In questi giorni, si stanno decidendo gli indirizzi politici delle due principali potenze mondiali: USA e Cina. Negli Usa, Barak Obama è stato appena riconfermato Presidente; mentre, in Cina, si è aperto il diciottesimo congresso del Partito Comunista Cinese, con la relazione introduttiva del presidente Hu Jintao.
"Combattere la corruzione riformando il sistema politico con una maggiore partecipazione alle decisioni. Trasformare il sistema economico,puntando al raddoppio del PIL del Paese e del reddito medio della popolazione entro il 2020. Fornire a tutti i cittadini l'assistenza sanitaria.Accelerare la convertibilità dello yuan. Diventare una potenza marittima per difendere risolutamente i nostri diritti e interessi territoriali "sono le parole d'ordine, indicate dal leader cinese, che guideranno il suo paese nel prossimo futuro.
E' già evidente come tutto questo evidenzi come la Cina stia acquisendo la consapevolezza e la solidità della grande potenza mondiale, puntando sull'incremento della domanda interna , del livello di benessere dei suoi cittadini e dichiarandosi disposta a difendere militarmente e finanziariamente la propria posizione di forza nel mondo.
Di converso, il neo Presidente Obama si trova a gestire la ledership del mondo occidentale scalfita da un aumento del debito ,che viaggia, tenendo presente oltre quello federale anche quello delle amministrazioni locali, intorno al 125% del PIL, e da una mancata soddisfacente crescita dell'economia e dell'occupazione del proprio paese. Fino al 2008, prima dell'insorgere della crisi economico finanziaria, lo sviluppo della domanda americana è stato sostanzialmente finanziato, a livello reale, dall'espansione dell'indebitamento privato che tuttavia non è riuscito ad onorare i propri impegni. Tutti poi abbiamo potuto osservare come la catastrofe finanziaria dell'Occidente sia stata evitata grazie all'assunzione dei buchi di bilancio delle banche da parte dello Stato Centrale e grazie all'intervento di diversi fondi sovrani esteri dalle finanze ben liquide.Lo stesso debito USA è per il 25% nelle mani della Cina. D'altra parte, tutto questo fotografa, come in un'istantanea, lo spostamento del peso economico e della ricchezza, che progressivamente era già in corso negli ultimi decenni, dal mondo cosiddetto occidentale verso le nuove economie in crescita.
La circolarità assicurata ai capitali ed alle merci ha permesso di abbattere alcune barriere protezionistiche migliorando gli scambi (spesso diseguali) e facilitando l'allocazione d'imprese e capitali là dove si creavano le migliori condizioni possibili di guadagno e d'attività: basso costo del lavoro, sicurezza e prevedibilità dei sistemi politici, infrastrutture, energia a basso costo, tecnologia. istruzione ecc ecc. Quando poi si passa da un tipo di produzione fondata su grandi investimenti negli immobilizzi materiali a forme di produzione e servizi che contano maggiormente sulla risorsa umana e le immobilizzazioni immateriali, la capacità di superare le differenze e gli svantaggi fra le nazioni diventa molto più rapida.In questo senso, l'informatica, la rete hanno permesso la dislocazione di ampi settori di servizio delle multinazionali là dove vi era la possibilità di ottenere prestazioni di elevato livello professionale a basso costo. Basti pensare alla dislocazione della contabilità generale di diverse multinazionali nei paesi dell'est europeo da cui si gestiva la fatturazione di tutte le attività delle filiali europee. O ancora, l'utilizzazione di call center indiani per rispondere alle richieste dei clienti di società americane ecc eccTutti questi servizi per le imprese nel mondo odierno possono essere gestite in maniera soddisfacente da tutte le nazioni che riescono a puntare su di un buon livello del proprio sistema formativo. Se il lavoratore ha un basso costo ed una buona/elevata formazione diventa sicuramente attraente spostare alcune attività di servizio grazie anche alla capacità di comunicazione offerta dall'utilizzo della rete internet La dislocazione di diverse produzioni in aree tradizionalmente meno sviluppate, favorite dai forti investimenti degli stati a favore della formazione di joint venture fra capitali interni ed esteri e le facilitazioni fiscali sugli utili realizzati, hanno poi permesso anche la circolazione delle tecnologie
Il progressivo saldo positivo delle bilance commerciali e dei pagamenti verso queste nuove economie ha progressivamente cambiato i rapporti di benessere e di forza delle diverse popolazioni. Il mondo è sempre più globalizzato e i vantaggi competitivi accumulati storicamente si vanno assottigliando. La competizione continua ad essere legata in maniera importante al costo del lavoro ma gradatamente i paesi emergenti sono in grado di competere anche nel campo della elevata tecnologia e della complessità del servizio prestato.
