Pagine

venerdì 26 giugno 2015

MASTRU CIFULIANU


Reinterpretazione

di un'antica favola siciliana


C’era una volta, e ancora c’è, una terra cinta dal mare.
Arsa dal sole e con dentro un monte che sbotta e sprizza sassi di fuoco!
In un tempo che c’era e or non c’è più, accadde una storia che forse è vera !
Così la ricordano e così era, e se così non  sarà, in altro modo sarà!

                    

 Chi la racconta era una nonna, col viso schiarito da un  lume a petrolio,
Quando non c’era la televisione e neanche la radio d’ascoltare.
Si stava seduti accanto alla “conca” ,cercando il calore  per riscaldare,
mentre le braci e le parole creavano un mondo tutto da immaginare.

                    
In un paese che non so, viveva un  bravo calzolaio che tutti conoscevano come” Mastru Cifulianu “. Stava al lavoro tutto il giorno e spesso non aveva neanche il tempo per andare a casa a mangiare, nonostante  la sua abitazione fosse solo  ad un isolato di distanza dalla bottega.
Così stando le cose, la moglie, che sapeva quanto gli piacessero i legumi, verso metà mattinata, metteva a sobbollire dei fagioli  in una pentola di coccio con un rametto di salvia e uno spicchio d’aglio e quando erano quasi pronti , per l’ora di pranzo, toglieva la pentola dal fuoco , aggiungeva dell’olio d’oliva a crudo e di corsa usciva da casa per portare il tutto alla  bottega .
Quando Mastru Cifuliano vedeva arrivare la moglie, le faceva mettere la pentola su di un tavolino accanto, nell’attesa di mangiare quei benedetti fagioli. La pentola, che era di coccio, manteneva nel frattempo il suo calore e  i fagioli continuavano a sobbollire insieme all’olio d’oliva, che era stato aggiunto, espandendo per tutto il vicinato un profumino da leccarsi i baffi.
Attratti da quell’odore, si presentarono alla porta di Mastru Cifulianu dei briganti!
Erano brutti ceffi, con la barba ispida e non rasata e gli occhi cattivi  che, al solo guardarli, sentivi che quel giorno non avrebbe portato niente di buono:
-     Mastru Cifuliano ……….  vi trattate bene!!! Il profumo dei vostri fagioli si sente per tutto il paese e voi non vi degnate di dividerli con i vostri ospiti. L’ospite è sacro!…….. e non accontentarlo…… è una grave offesa!
      
Così dicendo, il capo dei briganti  si avvicinò alla pentola e la scoperchiò: 
-   Ma che meraviglia è questa? Com’è che i fagioli stanno bollendo senza fuoco?
Mastru Cifulianu sapeva di non poter combattere contro i  briganti usando la forza. Questi erano in maggior numero ed  armati; inoltre, erano  balordi disposti a tutto,  avvezzi ad una vita di violenza . Così, pensò che se non poteva liberarsi di loro con la forza doveva provare  ad usare l’astuzia  e disse:
-  Ah! ….  se sapeste!  …..  Io sono un uomo fortunato! Questa che vedete è una  pentola magica!  Quando ho fame la riempio d’acqua e quando  non c’è nessun altro attorno le dico “Pentola lavora, io sono il tuo padrone” e come per miracolo essa si riempie del cibo che desidero e lo cucina senza bisogno della brace.
-  Ma….. attenzione! …  Basta che ci sia qualche altro  presente  o che cerchi di costringermi ad usarla con la forza, la pentola non funziona più. Si ribella e non lavora!
- Ah!  Ah!  Ah!  .... - rise divertito – ma i fagioli sono pronti e vi invito a  mangiare.

            

