionisti.

Il punto centrale di questa proposta è quello di chiedere un acquisto forzoso di beni del patrimonio pubblico sotto forma di sottiscrizione delle azioni della costituenda società e con il riacquisto della piena disponibilità della titolarità azionaria dopo soli tre anni.

In questo caso quindi, coloro che saranno chiamati a sostenere questo importante contributo saranno garantiti sul rientro  della piena disponibilità dei capitali in uno spazio di tempo ragionevole.

Non vi è una perdita definitiva dei propri capitali, come invece avviene col pagamento di qualsiasi imposta, e con il ricavato il Governo Italiano potrà  fronteggiare le scadenze del debito pubblico nel corso del 2012 abbastanza agevolmente.

La conseguenza potrà essere duplice: da un lato la riduzione dello spread con il bund tedesco e la riduzione del costo del collocamento, dall'altro la riduzione immediata del costo del debito sulla parte  rimborsata pari a 200mld

Ipotizzando anche un tasso medio del 3,50 per cento, otterremmo un risparmio di sette mld da poter utilizzare per altri scopi all'interno della gestione di bilancio..

Se la manovra non fosse sufficiente, potremmo agevolmente ricorrere all'aiuto del Fondo salva stati europeo per un importo ragionevole ed a costi contenuti e all'offerta del FMI.

La base di patrimonio minima da cui partire penso dovrebbe essere di almeno un milione d'euro per poter applicare delle aliquote più basse sulle fasce minori ed ottenere lo stesso risultato richiesto. Ad esempio un'aliquota dell'1% da 1M sino a 1,6M del 4% sino a 2M e del 5% per i patrimoni d'importo superiore.

Si tratta di liquidità importanti che potrebbero creare dei problemi ai contribuenti e pertanto potrebbe essere utile dare  l'opportunità di accedere ad un finanziamento a tasso agevolato (costo della provvista senz'applicazione d'ulteriore spread) garantito dalle azioni sottoscritte e concesso per il periodo del vincolo dalla cassa Depositi e Prestiti.

Questo contributo non pretende certo di risolvere i problemi che interessano il nostro paese ma si pone al servizio di chi in questo momento intende assumere le funzioni di classe dirigente orientando le scelte ed i comportamenti collettivi.





 

giovedì 10 novembre 2011

Quel filo rosso

 

 

Il filo rosso è il punto di vista, " dalla parte degli ultimi ", con cui ho cercato di guardare la realtà che mi circonda nel corso di questi anni.

Il libro è una raccolta di saggi ed articoli su aspetti sociali, politici ed economici della società italiana scritti fra il 1976 ed il 2011.

 Vi segnalo il link

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=660595

venerdì 4 novembre 2011

Cinque cose da fare subito

Ancora in questo momento il Governo italiano non riesce a trovare la coesione e la capacità per adottare quelle misure d'urgenza necessarie a scongiurare una situazione economica che rischia di diventare incontrollabile.

Le misure oggetto della lettera all'Europa sono continuamente rimandate o non trovano pieno compimento.

E' il momento di fare alcune, poche cose ma subito.

Tutta l'opposizione parlamentare proponga il suo accordo preventivo su alcune misure da prendere :

1)      imposta patrimoniale straordinaria d'importo rilevante che consenta di evitare per buona parte dell'anno in corso e del 2012 di esser vcostretti a presentarci alle aste per piazzare il rinnovo dei titoli in scadenza( cfr http://ciragionoescrivo.blogspot.com/2011/10/una-tassa-patrimoniale-per.html)

Tale misura consentirebbbe un risparmio di spesa per interessi fra i 10 e i 16 miliardi di eurro ( a seconda dell'importo rimborsato e del tasso medio) ed il contemporaneo finanziamento di un'ampia riduzione della spesa fiscale sul lavoro e sull'impresa favorendo la domanda aggregata. La mancanza di offerta di titoli ed il rimborso ro farebbe inoltre da calmiere sullo spread applicato ai ns titoli rispetto ai Bund tedeschi.

2) introduzione a partire dal 2013 di una imposta patrimoniale ordinaria per tutti pari al 1 per mille del patrimonio mobiliare ed immobiliare di tutte le famiglie ( senza esenzioni).Il ricavato dovrebbe consentire il mantenimento dlele misure di sgravio fiscale per il lavoro e lo sviluppo della ricerca scientifica

3) modifica delle regole del mercato e del diritto del lavoro (cfrhttp://circolopd.ning.com/forum/topics/una-proposta-per-il-lavoro)

4) sostegno al credito per le PMI con un potenziamento importante del fondo di garanzia e del fondo d'investimento italiano in cui far confluire tutte le somme destinate all'incentivazione delle imprese compresi gli stanziamenti europei.

5) Riforma delle pensioni con aumento di quelle di vecchiaia a 67 anni valutando forme di uscita part time su base volontaria per quelle di anzianità dopo il 40° anno di contributi ed i 65 anni di età.

 

mercoledì 2 novembre 2011

Regolare la finanza per bloccare la speculazione

 

 

Non riusciamo ancora a fare nostra una protesta che si agita nelle piazze ed in tutte le discussioni: l'esigenza di introdurre delle regole sulla finanza e di tassare adeguatamente le transazioni e le plusvalenze

.La stessa Europa  nella prossima riunione del G20 porterà avanti il tema della introduzione a livello mondiale della  Tobin Tax e di una maggiore regolamentazione dei derivati.

