Reinterpretazione
di un'antica favola siciliana
In un tempo che c’era e or non c’è più, accadde una storia che forse è vera !
Così la ricordano e così era, e se così non sarà, in altro modo sarà!
Si stava seduti accanto alla “conca” ,cercando il calore per riscaldare,
mentre le braci e le parole creavano un mondo tutto da immaginare.
Così stando le cose, la moglie, che sapeva quanto gli piacessero i legumi, verso metà mattinata, metteva a sobbollire dei fagioli in una pentola di coccio con un rametto di salvia e uno spicchio d’aglio e quando erano quasi pronti , per l’ora di pranzo, toglieva la pentola dal fuoco , aggiungeva dell’olio d’oliva a crudo e di corsa usciva da casa per portare il tutto alla bottega .
Quando Mastru Cifuliano vedeva arrivare la moglie, le faceva mettere la pentola su di un tavolino accanto, nell’attesa di mangiare quei benedetti fagioli. La pentola, che era di coccio, manteneva nel frattempo il suo calore e i fagioli continuavano a sobbollire insieme all’olio d’oliva, che era stato aggiunto, espandendo per tutto il vicinato un profumino da leccarsi i baffi.
Attratti da quell’odore, si presentarono alla porta di Mastru Cifulianu dei briganti!
Erano brutti ceffi, con la barba ispida e non rasata e gli occhi cattivi che, al solo guardarli, sentivi che quel giorno non avrebbe portato niente di buono:
- Mastru Cifuliano ………. vi trattate bene!!! Il profumo dei vostri fagioli si sente per tutto il paese e voi non vi degnate di dividerli con i vostri ospiti. L’ospite è sacro!…….. e non accontentarlo…… è una grave offesa!
Così dicendo, il capo dei briganti si avvicinò alla pentola e la scoperchiò:
- Ma che meraviglia è questa? Com’è che i fagioli stanno bollendo senza fuoco?
Mastru Cifulianu sapeva di non poter combattere contro i briganti usando la forza. Questi erano in maggior numero ed armati; inoltre, erano balordi disposti a tutto, avvezzi ad una vita di violenza . Così, pensò che se non poteva liberarsi di loro con la forza doveva provare ad usare l’astuzia e disse:
- Ah! …. se sapeste! ….. Io sono un uomo fortunato! Questa che vedete è una pentola magica! Quando ho fame la riempio d’acqua e quando non c’è nessun altro attorno le dico “Pentola lavora, io sono il tuo padrone” e come per miracolo essa si riempie del cibo che desidero e lo cucina senza bisogno della brace.
- Ma….. attenzione! … Basta che ci sia qualche altro presente o che cerchi di costringermi ad usarla con la forza, la pentola non funziona più. Si ribella e non lavora!
- Ah! Ah! Ah! .... - rise divertito – ma i fagioli sono pronti e vi invito a mangiare.
E Mastro Cifuliano , di rimando
-Ma prendetela pure! Solo che non v’aspettate che funzioni. Ve l’ho detto, è una pentola capricciosa e non sente ragioni. Con la forza non funziona. Non dite che non vi ho avvisato!
Bene, bene, non preoccupatevi. -rispose il capo dei briganti-Ci penseranno le nostre mogli a farla funzionare. Tenete! - e, buttando due soldi sul tavolo, aggiunse- questi sono per la pentola. Non andate a dire che ve l’ho presa senza pagarla. -
Così dicendo, si alzò dalla sedia e rivolto ai suoi compari, gridò: Andiamo. -Lasciando il povero Mastru Cifuliano più confuso che persuaso.
Ma guarda che confusione per una pentola di fagioli!
Non aveva più voglia di restare in bottega. Si era fatto anche tardi e gli venne voglia di tornare a casa. Chiuse i battenti di legno spesso della porta e si avviò. Era ormai giunto l’imbrunire, quando il sole, al tramonto, lascia gli ultimi fuochi di colore al buio delle tenebre. La campagna intorno perdeva già la definizione dei suoi particolari per lasciarsi andare ad un gioco di sagome di alberi e cespugli, che si stagliavano sullo sfondo di un cielo, ancora chiaro, che perdeva colore.
La casa non era lontana e vi arrivò presto. La moglie lo accolse sull’uscio e lui, rapidamente, le raccontò tutto, suscitando esclamazioni di sorpresa e di spavento.