I briganti non si fecero pregare due volte e cominciarono a mangiare con avidità, condendo il tutto con sonori rutti. Quando ebbero finito, il loro capo si rivolse a Mastru  Cifuliano dicendogli:
-Bravo!…Bravo! …e volevate tenere questo ben di Dio tutto per Voi, quando, come avete visto, abbiamo tante bocche da sfamare? Non pensate alle nostre mogli ed ai nostri figli? Noi abbiamo bisogno! Non è per cattiveria, ma questa pentola ce la dovete dare.
E Mastro Cifuliano , di rimando
-Ma prendetela pure! Solo che non v’aspettate che funzioni. Ve l’ho detto, è una pentola capricciosa e non sente ragioni. Con la forza non funziona. Non dite che non vi ho avvisato!
Bene, bene, non preoccupatevi. -rispose il capo dei briganti-Ci penseranno le nostre mogli a farla funzionare. Tenete! - e, buttando due soldi sul tavolo, aggiunse-  questi sono per la pentola. Non andate a dire che ve l’ho presa senza pagarla. -
Così dicendo, si alzò dalla sedia e rivolto ai suoi compari, gridò: Andiamo. -Lasciando il povero Mastru Cifuliano più confuso che persuaso.
 Ma guarda che confusione per una pentola di fagioli!
 Non aveva più voglia di restare in bottega. Si era fatto anche tardi e gli venne voglia di tornare a casa. Chiuse i battenti di legno spesso della porta e si avviò. Era ormai giunto l’imbrunire, quando il sole, al tramonto, lascia gli ultimi fuochi di colore al buio delle tenebre. La campagna intorno perdeva già la definizione dei suoi particolari per lasciarsi andare ad un gioco di sagome di alberi e cespugli, che si stagliavano sullo sfondo di un cielo, ancora chiaro, che perdeva colore.
La casa non era lontana e vi arrivò presto.  La moglie lo accolse   sull’uscio e lui, rapidamente, le raccontò tutto, suscitando esclamazioni di sorpresa e di spavento.
Poi, pian piano, la calma ritornò nella casa e marito e moglie si sedettero fuori, davanti all’uscio, ad aspettare il sonno della notte. In lontananza, qualche cane abbaiava rompendo quel silenzio di pace, che li circondava. La notte era calda e limpida. La luna, alta nel cielo, porgeva la gobba a ponente con accanto due stelle luminose.  Una era più piccola, ma l’altra sembrava una candela accesa nel cielo. Il sonno non tardò ad arrivare e marito e moglie si alzarono ed andarono a dormire.

L’indomani , tutto soddisfatto, il capo dei briganti invitò a casa  tutta la sua ciurmaglia, comprensiva di mogli e figli  per far ammirare a tutti i poteri della nuova pentola. L’allegria si trasformò, tuttavia presto in rabbia. Le urla e le maledizioni si unirono ai bisticci ed ai rimproveri della moglie che gli rinfacciava di essersi fatto prender per il naso da un semplice artigiano.  Gli altri componenti della banda giurarono e spergiurarono di aver visto con i loro occhi la pentola fare il suo dovere, tanto che avevano “sbafato fagioli a sazietà”, ma il gruppo delle mogli non ne volle sapere gridandogli in faccia che erano  sicuramente ubriachi e si erano fatti fregare come degli “scunchiuruti” privi di senno.
La  vedremo! Vi farò vedere io  chi è “scunchiurutu”  e chi , alla fine, rimane fregato! Mastru Cifuliano siete morto-gridò il capo,  sbattendo con forza il pugno sul tavolo e facendo sobbalzare tutti attorno dallo spavento.- Tutti con me! Andiamo a prendere quel cane morto!
Furono fuori in un attimo,  come una folata di vento rabbioso, decisi a vendicarsi . Arrivarono subito alla bottega  di Mastru Cifuliano e, senza dargli il tempo di spiegarsi o di reagire, lo picchiarono e ,ormai privo di sensi, lo misero legato in un sacco per portarselo dietro e buttarlo dalla scogliera.

                                                     
Mastru Cifuliano si sveglio, in preda agli scossoni, in piena oscurità. Sentiva le ossa rotte ma era ancora vivo ! Era legato mani e piedi e rinchiuso dentro un sacco, ma riusciva a respirare. Lo stavano tasportando sicuramente con un carro e sentiva tutte le scosse del terreno accidentato.
Ad un tratto,  il carro si fermò e sentì i briganti scendere.
Mastru Cifulianu mi sentite? – gridò il capo dei briganti-  Vi sento , vi sento- rispose lui.
Bene, allora, alla faccia vostra, prima di buttarvi nel mare dalla scogliera e fare piazza pulita della vostra persona, noi ce ne andiamo a mangiare!
Se avete fame ,vi possiamo dare ,qualche stronzo di cane! Lo volete? Aah.. lo volete?
Non voglio!...Non voglio!.. – ripeteva, gridando disperato Mastru Cifuliano –
I briganti si allontanarono per andare a mangiare e lasciarono così il povero Mastru Cifuliano solo sul  carro, chiuso dentro un sacco a lamentarsi gridando : Non voglio! Non voglio!
Non voleva morire e continuò a gridare disperato “non voglio” per tanto tempo, quando, ad un certo punto, sentì avvicinarsi qualcuno  che, con voce sconosciuta e timorosa, gli chiese:
-Cos’è che non volete? Che ci fate chiuso in un sacco?
Mastru Cifuliano rispose :
-Non voglio la figlia del Re. Me la vogliono fare sposare contro la mia volontà. Io sono sposato ed amo mia moglie e loro per costringermi mi hanno messo nel sacco.
-Ma cosa dite? – rispose l’uomo- io sono un povero pastore e sarei stato ben felice di sposare la figlia del re  e di avere una vita diversa e con tante ricchezze!
- Allora prendete il mio posto- gli disse subito Mastru Cifuliano-Mettetevi nel sacco al posto mio e nessuno se ne accorgerà. Arriverete a corte , davanti alla figlia del re,  e nessuno potrà impedirvi di sposarla.
- Dite che si può fare? –rispose il pastore
- Certo, ma sbrighiamoci – disse Mastru Cifuliano- i gendarmi stanno tornando.
In fretta e furia , il pastore aiutò Mastru Cifulianu a liberarsi e questi, a sua volta, lo aiutò a mettersi nel sacco , al suo posto, sopra il carro. Detto fatto, si allontanò rapidamente portandosi con sé il gregge del pastore.
Dopo un po’ i briganti furono di ritorno satolli ed ubriachi. Vedendo tutto a posto ed il sacco con dentro il presunto Mastru Cifuliano esattamente dove era stato lasciato, senza sospettare nulla, ripresero il viaggio verso la scogliera e ,appena arrivati, buttarono dall’alto,  nel mare, il malcapitato pastore , interrompendo il suo sogno di nobiltà.
Quale fu la loro sorpresa quando sulla strada del ritorno scorsero Mastru Cifuliano circondato dal suo nuovo gregge di pecore!?!
Questa proprio non ci voleva, pensò Mastru Cifulianu, scorgendo i briganti, Ed ora che gli dico? Cosa faccio? Poi con un radioso sorriso  andò loro incontro dicendo:
-cari amici , finalmente  vi ritrovo. Non sapevo proprio come ringraziarvi!