Il tema della tassazione delle transazioni finanziarie è ormai del resto condiviso da vaste aree di pensiero se  anche il Vaticano nel documento  del Pontificio consiglio della giustizia e della Pace  (1)si esprime  con la seguente proposta:

 

"misure di tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque, ma modulate con oneri proporzionati alla complessità delle operazioni, soprattutto di quelle che si effettuano nel mercato «secondario». Una tale tassazione sarebbe molto utile per promuovere lo sviluppo globale e sostenibile secondo principi di giustizia sociale e della solidarietà; e potrebbe contribuire alla costituzione di una riserva mondiale, per sostenere le economie dei Paesi colpiti dalle crisi, nonché il risanamento del loro sistema monetario e finanziario "

 

all'interno di un documento che pone l'esigenza di una governance mondiale  che regoli il sistema finanziario ponendogli delle regole a neutralizzando le spirali speculative alimentate  dai cosiddetti "mercati ombra".

 

Non possiamo solo procedere al risanamento della nostra economia, per rassicurare i mercati, ma dobbiamo contemporaneamente attaccare la speculazione .

Dobbiamo proporre misure che disciplinino i mercati finanziari e depotenzino i fattori moltiplicatori del rischio speculativo.

Bisogna  che le potenze mondiali riunite nel G20 si facciano promotori dell'attuazione delle proposte di regolamentazione dei derivati suggerita dal Financial Stabilty Board (2)

Da parte mia sarei dell'idea di  chiedere una misura  forte come quella  d'impedire la possibilità di effettuare operazioni di derivati senza il sottostante da coprire eliminando le attività allo scoperto puramente speculative.

E' vero che esistono situazioni in cui è necessario coprirsi su rischi rivenienti da flussi futuri ma in questo caso dovrebbe essere richiesta un 'autorizzazione specifica alle autorità monetarie per la concessione di un plafond ad hoc per quegli operatori.

Ulteriori misure che potrebbero consentire di isolare e scoraggiare lo sviluppo dei mercati ombra (3)rispetto a quelli ufficiali

Sarebbe quello di :

a)dividere come era già stato fatto nel  1936 l'attività delle Banche d'investimenti e  da quelle di credito ordinario diminuendo la loro capacità di ricatto nei confronti dei governi nazionali. Il loro fallimento infatti non coinvolgerebbe i risparmi di migliaia di risparmiatori comuni.

b)fare pressione perché le grandi  potenze  economiche si attivino per una riduzione drastica di tutti  i paradisi fiscali da cui opera liberamente  la speculazione.

c) tassare opportunamente le plusvalenze rivenienti da operazioni speculative

 

Tutto questo non per negare la necesità di risanare la nostra situazione economica  ma per cominciare ad affrontare insieme una delle cause che tendono ad aggravare la crisi economico finanziaria in corso.

Non c'è dubbio che alla fine l'economia reale : il lavoro, dovrà riprendere il comando strategico dell'economia relegando la finanziarizzazione e la rendita in un ruolo secondario 

Bisogna pertanto fin da ora limitare  queste attività regolandole e subordinandole al controllo dei governi nazionali e della politica.

Bisogna inoltre che la politica operi quella grande redistribuzione delle risorse  a favore del mondo del lavoro e della produzione indispensabili per la ripresa dello sviluppo.

La principale leva nelle mani della politica è quella fiscale

 

(1)   http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20111024_nota_it.html

(2)   http://www.financialstabilityboard.org/publications/r_111011b.pdf

 

3)http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=305&ID_articolo=65

 

 

 

