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mercoledì 22 settembre 2010

LA QUESTIONE UNICREDIT

 

Con un solo grande colpo di mano gli avversari storici e quelli nuovi si sono alla fine liberati della scomoda presenza di Alessandro Profumo alla guida del Gruppo Unicredit.

Per capire il bisogno di effettuare questa mossa , bisogna cercare di comprendere quale sia stato l'interesse dei principali protagonisti e quali caratteristiche del manager fossero considerate ormai insopportabili.

Partiamo da quest'ultimo aspetto: Alessandro Profumo ha sempre indirizzato le sue azioni ad un criterio  di efficienza e di dedizione al progetto di miglioramento e potenziamento del gruppo bancario Unicredit.

La sua "mission"  ha seguito forse l' etica dello spirito calvinista e di certo appartiene alla tradizione culturale europea della concezione del ruolo sociale ed etico dell'impresa dove l'incremento della sua ricchezza e dimensione sono viste come una opportunità  di crescita per i suoi partecipanti ( impiegati , dirigenti e clienti), per gli  azionisti e per il Paese a cui si riferisce.

La sua azione quindi, al di là della comprensibile valorizzazione personale, è sempre stata tesa alla valorizzazione delle risorse( capitale e lavoro) affidate alla sua gestione. Sta in questa motivazione culturale profonda la sua richiesta di indipendenza dalla politica e dalle ingerenze locali e/o particolari che lo hanno portato ad essere definito "mister arroganza".

Gli altri protagonisti della vicenda sono costituiti dai principali gruppi di azionisti di riferimento che sono attualmente:

-         il gruppo tedesco e fondi d'investimento internazionali ( con Allianz al 2,2%)  che detengono ca il 16%

-         Mediobanca ( che grazie all'ultima sottoscrizione di aumento dei capitale ha superato il 6,7%)

-         Il gruppo delle Fondazioni ( principalmente Verona, Torino e Roma, regione Sicilia e Banco di Sicilia) ca. 13%

-         Importanti privati come Maramotti, Pesenti, Ligresti ecc. con ca.  1,50%

-          Libici  7,4%

 

Molti di questi azionisti,per ragioni diverse, hanno avuto motivo di forte contrasto con Profumo  a partire da due questioni generali ch si sono sommate a quelle particolari di ciascuno:

1)      La paura che l'incremento dell'investimento libico potesse portare ad una diluizione delle quote possedute, diminuendone il peso specifico.

2)      Il fatto che in seguito alla crisi finanziaria e alle ulteriori recenti indicazioni scaturite da Basilea 3 si dovesse procedere ad un ulteriore rafforzamento del capitale della Banca con la necessità di sottoscrizione di capitale( in mancanza del quale si sarebbe sopportato un ulteriore ridimensionamento delle quote).

 

 Questa situazione è stata imputata alla gestione dell'ex A.D. specialmente per quanto riguarda l'attuale riduzione della capacità di reddito del Gruppo ed il peso nel bilancio passato delle minusvalenze rivenienti da titoli tossici ( compreso il fair value su operazioni di  derivati con  controparte e in alcune situazioni non più assistiti da contratti con la clientela).

Passato il momento della festa ( valorizzazione del  titolo, acquisizioni ed utili) la crisi globale ha portato ad una riduzione degli utili ed alla necessità della ricapitalizzazione della Banca. Gli azionisti si sono ritrovati quindi ,nel recente passato, nella condizione di dover subire una riduzione del valore del titolo,la mancata distribuzione dei dividendi e la richiesta di fornire capitali freschi.

 

 Per quanto riguarda le motivazioni particolari di ognuno di questi gruppi di azionisti  la saldatura dei contrasti è avvenuta grazie al recente aumento della presenza dei capitali libici nella Banca:

 

a)      I tedeschi ed i fondi d'investimento internazionali vicini si sono sentiti relegare in un ruolo più marginale nella governance della Banca.

b)      Il gruppo delle Fondazioni ha avuto un contraccolpo dalla decisione di Profumo di fondere le diverse attività italiane ( Corporate. Private. Retail) che presentavano ognuna una Direzione Generale a Verona, Roma e Torino e Milano in una grande Banca con unica Direzione Generale. Questo processo ha permesso di individuare ca. 4.500 esuberi per cui è in corso una trattativa con i sindacati del settore. Tutto questo ha comportato ancora una riduzione dei vantaggi per le città che ospitavano le Direzioni Generali e per le relative amministrazioni locali.

Il forte inserimento della Lega all'interno delle Fondazioni ha inoltre portato la stessa ha chiedere nel passato recente una maggiore incidenza sulle decisioni della Banca con l'intento di ottenere maggiori finanziamenti nei confronti della piccola e media impresa del territorio del Nord.

La maggiore presenza dei Libici e la possibile ulteriore richiesta di capitali conseguente A Basilea 3  potrebbe averli portati a ritenere compromesso il proprio peso politico all'interno della Banca  e considerare proprio Profumo il responsabile di questo processo-.

 D'altra parte  politicamente Profumo si è collocato apertamente all'interno di quel settore di borghesia illuminata che rimane in Italia distante dall'asse Lega/ Berlusconi – Profumo personalmente, così come Passera di Banca Intesa,  ha partecipato alle primarie per la scelta di Prodi come leader dell'Unione.

 La conquista di una grande Banca del Nord è stata una esigenza più volte  espressa da Bossi          ,    così come anche  la preoccupazione per l'ingresso libico che è stato il pretesto per             saldare il fronte dell'opposizione.

 

c)      Mediobanca è stata utilizzata come cavallo di Troia da Geronzi, in accordo con Berlusconi, per realizzare il proprio progetto di neutralizzare la presenza ostile di Profumo/Unicredit( tra i soci di maggioranza di Mediobanca) in una possibile operazione di integrazione/fusione fra Generali e Mediobanca che sposterebbe definitivamente  il controllo della finanza italiana sotto le ali di Geronzi e con un rapporto privilegiato con Berlusconi. Da parte sua Berlusconi avrebbe avuto in cambio un importante appoggio finanziario ( che Geronzi gli ha sempre accordato fin dai tempi in cui gestiva  Banca di Roma)e la neutralizzazione di un personaggio indipendente, fastidioso,legato all'area di sinistra e a capo della più grande Banca del paese.

 All'interno di Unicredit si salda così ancora di più l'alleanza fra Bossi e Berlusconi con la benedizione esterna , lontana e benevola del Col. Gheddafi.

Il rischio di questa operazione, come già avverte lo stesso Bossi, è  che questo egoismo localistico italiano abbia decapitato uno dei principali gruppi finanziari espressi dall'Italia rischiando di mandarlo nelle braccia dei capitali stranieri( con il trasferimento della governance, ad eccezione del mercato italiano, ai tedeschi)

Questo modo di gestire un gruppo  di tale importanza internazionale, reso grande anche dal lavoro e dalla dedizione di tutti coloro che ci lavorano, è indice della  modesta statura attuale  del nostro Paese,  in cui il massimo che si riesce a fare è quello di tentare di arraffare  il pezzo di torta rimasto, incapaci di prepararne una più grande  per tutti-

 Ancora una volta prevale la logica  di parte su quella dell'interesse generale del  Paese.

Giuseppe Ardizzone

 

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