La realizzazione di un nuovo Welfare,
che sostenga il cittadino nelle
difficoltà legate alla discontinuità del lavoro , offra adeguati servizi
sociali e tuteli gli emarginati e le
categorie deboli, deve essere la
priorità di un movimento politico progressista.
Teniamo presente come il problema della discontinuità del lavoro ed il
pieno utilizzo dei diversi fattori di produzione sia uno dei punti centrali di
questo passaggio epocale dello sviluppo economico, fondato sulla crescente digitalizzazione e sull'ampia globalizzazione . Durante i periodi di cambiamento, nuovi settori di popolazione e di
attività possono subire processi di emarginazione
e di espulsione dal mercato del lavoro e dalla produzione, andando ad
alimentare l'esercito di persone da
riavviare all'interno della popolazione attiva.
Il nuovo Welfare deve essere capace di sostenere ed affrontare queste nuove urgenze sociali.
I movimenti migratori richiedono delle
misure adeguate per permettere un pieno
utilizzo delle risorse lavoro in arrivo; ma, non dimentichiamo che, allo stesso
tempo, questo comporta la necessità di
dare una risposta anche alla marginalità
di tanti giovani italiani che, a loro volta, alimentano un fenomeno migratorio
in uscita dal nostro paese per mancanza di sbocchi professionali.
Un partito progressista, che si pone
come guida di un paese, deve essere anche in grado, dunque, d'indicare un'adeguata politica economica di sviluppo economico e
sociale, capace di utilizzare pienamente
i fattori di produzione disponibili e dare un senso allo sviluppo economico,
compatibile con il rispetto della natura che ci circonda.
Questo significa capire quanto
possa essere utile anche l'azione diretta dello Stato nell'avvio di attività
produttive che l'iniziativa privata non è ancora capace d'intraprendere o di portare a piena maturazione. A questo
scopo è necessario riavviare in maniera nuova la sinergia fra pubblico e
privato, rivoluzionando l'attuale
struttura di partecipazioni e di attività esistente e l'efficacia e funzionalità della pubblica
amministrazione.
Ora, è inutile girarci intorno, ma
tutto questo non può essere fondato,
nel lungo periodo, se non su di
una contribuzione fiscale dei cittadini
in forma maggiormente progressiva sui loro redditi e le loro rendite finanziarie , immobiliari o di partecipazione
societaria; specie, quando anche il frutto dell'investimento continua ad alimentare una distribuzione
diseguale delle ricchezze che accentua la marginalità di larghi strati della
popolazione.
Occorrerebbe probabilmente rivedere accuratamente tutti questi aspetti
ma ritengo che questa riforma sia una
delle priorità d'affrontare.
Questo, perché diventa sempre più evidente come debba essere necessariamente separato il campo dell'assistenza sociale da quello
della previdenza e che il tutto non
possa pesare unicamente sul contributo del lavoro. Ciò, fra le altre cose,
produce un alto costo per l'impresa che
ne riduce la competitività complessiva.
L'assistenza sociale deve pesare sulla fiscalità generale e questo
significa sostanzialmente solidarietà sociale in misura maggiormente progressiva
in base al reddito ed al patrimonio. Ci piaccia o non ci piaccia non ci sono alternative o possibili
differimenti della questione.
Oggi la marginalità sta
interessando addirittura le
generazioni e larghi strati della
popolazione . Sta diventando una delle condizioni della normale vita sociale e
sfido chiunque ad affermare che questo sia l'indicatore di una società in buono
stato di salute.
Nessun commento:
Posta un commento