Poi, pian piano, la calma ritornò nella casa e marito e moglie si sedettero fuori, davanti all’uscio, ad aspettare il sonno della notte. In lontananza, qualche cane abbaiava rompendo quel silenzio di pace, che li circondava. La notte era calda e limpida. La luna, alta nel cielo, porgeva la gobba a ponente con accanto due stelle luminose. Una era più piccola, ma l’altra sembrava una candela accesa nel cielo. Il sonno non tardò ad arrivare e marito e moglie si alzarono ed andarono a dormire.
Furono fuori in un attimo, come una folata di vento rabbioso, decisi a vendicarsi . Arrivarono subito alla bottega di Mastru Cifuliano e, senza dargli il tempo di spiegarsi o di reagire, lo picchiarono e ,ormai privo di sensi, lo misero legato in un sacco per portarselo dietro e buttarlo dalla scogliera.
Mastru Cifulianu mi sentite? – gridò il capo dei briganti- Vi sento , vi sento- rispose lui.
Bene, allora, alla faccia vostra, prima di buttarvi nel mare dalla scogliera e fare piazza pulita della vostra persona, noi ce ne andiamo a mangiare!
Se avete fame ,vi possiamo dare ,qualche stronzo di cane! Lo volete? Aah.. lo volete?
Non voglio!...Non voglio!.. – ripeteva, gridando disperato Mastru Cifuliano –
I briganti si allontanarono per andare a mangiare e lasciarono così il povero Mastru Cifuliano solo sul carro, chiuso dentro un sacco a lamentarsi gridando : Non voglio! Non voglio!
Non voleva morire e continuò a gridare disperato “non voglio” per tanto tempo, quando, ad un certo punto, sentì avvicinarsi qualcuno che, con voce sconosciuta e timorosa, gli chiese:
-Cos’è che non volete? Che ci fate chiuso in un sacco?
Mastru Cifuliano rispose :
-Non voglio la figlia del Re. Me la vogliono fare sposare contro la mia volontà. Io sono sposato ed amo mia moglie e loro per costringermi mi hanno messo nel sacco.
-Ma cosa dite? – rispose l’uomo- io sono un povero pastore e sarei stato ben felice di sposare la figlia del re e di avere una vita diversa e con tante ricchezze!
- Allora prendete il mio posto- gli disse subito Mastru Cifuliano-Mettetevi nel sacco al posto mio e nessuno se ne accorgerà. Arriverete a corte , davanti alla figlia del re, e nessuno potrà impedirvi di sposarla.
- Dite che si può fare? –rispose il pastore
- Certo, ma sbrighiamoci – disse Mastru Cifuliano- i gendarmi stanno tornando.
In fretta e furia , il pastore aiutò Mastru Cifulianu a liberarsi e questi, a sua volta, lo aiutò a mettersi nel sacco , al suo posto, sopra il carro. Detto fatto, si allontanò rapidamente portandosi con sé il gregge del pastore.
Dopo un po’ i briganti furono di ritorno satolli ed ubriachi. Vedendo tutto a posto ed il sacco con dentro il presunto Mastru Cifuliano esattamente dove era stato lasciato, senza sospettare nulla, ripresero il viaggio verso la scogliera e ,appena arrivati, buttarono dall’alto, nel mare, il malcapitato pastore , interrompendo il suo sogno di nobiltà.
Quale fu la loro sorpresa quando sulla strada del ritorno scorsero Mastru Cifuliano circondato dal suo nuovo gregge di pecore!?!
Questa proprio non ci voleva, pensò Mastru Cifulianu, scorgendo i briganti, Ed ora che gli dico? Cosa faccio? Poi con un radioso sorriso andò loro incontro dicendo:
-cari amici , finalmente vi ritrovo. Non sapevo proprio come ringraziarvi!
-Ma quale fantasma e fantasma! –rispose Mastru Cifuliano – mi volete far credere che non sapevate che quella scogliera è miracolosa? Vi devo ringraziare! Ogni persona che si butta in mare dalla scogliera ritorna a terra come nuovo insieme ad un gregge di pecore. Gli sterminati campi del mare gli regalano un gregge di pecore tutto per lui! Avete capito?
Grazie ! Grazie ! Sono per sempre obbligato ! Salutamu! S’abbenerica!
Così dicendo si allontanò, lasciando i briganti con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
-Ma se è così , diventiamo tutti ricchi! – disse il capo- se ci buttiamo tutti noi , con le nostre mogli ed i nostri figli dalla scogliera, avremo tante pecore e greggi che non le ha neanche il Re.
-Vero è- risposero in coro i briganti- Di corsa,… andiamo!
E così, corsero felici verso la scogliera, portando con sé le famiglie, con gli occhi perduti in un sogno di ricchezza, e .....
non tornarono mai più!