giovedì 27 ottobre 2011

UNA TASSA PATRIMONIALE PER RICAPITALIZZARE L'ITALIA




Quando in una qualsiasi realtà economica il costo del debito diventa molto  superiore al tasso di redditività dell'investimento ed a quello della crescita dei ricavi si rischia  che  lo stesso  diventi insostenibile e che i flussi di cassa di quell'azienda risultino negativi costringendola alla crescita ulteriore dell'indebitamento stesso.
Si instaura pertanto un circolo vizioso che depaupera progressivamente le risorse di quella realtà economica, la rende sempre più dipendente dal capitale di terzi, erode i margini di liquidità portandola inevitabilmente al Default.
Questo è quello che può succedere al nostro Paese : un costo eccessivo del debito che erode progressivamente le risorse finanziarie dello Stato , rallenta o rende negativo il PIL, richiede un ulteriore aumento dello stesso debito  che si può non riuscire ad ottenere per una crisi di fiducia nelle nostre capacità di onorarlo portandoci al Default  e trascinandoci nella povertà.
Cosa fa normalmente un'azienda sull'orlo del fallimento? Quando i debiti sono eccessivi, le vendite  ferme. e gli impegni si fanno pressanti?
Può pensare di cedere l'attività a dei terzi parzialmente o totalmente. Può pensare di chiudere
Può infine decidere di effettuare una ristrutturazione della finanza che parte da un processo di ricapitalizzazione.
Nel caso Italiano  , pensare di cedere l'attività a terzi significa pensare di vendere i pezzi forti della nostra economia allo straniero e, di fatto, ridurre la nostra autonomia nazionale.
Di certo, non possiamo pensare di chiudere l'attività.
Rimane la strada più ardua e complicata  di tentare la ricapitalizzazione della cosa pubblica, delle finanze dello Stato riducendo drasticamente il volume del  debito in valori assoluti.
Una strada meno  drastica e di più lungo respiro sarebbe quella di aspettare  di ridurre il debito pubblico attraverso la capitalizzazione dei margini prodotti dalla maggiore tassazione riveniente proporzionalmente dall'aumento del PIL ( fermo restando un ferreo controllo della spesa); tuttavia i tempi di questo processo sarebbero lunghi  ed i cosiddetti " mercati" potrebbero non essere convinti della sua bontà  continuandoci a penalizzare  con una riduzione ulteriore della fiducia nei nostri confronti.
E' necessario pertanto adottare delle misure immediate e rapide che consentano risultati decisivi.
Oltre a quanto indicato da vari commentatori sul tema delle necessarie riforme strutturali che migliorerebbero l'andamento del bilancio pubblico, desidero soffermare l'attenzione sul tema della rapida ricapitalizzazione dello Stato  ottenibile  principalmente con un'azione di carattere fiscale.
Una ricapitalizzazione che significa far ricorso alla ricchezza privata presente nel Paese  richiedendo l'intervento di chi possiede  capitali in forma sia mobiliare sia immobiliare.
 E' una richiesta che si dirige principalmente a quel 10% delle famiglie italiane che detiene il 45% della ricchezza nazionale con una media  di ca. 1,3 M di euro ciascuna.
Vi è una proposta della CGIL che parla di tassare  in maniera stabile i patrimoni del valore di almeno 800.000 euro e la stessa Confindustria insieme all'ABI , Rete Impresa Italia ed altri hanno dato la loro disponibilità perché il governo porti avanti una tassa patrimoniale  che consenta un incasso annuo di ca. 6 mld di euro  per le casse dello Stato.
Credo che bisognerebbe  fare molto di più assestandoci su di un incasso annuo di almeno ca.  12mld (corrispondenti a ca. il quattro per mille del patrimonio di 1.300.000 euro per famiglia) e prevedendo inoltre una tassa patrimoniale straordinaria immediata per un importo complessivo di almeno  400 mld ,consistente nella sottoscrizione  obbligatoria di  azioni  di  proprietà  di società dello Stato da creare allo scopo e di cui mantenere la titolarità per almeno sette anni ed il cui ricavato  sia da destinare ad una riduzione immediata del debito pubblico fino a 1500 miliardi  di euro.
Tale  società  a capitale misto, con il 51% in mano inderogabilmente allo Stato, dovrebbe essere   costituita  con l'apporto di almeno 1000 miliardi di beni del patrimonio pubblico.
La conduzione di questa società dovrebbe essere affidata alle migliori personalità economiche del Paese in modo da garantirne il buon funzionamento e la crescita della redditività in modo da premiare con opportuni dividendi gli azionisti.
La rapida e sostanziale riduzione dell'ammontare del debito potrebbe poi consentire  l'utilizzo della tassa patrimoniale annuale  per lo stimolo dello sviluppo prevedendone la destinazione di una parte alla contestuale riduzione della tassazione sul lavoro  con possibile immediato effetto positivo sulla domanda aggregata, per il rifinanziamento e contestuale spostamento degli ammortizzatori sociali a sostegno dell'introduzione del  progetto " Flexsecurity"( proposto dal prof. Ichino e con le integrazioni prodotte dal Circolo PD online " Libertà è Partecipazione" nel suo documento" una proposta per il lavoro")   e destinandone la parte rimanente  anche in questo caso per la  sottoscrizione obbligatoria settennale di azioni di società di nuova costituzione per la realizzazione di alcuni grandi interventi per la crescita e lo sviluppo e per il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le PMI , del Fondo Italiano d'Investimento incrementando anche l'intervento di  venture capital a favore delle  Start up.
Penso ad esempio  a società a capitale misto (51% in mani stabili dello Stato) per sviluppare adeguatamente  e direttamente la ricerca scientifica o per gestire in maniera economica il patrimonio artistico o per nazionalizzare gli stabilimenti Fiat italiani gestendone poi direttamente la produzione o per realizzare autostrade del mare che permettano di gestire  e sviluppare i collegamenti e  i trasporti dall'Europa verso i paesi africani che si affacciano sul mediterraneo.
Le proposte possono essere tante e varie ma il nucleo centrale è quello di legare un grande sacrificio  richiesto ad una parte della popolazione più ricca non privandola definitivamente dei propri averi ma dandogli l'opportunità di partecipare al risanamento ed allo sviluppo dell'Italia.

mercoledì 26 ottobre 2011

Crisi e Democrazia

C'è un carattere politico della Crisi economica mondiale che a prima vista non emerge con chiarezza ma  appare invece evidente se mettiamo insieme  uno dopo l'altra le rinellioni dei popoli arabi che si affacciano nel Mediterraneo, la protesta degli "indignados" spagnoli  il propagarsi di una contestazione mondiale che tocca il cuore stesso del capitalismo americano con il movimento occupy Wall Street.

