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lunedì 6 settembre 2010

Una nuova fiscalità per la crescita

 

 

 

UNA NUOVA FISCALITA' PER LA CRESCITA

 

 

L'autunno ci riporta la ripresa del dibattito politico ed in primo luogo  la constatazione che se la crisi economica è per lo meno tamponata  e vi sono, a detta dei principali banchieri  mondiali Bernanke e Trichet , segnali diffusi di ripresa è anche vero che la stessa cammina a diverse velocità all'interno degli stessi Paesi Europei e appare  complicata  dalla contestuale presenza di problemi di occupazione.

Il presidente di confidustria Emma Marcegaglia  lamenta il ritardo della nostra economia e una politica di governo che si è mostrata troppo episodica e priva di un disegno di sviluppo complessivo. Per ripartire è necessario, afferma, un nuovo patto sociale con l'obiettivo di aumentare i salari insieme ad una  maggiore produttività delle aziende e con la  riduzione delle tasse su imprese e lavoratori.

 "La pressione fiscale per chi paga le tasse - ha detto Marcegaglia - è troppo alta, soprattutto su imprese e lavoratori".

D'altra parte che sia necessario non limitarsi ad una politica di stabilità , indispensabile data  la situazione del nostro debito pubblico, ma  che sia venuto il tempo di programmare   la crescita è un obiettivo indispensabile  dettatoci anche dalla stessa Europa.

In questi giorni infatti  è previsto la riunione  dell'Ecofin che ha l'obiettivo  di stimolare i vari membri  a mettere in atto una politica economica comune le cui linee fondamentali sono individuabili con due sigle"SCP" e "NRP"  dove la prima sta per  " Stability  and convergence program"  ed è stata adottata anche dal nostro  Governo con le recenti manovre finanziarie  mentre la seconda " National Reform Program" , vale a dire  una politica nazionale di riforme che sviluppi la capacità competitiva del Paese, ci vede ancora in una fase di  impostazione.

Su quali temi il ministro Tremonti ed il Governo intendono  muoversi? Lo ha dichiarato in una recente intervista  a Repubblica lo stesso Ministro Tremonti. "Sulla competitività abbiamo messo a fuoco alcuni punti essenziali. Indicativamente, per ora sono otto: la competizione con i giganti; il costo delle regole; il Sud; il nucleare; il rapporto capitale-lavoro; il fisco; il federalismo fiscale; il capitale umano, cioè ricerca scientifica e istruzione tecnica."

Se finora tuttavia la  dichiarazione  di inesistenti margini di manovra  , da tutti condivisa, non ha permesso di  affrontare seriamente questi problemi oggi sembra che la volontà di ragionare sulla riforma  fiscale apra il dibattito su dove e come reperire le fonti necessarie. Lo stesso Tremonti nella citata intervista  afferma che bisogna " allargare e semplificare la base imponibile, ridurre le aliquote, concentrare il "favor" fiscale su tre voci essenziali: famiglia, lavoro, ricerca " .

 D'altra parte lo stesso Presidente del Consiglio annuncia  che alla riapertura delle Camere il suo governo chiederà la fiducia al Parlamento su cinque punti programmatici in cui attuare le riforme fra cui al primo posto c'è proprio la   riforma tributaria e il federalismo fiscale.

Se fino ad oggi pertanto si è cercato di recuperare risorse dal taglio della  spesa dello Stato e dalla lotta all'evasione fiscale ( operazione che quest'anno ha permesso il recupero di ca 9 mld) oggi si pone  il problema di percorrere una terza strada  quella di recuperare risorse da una modifica  del sistema tributario. Tuttavia al di là delle generiche affermazioni della volontà di agevolazione nei confronti delle famiglie , del lavoro e delle imprese sarà importante capire chi pagherà di più e come.

Da parte nostra, credo che il PD  non possa che ribadire la necessità del trasferimento  del carico fiscale dalle fasce deboli a quelle più ricche e dal reddito al patrimonio.

E' necessario riprendere con forza il discorso della tassazione della rendita finanziaria ( già operato in paesi come la Gran Bretagna con un incremento dal 18% al 28%) e adottare una imposta progressiva sul reddito che modifichi in maniera significativa le aliquote sui redditi superiori ai 150.000 euro annui.

Riguardo alla tassazione  finanziaria non mi stancherò di suggerire, in leggera polemica  con la posizione ufficiale del PD , che  bisognerebbe .

1)      aumentare l'aliquota su ogni tipo di rendita finanziaria  dall'attuale 12,50% al 20% compresi i titoli di stato ( questi ultimi esclusi dalla proposta del PD)

2)      mantenere l'aliquota sui depositi bancari al 27% ( il PD afferma  che anche su questo tipo di deposito l'aliquota debba essere portata al 20%)  .

Questo passaggio è importante  perché consentirebbe  ad un paese che è ancora fra i dieci più ricchi del mondo di fare un esame di coscienza e recuperare le risorse necessarie per il suo sviluppo. Si avrà il coraggio di toccare  queste sacche di privilegio? Sarà comunque importante indicare che esiste questa possibilità per trovare le risorse necessarie alla ripresa  e che scelte diverse non possono che essere dettate da interessi di parte.

 

Roma,  5 /9/2010                                                                                    Giuseppe Ardizzone

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