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lunedì 24 aprile 2017

Dove reperire le risorse



Quando si parla di dove reperire le risorse necessarie per la crescita ed il completamento delle riforme strutturali  ho   paura che vi sia una sostanziale  mancanza di idee e soprattutto che non si vogliano toccare alcuni punti per paura di perdere consensi elettorali; tuttavia, credo che sia necessario prendere delle decisioni e queste, a mio parere, non possono essere nè quella di pensare di aumentare la tassazione indiretta, in un paese che naviga a vista appena fuori dalla recessione, nè l'ulteriore aumento dell'indebitamento pubblico senza contropartita e con l'uscita dall'euro, nè quello , più morbido , di espandere ancora il debito pubblico solo per poter effettuare gli investimenti chiedendo che non vengano conteggiati nei limiti stabiliti dal Fiscal Compact. La questione di fondo in quest'ultimo caso è che se i mercati reagissero male alle nostre iniziative ii costo del nostro debito pubblico diventerebbe in breve tempo insostenibile , peggio del periodo 2011 che ha portato Monti al governo . Quando si parla pertanto d'investimenti pubblici bisogna spiegare , a mio parere , con dovizia di particolari il piano di ritorno dell'investimento . In sostanza, il processo economico che permetterà di ripagare in un tempo stabilito capitale ed interessi investiti creando un ulteriore utile in termini economici , di occupazione e di modernizzazione del sistema . Solo di fronte ad operazioni di questo tipo anche imponenti sono convinto che i mercati potrebbero addirittura non solo essere disponibili a considerare favorevolmente il rischio paese ma ad avere anche  interesse a partecipare all'operazione proposta. Bisogna uscire dal generico ed entrare nel merito. Riqualificare la spesa pubblica premiando il merito e la maggiore produttività delle risorse impiegate.

Da dove prendere quindi  le ulteriori risorse necessarie, oltre  a quanto sarà possibile  fare con una riqualificazione della spesa pubblica?
Innanzitutto con una riforma fiscale    che operi con i seguenti strumenti:

i)     tassazione specifica dello 0,20% sulle ricchezze finanziarie detenute dalla famiglie italiane.               Secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia le ricchezze finanziarie al 2014 ammontano, al netto           delle passività, a ca. 2.991 miliardi di euro. Una tassazione aggiuntiva dello 0,20% (pari ad                  esempio a ca. 200 euro su di un montante di 100.000 euro) darebbe risorse per ca. 5,9 miliardi              d’euro annui
ii)    tassazione  sulle transazioni finanziarie;
iii)   tassazione del 75% sugli utili  delle istituzioni finanziarie ed assicurative  relativi alle                           operazioni di  derivati;
iv)   tassazione patrimoniale progressiva sui patrimoni immobiliari superiori a 1M di euro;
v)    tassazione progressiva  sulle successioni ereditarie d’importo superiore  a 1M di euro;
vi)   aliquote progressive IRPEF  a partire dai 70.000 euro in su  da cui si possono ricavare maggiori           risorse annue di  ca. 10MM;
Vii)  web tax sugli utili realizzati in Italia da parte delle multinazionali del settore digitale.


Quest'ultimo punto, insieme a quello sulle transazioni finanziarie, dovrà probabilmente essere ottenuto con un'azione congiunta dei diversi paesi   a livello europeo.
 Potrebbe in questo caso essere utile ripartire  i ricavi della tassazione al 50% con la  UE .

lunedì 27 marzo 2017

Una nuova politica fiscale europea




La  difesa e lo  sviluppo del progetto Europeo rappresentano una delle più  grandi risposte unitarie alla sfida della globalizzazione . Il documento sottoscritto a Roma  in questi giorni, contenente   la decisione  di muoversi a due velocità per unire su progetti più ambiziosi  chi è disposto  ad iniziare  subito ( lasciando agli altri la possibilità di partecipare successivamente), è il punto decisivo di questa fase d'integrazione .

In particolare , credo che bisognerebbe puntare sull'elemento fiscale con un accorgimento  che ritengo possa aggregare e nello stesso tempo smuovere le resistenze nazionali . 
Bisogna che la forza comune europea venga utilizzata per  portare avanti una Web Tax che colpisca le attività nell'area delle multinazionali informatiche . 
Allo stesso tempo, in tutta l'area deve essere  applicata subito  una tassazione sulle transazioni finanziarie ed allo stesso tempo si deve realizzare ,  anche con delle tappe  in un arco massimo di due anni ,l'uniformità della tassazione societaria per evitare sconfinamenti come quelli della FCA.

Per fare in modo che tutto questo diventi  appetibile anche sul piano politico nazionale , bisognerebbe suddividere gli introiti della nuova tassa web sulle multinazionali e quella sulle transazioni finanziarie al 50% fra gli stati nazionali di competenza e l'UE.

In tal modo sia la struttura centrale avrebbe immediatamente un incasso autonomo per l'investimento comune, sia  gli stati nazionali trarrebbero vantaggio nei loro bilanci dalla nuova applicazione fiscale ottenuta attraverso la forza comune .