Quello che accomuna queste proteste è da un lato la grande richiesta di democrazia diretta  e la capacità di realizzare una mobilitazione e partecipazione civica senza precedenti grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie e delle opportunità della Rete e dall'altro l'individuazione del  potere economico nelle mani di pochi  grandi centri d'interessi economico   finanziari   che lo esercitano  grazie alla connivenza di governi compiacenti  e poco democratici. 

La speculazione sulle materie prime e sul grano con il relativo aumento dei prezzi alimentari ha avuto ad esempio un forte  effetto scatenante sulla protesta della primavera araba che ha individuato nei  propri governanti l'incapacità a curare gli interessi della popolazione.

La mancanza di una vera democrazia è stata così percepita come il modo per mantenere  forme d'ingiustizia e d'ineguaglianza.

Nonostante questa crescente richiesta da parte delle  popolazioni, ad oggi tuttavia nessuna regolamentazione della finanza sembra avere avuto successo  a partire dall'inizio della crisi economica ed il presidente degli USA è stato più volte bloccato nei suoi tentativi di realizzarla. Lo stesso Parlamento Europeo si è espresso a favore dell'introduzioone di una tassa sulle transazioni finanziarie che si calcola porterebbe  annualmente incassi per gli Stati pari ad oltre 200 mld di dollari , ma fino ad ora tutto è rimasto  pura intenzione. Le stesse proposte del Social Stability Forum presieduto d Draghi non sono state attuate.Il solo valore stimato delle operazioni su derivati in essere  a detta di molti economisti è pari a ca 5 volte il PIL mondiale.

Appare pertanto evidente che  per  il  superamento della crisi strutturale in atto vi dovrà essere una ripresa della lotta del sud del mondo e delle classi popolari per uscire dall'implosione del tardo capitalismo di marca  estremista-liberista che ci conduce verso una vera e propria depressione economica.

Il concetto  di "Bene comune" , la percezione dell'eccesso di potere dell'oligopolio e la richiesta di maggiore partecipazione democratica diretta resa possibile grazie alla tecnologia ci permettono invece di configurare, a partire dagli " indignados" e dalle lotte per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi popolari, delle nuove parole d'ordine per un rivoluzionario riformismo

.Più volte si è individuato nella stessa struttura del mercato la sua tendenza inesorabile alla diseguaglianza e all'oligopolio e forse il ritorno a misure di nazionalizzazione delle attività ( automobile?) che per la loro dimensione , sovrapproduzione ,monopolio e peso sull'occupazione complessiva del Paese possono meglio essere definite ormai bene comune da amministrare in maniera sociale e democratica, diventa necessario. Accanto ad esse, le attuali imprese pubbliche ( Eni,Finmeccanica ecc) che fanno  parte del meglio dell'economia Italiana vanno preservate , ne va mantenuto il controllo e possono essere l'esempio per nuove iniziative nel campo della ricerca e della gestione del patrimonio artistico culturale o altro ancora . Queste  misure sono forse quelle che possono rilanciare un' impostazione socialdemocratica dello Stato e garantire adeguatamente in maniera equilibrata la coesistenza di una iniziativa privata e sociale

.Un superamento strategico delle impostazioni totalizzanti del comunismo e del capitalismo oligopolistico che mortificano la vera espressione di energie di una società.Si possono cioè ottenere dei risultati importanti dove invece si è fallito con le varie regole antitrust. Queste misure potrebbero restituire definitivamente alla democrazia la sua centralità ed il controllo sulle scelte economiche della programmazione dello sviluppo.

La lotta per la realizzazione di una vera partecipazione democratica del cittadino alle scelte della polis diventano il fulcro politico del progetto e chiariscono il carattere dirompente della protesta giovanile nel mondo.Essi hanno ben chiaro il legame fra riappropriazione del primato del lavoro e democrazia.

Riappropriarsi della democrazia è poi condizione necessaria per iniziare l'altra grande operazione di controllo e regolamentazione dei mercati e delle istituzioni finanziarie.

Sarà forse necessaria una nuova regolamentazione del sistema monetario internazionale come suggerisce anche il Vaticano ? Certo è che vanno limitate le possibilità della speculazione tassandone i guadagni opportunamente

Di nuovo come nel '36 vanno ben distinte le attività delle banche d'investimenti da quelle che amministrano il risparmio evitando il ricatto della possibile rovina dei risparmiatori utilizzata per far intervenire tutti gli Stati nel salvataggio delle operazioni speculative in pancia alle banche.

Si possono fare mille altre proposte ma la condizione necessaria e propedeutica perché  si realizzi tutto questo e che  le nostre società riprendano la strada dello sviluppo e del miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini   passa attraverso la riappropriazione della democrazia.

martedì 11 ottobre 2011

Molti giovani guardano oltre e altrove!

 

Mentre in questi giorni si dibatte all'interno del PD sulle diverse possibilità di sbocco della contestazione al governo, con una conseguente diversità sul sistema delle possibili alleanze, i giovani ed i movimenti alternativi stanno organizzando diversi appuntamenti importanti,  da qui alla fine di ottobre, mentre in campo europeo è previsto entro il mese un   vertice che dovrebbe fare chiarezza sulla volontà comune di sostenere i Paesi e le Banche in maggiore difficoltà. Tralasciando quelli interni al partito, organizzati da G. Civati e D.Serracchiani a Bologna e da Renzi a Firenze, l'appuntamento più importante a breve è quello del 15 ottobre che vede i movimenti giovanili alternativi italiani aderire alla giornata mondiale degni " indignados".