 I briganti non credevano ai loro occhi.
 -Capo, ma l’abbiamo appena buttato giù dalla scogliera- dissero in molti- Questo qui è un fantasma!
-Ma quale fantasma e fantasma! –rispose Mastru Cifuliano – mi volete far credere che non sapevate che quella scogliera è miracolosa?  Vi devo ringraziare! Ogni persona che si butta in mare dalla scogliera ritorna a terra come nuovo insieme ad un gregge di pecore. Gli sterminati campi del mare  gli regalano un gregge di pecore tutto per lui! Avete capito?
 Grazie ! Grazie ! Sono per sempre obbligato ! Salutamu!  S’abbenerica!
Così dicendo si allontanò,  lasciando i briganti con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
-Ma se è così , diventiamo tutti ricchi! – disse il capo- se ci buttiamo tutti noi , con le nostre mogli ed i nostri figli dalla scogliera, avremo tante pecore e greggi  che non le ha neanche il Re.
-Vero è- risposero in coro i briganti- Di corsa,… andiamo!
E così, corsero felici  verso la scogliera, portando con sé   le famiglie, con gli occhi perduti in un sogno di ricchezza, e .....
non tornarono mai più!

 

 

 

           

 

            -

domenica 14 giugno 2015

IL GABBIANO

           

Vola il gabbiano bianco e grigio

Vola maestoso sul mare

Vola sulla terra, vola nel cielo.

 

Affascinato dall'orizzonte e dal sole

Si ferma a volte ad aspettarti per

Seguire i sentieri del tuo cuore.

 

 

Gli sono compagne le note del canto

Che, con un lieve sussurro,

Fluiscono dalle tue labbra

Gli è fedele la luce dei tuoi occhi

In cui si specchia nelle ore più cupe

 

Se la lotta e la paura lo hanno segnato,

lavalo nell'acqua fredda dell'oceano,

cura le sue ferite, stecca le sue ossa,

fa' che non si stanchi di volare

 

Lo stormo si allontana e lo reclama

e volare in mezzo   è il suo destino.

Potrà allora raccontare

dei mondi lontani conosciuti

e di come si possa volare

da soli in alto controvento.

Così in alto da bruciarsi al sole!

 

Incaponendosi capriccioso

Nelle sue passioni, lo osserverai,

Ormai vecchio, sorridere sornione

Per il piacere di volare

Avvitandosi in cielo

Incurante della morte.

 

 

Roma, 12 luglio 2004

venerdì 5 giugno 2015

MARE

 

 

 

MARE

 

 

Due strisce folte di nero e di bianco sormontano gli occhi,

fessure  sottili di luce nella roccia del volto.

Protetto  dal vocio tutt'intorno,

il vecchio siede assorto nella notte

Sulla sedia accanto all'uscio di casa.

Di fronte….. pezzi  di  nero inchiostro stellato

si confondono con la sagoma della ringhiera

e di  Salamina   che chiude l'orizzonte.

Ferro e fuoco d'Occidente e d'Oriente!

Quanti morti su quell'acqua 

che, adesso,  riflessi di  luna grande, rossastra,

incombente,  striano di colore.

Mare, succo  nero di seppia,

Mare, vita perenne di giovinezza ,di maturità,di vecchiaia.

Mare che hai portato i sogni di un ragazzo oltre l'orizzonte,

Restituiscine uno a chi ti guarda  sul finire del tempo.

.

 

31/7/2002