Solo a questo punto, con un bilancio  comune rafforzato da un incasso autonomo, diventerebbe importante considerare il rafforzamento dell'unione politica  con la  proposta dell'elezione popolare diretta del Presidente della Commissione. 
Tale proposta verrebbe giustificata dal ruolo diverso di questa figura, rispetto al passato,  per la gestione delle più ampie risorse finanziarie comuni ( da utilizzare ad esempio per il sostegno alla disoccupazione non strutturale, alla ricerca scientifica , alle infrastrutture ecc,)  per una  difesa ed una  politica internazionale comune , per una  politica di gestione del fenomeno  della migrazione fondata non solamente  su principi comuni di accoglienza , ma soprattutto d'investimento nelle aree di provenienza.

Il futuro del progetto europeo  gioca, in questa fase storica, un ruolo strategico all'interno  del complessivo processo di globalizzazione mondiale.
Questo , sia nei confronti dell'equilibrio fra i grandi attori mondiali sia nei confronti delle aspettative delle popolazioni dei diversi paesi membri e di quelle dei paesi confinanti, in particolare del Mediterraneo.
La capacità di vincere questa sfida può assicurare un lungo periodo di benessere e prosperità .
Dobbiamo essere, tuttavia, capaci di lavorare nella prospettiva di una cooperazione comune, nel segno del rispetto della diversità e del valore insopprimibile delle diverse culture e storie nazionali.



domenica 19 febbraio 2017

AVANTI CON IL CONFRONTO



Desidero fare una prima osservazione  relativamente al dibattito congressuale appena avviato con l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico   del 19 febbraio .
Molti ritengono che l'apertura della fase congressuale, che si concluderà con l'elezione del nuovo segretario  del PD, non rivesta i caratteri del confronto fra le posizioni politiche ed i diversi programmi .
 Questo non mi sembra vero; anzi, nessuno impedisce che nella varie convenzioni  a livello dei  Circoli  per poi proseguire  a quello provinciale, regionale e quindi nazionale non si realizzi  un ampio dibattito attorno alle varie tesi politiche connesse ai programmi dei candidati.
In passato, d'altra parte,  anche nel PCI ,nelle sezioni , in modo non molto diverso, si discutevano le varie mozioni congressuali legate ai diversi leaders   e via via si arrivava alla  fase nazionale con l'approvazione della mozione vincente .
 Oggi,  le primarie aperte, sin dal livello regionale, agli elettori (dandogli  forse un peso eccessivo rispetto agli iscritti  che in futuro potrebbe essere  ripensato,  stabilendo pesi diversi  in fase di consultazione elettorale  ed eventuali compensazioni)  costituiscono invece l’elemento di novità rispetto al passato all’interno dello Statuto del PD,   che, in tal modo, vuole essere  a pieno titolo un partito sia degli iscritti  sia  degli elettori .
Non vedo poi nessuna necessità di una eventuale Conferenza Programmatica ( richiesta a gran voce da molte parti come unica possibilità per la realizzazione di un reale confronto delle diverse posizioni) che sarebbe solo un inutile doppione del Congresso e che ha un senso proprio nello spazio  temporale intercorrente fra un Congresso e l'altro. La Conferenza programmatica è infatti prevista con cadenza annuale mentre la fase congressuale, legata all’elezione del nuovo segretario, dovrebbe teoricamente  avvenire al termine del suo mandato di quattro anni.
Venendo al nodo politico della fase attuale della vita del PD, l’ impressione è che la minoranza  veda nella linea politica attuale  del  Segretario  l’espressione di una visione  “antagonista” rispetto alla propria.
Nell’ascoltare gli interventi di Rossi , Emiliano e Speranza a Testaccio ieri nella loro  manifestazione congiunta, l'impressione è stata che considerino  Renzi e la sua politica come conflittuale  rispetto alle loro posizioni :una deriva di destra e neoliberista  rispetto alla tradizione della sinistra storica ed ideale italiana di cui loro si dichiarano i veri continuatori.
Presunzione da un lato di rappresentare  l’unica espressione della sinistra e degli interessi delle classi subalterne  e vetero conservatorismo dall'altro, spacciati per elemento di novità rispetto ai nuovi problemi sociali e mondiali.
Non a caso  all’interno dell’assemblea nazionale   vi è stata da parte di esponenti come Epifani, legati a questa minoranza, la condanna delle riforme strutturali portate avanti nel campo del lavoro  e della scuola che hanno rotto con una vecchia operatività consociativa .  Dal loro punto di vista siamo in presenza di contraddizioni talmente “ antagoniste “nei confronti degli interessi popolari  e della loro visione politica  da giustificare una scissione se non saranno rapidamente modificate le linee politiche attuali espresse da Renzi e dalla maggioranza a lui legata.
 In  qualche modo, questa concezione non può sottostare ai principi di subordinazione alla maggioranza, tipici delle regole democratiche,  perché non ne riconosce  l’autorità morale e politica.
Le loro critiche  non tendono ad andare avanti nella risoluzione dei problemi ancora presenti  dopo le riforme attuate ma a ripristinare l’ordine precedente  a partire da un metodo consociativo nei confronti del rapporto con il sindacato. Nella valutazione della riforma del lavoro non vengono valorizzati i risultati ottenuti con il passaggio a tempo indeterminato di ca. 600.000 giovani precari, l’apertura degli ammortizzatori sociali  ai disoccupati precari e l’aumento del sussidio di disoccupazione in molti casi dai 18 fino ai 24 mesi. Nel criticare gli aspetti ancora negativi presenti, come nella vicenda dei “voucher” o degli esodati, pensano di ritornare ai tempi passati. Invece di chiedere un ulteriore passo di tutela nei confronti dei disoccupati di lunga durata o dei giovani in cerca di prima occupazione,   cercando di colmare  i problemi ancora presenti  nella riforma del lavoro ,continuano a criticare  l’azione svolta dal governo definendola  lontana dai ceti popolari. Invece di valorizzare l’assunzione di 100.000 precari nella scuola,  ne evidenziano i limiti, probabilmente dovuti ad anni di colpevole silenzio sull’utilizzo di personale precario. Molto c’è ancora da fare, specialmente nel campo degli investimenti pubblici  e nel campo del lavoro, ma non mi rassicura pensare che le risorse necessarie possano essere recuperate  come ho sentito dire a Enrico Rossi principalmente  con il ripristino dell’IMU per chi se lo può permettere  o con l’introduzione di patrimoniali, o rivedendo le pensioni d’oro perché retributive o solo con un diverso utilizzo della spesa pubblica  o ancora non conteggiando tutti gli investimenti pubblici nel quadro di valutazione europea dei parametri finanziari di un Paese . Non credo che le risorse rivenienti potrebbero essere sufficienti e l’eventuale ulteriore aumento del debito pubblico potrebbe essere punitivo per il nostro paese con un ulteriore aumento della spesa per  interessi  sul totale della spesa annuale.  
Non mi sembra che questioni di questo livello si presentino ancora con una chiarezza tale da consentire la definizione di posizioni antagoniste  all’interno del PD. La stessa richiesta di tassazione patrimoniale per essere sufficiente ed efficace dovrebbe avere dei valori percentuali talmente elevati da renderla in parte  inapplicabile. Si può fare certamente qualcosa in questo ambito ma non possiamo aspettarci da una singola misura la risoluzione definitiva del problema.
Vedrei con maggiore interesse una ridefinizione delle aliquote IRPEF a partire dai 70.000 euro da cui si potrebbero ottenere maggiori introiti annuali di ca. 10MM ma non mi sembra che questa richiesta sia presente, in questi termini ,  nel programma della minoranza né che vi sia stata una presa in esame da parte della maggioranza.
Le stesse posizioni sull’Europa  richiedono una profonda riflessione comune proprio per  presentare agli italiani e in sede internazionale  una strada percorribile alternativa alle posizioni populiste e nazionaliste . Sul fronte poi del problema immigrazione chiedere di depennare il reato di clandestinità mi sembra proprio lanciare un messaggio contraddittorio nei confronti di chi si è avvicinato con sacrificio e  nella legalità al nostro paese. Personalmente, ritengo che, invece, un piano nazionale del lavoro che veda insieme  immigrati e disoccupati di lunga durata, uniti in una comune  esperienza di lavoro pubblico organizzato dallo Stato, contemporaneamente all’azione d’inserimento nel mercato  con l’ausilio degli uffici del lavoro, possa essere un obiettivo importante e mobilitante.
Queste riflessioni   mi portano a concludere che  non vi siano delle reali e  valide condizioni per una scissione  del Partito Democratico e del suo progetto. La convinzione che le contraddizioni evocate e raccontate non siano in realtà “ antagoniste “ e portatrici d’interessi  di classe, diversi e inconciliabili.
Con la stessa schiettezza penso, tuttavia,  che una parte consistente della cosiddetta minoranza lo creda e si stia preparando a considerare seriamente l’ipotesi di una scissione.
Perché dunque si presentano con quell'atteggiamento sintetizzato dall'intervento di Emiliano  ( sembra condiviso dagli altri )in Assemblea nazionale  ?
A mio parere, perché, coscienti di essere in ampia minoranza, cercano di  prendere tempo per ottenere almeno tre risultati :
a) scaricare la responsabilità di una eventuale scissione alla mancanza di capacità di sintesi e di attenzione da parte del Segretario Renzi e del gruppo dirigente del partito;
b) ottenere un risultato minimo : quello di restare  all'interno del partito ottenendo tuttavia una modifica della linea programmatica  grazie ad un compromesso con la Direzione attuale. Tutto questo in modo da poter vendere ai propri seguaci questo risultato ed ottenere un maggior peso  visibile all'interno del PD da spendere successivamente anche nell’ambito delle successive primarie
c) arrivare ad un risultato massimo:  giungere alla scissione dopo aver realizzato un’ampia propaganda e visibilità delle loro posizioni anche  a livello locale e sui media, in modo da aumentare la quota delle persone, oggi indecise ,che potrebbero seguirli in caso di scissione. 
Alla luce di quanto espresso , personalmente, non ho molta fiducia che i contrasti fra le varie posizioni interne al PD possano superarsi e ricucirsi in uno sforzo comune di collaborazione e rispetto reciproco.
E’ probabile, invece, che la scissione arriverà presto, perché la minoranza non otterrà gli spazi d’azione e di compromesso sulla linea  del partito che richiede.
Si consumerà in questo modo, forse definitivamente, quel processo d’incontro fra le culture progressiste italiane ( cattolico popolare e socialista) vissuto secondo un concetto di egemonia dell’una sull’altra.
Dobbiamo andare  avanti verso la capacità di gestire  in modo nuovo i problemi del nostro tempo , certo, utilizzando la storia e la cultura che ci vengono dalla tradizione culturale  e dalle lotte del movimento progressista ; dobbiamo ,tuttavia, essere capaci di riadattare questi concetti, insieme,  per affrontare i problemi del nostro tempo con la massima apertura ideale.


