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mercoledì 20 maggio 2020

OLTRE LA PANDEMIA VERSO UNO SVILUPPO SOSTENIBILE





Il popolo, il proletariato ed il sottoproletariato, le classi subalterne non sono di per sé rivoluzionarie; anzi, spesso sono culturalmente subordinate alle classi dirigenti e ne condividono le credenze e gli ideali per poi protestare visceralmente quando la realtà concreta le emargina. Solo la presa di coscienza di classe, affermava sottilmente e filosoficamente Karl Marx, rende il proletariato protagonista della storia e capace di liberare sé stesso  e l'umanità,  rivoluzionando l'organizzazione sociale  e produttiva.
Cos’è rimasto di tutto questo all'interno del pensiero cosiddetto progressista?
Quale è il pensiero alternativo capace di prefigurare una nuova organizzazione sociale e produttiva?
Quale la cultura che sottintende e guida questo processo?
Oggi, la pandemia mondiale del corona virus sta, ad esempio, evidenziando come uno sviluppo squilibrato nei confronti dell'ambiente naturale non sia più sostenibile e porti inevitabilmente  a problemi sempre più gravi.
Allo stesso tempo, Papa Francesco ci ha ricordato recentemente come le pandemie attuali siano molteplici: oltre alle malattie vi è la fame , l’ineguaglianza, la guerra. Negli anni venti del duemila è veramente incredibile che nei primi quattro mesi di quest'anno siano già morte per fame oltre tre milioni di persone nel mondo.
Che dire poi dello spreco sempre più grave della risorsa umana e della sua capacità lavorativa e creatrice?
Milioni di persone sono confinate in lavori saltuari e sottopagati che impediscono una vita dignitosa .Milioni di giovani ritengono problematico immaginare un proprio futuro degno di questo nome e rinunciano alla procreazione di  nuove vite. 
Oggi la pandemia  ha gettato il mondo in una profonda crisi economica paragonabile solo a quella successiva ad una guerra  o a quella del 1929 del secolo scorso .Milioni di persone entreranno nella sacca della disoccupazione e tantissime aziende non riusciranno a sopravvivere.
Da tutte le parti s'invoca la distribuzione di denaro a pioggia per sopravvivere a questa crisi e rilanciare una nuova fase di crescita.
Mi chiedo: ma non è forse l'occasione per ripartire almeno con il piede giusto?
Non è forse il caso di programmare  una spesa necessaria ma indirizzata non solo  all'assistenza ma anche allo sviluppo,  nel rispetto dell'ambiente?
Ritengo che in questo momento solo la spesa statale possa permettersi di non pensare solo all'immediato ritorno economico ma anche ad un investimento con ritorni più lunghi nel tempo ed a costi  calmierati per il consumatore finale ed il cittadino.
La prima preoccupazione è accelerare il processo di produzione di energia pulita  e di favorire la riconversione verso il suo utilizzo da parte del settore produttivo e civile.
Si parla del progetto di fusione nucleare come quello strategico per la produzione di energia illimitata e pulita; ma, a decorrere dal 2060, nel migliore dei casi.
Nel frattempo , perché, pur utilizzando momentaneamente il gas naturale, non si può accelerare nella produzione di energia elettrica  da fonti sostenibili?
Dopo la costruzione, di qualche anno fa, della grande centrale fotovoltaica in Marocco, in gran parte finanziata dalla BEI, centrali fotovoltaiche ancora più grandi ed importanti sono sorte in Cina ed in India.
Noi che facciamo?  Abbiamo anche difficoltà ad aprire centrali eoliche e a completare la TAP in Italia!
Abbiamo meno utilizzo del fotovoltaico rispetto  alla Germania che, notoriamente, ha condizioni climatiche peggiori delle nostre.
Perché non possiamo pensare di accelerare su questo settore e riconvertire il parco autovetture  con un aiuto più consistente dello Stato, per consentire anche ai meno abbienti di poter programmare la sostituzione della propria automobile? Perché non farne un progetto comune europeo ?
L’Europa nel suo insieme probabilmente in questi giorni riuscirà per la prima volta , grazie all'iniziativa Franco-Tedesca a pensare  all'emissione di un debito europeo di ca 500 MM per venire incontro ai paesi più colpiti dalla pandemia. Perché non pensare ad una ripartenza comune sullo sviluppo rispettoso dell'ambiente  producendo energia pulita e producendo insieme a prezzo calmierato la macchina elettrica coinvolgendo le migliori capacità private  e le aziende europee?
Possiamo coinvolgere nella realizzazione delle centrali fotovoltaiche anche i paesi africani e l'area del Sahara investendo noi europei sui loro territori e dividendo i guadagni e la produzione, ad esempio!
Possiamo coinvolgere tutti i lavoratori disoccupati in un nuovo New Deal ecologico  ed, oltre a dargli un reddito di disoccupazione o di cittadinanza, ottenere una prestazione lavorativa  nelle nuove attività di riqualificazione dell'ambiente e di produzione energetica.
Così facendo, dobbiamo porci il problema di rifondare la nostra società privilegiando il bene comune ed una vita dignitosa per tutti non prefigurando un appiattimento ma puntando sulla valorizzazione della competenza, della cultura e del rispetto della persona  così come dettato dai nostri principi costituzionali. Un progetto progressista oggi può farsi portavoce di questi obiettivi, combattendo allo stesso tempo l'attuale profonda ineguaglianza sociale , la precarietà ed incertezza lavorativa .

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