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venerdì 11 gennaio 2013

Reddito minimo garantito

La situazione della disoccupazione in Europa è drammatica ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker al Parlamento UE. Ha quindi insistito perché si ritrovi "la dimensione sociale dell'unione economica e monetaria, con misure come il salario minimo in tutti i Paesi della zona euro, altrimenti perderemmo credibilità e approvazione della classe operaia, per dirla con Marx". Sgombriamo il campo innanzi tutto da ogni possibile equivoco sull'accezione del termine "salario minimo "che non vuole dire stabilire un minimo contrattuale europeo bensì la predisposizione in ogni paese membro di forme di sostegno alla povertà, alla marginalità, alla disoccupazione di lungo periodo e all'inoccupazione.  D'altra parte, il concetto non è nuovo perché proprio la Commissione Europea, nel suo documento "Europa 2020", aveva già indicato il tema della lotta alla povertà come una delle sette iniziative Faro del progetto. L'iniziativa Faro era chiamata, infatti "Piattaforma europea contro la povertà". Per la sua realizzazione, a livello UE, la Commissione intendeva adoperarsi per:

– creare una piattaforma di cooperazione per adottare misure concrete volte ad alleviare il problema dell'esclusione sociale   anche un utilizzo mirato dei fondi strutturali, in particolare del FSE;

– elaborare e attuare programmi volti a promuovere l'innovazione sociale per le categorie più vulnerabili, combattere la discriminazione e a definire una nuova agenda per l'integrazione dei migranti.

– valutare l'adeguatezza e la sostenibilità dei regimi pensionistici e di protezione sociale e riflettere su come migliorare l'accesso ai sistemi sanitari.

A livello nazionale, gli Stati membri dovevano, dal canto loro, cercare di sensibilizzarsi sul problema, cercando, inoltre, di utilizzare appieno i propri regimi previdenziali e pensionistici per garantire un sufficiente sostegno al reddito e un accesso adeguato all'assistenza sanitaria.

Siamo, pertanto, di fronte ad una richiesta d'inclusione della marginalità e di sostegno alla disoccupazione ed all'inoccupazione che non si limita all'individuazione di forme di sostegno al reddito; ma, anche, della possibilità d'accesso ai servizi sanitari e a servizi di formazione ed inclusione.

Limitandoci per il momento, tuttavia, esclusivamente al problema dell'introduzione di un reddito minimo garantito o salario di cittadinanza, vediamo che ad esempio, contrariamente alla situazione italiana, il quadro europeo presenta in molti paesi diverse misure di sostegno e queste, alla fine, permettono a quelle società di affrontare in maniera meno traumatica la flessibilità del lavoro e i periodi di crisi occupazionale. Nella situazione italiana potrebbero rappresentare inoltre anche una difesa contro i fenomeni di delinquenza e corruzione diffuse in diverse aree territoriali afflitte da problemi dl ritardo dello sviluppo, come quella meridionale.

In un periodo come quello che stiamo attraversando, in cui la disoccupazione, specie giovanile, sta assumendo livelli insopportabili e dove spesso molte aziende sono costrette a ridurre i propri occupati, misure di sostegno alla disoccupazione di lunga durata e all'inoccupazione diventano essenziali per la pace sociale e la convivenza civile. Quando, come nella situazione italiana, la crisi economica si esprime nella riduzione del reddito delle famiglie, nella disoccupazione di massa ed a questa si accoppia una diffusa indignazione nei confronti della classe politica e dirigente del paese, la situazione può diventare esplosiva. Misure di sostegno sono quindi indispensabili e prioritarie.

 E' per questo che è indispensabile che lo Stato metta in campo delle iniziative volte a garantire a tutti dei diritti universali: un salario di cittadinanza, un tetto, l'istruzione, la salute, la tutela complessiva dell'ambiente, la possibilità del reinserimento nel mondo del lavoro.

Sarebbe utile consentire un accesso alle strutture pubbliche del lavoro per tutte le risorse marginali, disoccupate ed inoccupate in cambio di un reddito di solidarietà attiva, adeguatamente disciplinato. E' interessante a questo proposito l'iniziativa della Regione Lazio in base alla legge regionale 4/2009: istituzione del reddito minimo garantito, con fondi a suo tempo stanziati sino al 2011. Sostegno ai redditi in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati. - Data del Provvedimento 20/3/2009.

Contenuti principali della legge sono che i beneficiari sono i disoccupati, gli inoccupati, i precari e i lavoratori privi di retribuzione che abbiano residenza nella regione Lazio da almeno 24 mesi, siano iscritti nell'elenco anagrafico dei centri per l'impiego (con l'eccezione dei lavoratori privi di retribuzione), abbiano un reddito personale imponibile non superiore a 8mila euro nell'anno precedente la presentazione dell'istanza, non abbiano maturato i requisiti per il trattamento pensionistico.Ai disoccupati e agli inoccupati viene corrisposta una somma di denaro non superiore a settemila euro annui. E' previsto che i percettori del reddito debbano accettare le proposte di lavoro indicate dagli uffici dell'impiego.

Tutto è ovviamente perfezionabile e migliorabile ma riteniamo che nei programmi elettorali delle forze politiche che si presentano per le prossime elezioni politiche questo tema dovrebbe essere maggiormente sottolineato pur se, in effetti, è già presente sia all'interno dell'Agenda Monti sia nelle proposte di SEL e del PD.

A pagina 18 del documento programmatico, ormai comunemente definito " Agenda Monti " si dice:

"La crisi e la recessione hanno creato nuove povertà e aggravato il disagio dei tanti italiani che già erano ai margini della società o si trovano a rischio d'esclusione sociale.Il Governo ha completamente ridisegnato la social card, trasformandola in un vero strumento d'inclusione attiva nella società, con servizi legati all'effettiva ricerca di lavoro o inserimento in attività organizzate a livello locale. E' un'esperienza che dovrebbe essere generalizzata studiando come creare un reddito di sostentamento minimo, condizionato alla partecipazione a misure di formazione e di inserimento professionale.Anche i servizi sociali territoriali, che hanno sofferto nella stretta della finanza pubblica, devono essere riconosciuti nella loro importanza fondamentale, trovando una soluzione di finanziamento strutturale e di lungo periodo.Infine bisogna giocare la partita di un vero e proprio piano per l'autosufficienza."

Non ripetiamo quanto più volte espresso da SEL e dal PD sull'argomento ma sottolineiamo ancora l'importanza che gli ammortizzatori sociali in Italia prevedano da subito un forte sostegno nei confronti degli esclusi dal lavoro. A maggior ragione, proprio adesso che nel nostro sistema  di Welfare si sono ottenuti maggiori margini complessivi grazie ad una riforma pensionistica che, con tutti i problemi da affrontare (in particolar modo il livello pensionistico che raggiungeranno a suo tempo le attuali nuove generazioni), rimane comunque una delle più equilibrate, in rapporto alla previsione della durata media di vita e della percentuale di futuri pensionati sulla popolazione attiva, del quadro europeo.

 

 

 

 

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