sabato 18 febbraio 2017

IL PD e il pericolo Scissione



L’esplosione dei contrasti fra le correnti del PD sta condizionando il panorama politico italiano.
Vi sono due questioni che si stanno intrecciando fra di loro; ma che, per comodità di ragionamento, terrei separate.
La prima riguarda la struttura del partito e le norme che lo regolano; la seconda, i contenuti del dibattito politico.
In qualche modo l'una influenza l'altra; ma, è bene ,per un attimo, provare a separarle logicamente.
Fin dall'inizio della sua storia, le norme  statutarie  del PD , relative alla gestione del processo di rappresentanza che dai Circoli procede sino all'Assemblea Nazionale, hanno portato   a privilegiare la formazione di " correnti", che si sono sovrapposte  alle strutture organizzative di base.
Probabilmente, questo è dovuto al fatto che, all’atto della sua nascita, si sia voluto creare un organismo nuovo,  in cui anche gli elettori potessero avere  un ruolo primario.
Viene scritto, infatti ,  a chiare lettere nella parte iniziale del suo statuto, che il PD  è fondato sulla partecipazione di iscritti ed elettori che, a pieno titolo, fanno parte di tutte le fasi della vita del partito .
In questo modo,  a mio avviso esagerando, viene data la possibilità, fin dal livello regionale, di organizzare l'elezione dei rappresentanti con la significativa partecipazione degli elettori .
Le liste collegate ai nominativi concorrenti a segretario  regionale formeranno poi tutta la classe dirigente locale del partito. In questo modo si svuotano i Circoli e gli iscritti di un ruolo preminente all'interno del partito ed in qualche modo s'invoglia la formazione di correnti ( partiti all'interno del partito) che concorrono fra di loro per ottenere il consenso elettorale.
Si sarebbe dato forse vita ,invece,  ad un  processo di partecipazione degli organismi di base più coinvolgente se si fosse prevista   una rappresentanza diretta dei Circoli che, di livello in livello, arrivasse sino all'Assemblea nazionale. Tra l'altro, con un percorso diretto ed autonomo da parte dei Circoli online. 
Si potrebbe  pensare di aprire le consultazioni agli elettori solo in occasione delle primarie per l’elezione del segretario nazionale, con  concorrenti  comunque scelti dall'Assemblea Nazionale sulla base del loro programma politico.
In questo modo le correnti, pur rimanendo,  potrebbero convivere con un ruolo più importante delle strutture di base all'interno delle quali dovrebbero ottenere il consenso, piuttosto che cercarlo solo fra gli elettori, che forse numericamente sono più rilevanti .
Il dibattito politico interno diverrebbe forse, a quel punto, più importante e cercato.
Veniamo ora alla seconda questione : i contenuti del dibattito politico .
Oggi, questo è gestito direttamente dalla varie correnti in un conflitto perenne fra di loro e spesso al di fuori delle stanze del partito, in un dibattito mediatico.
La gestione delle correnti è poi fatta in maniera verticistica attorno a figure " leader" . Siamo pertanto in presenza di un difetto dell'organizzazione della partecipazione collettiva alla costruzione delle idee.
Lo statuto del partito prevede diversi momenti di confronto: a) i forum tematici ( non funzionanti ); b) la conferenza programmatica ( invocata recentemente da Orlando) che francamente lascia il tempo che trova all'interno di questa organizzazione del partito; c) l'Assemblea Nazionale dove deve avvenire il dibattito politico ed il confronto di contenuti propedeutico alla scelta dei candidati a segretario .
Teniamo presente che, comunque, i candidati devono avere un minimo di approvazione da parte dell'Assemblea nazionale o dagli iscritti . Il problema non è, pertanto, che teoricamente il dibattito non possa avvenire; è che non avviene perché le posizioni sono precostituite ed il confronto avviene nelle "primarie".
D'altra parte, il dibattito anche all'interno delle correnti è poco presente e viene condotto con strumenti forse non adeguati. Nulla vieta strutturalmente la possibilità del confronto nel partito ,se si vuole ; solo, che interessa poco, perché il gioco politico e l'affermazione delle correnti avvengono nel voto, con il coinvolgimento esterno degli elettori alle primarie o alle diverse elezioni  regionali.
Questi problemi erano presenti e conosciuti anche nella precedente gestione dei vari segretari come  , Veltroni , Franceschini, Bersani ecc.  Problemi,  ritengo, conosciuti da tutti.
La scissione è pertanto non calzante con i problemi attuali del partito perché non li affronta.
Si dovrebbe semmai chiedere un cambiamento statutario per dare maggior peso agli iscritti ed ai circoli fino al livello dell'Assemblea Nazionale. Questo, tuttavia, non lo richiede nessuno dell'opposizione; mentre, invece, dei cenni sulla costruzione di strumenti per una  maggior democrazia interna si trovano nel documento della Commissione Nazionale sulla “Forma partito”.
Se veniamo poi ai contenuti, bisogna essere disponibili al confronto, accettando anche di essere poi in minoranza. Questa è la legge della democrazia. Questo non significa che, anche all'interno delle correnti ,non si possa chiedere un cambiamento delle posizioni politiche e della strategia.
Ben vengano pertanto i rapporti con il mondo delle associazioni e dei vari settori del lavoro. Con gli intellettuali e la cultura ecc. ecc.
Il luogo di confronto delle diverse correnti deve essere, tuttavia, all'interno delle strutture di base, sino al livello dell'Assemblea nazionale e l'elezione del segretario, e non nelle  elezioni dei vari organi regionali e nazionali, aperte anche agli elettori, che determinano oggi, nei fatti, tutta la classe dirigente del partito.
E’  necessario  il superamento  di questa impostazione .  Il dibattito ideale e politico  costituisce la ricchezza di ogni organizzazione. La sua capacità di ascolto nei confronti della realtà che la circonda  e  di utilizzo dell’intelligenza collettiva di tutte le sue componenti sono le caratteristiche di una comunità e di una  sintesi vincente.
E’ solo quando il contrasto delle posizioni ideali , culturali e politiche raggiunge il livello della “contraddizione antagonista” che ha senso parlare di separazione , di scissione di un patrimonio umano e politico  con tutte le conseguenze che questo comporta.

