Di nuovo, come oltre quarant'anni fa, una generazione di giovani chiede all'intera società di cambiare!
Si riuniscono nelle scuole perché sono il luogo eletto al dibattito ed all'approfondimento e perché ancora, come in un limbo fra la famiglia di provenienza e la società che li respinge, hanno la possibilità di parlare con gli altri simili delle paure e delle angosce che li affliggono.
Quando sei fuori… sei solo!
Di fronte a meccanismi che non controlli nel lavoro e nella società, ricattato dall'urgenza del bisogno e privo del tempo e della voglia di cercare una solidarietà ed una lotta insieme agli altri.
Ma lì no……,lì stanno insieme e possono riflettere, l'uno accanto all'altro, della loro condizione e delle prospettive che li attendono.
Insieme possono chiedere il cambiamento…. non della scuola, …No… quello è il punto di partenza…. ma di una società che esclude e non si fa carico di una grande parte di essa.
Oltre metà della ricchezza accumulata nelle mani del 10% della popolazione!
I cittadini diventati solo consumatori e non protagonisti delle scelte sul proprio futuro!
Un mondo dominato da un profitto privo di regole e di rispetto per il benessere vero della collettività e dell'ambiente!
La crescita del PIL posta come obiettivo unico, senza i necessari corollari di controllo della qualità, della partecipazione, dell' eguaglianza delle opportunità, della solidarietà e del rispetto!
Senza mettere al primo posto la mobilità sociale e la preoccupazione per il benessere del più umile al nostro interno….prima di tutto.
E' con questa società con queste preoccupazioni e limiti che i nostri giovani oggi , come sempre, vogliono fare i conti.
E non li si accusi di ideologismo! Essi chiamano in causa solo una parola da tutti abusata e da pochi adoperata: il senso di solidarietà e di responsabilità sociale.
Su questo terreno si possono incontrare, valutare e rispettare anche posizioni diverse, animate tuttavia da buona volontà .
Il nostro Presidente della Repubblica , eterno giovane nonostante gli anni, ha capito tutto questo e lo ha espresso con chiarezza nel suo messaggio alla Nazione in occasione della fine dell'anno. Chiede al nostro Paese uno scatto di generosità, d'impegno, di capacità di sacrificio, di responsabilità, di rispetto e di solidarietà. Chiede a tutti di osare di credere nella possibilità di migliorare il nostro paese e di dare spazio ed accoglienza in primo luogo a tutti quelli che non ne trovano ed una opportunità di lavoro e di miglioramento.
Tutte parole che molti ascolteranno con un sorriso beffardo nel volto:espressione della propia incapacità e debolezza.
Le sfide che un mondo cambiato ci pone sono enormi ma non sono superiori a quelle che i nostri padri hanno affrontato nel loro passato.
L'avidità , l'egoismo, la violenza, la povertà economica e morale sono stati sempre nostri compagni nella storia e dentro di noi. Ma ,ogni giorno possiamo essere migliori come persone , e come società a cui apparteniamo e scegliere con generosità un futuro migliore per tutti .compressi i nostri ragazzi.
E se per far questo dobbiamo cambiare : facciamolo!
La nostra classe dirigente si assuma la responsabilità di aprire i propri palazzi a qesti giovani , offra loro la propria capacità organizzativa, la propria esperienza e si adoperi per offrire i canali della rappresentanza in modo che l'energia e la volontà di cambiamento dei giovani diventino il lievito per la crescita equilibrata dell'intero corpo sociale.
Non facciamo si che i nostri figli rimangano soli e inascoltati da chi è troppo vecchio per ricordare cos'è la bellezza e la speranza .
Mentre si aggirano per i palazzi del potere dei personaggi squallidi, servi lecchini malati di avidità, qualche funzionario responsabile penserà di avvisare il capo del governo dicendogli:-"Capo, gli studenti ..i precari…gli immigrati…. i disoccupati …………….il popolo ha fame! Ma il Capo, blandendolo con il suo sorriso più rassicurante e accattivante, gli risponderà: Dategli delle " brioches"!
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