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venerdì 1 marzo 2013

Per un governo di minoranza

Il recente risultato elettorale testimonia la profonda crisi della nostra società in presenza di una recessione economica, che grava pesantemente sulle prospettive di reddito e d'occupazione dei cittadini, e della mancanza di fiducia in una classe politica, vista come distante dalla gente, incapace di recepirne i bisogni ed interessata solo al mantenimento dei propri privilegi. Questo miscuglio esplosivo ha posto spesso, nella storia, le condizioni per veri e propri terremoti del panorama politico e del rapporto fra i ceti e le classi sociali. In molti casi, la novità ideale, necessaria per affrontare con successo i problemi, non ha trovato strada nelle politiche esistenti, creando le condizioni per l'irruzione di forze nuove dai connotati spesso rivoluzionari. In altre situazioni, personalità di rilievo hanno avuto la capacità di proporre formule nel segno della speranza, per ridare fiato non solo all'economia, ma all'intero spirito delle nazioni. Penso ad esempio all'esperienza del New Deal americano o a tanti altri esempi della storia passata. Anche il nostro paese vive un momento, di cambiamento e di ristrutturazione della politica, che ha portato alla recente affermazione elettorale del Movimento Cinque Stelle.Con il voto così ampio a questo gruppo, gli elettori hanno inviato qualcosa che assomiglia ad un ultimatum. Più che un'adesione convinta ad un programma di governo, questo voto sembra unire un malessere di diversa provenienza con obiettivi che, su molti aspetti, potrebbero anche essere inconciliabili. Ci si chiede, infatti, quanti di coloro che hanno votato Grillo, disgustati dallo spettacolo d'insipienza e corruzione offerto spesso dalla politica, siano poi d'accordo con le ipotesi di uno sviluppo basato sulla possibile decrescita ma con maggiore attenzione alla qualità della vita sociale (i cui indicatori sono in ogni caso da verificare e da dibattere adeguatamente). Quanti pensano che il nostro Paese sia sostanzialmente fallito finanziariamente e oggetto dei voleri della finanza internazionale, cui paga un contributo interessi intollerabile, per cui l'unica soluzione potrebbe essere quella di procedere ad un piano di ristrutturazione dello stesso debito.? Quanti inoltre ritengono possibile e preferibile una possibile uscita dall'euro ed una svalutazione competitiva della nostra moneta che decurti immediatamente il valore dei nostri risparmi, degli stipendi e delle pensioni? Quanti ritengono inutili i grandi lavori della TAV che permetterebbe la partecipazione italiana alle vie di comunicazioni più avanzate europee e lo sviluppo del transito delle merci su ferro? Probabilmente, molti ritengono questi problemi distanti dal quotidiano ed intanto sentono il Movimento Cinque Stelle presente in tutte le situazioni in cui la politica tradizionale non riesce a d offrire sostegno ed aiuto. .Il movimento ha inoltre fatto suoi alcuni punti considerati ormai irrinunciabili dalla maggior parte delle persone come testimonia anche l'esito dei due referendum sull'energia nucleare e sull'acqua La parola d'ordine è, infatti, quella di preservare i beni comuni alla gestione pubblica e di orientare il piano energetico nazionale sempre più verso le fonti energetiche rinnovabili. C'è tuttavia una forma di semplificazione nel trattare le questioni che certo non giova alla gestione dei fenomeni.Lo troviamo ad esempio nella difficoltà ad accettare la necessaria presenza sul territorio nazionale di termovalorizzatori dove smaltire almeno la parte residua dei rifiuti non riciclabili nonostante il possibile successo di un'estesa e capillare raccolta differenziata.La fiducia degli elettori, inoltre, è   riposta nella possibilità dello sviluppo di una democrazia partecipativa, che consenta un controllo dal basso del personale e dell'azione politica, mentre, da parte loro, le forze politiche tradizionali sono rimaste impermeabili al cambiamento ed all'apertura delle proprie strutture organizzative. Troppo spesso, la necessità della sopravvivenza dell'organizzazione ha prevalso sull'accoglimento di un percorso di democrazia partecipativa di base e sul web. L'utilizzo delle possibilità della Rete è stato, anzi, completamente sottovalutato ed utilizzato solo come cassa di risonanza, mentre, la sua forza consiste proprio nella maggiore possibilità di partecipazione della base alla vita politica , compresa l'elaborazione dei contenuti . La Rete può dunque essere uno dei luoghi di formazione del personale politico, come ha intuito Grillo.

Ora, siamo di fronte ad un'emergenza che richiede la definizione di priorità, pur coscienti del rischio di nuove elezioni a breve.