Solo quando le posizioni dell’altro ci sembrano espressione della negazione più profonda delle nostre motivazioni ideali e politiche che diventa necessario separarsi.

giovedì 9 febbraio 2017

PRIORITA' PER UN PROGETTO PAESE



Le difficoltà presenti in questa fase della storia del nostro Paese e del quadro internazionale che lo circonda richiederebbero un profondo ripensamento globale sui sistemi di organizzazione sociale.
L’eredità culturale del secolo scorso ci ha lasciato alcuni modelli di riferimento importanti che andrebbero aggiornati sulla base dei nuovi problemi che ci troviamo ad affrontare. Primo fra tutti il pieno utilizzo della risorsa lavoro, intesa come completa espressione delle sue potenzialità umane, ed un adeguato investimento della ricchezza prodotta in un  futuro rispettoso dell’ambiente e della persona.
La lezione socialdemocratica  e cristiano sociale sono quelle che forse più di tutte   sono riuscite  ad interpretare meglio i bisogni delle persone  realizzando, come  diceva  Einaudi, quella sintesi  fra libertà individuale e socialismo necessaria per il benessere sociale. Il socialismo rappresentava il limite posto ad una libera iniziativa irrispettosa del bene comune; mentre, la libertà d’azione individuale rappresentava  il limite nei confronti del controllo eccessivo e totalitario sul singolo componente della comunità. Senza la creatività personale e la possibilità di andare oltre ,nella sperimentazione, non vi sarebbe innovazione.
Non possiamo pensare che le soluzioni siano preconfezionate ed oggi si pone il problema , al contrario, di avere l’umiltà di ricominciare a riflettere e cercare insieme nuove soluzioni che permettano una nuova stagione di collaborazione sia all’interno delle nostre società che nei rapporti internazionali, sconfiggendo le tentazioni isolazioniste e protezioniste spacciate come risolutrici della corretta sete di sicurezza sociale  ed individuale di ognuno di noi.
Venendo ai problemi del nostro Paese,  non possiamo evitare di notare la pesantezza di una crisi economica perdurante che si accompagna ad una  altrettanto grave crisi  della cultura sociale e politica.
Ritengo che un’azione di governo che  si ponga l’obiettivo di risollevare il paese in questo momento, dopo la brutta battuta d’arresto della sconfitta del fronte del SI al Referendum Costituzionale, non possa prescindere dall’affrontare le seguenti priorità:

A)      PIANO NAZIONALE DEL LAVORO 
       Un polmone di lavoro che permetta di gestire insieme il fenomeno immigrazione e  la disoccupazione italiana di lunga durata contemporaneamente alla ricerca di un lavoro continuativo con l’assistenza dei centri per l’impiego. Al contrario di una logica puramente assistenziale e di sussidio  che espone poi le persone ad un contemporaneo  ingresso in un mercato del lavoro illegale e marginale  , l'inserimento di queste risorse produttive all'interno di un piano nazionale del lavoro ( con la creazione di squadre di lavoratori impegnate sia nella costruzione di alloggi popolari e di strutture sociali  sia nella messa in sicurezza del territorio  o nel recupero produttivo di aree agricole del demanio pubblico, nel settore dell’assistenza domiciliare verso anziani  ,malati ecc. ecc.).  potrebbe costituire un percorso d'integrazione sociale. Colmerebbe, inoltre, il vuoto  prodotto dall'abolizione dell'art 18  restituendo al lavoratore la continuità  della  sua condizione di lavoratore pur all'interno di una mobilità d'impiego. L'integrazione al lavoro dei migranti, arrivati legalmente o illegalmente nel nostro paese, potrebbe poi essere il veicolo più opportuno per una loro reale integrazione ed il successivo ottenimento della cittadinanza.

B)      RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE DEL LAVORO
Un altro intervento, su cui è necessario procedere, è quello della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro a carico delle imprese. In questo caso, è necessario prevederne il passaggio a carico della fiscalità generale.

