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martedì 12 maggio 2015

'68

 

 

 

 

 

Un cappotto rosso e dei capelli neri

Sul suo viso da cerbiatto

Parlava tesa e fremente tra i fumi di cento sigarette

E già sapevo che un giorno l'avrei guardata negli occhi

Per chiederle tutto.

 

L'assemblea continuava

Ed io l'avevo attesa per anni.

L'aria sapeva di Pisa ,Bologna, di Trento.

A Roma………………non si aspettava più.

 

Il rosso delle bandiere  era spiegato al vento

 quel giorno di maggio che per la prima volta  scendevo in piazza

E ricordo il distintivo

Che  una faccia sconosciuta mi appuntò sul petto.

 

Era facile cantare la rabbia e l'amore

Aspettando insieme la risposta alle idee.

Già il partito mi chiedeva tanto

Quando nelle nostre riunioni

Parlasti del mio sorriso e la storia appena

Iniziata  era impedita  da un altro amore.

Quante volte eppure stringesti le mie mani

Quando la paura ci prendeva e zitti si andava avanti

E mi domando se qualche volta

pensi a quei tempi…ora che avrai dei bimbi!

E mi chiedo cosa dirai loro se , adulti,

ti parleranno di ciò di cui  Noi …parlavamo

O avrai già dimenticato quando…..

piangendo mi dicesti …. Resta!

 

 

Facevo le smorfie agli elogi di Stalin

Poi che te ne sei andata,

quando qualcuno diceva che la rivoluzione era alle porte

e invece la gente se ne andava via.

Eppure , era vero che insieme la speranza era tanta 

E la sua forza tremenda.

 

Tornò Milano a farci innamorare.

Quando Lei arrivò, parlava dei cattolici

E sembrava sempre dentro una casa di vetro

A perdersi nei suoi mille impegni.

 

Ci ritrovammo a parlare , già stanchi

E l'amicizia ci spinse a guardare gli anni vissuti,

preconizzando il significato politico del privato.

 

 

Oggi ne parlerei ancora

Ora che gli anni sono passati

e il lavoro ci tiene lontani da noi stessi.

Eppure la forza è ancora intatta

E la rabbia è lì , intera , terribile, presente

E il dolore dell'abbandono è tanto

Quando non posso fare a meno di considerare

Quei giorni il nostro punto di  riferimento.

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