Il popolo, il proletariato ed il sottoproletariato, le classi subalterne
non sono di per sé rivoluzionarie; anzi, spesso sono culturalmente subordinate
alle classi dirigenti e ne condividono le credenze e gli ideali per poi protestare
visceralmente quando la realtà concreta le emargina. Solo la presa di coscienza
di classe, affermava sottilmente e filosoficamente Karl Marx, rende il
proletariato protagonista della storia e capace di liberare sé stesso e l'umanità,
rivoluzionando l'organizzazione sociale
e produttiva.
Cos’è rimasto di tutto questo all'interno del pensiero cosiddetto
progressista?
Quale è il pensiero alternativo capace di prefigurare una nuova
organizzazione sociale e produttiva?
Quale la cultura che sottintende e guida questo processo?
Oggi, la pandemia mondiale del corona virus sta, ad esempio,
evidenziando come uno sviluppo squilibrato nei confronti dell'ambiente naturale
non sia più sostenibile e porti inevitabilmente
a problemi sempre più gravi.
Allo stesso tempo, Papa Francesco ci ha ricordato recentemente come le
pandemie attuali siano molteplici: oltre alle malattie vi è la fame , l’ineguaglianza,
la guerra. Negli anni venti del duemila è veramente incredibile che nei primi
quattro mesi di quest'anno siano già morte per fame oltre tre milioni di
persone nel mondo.
Che dire poi dello spreco sempre più grave della risorsa umana e della
sua capacità lavorativa e creatrice?
Milioni di persone sono confinate in lavori saltuari e sottopagati che
impediscono una vita dignitosa .Milioni di giovani ritengono problematico
immaginare un proprio futuro degno di questo nome e rinunciano alla
procreazione di nuove vite.
Oggi la pandemia ha gettato il
mondo in una profonda crisi economica paragonabile solo a quella successiva ad
una guerra o a quella del 1929 del
secolo scorso .Milioni di persone entreranno nella sacca della disoccupazione e
tantissime aziende non riusciranno a sopravvivere.
Da tutte le parti s'invoca la distribuzione di denaro a pioggia per
sopravvivere a questa crisi e rilanciare una nuova fase di crescita.
Mi chiedo: ma non è forse l'occasione per ripartire almeno con il piede
giusto?
Non è forse il caso di programmare
una spesa necessaria ma indirizzata non solo all'assistenza ma anche allo sviluppo, nel rispetto dell'ambiente?
Ritengo che in questo momento solo la spesa statale possa permettersi di
non pensare solo all'immediato ritorno economico ma anche ad un investimento
con ritorni più lunghi nel tempo ed a costi
calmierati per il consumatore finale ed il cittadino.
La prima preoccupazione è accelerare il processo di produzione di
energia pulita e di favorire la
riconversione verso il suo utilizzo da parte del settore produttivo e civile.
Si parla del progetto di fusione nucleare come quello strategico per la
produzione di energia illimitata e pulita; ma, a decorrere dal 2060, nel
migliore dei casi.
Nel frattempo , perché, pur utilizzando momentaneamente il gas naturale,
non si può accelerare nella produzione di energia elettrica da fonti sostenibili?
Dopo la costruzione, di qualche anno fa, della grande centrale
fotovoltaica in Marocco, in gran parte finanziata dalla BEI, centrali
fotovoltaiche ancora più grandi ed importanti sono sorte in Cina ed in India.
Noi che facciamo? Abbiamo anche difficoltà
ad aprire centrali eoliche e a completare la TAP in Italia!
Abbiamo meno utilizzo del fotovoltaico rispetto alla Germania che, notoriamente, ha condizioni
climatiche peggiori delle nostre.
Perché non possiamo pensare di accelerare su questo settore e
riconvertire il parco autovetture con un
aiuto più consistente dello Stato, per consentire anche ai meno abbienti di
poter programmare la sostituzione della propria automobile? Perché non farne un
progetto comune europeo ?
L’Europa nel suo insieme probabilmente in questi giorni riuscirà per la
prima volta , grazie all'iniziativa Franco-Tedesca a pensare all'emissione di un debito europeo di ca 500
MM per venire incontro ai paesi più colpiti dalla pandemia. Perché non pensare
ad una ripartenza comune sullo sviluppo rispettoso dell'ambiente producendo energia pulita e producendo
insieme a prezzo calmierato la macchina elettrica coinvolgendo le migliori
capacità private e le aziende europee?
Possiamo coinvolgere nella realizzazione delle centrali fotovoltaiche
anche i paesi africani e l'area del Sahara investendo noi europei sui loro
territori e dividendo i guadagni e la produzione, ad esempio!
Possiamo coinvolgere tutti i lavoratori disoccupati in un nuovo New Deal
ecologico ed, oltre a dargli un reddito
di disoccupazione o di cittadinanza, ottenere una prestazione lavorativa nelle nuove attività di riqualificazione
dell'ambiente e di produzione energetica.
Così facendo, dobbiamo porci il problema di rifondare la nostra società
privilegiando il bene comune ed una vita dignitosa per tutti non prefigurando un
appiattimento ma puntando sulla valorizzazione della competenza, della cultura
e del rispetto della persona così come
dettato dai nostri principi costituzionali. Un progetto progressista oggi può
farsi portavoce di questi obiettivi, combattendo allo stesso tempo l'attuale
profonda ineguaglianza sociale , la precarietà ed incertezza lavorativa .
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