C)       RIFORMA FISCALE che operi con i seguenti strumenti:
i)     tassazione specifica dello 0,20% sulle ricchezze finanziarie detenute dalla famiglie italiane. Secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia le ricchezze finanziarie al 2014 ammontano, al netto delle passività, a ca. 2.991 miliardi di euro. Una tassazione aggiuntiva dello 0,20% (pari ad esempio a ca. 200 euro su di un montante di 100.000 euro) darebbe risorse per ca. 5,9 miliardi d’euro annui
ii)        tassazione  sulle transazioni finanziari;
iii)       tassazione del 75% sugli utili  delle istituzioni finanziarie ed                               assicurative  relativi alle  operazioni di  derivati;
iv)       tassazione patrimoniale progressiva sui patrimoni immobiliari superiori a 1M di euro;
v)       tassazione progressiva  sulle successioni ereditarie d’importo superiore  a 1M di euro;
vi)       riqualificazione spesa pubblica
vii)     aliquote progressive IRPEF  a partire dai 70.000 euro in su  da cui si possono ricavare maggiori risorse annue di  ca. 10MM;

D)      RIFORMA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. 
    Introdurre la gestione delle attività e delle prestazioni lavorative per obiettivi quantificabili e verificabili legando ad essi anche il sistema premiante. Introdurre anche nel settore pubblico  le modalità dell’impiego privato compreso il possibile demansionamento, trasferimenti da un  settore e l’altro della pubblica amministrazione e il trasferimento  territoriale .Tutto questo accanto ad una completa revisione e riqualificazione della  spesa pubblica

E)    TUTELA DELLA MATERNITA’. Misure che aiutino le famiglie e le donne a gestire  senza problemi  la maternità senza limitazioni in campo lavorativo( penalizzazioni e licenziamenti) e con adeguati sostegni  delle strutture pubbliche  ( asili nido ecc).Prevedere  misure  anche nei confronti delle aziende  che si trovano a sostenere dei costi maggiori  per sostituire il personale in maternità. (  può essere proponibile anche l’utilizzo del personale coinvolto nel progetto di cui al punto A  del Piano nazionale del Lavoro)

F)     RIFORMA DELLA GIUSTIZIA . Maggiore responsabilità gerarchica sui PM e revisione del sistema carcerario  ( con introduzione del lavoro obbligatorio come base per il recupero sociale delle persone) . Maggiore severità nell’applicazione delle  pene specialmente in caso di omicidio.

G) PROGRAMMA D’INVESTIMENTI PUBBLICI  , anche in sinergia con i privati, con particolare attenzione alla ricerca ed innovazione e valorizzazione del patrimonio culturale , artistico e paesaggistico del paese senza tralasciare la manutenzione e messa in sicurezza del territorio

H)   sul piano internazionale  MANTENIMENTO DELLA PERMANENZA ALL’INTERNO DEL PROGETTO EUROPEO ed impegno per una maggiore integrazione. Insistere sull’azione europea comune di contenimento dell’immigrazione  con investimento nelle aree di partenza.

  Attorno a questi  otto punti è possibile  tentare la mobilitazione delle persone volta alla creazione di un movimento collettivo d’impegno civile e politico per la rinascita del nostro Paese, dove ognuno possa trovare uno spazio per la realizzazione del proprio futuro.
Una società civile fondata sulla solidarietà , integrazione e sviluppo della creatività ed iniziativa personale all’interno di un progetto sociale condiviso di sviluppo e di crescita economica,  nel segno del rispetto della persona e dell’ambiente. 

