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domenica 5 luglio 2015

NUOVE REGOLE COMUNI IN EUROPA

 

 

                  

Quasi tutti gli elementi essenziali delle attuali difficoltà erano presenti sin dalla costruzione della moneta unica; ma, oggi due punti sono diventati evidenti ed insoddisfacenti:

-ad esempio c'era e c'è chi pensava/pensa alla possibilità reale di attuare una politica economica importante unitaria che avrebbe permesso di superare insieme i momenti di crisi economica e programmare lo sviluppo europeo nei momenti di crescita.I progetti Europa 2020, lo stesso fatto di avere un bilancio che divide risorse ai diversi paesi con l'obiettivo di ridurre in qualche modo gli squilibri ed indirizzare gli investimenti verso gli obiettivi progettuali vanno in questa direzione; ma, le risorse destinate allo scopo sono state modeste. Allo stesso tempo, non cogliamo la possibilità di presentarci insieme sui mercati dei capitali per ottenere credito (emissione di eurobonds). Se oggi assistessimo al successo di politiche di crescita complessiva dell'area Europa ed un'uscita forte dalla crisi si potrebbero tollerare ancora sia gli squilibri sia le cessioni di sovranità. Così non è. La fame, la disperazione e la disoccupazione sono presenti in vaste aree d'Europa e giudicano qualsiasi struttura e politica. Il problema è diventato politico prima ancora che economico. Ed è su questo piano che va affrontato. Vi è un forte contrasto in atto con il risorgere di nazionalismi giusti o sbagliati che siano, rimproveri vicendevoli, ma soprattutto c'è tanta gente priva di lavoro, di servizi, di protezione sociale.

-La seconda questione è che mi sembra evidente il fatto che non esista un valido ed organizzato strumento condiviso di salvataggio di qualunque paese membro che dovesse trovarsi, anche per sua colpa reiterata, in una situazione di grave crisi finanziaria, con rifiuto del credito da parte dei mercati. Quando parlo di Grecia –caso scuola- mi riferisco a questo.La creazione del fondo salva stati è solo uno dei punti utili ma andrebbe articolato meglio con possibilità di fondi ben superiori rivolgendosi insieme ai mercati e magari finanziando a tassi superiori il paese in crisi da un lato per aiutarlo ma dall'altro per far pesare comunque il costo.Andrebbe poi previsto il possibile commissariamento politico dei paesi in crisi? Andrebbe prevista l'organizzata uscita dall'euro per i paesi che non permettessero l'attuazione di queste modalità?

Tutte ipotesi e modalità che vanno tuttavia stabilite prima e condivise.Andrebbero formulate ed accettate, preventivamente, dai diversi stati membri con una nuova adesione ad una carta intraeuropea, sottoponendoli a referendum ecc. ecc.

Anch'io penso che il ritorno alle monete nazionali sia una resa, anche se si potrebbe valutare un loro possibile ruolo insieme all'euro.

Quello di cui comunque, penso, non possiamo accontentarci è lasciare le cose come stanno Oggi è estremamente difficile capire in quale direzione andare. Da un lato tutti noi desideriamo mantenere il valore dei risparmi e del nostro potere d'acquisto, i vantaggi di presentarci insieme sui mercati mondiali con trattati commerciali, una difesa comune la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali all'interno dell'area ed anche quel minimo segnale d'intervento a favore delle aree arretrate che viene fatto. Dall'altro, l'indebitamento in una moneta di cui non controlliamo l'emissione dovrebbe prevedere un sistema di salvataggio nel caso in cui i mercati (anche a causa delle nostre cattive politiche interne) ci rifiutano il credito e ci mettono in crisi molto più articolato, trasparente e valido tale da consentire a tutti i paesi membri di sapere in anticipo i termini della questione di discuterli ed accettarli. Questa dovrebbe essere forse la lezione della Grecia.

 

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