Già in questi giorni i temi della loro protesta hanno cominciato a trovare posto nei mezzi di comunicazione e nei dibattiti e ritengo utile a tal proposito pubblicare qui di seguito la lettera aperta del movimento 15 ottobre che si rifà al Social Forum  Mondiale e un resoconto dell'assemblea preparatoria della manifestazione tenutasi a Roma presso i locali dell'Università la Sapienza:

RETE ITALIANA DEL FORUM SOCIALE MONDIALE - PRIMA RIUNIONE A ROMA, 4 SETTEMBRE 2011

 

Lettera aperta sul 15 ottobre - Giornata di mobilitazione europea e internazionale e gli altri impegni dell'agenda

 

15 OTTOBRE – GIORNATA DI MOBILITAZIONE EUROPEA E INTERNAZIONALE

Gli indignad@s spagnoli invitano a scendere in piazza, diversi/e e insieme, per dare vita a una grande manifestazione europea e internazionale il 15 ottobre. Nel nostro continente, come in altre aree del mondo, nel Mediterraneo e anche nel nostro paese, tanti e tante stanno raccogliendo e rilanciando il loro appello perché, nella tremenda crisi in cui siamo, nessuno può salvarsi da solo.

Non è tollerabile la distruzione sociale e democratica che ci viene imposta con il ricatto del debito, a livello europeo e nazionale, da istituzioni subalterne alle banche, alla finanza, alle multinazionali, a pochi gruppi di privilegiati.  Abbiamo bisogno di rafforzare le alleanze, la capacità della cittadinanza europea di opporsi e di conquistare una vera alternativa.

In Italia bisogna fermare Governo e Confindustria, questa manovra e i suoi effetti devastanti. Ancora una volta e sempre di più, mantiene intatte rendite e privilegi e aggrava l'impoverimento della maggioranza della popolazione.

Bisogna impedire le ulteriori privatizzazioni che negano la volontà popolare espressa con i referendum, lo smantellamento della Costituzione e la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. Bisogna opporsi alla cancellazione dei diritti e delle garanzie sociali, alla precarizzazione del lavoro e della vita delle persone. Bisogna respingere l'aggressione alle rappresentanze sindacali e ai diritti del lavoro, la cancellazione del contratto nazionale e dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Bisogna fermare la distruzione di beni comuni, di ambiente e territorio, di relazioni sociali, di cultura e istruzione. Bisogna contrastare il razzismo, fermare le guerre, le spese militari e la militarizzazione.

Non intendiamo lasciare il nostro futuro nelle mani di una classe politica privilegiata e schiava dei mercati finanziari. Dobbiamo riconquistare il nostro potere di cittadinanza, una democrazia reale in cui donne e uomini, comunità, lavoratrici e lavoratori abbiano il diritto di decidere liberamente sulle scelte che riguardano tutte e tutti. Le alternative esistono e vanno conquistate, insieme. In tanti e tante, diversi e diverse, uniti. È il solo modo per vincere.

La Rete Italiana del FSM, al termine del suo primo incontro a Roma il 4 settembre, propone a tutte le organizzazioni, le reti, le alleanze, i gruppi e le persone interessate di verificare la possibilità di una grande convergenza unitaria nella giornata europea e internazionale di mobilitazione del 15 ottobre e di costruire insieme un "Comitato Unitario 15 ottobre".

Propone quindi a tutti e a tutte di incontrarsi martedì 13 settembre alle ore  11.00 in Via dei Monti di Pietralata 16 a Roma.

 

 

GLI ALTRI IMPEGNI DELL'AGENDA

 

LA COSTRUZIONE E IL FUNZIONAMENTO DELLA RETE

La Rete Italiana del FSM si impegna a lavorare nei prossimi mesi in modo aperto, inclusivo, orizzontale e partecipativo per facilitare la più larga comunicazione e connessione fra la dimensione internazionale dei movimenti altermondialisti e antiliberisti e la dimensione locale, territoriale e nazionale delle lotte di resistenza e della costruzione di alternative.

Nella prossima riunione si discuteranno le modalità e gli strumenti per rendere possibile e accessibile questo impegno al coordinamento, alla comunicazione e al coinvolgimento.

 

PROSSIMO INCONTRO DOMENICA 16 OTTOBRE

Il prossimo incontro, a cui sono invitati tutte le organizzazioni e le reti interessate, si terrà 16 ottobre a Roma.

 

LA PARTECIPAZIONE ALLA MOBILITAZIONE IN FRANCIA DURANTE IL G20 DI CANNES

Nella riunione di ottobre si definiranno gli ultimi dettagli in merito alla partecipazione italiana all'Alter Forum e alle iniziative europee previste a Nizza dall'1 al 4 novembre, quando a Cannes si riunirà il G20, con l'obiettivo di contrapporre le alternative sociali e democratiche alle ricette liberiste.

Di qui alla prossima riunione, un gruppo di lavoro della Rete si occuperà della relazione con gli organizzatori francesi, della informazione in Italia, della partecipazione collettiva alla discussione e alla mobilitazione di novembre.