lunedì 5 dicembre 2016

Un NO non basta



L'esito del Referendum Costituzionale ha sancito una schiacciante vittoria del NO con ca. il 60% dei votanti. Buono anche il  livello di partecipazione  , intorno al 68%, ben superiore a quanto si era registrato nelle precedenti consultazioni referendarie . D'altra parte il tema era di grande rilevanza e tanta  la voglia di esprimersi  da parte della popolazione.
Le successive  immediate dimissioni del Governo  pongono adesso il problema della gestione di una fase transitoria, necessaria per l'approvazione della legge finanziaria e per la  modifica della legge elettorale, prima di procedere a nuove elezioni , richieste dalla maggioranza delle forze politiche del fronte del NO.
Quella che, tuttavia, non può essere archiviata con il NO è l'esperienza, seppur breve, del Governo Renzi ed il ruolo di rinnovamento  che ha rivestito sia  all'interno del complessivo panorama politico nazionale, sia all'interno del PD.
Oggi , il risultato elettorale  pone,  al contrario, il compito di accelerare ed approfondire il processo riformatore del nostro Paese,  toccando i punti che  non sono stati opportunamente e sufficientemente affrontati sia sul terreno delle condizioni per il recupero della competitività produttiva sia su quello dei necessari interventi sociali  nei confronti della disoccupazione di lunga durata , dell'aumento delle disuguaglianze e della gestione degli effetti della globalizzazione. ( gestione dell'emergenza migrazione ed ammortizzatori sociali per i settori  produttivi  colpiti  ) . 
Come ormai si sta ragionando  in tutto il mondo , il  confronto fra destra e  sinistra  è quello fra  protezionismo e difesa nazionalistica  contro  la rivendicazione della possibilità di un uso della globalizzazione  che consenta  uno sviluppo reciproco integrato e rispettoso del'ambiente e dei diritti del lavoro. 
Non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai problemi vissuti dai cittadini del nostro paese, specie dei quartieri più popolari:insicurezza, mancanza di lavoro,  difficoltà di rapporto con gli immigrati, impoverimento , disservizi della macchina statale, complessivo aumento delle disuguaglianze. Quello che non possiamo condividere è la risposta populista e protezionista;mentre, invece,  rivendichiamo la possibilità del movimento progressista  d'intraprendere una strada originale ,efficace e riformatrice per la risoluzione di questi problemi.
Diventa inevitabile pertanto un confronto serrato di posizioni già a partire  dal prossimo Congresso del PD, i cui risultati condizioneranno tutto il panorama politico italiano. 
Ci sono alcune questioni che in quella sede dovranno essere ampiamente discusse prima di definire la parte organizzativa ed eleggere il nuovo segretario. 
Innanzitutto , oltre alle necessarie riforme strutturali della macchina dello Stato e l'opportuna semplificazione legislativa,  si dovrà  considerare la possibilità di un intervento nuovo diretto dello Stato  per la realizzazione di un Piano Nazionale del Lavoro.Un intervento che permetta di gestire insieme il fenomeno immigrazione e  la disoccupazione italiana di lunga durata. Al contrario di una logica puramente assistenziale e di sussidio  che espone poi le persone ad un contemporaneo  ingresso in un mercato del lavoro illegale e marginale  , l'inserimento di queste risorse produttive all'interno di una piano nazionale del lavoro ( con la creazione di squadre di lavoratori impegnate sia nella costruzione di alloggi popolari e di strutture sociali  sia nella messa in sicurezza del territorio  o nel recupero produttivo di aree agricole del demanio pubblico ecc ecc.) potrebbe costituire un percorso d'integrazione sociale.Colmerebbe, inoltre, il vuoto  prodotto dall'abolizione dell'art 18  restituendo al lavoratore la continuità  della  sua condizione di lavoratore pur all'interno di una mobilità d'impiego. L'integrazione al lavoro dei migranti, arrivati legalmente o illegalmente nel nostro paese, potrebbe poi essere il veicolo più opportuno per una loro reale integrazione ed il successivo ottenimento della cittadinanza.
Questa potrebbe essere , ad esempio , concessa, dopo tre anni di lavoro   all'interno delle squadre organizzate dallo Stato e dopo aver giurato sulla nostra Carta Costituzionale.
Un altro intervento, su cui è necessario procedere, è quello della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro a carico delle imprese . In questo caso, è necessario prevederne il passaggio  a carico della fiscalità generale. Questo è un passo urgente, da realizzare, per assicurare una immediata ripresa competitiva del sistema italia  sul CLUP che negli ultimi vent'anni ha visto aumentare il divario rispetto alle principali economie occidentali. 
Un terzo importante intervento potrebbe essere  quello di un consistente rilancio dell'investimento pubblico in infrastrutture , energia , ricerca e innovazione, aumento della redditività del patrimonio artistico e naturalistico ecc
Ultimo intervento è quello di capire come sostenere o quali ammortizzatori sociali possono essere avviati nei confronti di attività e settori produttivi  messi in ginocchio dalla globalizzazione dei mercati.Si può anche pensare ad una eventuale nazionalizzazione di alcuni settori che pur non essendo più convenienti come attività libere nel mercato rivestono comunque un interesse nazionale.
Tutti punti elencati pongono per la loro realizzazione la necessità di discutere in maniera precisa sull'entità delle risorse finanziarie necessarie e sulle modalità  per ottenerle.
Dobbiamo una volta per tutte sfatare la leggenda che il recupero della sovranità monetaria , con l'uscita dall'euro, possa essere l'unico modo per risolvere la situazione. Tutte le forze populiste che lo chiedono  evidenziano i limiti della politica comune europea, i vincoli posti al nostro paese ecc ecc. Quello che non ci dicono è che comunque la stabilità monetaria sta garantendo  un basso costo del denaro  una stabilità del potere d'acquisto dei salari e del reddito fisso , una tutela del risparmio, la capacità di contenere i costi energetici e dei semilavorati.  Cosa succederebbe per l'Italia in un regime di cambi liberi? E ' abbastanza facile immaginare una pesante svalutazione della nostra lira ed una ripresa importante dell'inflazione . E' vero che potremmo agire maggiormente con l'indebitamento pubblico e che le produzioni nazionali verrebbero  avvantaggiate,  ma è probabile che dovremmo  trasferire sui prezzi delle merci  nazionali il maggior costo dell'energia e dei semilavorati. Senza adeguate riforme strutturali ed investimenti adeguati in ricerca ed innovazione  perderemmo comunque importanti posizioni  all'interno della divisione internazionale del lavoro .Senza adeguate misure  contro la disuguaglianza  , questa non potrà che aumentare.
Non è tutto oro quello che luce e non è questa l'unica strada percorribile . 
Possiamo, al contrario, muoverci  forzando leggermente i parametri finanziari richiesti dall'Europa  e chiedendo finanziamenti maggiori sul mercato dei capitali, per avviare progetti d'investimento pubblico con un adeguato ritorno reddituale.
Si può investire nella realizzazione di centrali fotovoltaiche, documentando opportunamente la destinazione  di una parte degli utili al rimborso dei finanziamenti necessari alla realizzazione dell'impianto .Allo stesso modo si può procedere  per ogni altro investimento. Si possono fare delle emissioni  di debito pubblico  dedicate  di cui sono documentati i termini del rimborso. Credo che i mercati possano vedere con interesse emissioni di questo tipo, pur se immediatamente comporteranno  un'aumento del complessivo debito pubblico. 
Le risorse invece necessarie per la riduzione del cuneo fiscale ed il Piano nazionale del lavoro dovrebbero  essere ottenute  prevedendo :  
1)    utilizzo totale di tutti i fondi comunitari europei per l’Italia 
2)    introduzione di un aumento della progressività fiscale sui redditi elevati a partire dai 50.000 euro lordi con ad esempio un aumento dal 43% al 48% da 50.000 fino a 75.000. dal 48%  al 53% da 75.000 fino a 100.000, dal 58% sino al 63%  da 100.000 fino a 200.000 , al 75% oltre 200.000.
3)    incremento della tassazione  sulle transazioni finanziarie.
4)   Tassazione del 75% sugli utili  delle istituzioni finanziarie ed assicurative  relativi alle  operazioni di  derivati.
5) Tassazione patrimoniale progressiva sui patrimoni mobiliari e separatamente su quelli  immobiliari superiori a 1.000.000 di euro.
6)  Riqualificazione della spesa pubblica
7)  Reintroduzione di una tassazione progressiva sulla successione ereditaria
Le proposte della sinistra non possono  non prendere in considerazione  la ripresa economica del nostro paese , il suo ammodernamento,  l'intervento nei confronti del lavoro, il rapporto con i paesi circostanti del Mediterraneo e la nostra collocazione europea.
Il NO al referendum Costituzionale può essere visto come l'espressione di una richiesta di attenzione da parte di persone che si sentono escluse da una politica lontana e dimentica delle loro esigenze di vita;paradossalmente, proprio nei confronti di una proposta che cercava di rendere più efficiente e ,quindi in realtà, più attento,  il sistema Istituzionale italiano.
La sfida è lanciata !
 Il prossimo Congresso del PD può essere il momento in cui raccoglierla e rilanciare un progetto che dia a tutti speranza ed una possibilità reale di partecipazione alla vita sociale ed economica del nostro Paese.

