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sabato 26 febbraio 2011

La maggioranza ha sempre ragione?

 

 

No!. Spesso  la maggioranza anzi ha torto, come l'esperienza di ognuno di noi può testimoniare.

Ma non è questo il principio base della democrazia?  Non è il volere dei molti quello a cui i pochi si devono adeguare?Non è la volontà del popolo sovrana? Non è dalla maggioranza che si legittima il potere ?  Non è questo il principio base della cultura occidentale : per ogni uomo/donna ,un voto ?

Si …e certo.. ravvisarne i limiti non  mette in discussione il modello;  ma, ne cerca i problemi proprio per non metterlo in discussione. 

Se dunque è esperienza diffusa che nella maggior parte dei casi il comune sentire è sempre un passo indietro alla percezione della verità, se l'aristocrazia del pensiero, gli intellettuali sono spesso avanti nella ricerca delle soluzioni perché limitarne l'azione al rispetto della maggioranza?

Forse perché non abbiamo altro strumento per verificare la veridicità e l'esattezza delle loro proposte!?!

Se non  vogliamo entrare in una concezione teocratica   dove il potere politico e quello religioso trovano legittimità l'uno dall'alltro, dobbiamo accontentarci del criterio della maggioranza per trovare il sistema di validazione delle idee.

Gli intellettuali, ed in genere l'aristocrazia  e l'avanguardia, dovranno avere la pazienza di  diventare ,attaverso il dibattito pubblico, la lotta delle idee ecc., il lievito della maggioranza meno capace, meno pronta ,meno attiva della popolazione che valuterà e deciderà.

E' questo il grande senso ed il valore della democrazia!

L'importante, a questo punto, è che le regole del gioco della presentazione e della discussione delle idee  siano rispettate e siano soprattutto eque e giuste in modo da dare  a tutti pari opportunità di espressione per il bene della comunità che dovrà poter ascoltare , valutare e scegliere fra tutte le opinioni e le teorie equamente rappresentate.

Non si può pertanto  tacere l'importanza di combattere strenuamente  il monopolio dell'informazione  e la censura preventiva delle idee effettuata da tutte quelle forme oorganizzative che prevedono il controllo del vertice sulla base.

Nello Stato etico  e religioso dove il vertice è quello illuminato , quasi scelto dal Deus o comunque una tantum da un conclave dei più pii, il potere discende dall'alto e l'autorità non può essere sottomessa al controllo della maggioranza.

 L'autorità aristocratica giudica la maggioranza ritenendola sempre inadeguata e peccatrice nei confronti della élite a cui si sforza inutilmente di somigliare all'interno del percorso erto della virtù. Queste strutture non possono per loro natura essere democratiche nel modello organizzativo ma in alcuni casi possono esserlo nel contenuto della loro fede e della loro pratica. Avviene quella sostituzione fisica dell'aristocrazia, nei confronti della maggioranza rappresentata, che fu tipica  nell'esempio storico del partito comunista bolscevico. Preso il potere, la dittatuta del proletariato diventò la dittatuta del partito in quanto questo era l'unico in grado di portare avanti coscientemente le parole d'ordine e le esigenze del proletariato. Purtroppo la storia ci insegna che simili situazioni oscillano fra il massimo della virtù e della purezza ed il massimo della corruzione e del potere incontrollato.

La democrazia è sicuramente meno virtuosa, più lenta ma alla fine più capace di raggiungere un risultato medio soddisfacente specialmente quando riesce a frazionare i poteri  tra di loro evitando l'accentramento delle funzioni nelle stesse mani.

Ma, se torniamo al punto di partenza, quale garanzia abbiamo rispetto alle situazioni in cui la maggioranza  esce di senno?

Non è un problema di poco conto!

La prima risposta  sta nella tutela delle minoranze di qualunque specie esse siano. Vale a dire la maggioranza può pure prendere le decisioni ma le stesse non possono eliminare il diritto di esistere ed esprimersi delle minoranze.

In realtà questa è una delle applicazioni di uno dei diritti universali che le società codificano attraverso il processo legislativo  di cui la prima e più importante lex è la Costituzione .

E' la Costituzione  la norma fondamentale  che consente di sopportare lo strapotere della maggioranza e che tutela tutti i cittadini di fronte alla sua possibile furia ottusa.

La storia ci ha insegnato che era necessario porre dei paletti , dei limiti al potere costituito. Dapprima la necessità nacque di fronte al potere dei sovrani ma subito dopo, nel mezzo delle rivoluzioni popolari e borgehsi , i cittadini scrissero  la loro carta dei diritti fondamentali di fronte a cui ogni potere, anche quello democratico, deve fermarsi.

Fu scritto nella prima grande rivoluzione   del 1789 in Francia; dopo, in quella Americana . In tutte le società  moderne le Costituzioni democratiche stabiliscono i principi ispiratori del sistema legislativo e della convivenza civile delle collettività. Il vincolo stesso alla democrazia ed al potere quindi della maggioranza.

Può quindi la maggioranza sbagliare? Si ma c'è un limite al suo potere  e questo è sancito nella Costituzione.

In quella italiana il primo articolo recita: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".

In un epoca in cui la tendenza alla massificazione dei comportamenti, attraverso l'utilizzo dei mezzi multimediali, e l'illusione del populismo esercitano una forte seduzione non dobbiamo mai dimenticare la lezione che i popoli hanno tramandato nella storia a loro stessi  obbligandoli a rispettare i limiti posti, attraverso le regole costituzionali, al possibile arbitrio della maggioranza.

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