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lunedì 7 giugno 2010

TASSIAMO LA RENDITA FINANZIARIA




E' giunto il momento di tassare la rendita finanziaria, anche se in maniera selettiva.
 Lo impone la crisi economica ma, ancora di più, la necessità di migliorare il rapporto deficit/PIL e ridurre programmaticamente il debito pubblico, fra i più alti del sistema Europa.
E' dei giorni scorsi il giro di vite che porterà nelle casse dello stato ca. 25 Mld di euro  grazie alla manovra aggiuntiva predisposta dal Ministro Tremonti, ma meraviglia il fatto che  non si sia toccato, neppure da lontano, l'argomento di un maggiore tassazione  a carico della rendita della Finanza-
In questo momento esiste già una differente tassazione fra i proventi (interessi) finanziari dei depositi bancari,a cui viene  applicata la ritenuta del 27%, e la tassazione sugli interessi dei titoli obbligazionari, di Stato e sui dividendi azionari.
 Senza entrare nelle varie casistiche e differenziazioni fra persona fisica e società e fra il possesso o meno di quote societarie ( azioni)  qualificate,  si potrebbe tranquillamente considerare la possibilità di un aumento dell'aliquota applicata almeno al 20% rispetto all'attuale 12,50%-
In tal modo, si lascerebbe comunque una maggiore appetibilità nei confronti del deposito bancario e  si rimarrebbe  su livelli abbastanza simili a quelli applicati nel resto dell'Europa.
Diverso dovrebbe essere invece l'intervento sul Capital Gain, la cui maggiore tassazione ( almeno al 30% rispetto ai casi previsti in cui attualmente si paga il 12,50%) passerebbe in questo momento a furor di popolo semplicemente se le forze della Sinistra avessero la determinazione necessaria a portare avanti una proposta di questo tipo.
Insieme a questa sarebbero necessarie altre due misure immediate:
1)      Impossibilità di detrazione delle minusvalenze realizzate nelle trattazioni di borsa.
2)       Divieto di vendita allo scoperto dei titoli  sul mercato borsistico ( copiando immediatamente quanto già attuato dalla Germania ed adoperandosi insieme alla stessa per l'applicazione di questa misura su tutti i mercati europei ed almeno occidentali) .

Tutte misure che se da un lato scoraggiano la speculazione,  in ogni caso chiedono un maggior contributo a chi ha ottenuto dei guadagni  senza un  particolare sforzo produttivo.

Si è sentito più volte in questi ultimi tempi accennare al tema della tassazione delle rendite finanziarie da parte sia del PD che del sindacato CGIL ,ma queste affermazioni non si sono poi tradotte né in proposte semplici ed articolate che mostrino con chiarezza il possibile maggiore introito per lo Stato, né hanno assunto il carattere della parola d'ordine politica adatta a creare un movimento d'opinione e di lotta sull'argomento.
Sicuramente la strada dell'emendamento parlamentare non è la sola da percorrere; insieme a questa vanno adottati tutti gli strumenti di mobilitazione e di diffusione adatte alla creazione di un movimento di opinione sul problema.
Non ci concentriamo in questo articolo sulla possibilità di agire anche su altri settori della rendita e/o addirittura sul patrimonio.
Scelte così importanti e radicali dovrebbero essere prese in considerazione solamente se ritenute indispensabili per il successo di un progetto politico importante di rinascita e sviluppo del Paese i cui termini programmatici non ci sembrano ancora presenti né tra le forze d'opposizione né di governo.



Roma, 7 giugno 2010               Giuseppe Ardizzone

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