lunedì 28 novembre 2016

ADDIO FIDEL


Fidel Castro è morto e non possiamo non pensare a quello che ha significato  la Rivoluzione Cubana nella seconda parte del Novecento.
I suoi aspetti positivi , le conquiste nel campo dell'istruzione e della salute , la riforma agraria, il miglioramento complessivo della qualità della vita e la lotta contro la corruzione in tutti gli aspetti della vita sociale.
Accanto a questo, dovremo interrogarci anche sugli aspetti negativi : come quello della privazione della libertà per i dissenzienti , la mancanza della democrazia politica ed altri aspetti legati anche alla fase dura della guerra fredda e della lotta all'imperialismo.
In quegli anni, era opinione comune che la lotta di classe e la rivoluzione dovessero affermarsi proprio  attaccando i  punti deboli dell'Imperialismo nel mondo.
Era l'enunciazione del "Terzomondismo".
Cuba ne era l'esempio vivente e non solo Cuba. La sua presenza in America Latina e nel mondo  era la prova di una possibile alternativa a regimi che poco avevano di democratico e molto di asservimento agli interessi delle multinazionali  ed a quelli  di controllo economico/militare da parte del colosso americano.
Oggi è tutto diverso. Il muro di Berlino è finalmente caduto e con esso anche una concezione di divisione del mondo e d'inconciliabilità fra le classi sociali.
Certo, gli interessi  delle potenze nazionali sono sempre presenti; ma, la complessità degli schieramenti è più ampia. Il ruolo dello Stato nell'economia è poi un principio universalmente accettato, che permette  il possibile primato  del benessere della  collettività sociale  su quello dei gruppi d'interesse economici ed il perseguimento della lotta sociale con i mezzi della non violenza e del confronto.
Non tutto è chiarito, tuttavia, ed ancora oggi le difficoltà, legate ad una distribuzione ineguale della ricchezza e di una globalizzazione che spesso calpesta i diritti del lavoro, richiedono ancora una profonda riflessione sull'eredità e l'attualità dei valori socialisti e della storia del movimento operaio.
 Non dimentichiamo che, all'epoca, la scelta armata di Castro fu forse inevitabile per liberare un paese corrotto e sede della peggiore collusione con l'illegalità ( mafia) dei vicini USA . 
Lo stesso concetto di dittatura del proletariato, applicato a difesa della giovane rivoluzione osteggiata dall'embargo economico e politico dei paesi occidentali e schieratasi all'interno dell'universo sovietico per sopravvivere, può avere una giustificazione.
 Per noi giovani degli anni '60, la "Revolucion Cubana" ed i suoi combattenti erano comunque degli eroi .

Giovani  che si battevano  per ideali che condividevamo di giustizia e dignità umana e non lo dimentichiamo, pur coscienti delle contraddizioni che nel corso degli anni hanno attraversato Cuba.