Penso che dovremmo andare oltre lo Jobs Act ed anche oltre il desiderio di ripristinare l'art. 18 dello
Statuto dei lavoratori.
Dovremmo essere capaci di coniugare la flessibilità del lavoro,
richiesta dalle aziende per ottimizzare la loro capacità produttiva e
migliorare la loro concorrenzialità nel mondo, con la sicurezza , stabilità e
professionalità del lavoratore di cui deve farsi carico l'intera comunità. Mi era piaciuto il termine Flexsecurity
perché univa questi due concetti in una
sola proposta.
Quella che non mi piace è la sua modalità di applicazione in Italia e le sue conseguenze sul
lavoratore.
Dobbiamo cercare di guardare oltre a quanto è già stato fatto e quindi porre la continuità della condizione
lavorativa e lo sviluppo della professionalità del lavoratore, attraverso una
formazione permanente, come uno dei compiti fondamentali di una comunità e
dell'amministrazione dello Stato.
La prestazione del lavoro
parziale , stagionale ecc. può essere
assicurata alle aziende private da parte dello Stato che fornirà al bisogno la
forza lavoro necessaria . Questa, invece, è bene che abbia un rapporto di
lavoro continuativo con l'amministrazione pubblica o, su propria momentanea
scelta, anche parziale o temporaneo.
Normalmente inquadrato a tempo
indeterminato nell'amministrazione pubblica, il lavoratore potrà essere
utilizzato dalla stessa per far fronte a contratti con le aziende private legati a prestazioni
temporanee, occasionali o parziali.
In un quadro del genere, ovviamente, l'azienda privata non potrà che
assumere personale solo a tempo indeterminato con la possibilità di licenziarlo
solo per motivi economici o giusta causa. In tal caso, scatteranno a protezione
del lavoratore tutte gli ammortizzatori
sociali attualmente previsti come il
Naspi ,compreso un contratto di
ricollocazione sul mercato delle aziende
private .
E' importante che in caso di
disoccupazione di lunga durata o in caso di
inoccupazione, il lavoratore possa scegliere fra il godere di un reddito di cittadinanza, introducendo contemporaneamente l' obbligo
di prestazione lavorativa di almeno trentasei ore settimanali
nell'amministrazione pubblica, o richiedere l'assunzione continuativa sempre
all'interno dell'amministrazione dello Stato.
Questo comunque comporta una maggiore attenzione alla meritocrazia ed all’efficienza del settore pubblico prevedendo anche in questo ambito differenze di trattamento individuali in relazione alla produttività anche a parità di mansione ed inevitabilmente anche il demansionamento e la sospensione dello stipendio per gravi inadempienze. Il settore pubblico dovrebbe essere capace di lavorare per obiettivi trasparenti e verificabili anche da parte dei lavoratori e dalle loro rappresentanze. Questo mette in discussione sia la dirigenza pubblica che soprattutto la politica ed i suoi dirigenti che dovrebbero avere l’obbligo di enunciare gli obiettivi concreti che vogliono raggiungere nel corso di un esercizio accettando e traendo le opportune conseguenze sulla riuscita o meno del conseguimento degli stessi.
Il lavoro, come afferma la nostra Costituzione, è uno dei diritti fondamentali del cittadino e ritengo pertanto che uno dei principali compiti dello Stato sia quello di utilizzare la risorsa lavoro disponibile in una comunità in maniera piena ed organizzata in sinergia con l'iniziativa privata e all'interno di una quadro generale teso alla soddisfazione dei bisogni dell’intera società. Va, pertanto rovesciato, il concetto della scarsità delle opportunità del lavoro e porci semmai il problema, nel futuro, della possibile scarsità della risorsa lavoro disponibile
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