Dustin Hoffman ci ha regalato, dopo le tante prove
magistrali come attore, un gradevole primo film da regista con “ Quartet”,
opera dove affronta con mano sicura e delicata il tema della vecchiaia.
E’ questo un tema difficile e
preoccupante, specialmente per quella generazione dei baby boomers, che guarda
con preoccupazione il suo avvicinarsi e osserva il modo in cui l’affrontano i
fratelli maggiori.
“Quartet” si fa apprezzare subito per la scelta
dell’ambientazione, la campagna inglese che circonda la casa di riposo per
musicisti e cantanti: Beecham House, e per la fotografia, sempre su toni
morbidi.
La casa di riposo è la risposta
collettiva di questi artisti alla loro uscita di scena dal mondo dello
spettacolo organizzato, alla loro solitudine personale, alla vecchiaia.
Non a caso le frasi più belle del
film sono quelle in cui i membri del “quartetto “riflettono sugli aspetti della
solidarietà: “ In questa casa, ci prendiamo cura l’uno dell’altro”, o quando,
per convincere la più recalcitrante a partecipare allo spettacolo organizzato
in occasione dell’anniversario di Verdi, uno dei componenti del quartetto le
spiega che finalmente potrà esibirsi senza tener conto della critica ma solo
per il piacere del canto.
Stare insieme, rielaborando le
proprie esperienze ed i propri ricordi, e affrontando insieme la gestione di
una vecchiaia che può essere ancora uno degli aspetti della “vita”.
Come dirà la dottoressa dello
staff medico della casa di riposo al momento della presentazione dello
spettacolo: “ sono commossa e ringrazio tutti gli ospiti della casa per quello
che ci danno. Per la voglia di vivere che ci trasmettono”
La preparazione dello spettacolo
è l’occasione per regalare ancora la propria esperienza e sensibilità agli
altri e contemporaneamente un po’ di passione a se stessi.
Il tempo non è ancora finito ed è
bella l’inquadratura dei due innamorati, perduti da troppo tempo, che si
ritrovano stringendosi la mano, l’una nell’altra, proprio durante lo
spettacolo.
Immagini ben diverse da quelle
che vediamo quotidianamente per i nostri cari che vivono insieme alle “badanti
“ di turno.
Persone sole insieme con altre
persone sole. Nonostante i nostri sforzi, tutte lontane dai propri cari e dal
mondo che scorre fuori della casa.
Si potrà stare anche male, si potrà
litigare e gioire, si potrà passeggiare e giocare nei giardini di Beecham House
ma in una dimensione che continua ad essere sociale.
Una pagina particolare è anche
data dalla scena in cui, all’interno di una lezione sul significato dell’opera
lirica, si realizza un confronto fra l’anziano cantante lirico ed un ragazzo
adolescente amante del Rap. E’ la musica, il sentimento che esprime, che unisce
le due realtà apparentemente così diverse. Ancora una volta l’incontro fra
l’esperienza e la giovinezza produce il risultato più bello e fa sì che il
giovane rapper sia lo spettatore più attento ed entusiasta dello
spettacolo.“Quartet”, dopo essere passato attraverso la descrizione
dell’ambiente. della vita e dei sentimenti dei personaggi, si chiude con la ricongiunzione
e l’esibizione degli artisti che avevano dato, tanti anni prima,
un’interpretazione magistrale del Quartetto del Rigoletto il cui ascolto ci
accompagnerà con i titoli di coda……
“ Bella
figlia dell'amore, schiavo son de'vezzi tuoi; con un detto, un detto sol tu
puoi le mie pene, le mie pene consolar. Vieni e senti del mio core il frequente
palpitar, con un detto, un detto sol tu puoi le mie pene, le mie pene
consolar……………………………………………………………….
Grazie Dustin.
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