 

A GENNAIO IN ITALIA IL SEMINARIO SULLA RICOSTRUZIONE DEL FORUM SOCIALE EUROPEO

Nella riunione del 16 di ottobre si definirà compiutamente l'invito a tutte le organizzazioni e le reti europee per il seminario per discutere le possibilità e le condizioni di un rilancio del Forum Sociale Europeo, che abbiamo accettato di organizzare in Italia su invito del Consiglio Internazionale del FSM. Un largo e rinnovato spazio pubblico europeo delle resistenze e delle alternative, capace di connettere l'esistente e di favorire il rafforzamento di lotte e campagne comuni, in questo periodo è una necessità assoluta.

Per iniziare a preparare le condizioni logistico-organizzative del seminario, che si prevede di tenere a gennaio a Milano, la Rete ha costituito un gruppo di lavoro ad hoc. In preparazione dell'incontro europeo di gennaio, la Rete si propone di tenere un seminario interno di approfondimento sull'Europa.

 

MAGHREB-MASHREK: INCONTRO SUL SOSTEGNO ALLE RIVOLUZIONI, CONTRO LA REPRESSIONE, LE GUERRE E LE OCCUPAZIONI

Le organizzazioni maggiormente attive su questi temi (repressione in Siria, guerra in Libia, occupazione in Palestina, sostegno alle rivoluzioni in Tunisia ed Egitto...) hanno preso l'impegno di convocare nelle prossime settimane una riunione unitaria per fare il punto delle diverse iniziative in corso, e per definire possibili iniziative comuni.

 

GLI APPUNTAMENTI INTERNAZIONALI DEI PROSSIMI MESI

La mobilitazione sul clima a Durban in occasione della COP sul clima fra fine novembre e dicembre, quella in occasione della ministeriale WTO a Ginevra dopo Durban, la giornata di azione globale dei migranti il 18 dicembre, il Forum Mondiale Alternativo dell'Acqua a Marsiglia nel marzo 2012, la realizzazione in Italia nel 2012 del Forum Euro-Maghreb-Mashrek, la grande mobilitazione a Rio de Janeiro in occasione del vertice Onu Rio +20 sullo sviluppo sostenibile, la preparazione del primo Forum Sociale Mondiale che si realizzerà nel 2013 nella regione Mediterranea (in Tunisia o in Egitto).

A questi appuntamenti comuni promossi nell'ambito del FSM, nel prossimo anno si accompagneranno molte altre iniziative specifiche di reti e coalizioni internazionali e europee, fra cui ad esempio la creazione della rete europea per l'acqua bene comune e le Iniziative dei Cittadini Europei (con la raccolta di un milione di firme) per il basic income, la cittadinanza di residenza, l'acqua pubblica.

 

UTILITÀ DI UNA RETE UNITARIA

L'impegno della Rete Italiana del FSM è di facilitare la possibilità di coinvolgimento su queste iniziative per tutti i soggetti sociali attivi, sul territorio e a livello nazionale, secondo i propri interessi e disponibilità, nonché di costruire insieme gli appuntamenti e le campagne comuni.

Le dimensioni internazionale, europea, nazionale e territoriale sono strettamente connesse. Il grandissimo numero di organizzazioni e reti italiane che si riconoscono nel FSM può fare della Rete una sede davvero unitaria di discussione, che potrà essere utile per affrontare, se e quando verrà ritenuto opportuno, iniziative e temi legati alla dimensione nazionale.

Seguiranno a breve comunicazioni dei referenti dei gruppi di lavoro con le indicazioni utili per gli interessati a farne parte. In attesa di definire strumenti di comunicazione ad hoc, continueremo  ancora a utilizzare la lista Coordita e l'indirizzario del Coordinamento2aprile, oltre che l'indirizzario dei circa sessanta partecipanti alla riunione del 4 settembre, con la preghiera a tutti e a tutte di inoltrare le informazioni ad altre organizzazioni, reti e gruppi interessati

 

Trascrivo adesso l'articolo sul resoconto dell'assemblea di Roma:

15 Ottobre. Il movimento prende le "contromisure"

Submitted by anonimo on Fri, 07/10/2011 - 17:10

Una affollata assemblea all'università di Roma discute della manifestazione nazionale del 15 ottobre e sul come "rimandare al mittente la lettera alla Bce".

Così com'è la giornata del 15 non convince molti. Decisa una mobilitazione per mercoledì 12 ottobre in occasione del convegno con Draghi e Napoletano alla Banca d'Italia, in pratica un vertice del "governo unico delle banche".

La "mitica" aula I della facoltà di Lettere si riempie quasi con puntualità. Più di trecento persone tra universitari, attivisti sociali e sindacali riempie una delle più grandi aule della Sapienza per discutere della manifestazione del 15 ottobre.

La chiamata è venuta dalla rete Roma Bene Comune che da mesi sta sperimentando nella capitale una modalità unitaria di gestione del conflitto sociale. L'intervento introduttivo è di una studentessa dei collettivi universitari che parte dalle manifestazioni in corso a New York attuate del movimento "Occupy Wall Street" per arrivare alla lettera della Bce e a quello che definisce "l'inganno dell'Europa". Il non pagamento del debito è al centro della mobilitazione.