Il grande debito pubblico e privato, accumulato in questi anni all'interno del mondo occidentale, per non soffocare le ulteriori possibilità di sviluppo deve essere pertanto drasticamente ridotto sia nel costo che nel volume. Bisogna infatti considerare che sempre minori risorse finanziarie reali potranno essere ottenute, a sostegno di questa enorme dilatazione, da parte dei paesi emergenti ,che sposteranno gradualmente le risorse verso il miglioramento del livello di vita delle proprie popolazioni. Diventa pertanto facile pensare che la strada quasi obbligata sarà quella di un contenimento dei valori assoluti del debito e del ridimensionamento delle nostre spese, utilizzando, a seconda del momento e della situazione, sia la strada virtuosa del "fiscal compact" e del contenimento del deficit annuo, come è stato deciso nei paesi dell'eurozona, sia con una politica monetaria accomodante, come nei casi americano inglese e giapponese ,con una sostanziale monetizzazione del debito ed una sua lenta svalutazione. E' possibile che una politica di questo tipo, per gli Usa, porti inevitabilmente ad un lento ma progressivo riallineamento del cambio con lo yuan che, del resto, il mondo americano chiede da tempo. In questo senso, se attuato gradualmente, corrisponderebbe in pieno alla nuova politica cinese, centrata sul maggior livello di benessere della propria popolazione,. e permetterebbe una maggiore competitività delle merci americane. La nuova politica di potenza marittima cinese può portare, inoltre, ad uno spostamento dell'attenzione americana sul Pacifico, con un possibile disimpegno dall'area del Mediterraneo.Scenari di pace
scenari di tensione!
Nel Mediterraneo, è il nostro paese, come avamposto dell'Europa, che può giocare nel futuro un ruolo importante. Guai ad assumere, nei prossimi anni, un atteggiamento difensivo e di chiusura rispetto a quella che sarà una gigantesca pressione delle popolazioni che si affacciano su questo mare. Possiamo e dobbiamo riuscire invece ad assumere un atteggiamento d'iniziativa che porti ad uno sviluppo dell'area basato sulla reciproca soddisfazione. Le regioni meridionali possono avere un ruolo particolarmente importante, all'interno di questo disegno, costituendo il primo impatto naturale. Utilizzando l'immenso esercito di manodopera presente in quelle aree, le riserve di energia e le tecnologie occidentali, potremmo sicuramente mettere in piedi delle collaborazioni di reciproca convenienza e sviluppare opportunamente i commerci ed il benessere dell'intera area.Da questo punto di vista, penso che il potenziamento, nel Meridione d'Italia, delle infrastrutture per il trasporto delle merci e delle persone sia essenziale, ripensando anche in maniera attenta al progetto del ponte sullo stretto di Messina. Bisognerebbe valutare opportunamente se l'area possa godere in futuro di una deroga ai minimi salariali contrattuali in presenza della sperimentazione del contratto unico d'ingresso (D.L.Nerozzi) legato all'accettazione sperimentale del progetto Flexsecurity (D.L. Ichino). Puntando ad un mercato così vasto e su risorse competitive che potrebbero permettere elevati livelli di produttività bisognerebbe puntare sia sul potenziamento delle attuali strutture dell'agricoltura e del turismo sia su nuove produzioni di elevata tecnologia Ad esempio il sito di Termini Imerese potrebbe essere quello eletto alla produzione in Italia dell'auto elettrica.L'abbattimento dei minimi contrattuali può sembrare una proposta irragionevole e lesiva dei diritti acquisiti; ma, se teniamo presente che l'applicazione dovrebbe essere riservata esclusivamente alle nuove assunzioni legate ai contratti a tempo indeterminato a garanzia progressiva ed alle imprese disponibili alla sperimentazione del progetto flexsecurity, l'ambito sarebbe più contenuto e sostenibile. D'altra parte i nostri giovani oggi, nella maggior parte dei casi, non godono neanche lontanamente dei minimi contrattuali, stretti fra una disoccupazione che nel Sud supera abbondantemente il 35% nazionale, il precariato diffuso, il lavoro nero e saltuario in cui la paga media è bassa e priva di contributi/diritti o ipotetici stage con rimborso spese irrisori.
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