Il Partito Democratico ha la responsabilità della proposta e sarebbe auspicabile che, pur non potendo contare su di una maggioranza precostituita, si presenti in Parlamento chiedendo la fiducia su di un programma minimo d'azione che permetta di affrontare l'emergenza intervenendo subito su alcuni fattori critici:

Pensiamo che il tentativo di formazione   di un governo, capace di ottenere in Parlamento i numeri per andare avanti, debba poggiare almeno su sei priorità:

N. 1.  Riduzione drastica dei costi della politica, dei privilegi della casta Abbattere i costi, non solo economici, della politica, quelli diretti e ancor più quelli indiretti. La riforma politica deve riguardare numero e retribuzione delle persone impiegate in politica, lo scioglimento degli Enti inutili nati per foraggiare clientele di partito e riciclati, il numero dei mandati, il numero dei parlamentari e dei consiglieri, la misura e le modalità di controllo del finanziamento pubblico, la trasparenza degli atti amministrativi, la messa in rete di tutti gli atti pubblici compresi appalti mandati di pagamento oltre che ai rimborsi dei politici. E' necessario procedere alla regolamentazione normativa dei partiti e ad una modifica del ruolo ed operatività delle fondazioni.

N.2  approvazione di una nuova legge elettorale ed avvio di una stagione di riforme istituzionali del nostro Paese che consenta di realizzare l'obiettivo della piena governabilità ed efficienza.. Abolizione delle Province, accorpamento dei Comuni minori, soppressione di una camera, elezione diretta del Presidente della Repubblica, che assuma anche il ruolo di capo del governo. Questi potrebbero essere  i cambiamenti istituzionali  utili per portare il paese alla  piena governabilità.

N. 3. Legge sul conflitto d'interessi.Norme efficaci per la lotta alla corruzione, peso intollerabile, fattore di spreco, di distorsione dei mercati e di degrado della vita civile.

N.4 . Introduzione del reddito di cittadinanza  e del contratto unico d'ingresso a garanzie progressive, opportunamente incentivato per i giovani , le donne e gli over 50, con riduzione drastica delle forme di lavoro precario . Vengono sollevate spesso molte critiche all'introduzione del redito di cittadinanza  visto come premio  per la pigrizia lavorativa. Questa visione è oggi fuorviante perché il problema principale è quello d'intervenire sulle situazioni di bisogno, provocate da una crisi economica senza precedenti nel dopoguerra, con strumenti di tipo universali che permettano di toccare il fenomeno della disoccupazione di lunga durata, l'inoccupazione e la marginalità. L'importante è che il reddito sia concesso a patto che queste persone nel frattempo prestino  la propria manodopera in lavori utili, accettino percorsi formativi  validi per il reinserimento lavorativo ed in generale per l'occupazione e non possano rifiutare nessun lavoro continuativo proposto. La copertura economica  di un provvedimento di questa portata ( il cui  costo  potrebbe ammontare ad almeno  ca. 7.000 euro annui per persona)   è ovviamente difficile . Un provvedimento  che riguardasse  almeno due milioni di persone  costerebbe ca. 14 miliardi l'anno. Questi soldi vanno comunque trovati a  partire da un diverso utilizzo della spesa per il welfare  ( anche rivedendo i meccanismi della cassa integrazione e mobilità  oltre che le remunerazioni pensionistiche  e gli stipendi pubblici oltre i cinquemila euro netti ) considerando anche  le risorse rivenienti in bilancio dalla recente riforma pensionistica da mantenere invariata, dai rispermi ottenuti attaraversoi, taglio dei costi della politica e riforme istituzionali ( abolizione province ecc) la maggiore tassazione del gioco d'azzardo, quanto sarà  possibile destinare da una riforma fiscale ( cfr. punto 5) ecc.

N.5. riforma fiscale generale a favore delle imprese e del lavoro con l'obiettivo della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro per la ripresa della competitività

N:6 avvio di un programma di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico  per il finanziamento di misure per la crescita e per la riduzione dello stock del debito .Si ritiene  importante evitare la dismissione delle quote detenute in alcuni gioielli  della nostra economia come ENI e Finmeccanica, proprio per salvaguardarne  l'italianità

Un PD e un governo, che mettessero in agenda e realizzassero questi punti, aprirebbero un percorso virtuoso di fiducia e partecipazione fra Istituzioni e cittadini  oltre che alcuni punti fermi per la lotta alla disoccupazione  ed una ripresa della nostra competitività . Tutto questo non potrebbe che essere visto  con interesse e fiducia anche dai mercati finanziari.Se tutto questo non dovesse realizzarsi, è meglio dare  fiducia ad un governo di transizione, guidato da una personalità di alto rilievo, che duri per il tempo necessario alla riforma della legge elettorale, e tornare il prima possibile a nuove elezioni.

 

 

 

 

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