"Se responsabilità nazionale, come invoca Napolitano, significa rinunciare ai nostri diritti allora è meglio essere irresponsabili" afferma raccogliendo l'applauso scrosciante dei presenti.

L'intervento arriva poi al nocciolo delle discussioni di questi giorni ed è piuttosto esplicito:"Il 15 ottobre diventa una giornata centrale se è non una sfilata ma una giornata radicale di conflitto".

Le divergenze emerse nei giorni scorsi nella preparazione del 15 ottobre si materializzano così nitidamente già in apertura di assemblea. Ancora più netto è l'intervento di uno studente del collettivo di Scienze Politiche "Parlare di conflitto il 15 ottobre non significa evocare gli scontri in piazza ma parlare di una lotta che non abbia come obiettivo la campagna elettorale".

L'intervento annuncia un appuntamento effettivamente significativo: mercoledì 12 giugno alla Banca d'Italia ci sarà un convegno con Draghi e Napolitano. Il primo autore della Lettera della Bce, il secondo sostenitore della linea dei tagli e dei sacrifici in nome della stabilità europea.

Immediatamente si anima un conciliabolìo in sala. Si tratta di decidere se trasformare questa occasione in una iniziativa non solo propedeutica al 15 ottobre ma come mobilitazione che dia il segno giusto alle proteste contro le misure antisociali del "governo unico delle banche".

L'esponente dei Blocchi Precari Metropolitani sottolinea che il 15 ottobre è una giornata di lotta europea, rivendica il "diritto ad essere arrabbiati", invita ad una mobilitazione permanente contro i provvedimenti antipopolari dei governi, a far echeggiare l'idea e lo slogan che "Noi il 15 non ce ne andiamo" e sostiene la proposta di una iniziativa di protesta alla Banca d'Italia per il 12 ottobre.

Una studentessa del collettivo universitario delle Malefiche ricorda come le misure del governo si accaniscono contro i servizi che servono alla donne tagliando ad esempio i consultori o all'innalzamento dell'età pensionabile delle donne.

Tocca poi ad Alessandro dei Cobas telecomunicazioni. Si capisce che deve in qualche modo interloquire con una assemblea che sul 15 ottobre ha maturato una valutazione molto diversa da quella sostenuta dai portavoce dei Cobas nelle riunioni preparatorie all'Arci. "Il 15 deve essere una piazza che garantisca l'agibilità per tutti.

Occorre puntare alla coesione" sostiene nel suo intervento. Un altro esponente dei Cobas della scuola intervenuto successivamente riafferma invece la linea secondo cui la "forza del 15 ottobre deve essere soprattutto nei numeri" piuttosto che in una conflittualità a suo avviso ancora minoritaria nel paese. "A Montecitorio c'erano solo 500 compagni, dovrebbero essere invece 50.000" sostiene nell'intervento, "basterebbe portarceli invece di andarsene a San Giovanni" sibila il mio vicino.

Diversamente Luca Fagiano di Roma Bene Comune trascina l'entusiasmo dell'assemblea evocando la forza dell'autorganizzazione e la coerenza nelle pratiche del conflitto.

Nel frattempo la proposta di una iniziativa per mercoledì 12 ottobre al convegno con Draghi e Napoletano alla Banca d'Italia si materializza in un comunicato dell'assemblea che dà appuntamento a tutte e a tutti mercoledì alle 15.00 al Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, la via che la Questura ha negato alla manifestazione del 15 ottobre proprio perché c'è la sede della Banca d'Italia. Giorgio Cremaschi, dieci giorni fa era stato costretto a tenere la conferenza stampa per presentare la campagna contro il debito sulle scale del palazzo delle Esposizioni per una divieto analogo.

L'iniziativa vorrebbe "restituire al mittente",cioè Draghi, la lettera inviata dalla Bce. Giunge all'assemblea la notizia che un gruppo di lavoratori pubblici ha occupato con un blitz la sede di rappresentanza dell'Unione Europea a Roma. L'Usb ne rivendica la paternità nel quadro delle azioni di protesta contro le misure antipopolari imposte dalle istituzioni europee. Anche l'intervento di una studentessa di Atenei in Rivolta riprende l'appuntamento del 12 ottobre alla Banca d'Italia.

"Il 15 ottobre non ci basta arrivare a Piazza San Giovanni" dice "Ci interessa occupare una piazza e non andarsene da lì per nessuna ragione". L'assemblea si conclude dunque con un primo appuntamento di mobilitazione fissato per il 12 ottobre e con un passaggio di discussione nazionale sabato prossimo (8 ottobre) al cinema Volturno occupato al quale parteciperanno molte delle soggettività e dei movimenti che si erano riuniti un mese fa, il 10 settembre, al deposito Atac occupato sul tema "conflitto e indipendenza".

La manifestazione del 15 Ottobre comincerà molto prima del previsto e non sembra volersi concludere la sera stessa del 15. Di fronte alla misure da massacro sociale imposte dalla Bce il movimento di protesta pare indicare delle vere e proprie antimisure, a cominciare dal non pagamento del debito. "Occorre riconsegnare le parole ai fatti" chiosa Paolo Di Vetta mentre ci si scioglie.

