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mercoledì 26 ottobre 2011

Crisi e Democrazia

C'è un carattere politico della Crisi economica mondiale che a prima vista non emerge con chiarezza ma  appare invece evidente se mettiamo insieme  uno dopo l'altra le rinellioni dei popoli arabi che si affacciano nel Mediterraneo, la protesta degli "indignados" spagnoli  il propagarsi di una contestazione mondiale che tocca il cuore stesso del capitalismo americano con il movimento occupy Wall Street.

Quello che accomuna queste proteste è da un lato la grande richiesta di democrazia diretta  e la capacità di realizzare una mobilitazione e partecipazione civica senza precedenti grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie e delle opportunità della Rete e dall'altro l'individuazione del  potere economico nelle mani di pochi  grandi centri d'interessi economico   finanziari   che lo esercitano  grazie alla connivenza di governi compiacenti  e poco democratici. 

La speculazione sulle materie prime e sul grano con il relativo aumento dei prezzi alimentari ha avuto ad esempio un forte  effetto scatenante sulla protesta della primavera araba che ha individuato nei  propri governanti l'incapacità a curare gli interessi della popolazione.

La mancanza di una vera democrazia è stata così percepita come il modo per mantenere  forme d'ingiustizia e d'ineguaglianza.

Nonostante questa crescente richiesta da parte delle  popolazioni, ad oggi tuttavia nessuna regolamentazione della finanza sembra avere avuto successo  a partire dall'inizio della crisi economica ed il presidente degli USA è stato più volte bloccato nei suoi tentativi di realizzarla. Lo stesso Parlamento Europeo si è espresso a favore dell'introduzioone di una tassa sulle transazioni finanziarie che si calcola porterebbe  annualmente incassi per gli Stati pari ad oltre 200 mld di dollari , ma fino ad ora tutto è rimasto  pura intenzione. Le stesse proposte del Social Stability Forum presieduto d Draghi non sono state attuate.Il solo valore stimato delle operazioni su derivati in essere  a detta di molti economisti è pari a ca 5 volte il PIL mondiale.

Appare pertanto evidente che  per  il  superamento della crisi strutturale in atto vi dovrà essere una ripresa della lotta del sud del mondo e delle classi popolari per uscire dall'implosione del tardo capitalismo di marca  estremista-liberista che ci conduce verso una vera e propria depressione economica.

Il concetto  di "Bene comune" , la percezione dell'eccesso di potere dell'oligopolio e la richiesta di maggiore partecipazione democratica diretta resa possibile grazie alla tecnologia ci permettono invece di configurare, a partire dagli " indignados" e dalle lotte per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi popolari, delle nuove parole d'ordine per un rivoluzionario riformismo

.Più volte si è individuato nella stessa struttura del mercato la sua tendenza inesorabile alla diseguaglianza e all'oligopolio e forse il ritorno a misure di nazionalizzazione delle attività ( automobile?) che per la loro dimensione , sovrapproduzione ,monopolio e peso sull'occupazione complessiva del Paese possono meglio essere definite ormai bene comune da amministrare in maniera sociale e democratica, diventa necessario. Accanto ad esse, le attuali imprese pubbliche ( Eni,Finmeccanica ecc) che fanno  parte del meglio dell'economia Italiana vanno preservate , ne va mantenuto il controllo e possono essere l'esempio per nuove iniziative nel campo della ricerca e della gestione del patrimonio artistico culturale o altro ancora . Queste  misure sono forse quelle che possono rilanciare un' impostazione socialdemocratica dello Stato e garantire adeguatamente in maniera equilibrata la coesistenza di una iniziativa privata e sociale

.Un superamento strategico delle impostazioni totalizzanti del comunismo e del capitalismo oligopolistico che mortificano la vera espressione di energie di una società.Si possono cioè ottenere dei risultati importanti dove invece si è fallito con le varie regole antitrust. Queste misure potrebbero restituire definitivamente alla democrazia la sua centralità ed il controllo sulle scelte economiche della programmazione dello sviluppo.

La lotta per la realizzazione di una vera partecipazione democratica del cittadino alle scelte della polis diventano il fulcro politico del progetto e chiariscono il carattere dirompente della protesta giovanile nel mondo.Essi hanno ben chiaro il legame fra riappropriazione del primato del lavoro e democrazia.

Riappropriarsi della democrazia è poi condizione necessaria per iniziare l'altra grande operazione di controllo e regolamentazione dei mercati e delle istituzioni finanziarie.

Sarà forse necessaria una nuova regolamentazione del sistema monetario internazionale come suggerisce anche il Vaticano ? Certo è che vanno limitate le possibilità della speculazione tassandone i guadagni opportunamente

Di nuovo come nel '36 vanno ben distinte le attività delle banche d'investimenti da quelle che amministrano il risparmio evitando il ricatto della possibile rovina dei risparmiatori utilizzata per far intervenire tutti gli Stati nel salvataggio delle operazioni speculative in pancia alle banche.

Si possono fare mille altre proposte ma la condizione necessaria e propedeutica perché  si realizzi tutto questo e che  le nostre società riprendano la strada dello sviluppo e del miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini   passa attraverso la riappropriazione della democrazia.

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