Pagine

sabato 25 febbraio 2012

La crisi della produzione auto italiana

Il settore di produzione delle automobili, anche nel mondo globalizzato, rimane forse il più importante per il valore prodotto e per il numero degli addetti utilizzati.Questioni non da poco per lo sviluppo e la crescita d'ogni paese. Certo, il settore è in forte ristrutturazione sia per la necessità di modificare la tipologia dei modelli, privilegiando sempre più quelli a minor impatto ambientale, sia per la concentrazione degli attori industriali.

Nel frattempo paesi come l'India e la Cina sono entrati prepotentemente nelle classifiche dei maggiori produttori d'auto ed il loro mercato, composto di miliardi di persone, è strategicamente quello di riferimento per tutti i costruttori, nell'attesa del risveglio del colosso dormiente africano.

Come si colloca il nostro Paese all'interno di questo processo?

Il nostro principale e tradizionale costruttore: Fiat è riuscito a rimanere fra i pochi marchi industriali mondiali acquisendo il gruppo Chrysler americano e ritornando all'utile complessivo di gestione nel 2010; tuttavia, queste performances non hanno costituito, per il momento, un motivo di crescita del settore auto in Italia né come utilizzo degli impianti, né come sostegno all'occupazione. Lo scontro di posizioni fra i Sindacati e la Fiat sullo stabilimento di Pomigliano, ed in generale sull'intera prospettiva della gestione del settore, è stata a lungo in vista ed ancora oggi è lontano dall'essere risolta. La Fiat ha deciso di uscire da Confindustria, alla Fiom è stata contestata la presenza sindacale all'interno degli stabilimenti, è stato ceduto lo stabilimento di Termini Imerese al gruppo DR, che rappresenta la nuova realtà italiana più interessante, e complessivamente il progetto Italia, presentato a suo tempo da Marchionne con la promessa d'investimenti per complessivi 20 miliardi di euro, sta avanzando molto lentamente.

 In questa situazione, ci sono in ogni modo degli aspetti positivi: lo stabilimento di Pomigliano sta cominciando a produrre la nuova Panda, con la riutilizzazione progressiva di ca 1500 lavoratori. Si dovrebbe rimettere in moto Mirafiori. La DR di Di Risio, dopo un passato iniziale in cui ha sostanzialmente effettuato l'assemblaggio di prodotti realizzati in Cina, per la prima volta a Termini Imerese produrrà delle   automobili completamente   made in Italy., i marchi Lancia e Alfa dovrebbero essere rilanciati con nuovi modelli.

Il quadro complessivo è tuttavia ancora deludente. Dalla fine degli anni 90 ad oggi la produzione auto in Italia è passata da ca. 1,8milioni di autovetture a ca. 838.000 mentre contemporaneamente la Germania, la Francia, la Spagna e la Gran Bretagna in Europa hanno mantenuto se non aumentato i propri livelli produttivi ed i paesi emergenti li hanno notevolmente incrementati.

Questa difficoltà nel settore ha forti ripercussioni sia in termini di occupazione complessiva del sistema Italia, sia sulla crescita del nostro PIL, sia sulla nostra bilancia commerciale.

Riporto, per una maggiore comprensione, i dati dei principali Paesi Europei e di alcuni Paesi emergenti relativi al 2010 presentati da OICA (The Organisation Internationale des Constructeurs d'Automobiles)

Country

Cars

Commercial vehicles

Total 2010

Italy

573,169

265,231

838,400

UK

1,270,444

123,019

1,393,463

Spain

1,913,513

474,387

2,387,900

France

1,924,171

305,250

2,229,421

USA

2,731,105

5,030,335

7,761,440

India

2,814,584

722,199

3,536,783

Brazil

2,828,273

820,085

3,648,358

South Korea

3,866,206

405,735

4,271,941

Germany

5,552,409

353,576

5,905,985

Japan

8,307,382

1,318,558

9,625,940

China

13,897,083

4,367,584

18,264,667

 

Mentre la stessa fonte, per il 1997, riportava i seguenti dati.

 

FRANCE 2 579 867, GERMANY 5 022 928, ITALY 1 827 592 ,SPAIN 2 562 ,UNITED KINGDOM 1 935 718 ..

 

Ci auguriamo che il Governo Monti ed in generale le forze politiche riescano a seguire attentamente l'evoluzione del settore, riportandolo ai valori almeno del 1997.

Un Paese manifatturiero non può subire un così forte ridimensionamento del prodotto auto senza risentirne sia in termini di complessiva crescita della nostra economia che dell'equilibrio della bilancia commerciale.

 

  

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento