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martedì 12 gennaio 2016

DEVIANZA, INNOVAZIONE , RESPONSABILITA'


 


Spesso le giovani generazioni, al momento di entrare nell'età adulta e di cercare una collocazione all'interno della società, vivono momenti di profondo malessere.
In passato, negli anni '50, '60 e fino a tutti gli anni '70, in Italia, questo passaggio   veniva realizzato attraverso il concorso di diverse esperienze che, sommandosi, contribuivano a ad aiutare i giovani alla progressiva socializzazione. Pur avendo come luogo privilegiato della crescita il gruppo degli amici più fidati, con cui scambiava idee, sensazioni ed esperienze, i luoghi degli incontri, della socializzazione e delle conoscenze erano molteplici.
Oltre alla famiglia d'origine ed allargata, la scuola e le amicizie giovanili, ulteriori luoghi d'incontro erano costituiti dalle parrocchie, dai gruppi sportivi e dalle associazioni culturali, religiose e politiche. Ognuno, in base ai propri interessi, cercava di trovare il modo di svilupparli partecipando a queste realtà organizzative, dove incontrava altri giovani motivati come lui, delle strutture che gli richiedevano un preciso impegno, degli adulti con la cui esperienza e spesso anche con la cui autorità doveva confrontarsi.
Vi era un percorso di socializzazione che inevitabilmente comportava il confronto con il coetaneo e l'adulto all'interno del processo di formazione dei valori e del sistema generale dei diritti e dei doveri. Tutto questo, all'interno d'obiettivi e interessi condivisi e, pertanto, motivanti che si aggiungevano a quelli istituzionali ed in qualche modo immodificabili costituiti dalla scuola e dalla famiglia, che erano dati e non scelti.
Oggi, spesso, questo processo viene saltato, con la conseguenza di una relativa anomia del giovane, che vive la sua crescita, spesso, in maniera separata dal mondo adulto e con una maggiore impersonalità delle relazioni amicali, filtrate dalla tecnologia. ( ad esempio: l'utilizzo massiccio di telefono e internet).
In particolare, quasi tutti i contatti con il mondo adulto sono dati e non scelti.
Oltre alla famiglia, più o meno allargata, e la scuola, fin da bambino, gli impegni sociali aumentano ma in maniera organizzata secondo un principio di prestazione.
Lo sport, l'arte, qualunque altro possibile interesse viene codificato e vissuto dal bambino e dalle famiglie come un ulteriore impegno quotidiano da sommare a quello scolastico e mai come una prima espressione dell'interesse, vissuta attraverso il gioco, condivisa poi affettivamente con gli altri e quindi esercitata come studio nei casi in cui si fosse scelto un ulteriore perfezionamento ed approfondimento. Al contrario, dato un primo barlume d'interesse, il ragazzo viene catapultato in un corso specifico che rappresenta per lui un ulteriore impegno e prestazione su cui essere giudicato. Certamente, la motivazione che porta a tutto questo è positiva ed animata dalle migliori intenzioni. Le famiglie desiderano solo poter assecondare gli interessi del bambino e svilupparne delle nuove abilità in un ambiente in cui può incontrare altri bambini/ ragazzi; tuttavia, i rischi che in qualche modo si corrono in una realtà che, di là dalle nostre attese, è quasi sempre contraddittoria, sono quelli che abbiamo evidenziato.
In qualche modo, vi è un maggior isolamento del ragazzo rispetto al passato ed un maggior controllo. Gli spazi per il gioco, la creatività, il sogno sono di fatto ridotti e soprattutto non vengono vissuti come scelte autonome del ragazzo che, in questo modo, non impara a portarle avanti da solo.
 La crisi poi della presenza sociale delle parrocchie, delle sezioni dei partiti e delle associazioni complicano ulteriormente il quadro di riferimento.
Il giovane tende oggi, molto più che nel passato, a vivere una netta separazione dal mondo adulto e le sue conoscenze della storia sociale che lo circonda sono molto modeste. Quella che invece è enormemente dilatata è la possibilità dei rapporti con le persone utilizzando la tecnologia della rete e dei telefoni cellulari. Il senso del gruppo e del condizionamento reciproco è elevatissimo.Le possibilità d'informazione sono notevoli ma spesso è carente la capacità di discernere la validità e la veridicità delle notizie oltre che l'approfondimento.
Normalmente, quasi tutte le generazioni, di fronte alla forte attesa sociale nei loro confronti e la conseguente richiesta di prestazioni adeguate, vivono l'ingresso nell'età adulta con un profondo malessere acuito, quando, come in questi ultimi tempi, le possibilità d'affermazione e di ottenere delle condizioni di vita soddisfacenti sono diminuite a causa della lunga crisi economica che ha colpito le nostre società.
In generale, comunque, avviene normalmente una verifica del proprio ruolo e di quello che si percepisce siano le attese nei propri confronti, in base alle proprie esigenze ed al desiderio perenne di felicità che è presente in ciascuno di noi.
Il possibile malessere conseguente può essere vissuto spesso come un disagio psicologico individuale del sistema di relazione. Può anche dar luogo a momenti di rifiuto e di devianza vera e propria con momenti di trasgressione più o meno radicali che, in alcuni casi, riguardano la sfera dei rapporti personali ed, in altri, anche la sfera dei comportamenti sociali.
VI sono delle tipologie in cui si può arrivare addirittura ad una forma di coerente complessiva devianza sociale che, pur non ponendosi l'obiettivo di un cambiamento dell'organizzazione sociale esistente, ne rifiuta comunque i valori ed orienta i propri comportamenti alla personale convenienza e soddisfazione, senza tenere in alcuna considerazione le attese sociali relative né le possibili conseguenze sugli altri.
Vi è poi una possibile ulteriore modalità dove la critica delle attese di prestazione e della stessa organizzazione sociale esistente sfocia in una ricerca progettuale alternativa.
Qui siamo di fronte alla richiesta complessiva di cambiamento ed innovazione che può andare dal particolare della rimodulazione dei rapporti interpersonali fino ad arrivare al significato della prestazione e dello stesso ruolo sociale, fino alla possibile ridiscussione dei valori e degli obiettivi complessivi della società.
In questo caso siamo comunque in presenza di un atteggiamento di verifica che sposa il senso di responsabilità sia nei confronti del proprio comportamento che di quello dell'intero consesso sociale. Vi è in sostanza un comportamento adulto, scelto e responsabile sia nel caso in cui, dopo un processo di verifica complessivo, il giovane, decida d'impegnarsi riconoscendo come validi i fini e l'organizzazione della società in cui si sta inserendo, sia nel caso in cui ritiene opportuno partecipare ad un processo di cambiamento e d'innovazione.
Quando invece la scelta della propria soddisfazione non si collega generalmente a quella della responsabilità nei confronti del proprio ruolo e della comunità cui si appartiene assistiamo spesso al perdurare di comportamenti, infantili, anomici e devianti.
Troppo spesso, nel corso di questi anni abbiamo osservato tanti comportamenti sostanzialmente   irresponsabili e infantili spacciati per trasgressivi e orientati al cambiamento. La mancanza del senso di responsabilità fa in modo che questi comportamenti procurino un forte danno sia a noi stessi, sia all'ambiente sociale e lavorativo in cui siamo inseriti sia nello stesso ambito familiare in cui il nostro ruolo è spesso punto di riferimento nella crescita dei più piccoli.


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