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venerdì 30 novembre 2012

Oltre le primarie, per una democrazia partecipativa

Lo svolgimento delle primarie del centro sinistra ed il travagliato annuncio di quelle del centro destra ha sicuramente vivacizzato il panorama politico italiano, coinvolgendo nella riflessione sui programmi e sulla figura dei diversi candidati milioni di cittadini elettori. E' stato pertanto un momento di democrazia importante che va all'interno del percorso di risanamento del distacco fra classe politica e cittadini. Ne è una prova sia l'elevato numero dei votanti, sia l'incremento a quasi il 34% delle intenzioni di voto espresse nei recenti sondaggi a favore del Partito Democratico.

Il successo dell'operazione ci spinge pertanto a continuare su questa strada, riflettendo sui possibili passi successivi da intraprendere.

Il terreno su cui operare è costituito da un lato dalla necessità di modificare in tempi brevi la legge elettorale, in modo da evitare di tornare a votare con quella attuale, e dall'altro di ritornare a discutere sul tema del " partito", che costituisce forse l'unico strumento riconosciuto di partecipazione attiva del cittadino alla proposta politica.

Sul terreno della riforma elettorale, non sfugge come il dibattito parlamentare stenti a trovare una soluzione che accontenti sia i fautori del sistema proporzionale, sia quelli che temono il verificarsi dell'ingovernabilità a causa dell'eccessivo frazionamento della rappresentanza. L'obiettivo dei primi è quello di non essere risucchiati nella voragine del bipolarismo, perdendo in tal modo la possibilità di fare da cuscinetto e da possibile arbitro fra i due schieramenti. La preoccupazione dei secondi è di non raggiungere i numeri sufficienti per governare con piena tranquillità a partire dal giorno successivo al responso elettorale. Su entrambi pesa il possibile successo del Movimento Cinque Stelle, che viene accreditato in tutti i sondaggi come il possibile secondo partito italiano con percentuali fra il 15 e il 18%.L'anomalia di questa possibile affermazione è che non si colloca all'interno dell'alternativa fra le principali forze in campo di destra o di sinistra, né si pone l'obiettivo di essere una forza di raccordo fra i due poli disponibile ad una possibile nuova maggioranza. Il Movimento si presenta invece con un carattere fortemente indipendente e rivendica una sostanziale estraneità rispetto alle possibili maggioranze, riservandosi il diritto di esaminare nel concreto le singole misure proposte dall'una e dall'altra parte e di avanzare autonomamente le proprie rivendicazioni. Il peso elettorale del Movimento di Grillo ed il numero dei possibili parlamentari rende pertanto complessa la governabilità del futuro Parlamento. Da qui ne viene, in qualche modo, la tentazione di predisporre una nuova legge elettorale che preveda un premio di maggioranza tale da consentire alla coalizione vincente un margine sufficiente di seggi. Il rischio, tuttavia, è che si ecceda nella concessione di questo premio, dando alla coalizione vincente la possibilità di governare anche se non ha ottenuto una percentuale sufficientemente elevata di suffragi.Tutti invece auspicano un ritorno alla possibilità di scelta dei candidati da parte degli elettori, qualunque sistema elettorale si decida di adottare.

La seconda grande preoccupazione, che è presente in chi ha a cuore il miglioramento della partecipazione democratica alla vita politica del paese, è costituito dal sistema dei partiti. Principalmente si avverte un'inadeguatezza del controllo e della trasparenza della loro gestione economica oltre che della democrazia della vita interna e della formazione della classe dirigente.

La prima questione prende spunto dalla cattiva gestione dei finanziamenti pubblici e dalla scarsa trasparenza della gestione delle proprietà amministrate sia direttamente che tramite fondazioni collegate. Diventa auspicabile, a tal proposito, quanto portato avanti dal Partito Democratico per la necessaria regolamentazione della forma giuridica dei partiti, comprendente la trasparenza dei bilanci ed il controllo sugli stessi.  Per quanto riguarda invece la partecipazione dei cittadini alla vita politica dei partiti si avverte una grande insoddisfazione che non riesce a tramutarsi nella acquisizione di strumenti idonei ad un cambiamento significativo.  La stessa spinta alla " rottamazione" della classe dirigente del Partito Democratico, condivisa anche da molti giovani di centro destra nei confronti dei leaders del proprio partito, rischia di non trovare adeguati strumenti che consentano una trasformazione effettiva della vita interna dei partiti. L'affermazione a tutti i livelli delle "correnti" e del "leaderismo" attorno alle figure più rappresentative, se da un lato costituisce un fenomeno d'aggregazione naturale, quando viene eletto a sistema di gestione e di ricambio, genera inconsapevolmente condizioni difficili per lo svolgimento di una reale vita democratica all'interno di un partito. Sono invece le forme organizzative di base, i Circoli, a dover essere potenziati, organizzati e coordinati in modo da poter partecipare al dibattito interno ed esprimere le loro idee ed i loro rappresentanti. Parlando del Partito Democratico, l'organizzazione dei circoli territoriali ed il percorso di rappresentanza che dagli stessi giunge, per vari livelli, fino all'assemblea nazionale è troppo legato ai problemi del territorio e viene gestito sempre in relazione all'affermazione di uomini che esprimono l'appartenenza ad una specifica "corrente". Non sono adeguatamente sviluppati invece né i Circoli tematici, legati ai settori di lavoro, né i circoli online che rappresentano una vera novità recepita dallo statuto del partito. L'utilizzo della rete permette il superamento delle difficoltà logistiche ed organizzative tipiche dell'attività fisica sul territorio e permette una partecipazione attiva del cittadino su temi di politica generale anche di carattere complesso. Valorizzare, oltre al percorso territoriale, anche un analogo percorso in Rete dei Circoli, con la realizzazione di un Coordinamento online aperto ai loro rappresentanti, costituirebbe una novità significativa. In un prima fase, sarebbe sufficiente anche creare un coordinamento, non eccessivamente formale, consentendo non solo ai circoli territoriali, online e tematici ma anche ad associazioni nate attorno a figure di prestigio del partito o che comunque fanno riferimento al PD di partecipare. Penso ad associazioni come "Prossima Italia" che si muove attorno a figure come Civati e la Serracchiani, a " Insieme per il PD" vicina  a Sandro Gozi, ad associazioni su base cittadina come " Città Democratica", a " Officine Democratiche " vicine a Renzi, ai circoli online del PD come "Libertà è Partecipazione", il Circolo PD online di Bologna, il Circolo " Communitas 2002", " Impegniamoci" e tutti gli altri. Doversi confrontare in uno stesso spazio insieme ai rappresentanti dei Circoli territoriali sarebbe una grande occasione di crescita e di espressione per tutti, oltre che di proposta ed iniziativa politica. La Direzione del partito potrebbe almeno facilitare il processo, dandone opportuna pubblicità con una pagina dedicata sul sito nazionale e permettendo l'accesso diretto all'Assemblea Nazionale ad un determinato numero di rappresentanti del Coordinamento.

Le possibilità di una nuova partecipazione politica sono sotto gli occhi di tutti. Dalla primavera araba, alla capacità di utilizzare la Rete per far conoscere la voce dei dissenzienti dei paesi totalitari, alla crescita di Movimenti come quello Cinque Stelle in Italia ecc. tutti pongono la domanda di modificare il rapporto dei cittadini con i partiti e le istituzioni verso una democrazia partecipativa.

 

 

 

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