Giovedì 06 Ottobre 2011 www.contropiano.org

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Dalla lettura di questi due brani su riportati, che ho preferito trascrivere per intero  per la   lettura immediata,si evince con chiarezza come il movimento abbia ormai assunto una posizione di profondo contrasto contro tutte quelle misure di ripianamento presente o futuro del debito pubblico italiano considerate  come uno strumento di ulteriore sfruttamento e immiserimento dei giovani e delle classi popolari. Ritorna nelle  teorizzazioni il vecchio concetto ampiamente presente nel '68 della estraneità operaia e giovanile  alle problematiche di una società dominata dalle forze capitalistiche. Con l'aggiornamento del caso potremmo dire che i giovani e le classi popolari disconoscono oggi il debito e gli interessi relativi  perché si ritengono estranei alla sua formazione e lo ritengono in ogni caso prodotto dalle classi dominanti capitalistiche e finanziarie. La domanda che pongono è inoltre : se il sistema economico che ha prodotto questi disastri è il sistema capitalistico che validità può avere questo sistema?

Si può non essere d'accordo con la loro impostazione ed affermare che il debito  riguarda tutti, perché tutti in fin dei conti ne siamo stati artefici e vittime con maggiori o minori responsabilità. Si può rispondere che non esiste un sistema economico alternativo a quello attuale che risolva  tutti i problemi ; tuttavia la cosa importante da percepire al di là delle parole d'ordine espresse  è  la domanda di un cambiamento globale del senso dello sviluppo economico, degli attori che ne devono essere i protagonisti e dei processi economici e politici che lo devono animare .Il tutto a fronte di un profondo senso di estraneità rispetto ad un mondo adulto ed organizzato che li tiene  ai margini

Ricucire l'Italia,  per dirla con le parole del movimento Libertà e Giustizia, e le istanze presenti in tuto il mondo in movimento diventa a questo punto di enorme difficoltà perché non abbiamo modelli di riferimento futuri e quelli passati hanno mostrato i loro limiti.

 Di certo, questi movimenti proseguendo le critiche già portate avanti in passato dal Social forum Mondiale evidenziano la necessità che lo sviluppo e la crescita economica siano rispettose dell'ambiente in cui viviamo e contemporaneamente oggi gli  "indignados" di tutto il mondo riprendendo  le istanze della primavera araba chiedono un percorso di maggiore partecipazione della popolazione nelle scelte che la riguardano, maggiore liberrtà di espressione sul piano politico e maggiore eguaglianza e parità di opportunità in campo economico.

Il superamento della grave crisi economico finanziaria in cui siamo caduti  diventa quindi anche una crisi politica che mette in discussione i sistemi di rappresentanza e la divisione dlle ricchezze ed internazionale del lavoro fin qui operata.

Non vi sono alternative  che non passino dall'affrontare e dare una risposta significativa a queste istanze della popolazione. E' vero, sia il capitalismo che il comunismo nella loro accezione più pura  mostrano i loro segni più evidenti di decadenza. La finanziarizzazione del sistema economico occidentale ha spostato  larghi margini verso la speculazione e la  rendita sottraendoli alla produzione e arrestando la nostra capacità di sviluppo. Di pari passo la convenienza ha spinto verso la delocalizzazione di numerose attività consentendo a molti paesi sottosviluppati di crescere rapidamente ed avere maggior peso sulla scena mondiale. Ci troviamo oggi in presenza di un impoverimento del livello di vita delle popolazioni occidentali determinato sia dallo spostamento di attività e dalla riduzione della nostra competitività economica  sia a causa della eccessiva concentrazione della ricchezza in un numero sempre più limitato di persone. Tutto questo ha arrestato la nostra crescita. aumentato i nostri debiti  e posto le premesse per un declino ed impoverimento.

Non so se la soluzione consista nella modifica dei macrosistemi e se la percezione teorica di come realizzarlo sia già matura .  La mia impressione è che normalmente avvenga il contrario e cioè che le mutazioni nascano dalle esigenze portate avanti dai movimenti e dalle sintesi che si riescono a produrre nella società.

Sarà necessario ad esempio vincolare in maniera più forte che nel passato l'attività di tutte le istituzioni finanziarie perché non sottraggano risorse all'economia reale. Si potrà chiedere che gli sforzi della politica economica degli Stati tendano a privilegiare aree della cosiddetta green economy e che altrettanto avvenga sul piano energetico. Che si operi per una riduzione delle diseguaglianze all'interno della divisione internazionale del lavoro e che si diano nuove opportunità di vita e di stabilità per le nuove generazioni. Sono questi, al di là degli schemi e delle massime teorizzazioni,  le risposte che si vogliono avere e sulla base delle quali verranno giudicate le forze politiche . Certo è che , contrariamente al passato, c'è meno voglia di delegare ad altri le scelte sul proprio destino. Vi è una forte domanda di partecipazione  che viene motivata  anche con  le opportunità concesse dalle nuove tecnologie informatiche. Alcuni parlano di democrazia diretta. Io penso che comunque il processo di mediazione operato dai leaders sia utile e propositivo . Di certo tuttavia bisognerà pensare a maggiori forme di partecipazione diretta del popolo alle scelte  ed alle votazioni con maggiore frequenza rispetto al passato. In particolare, i partiti politici dovranno  attrezzarsi al cambiamento.