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sabato 15 gennaio 2011

MIRAFIORI: dopo il referendum

Con il 54% dei voti il referedum di Mirafiori ha visto il prevalere dei si all'accordo.

Questa  era la condizione, considerata propedeutica, per l'investimento di oltre un miliardo di euro promesso da Marchionne e dal gruppo Fiat per il rilancio di Mirafiori.

Viene scongiurato, a detta di tutti gli osservatori economici, il pericolo della chiusura dello stabilimento, in cui attualmente vi è un ampio ricorso alla cassa integrazione, ed entro l'anno dovrebbe partire l'investimento per la produzione  di SUV a marchio Jeep e Alfa destinati alla vendita principalmente nei mercati americani ed europei, con un benefico effetto sia sui lavoratori di Mirafiori che su tutto l'indotto dell'area circostante.

Ma quali sono stati i punti più significativi dell'accordo?

Si è parlato di attacco ai diritti fondamentali dei lavoratori, di attacco alla libertà di sciopero e di rappresentanza.Si è parlato di ricatto  nei confronti del singolo lavoratore messo nell'alternativa fra essere favorevole all'accordo  o rischiare la perdita del posto di lavoro. Si è parlato di un notevole peggioramento delle condizioni di lavoro.

 

Sicuramente vi è stato un accordo che ha cambiato  le modalità di lavoro  a Mirafiori introducendo una diversa turnazione , diminuendo la durata delle pause, , prevedendo lo spostamento in molti casi  a fine turno della mezz'ora di mensa retribuita , attaccando il possibile assenteismo e ottenendo la libertà di disporre fino a 120 ore di straordinario annue senza il preventivo accordo sindacale.

Ma il vero punto centrale dell'accordo sta nella  piena governabilità degli impianti da parte dell'azienda.

Vale a dire,  la possibilità di modificare il grado di utilizzo degli impianti, senza preventive  ed estenuanti trattative,in relazione alle necessità dettate dalla domanda del mercato. Si parla cioè dell' ottenimento della flessibilità interna, di un utilizzo flessibile della forza lavoro occupata a tempo indeterminato.

E non basta un accordo o una enunciazione che prevedano tale flessibilità.

 La richiesta esplicita è stata quella di garantire con certezza tale decisione prima di effettuare l'investimento attraverso strumenti di tutela degli accordi raggiunti con le parti sindacali firmatarie.Diventa pertanto fondamentale limitare  la possibilità di sciopero dove questo rende inattuabile l'accordo contrattuale raggiunto.Chiamiamola clausola di tregua o assunzione di responsabilità da parte dei lavoratori; l'importante è  non vanificare  tutto con una possibile conflittualità da parte di chi non ha sottoscritto gli accordi. Il problema  è che il contratto nazionale di categoria non consentiva questa tregua  a meno che tutti i sindacati non fossero stati firmatari dell'accordo e per questo motivo è stata scelta la strada della costituzione della newco e l'uscita da Confindustria.

Il risultato risicato del referendum  tuittavia se da un lato fornisce gli strumenti giuridici per la governabilità, dall'altro non garantisce politicamente la tregua.

Troppo forte è infaftti la percentuiale dei dissenzienti, specie fra gli  operai della catena di montaggio.

Chi potrebbe ritenere irreale l'ipotesi di uno sciopero indetto dalla FIOM  a contestazione dell'accordo con tali percentuali di adesione da rendere inesigibile la clausola di tregua?

Il probela della gestione delle relazioni sindacali a Mirafiori è pertanto lungi dall'esere considerato risolto e/o definitivo. Per il bene di tutti è importante che venga ricucita  nella sostanza la relazione  fra Marchionne e Fiom all'interno di una ipotesi reale e condivisa di  sviluppo e di crescita col mantenimento di adeguate condizioni di lavoro e dei diritti.

 

Si poteva comunque procedere in altro modo? Si poteva cercare preventivamente l'unanimità?

Certo sarebbe stato preferibile! Ma c'era la disponibilità  da parte di tutti a garantire all'azienda l'utilizzo pieno dello strumento della flessibilità interna? A quale condizioni?

 Purtoppo questa è stata una strada  non percorsa e non sappiamo quali sarebbero state le sue possibilità di successo.

 Oggi tuttavia  questa cammino va tentato per trovare un accordo reale fra le parti  se è vero  che l'obiettivo é la crescita e la  ricerca del miglioramento per tutte le componenti dell'impresa: lavoratori , managers e proprietà.

Oggi dopo l'accordo e la sua conferma, tramite il referendum, i problemi posti sul tappeto si ripropongono in tutta la loro forza.

Diventa necessario un tavolo del lavoro in cui i sindacati e le forze imprenditoriali stabiliscano, di comune accordo, le regole della rappresentanza e le clausole di tregua, in modo da fare un passo avanti insieme verso  comportamenti migliori  e più praticabili.

Si deve tutelare comunque il ruolo della minoranza , la sua operatività ed espressione.

Si dovrà discutere dei rapporto fra contratto nazionale e contratti aziendali  e stabilire l'entità delle deroghe possibili.

 

Se Pomigliano e Mirafiori hanno posto con  forza il problema della governabilità della fabbrica e l'utilizzo della flessibiluità interna non dimentichiamo tuttavia il problema che rimane ancora irrisolto  all'interno del mercato del lavoro: La mancanza di flessibilità esterna. Il divario esistente fra lavoratori precari con pochissime garanzie e lavoratori a tempo indeterminato. La difficoltà ad impiegare con flessibilità e rapidità  la forza lavoro anche trasferendola dai settori più obsoleti e superati a quelli più produttivi.

Vi sono progetti di legge di modifica e semplificazione del diritto del lavoro che  cercano di approfondire questi argomenti ma non sono ancora digeriti né dal movimento sindacale  né dalla classe politica.

Occorre ripensare in Italia al modo di consentire all'impresa l'utilizzo della flessibilità interna ed esterna  garantendo tuttavia nello stesso tempo ai lavoratori le più ampie garanzie possibili ed una dignità di cittadini. Bisogna intervenire ancora, a carico della collettività intera, per consentire a chi è escluso temporaneamente o strutturalmente dal lavoro di trovare un percorso di reinserimento .

Ci auguriamo che la classe politica e dirigente del nostro Paese sappia farsi carico di questi problemi

Avviandoli verso una adeguata soluzione!

 

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