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sabato 17 novembre 2012

Un dollaro, un euro

L'Europa sta vivendo una fase di sofferenza sia economica che politica che coinvolge ormai tutti i paesi membri.  I principali segnali sono costituiti dall'entrata in stand by di tutte le economie, compresa quella tedesca, dall'acuirsi del divario fra gli Stati e dal malcontento complessivo dello stato d'animo delle popolazioni che, per diversi motivi, guardano ai propri partners con malcelato sospetto. La gente dei paesi più poveri intravede nelle politiche d'austerità richieste una sorta di disinteresse ed egoismo da parte dei paesi forti; quest'ultimi, invece, si sentono trascinati verso una perdita del benessere raggiunto, a causa delle spese eccessive di bilancio degli altri.

In questo quadro di riferimento, la governance europea non è ancora riuscita a completare il processo di costituzione di una sorveglianza bancaria centrale, affidata alla BCE e non ha ancora risolto i problemi che legano in un circolo vizioso il sistema bancario ed il debito pubblico degli stati più esposti, riducendo la forza di uno dei pilastri fondamentali della ripresa economica costituito dall'accesso più facile e meno costoso al credito bancario da parte delle imprese.

Pur non illudendoci sui tempi brevi di una possibile unione politica e dell'affermazione di una strategia europea che utilizzi il disavanzo comunitario per finanziare la ripresa economica e la lotta alla disoccupazione, è pur possibile, tuttavia, trovare dei fattori comuni di convenienza da perseguire, lasciando ampia autonomia politica ed economica ai diversi stati membri.

La prima necessità è, come già richiamato, procedere con urgenza al completamento della sorveglianza bancaria, alla ricapitalizzazione del sistema bancario ed, aggiungiamo con forza, alla regolazione del sistema finanziario con l'introduzione di limiti, regole e l'opportuna tassazione delle transazioni e degli utili rivenienti dai contratti su derivati. Quasi tutti gli elementi e le proposte per una regolamentazione delle attività finanziarie sono già patrimonio del dibattito in corso e formalizzate, per quanto riguarda le istituzioni europee, nel recente rapporto Liikanen. Ci preme, in questa sede, sottolineare l'importanza di adottare delle misure che consentano di recuperare risorse da questo settore sia con l'introduzione della Tobin Tax, con valori da concordare anche con quelle che ha in animo d'introdurre la presidenza democratica negli USA, sia con una tassazione nuova e secca sugli utili attualizzati realizzati con le operazioni su derivati. Queste ultime sono state una delle principali fonti di guadagno delle istituzioni finanziarie e la loro standardizzazione oltre che l'introduzione di una tassazione secca ad esempio del 30% sull'utile conseguito costituirebbe una misura  di riequilibrio del sistema.

Tali risorse non sarebbero inoltre da considerare trascurabili per il finanziamento di un piano europeo di lotta alla disoccupazione.

La seconda questione, la cui risoluzione diventa inevitabile per assicurare un futuro alla moneta unica, è data dalla presentazione unitaria davanti ai mercati per il finanziamento del debito.Una volta stabiliti i criteri del "fiscal compact" ed anche se la voce investimenti debba essere o meno considerata nella valutazione del debito pubblico d'ogni singolo Stato, diventa conseguente centralizzare la richiesta di finanziamento del fabbisogno complessivo sui mercati agendo come organismo centrale per poi rifinanziare i diversi Stati membri, secondo le loro occorrenze, applicando a ciascuno un tasso di finanziamento diverso all'interno di un ventaglio prestabilito di rapporto debito /PIL rispetto ad un rating comunemente condiviso. Tale misura consentirebbe da un lato una condivisione di responsabilità di fronte ai terzi finanziatori ma anche un atteggiamento di reciproca attenzione fra gli Stati. Manterrebbe inoltre la possibilità di una libertà d'azione delle politiche d'ogni singolo Stato all'interno di un ventaglio di valutazione predefinito.In questo senso si potrebbero alleggerire sia i vincoli del rapporto debito/Pil sia quelli sul deficit, stabilendo, invece, dei limiti negativi da non superare in ogni caso, previo inizio di un processo sanzionatorio. Un'altra grande opportunità, che consentirebbe un miglioramento generale delle condizioni di competitività dell'intera area rispetto al mercato globalizzato, potrebbe essere costituita dalla proposta di svalutazione della moneta unica in una misura di almeno il 20%. L'obiettivo di un dollaro uguale ad un euro potrebbe essere la soluzione più adatta sia per il reale equilibrio fra l'economia americana e quella europea sia per agganciarsi a quello che probabilmente sarà, nel prossimo futuro, il lento ma inesorabile percorso di moderata svalutazione del dollaro nei confronti dello yuan cinese.

Questa misura, richiesta ormai da diversi commentatori economici, potrebbe avere il merito di produrre vantaggi per tutta l'area, riconsolidandone l'appartenenza. Darebbe inoltre maggiore tempo alle economie dei paesi più deboli, che recupererebbero margini di competitività nei confronti dei mercati esterni all'area euro, per adottare tutte quelle riforme necessarie per recuperare gradatamente il divario interno esistente in Europa nei confronti delle economie trainanti.

Queste prime misure potrebbero aumentare la convenienza alla coesione, rinsaldare il senso di appartenenza e soprattutto potrebbero darci il tempo per valutare insieme l'opportunità di realizzare il progetto  della comunità politica europea.

 

 

 

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