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domenica 26 settembre 2010

UN PATTO DEL LAVORO PER LA CRESCITA ECONOMICA E CIVILE DEL NOSTRO PAESE

 

 

E' giunto il momento che, di fronte allo sfascio mostrato dalla politica  e della perdita dei valori, di rispetto e convivenza della società civile, le forze produttive di questo Paese si assumano la responsabilità di un grande patto  per la crescita economica e civile  attorno a cui coalizzare tutte le forze politiche, culturali e sociali disponibili a questo progetto.

Le associazioni di categoria ed i leaders di un settore produttivo Italiano, che presenta ancora al proprio interno elementi d'avanguardia, insieme alle tre principali confederazioni sindacali, ricche di una storia importante del movimento operaio, hanno il dovere e la possibilità di trovare  i punti d'accordo su di un patto del lavoro che consenta ad ognuna delle sue componenti di trovare motivi di soddisfazione e di speranza

Il mondo dell'impresa deve poter trovare un terreno fecondo dove  sia possibile utilizzare nel modo migliore i fattori produttivi capitale e lavoro , con l'elasticità e la flessibilità necessarie.

Per fare ciò  questo settore deve essere protetto da tutte le sacche di arretratezza e di parassitismo presenti in Italia

Dobbiamo poterci liberare del peso funesto dell'evasione contributiva e fiscale che costituisce un fattore di sottosviluppo e di concorrenza sleale.Dobbiamo liberarci delle forme di monopolio più o meno evidenti presenti soprattutto nel settore dell'informazione e dei media. Dobbiamo liberarci dal peso corruttivo della politica che alimenta collusione , corruzione e non consente lo sviluppo della meritocrazia.Dobbiamo liberarci dal malaffare che avvelena intere zone  territoriali dal punto di vista economico e civile e sta diventando, oltre che una spinta verso il sottosviluppo, un attore di profonda turbativa dell'economia con attività sostanzialmente negative per la libera concorrenza. Dobbiamo ridurre il peso della rendita e renderla meno conveniente rispetto all'investimento produttivo.

Bisogna  che la produttività del lavoro abbia un'impennata  grazie ad una legislazione e ad una organizzazione del lavoro moderna  e condivisa con le tre organizzazioni sindacali e le forze politiche che saranno disponibili a questo progetto.

L'impresa deve poter disporre di capitali per produrre e pertanto di un sistema bancario e di stimoli governativi all'altezza.

Fino ad oggi il sistema bancario italiano è stato sicuramente in grado di seguire le imprese e nel pieno della crisi economico finanziaria  i cordoni del credito non si sono chiusi. Grazie anche ad operazioni di stimolo e di garanzia messe in atto dal governo con l'accordo dell'ABI ( Fondo Garanzia PMI, Programma impresa Italia, riscadenzatura del debito  a MLT per le PMI in difficoltà finanziaria ecc) si è potuto attenuare la sofferenza del momento economico; ma, non possiamo rischiare che le recenti manovre sul principale gruppo bancario Italiano : Unicredit possano significare un privilegio per alcune aree ( quelle sostenute dalla Lega Nord) o per alcuni imprenditori ( gruppo Mediaset  e altri imprenditori vicini all'asse Mediobanca/Generali)

Bisogna garantire maggiori mezzi finanziari per le imprese  con una politica fiscale che privilegi  il lavoro ( imprese e lavoratori) rispetto alle rendite finanziarie ed ai redditi elevati ( fiscalità progressiva oltre 150.00 euro) con una riduzione dei costi della politica ( dimezzare il numero dei parlamentari e ridurre i loro stipendi, ridurre del 50% almeno le auto blu, eliminare le provinvce ecc) e con la lotta all'evasione fiscale.

L'impresa deve poter disporre   tuttavia anche di una possibilità di utilizzo del fattore lavoro che stia al passo coi tempi e ne permetta un' allocazione elastica verso i settori che offrono maggiori opportunità all'interno del mercato globale.

E' necessario pertanto porsi il problema, con l'accordo delle forze sindacali, di liberarci dalla rigidità del lavoro offrendo la necessaria flessibilità a patto che il ricollocamento dei lavoratori avvenga senza se e senza ma  e con l'assunzione di responsabilità di tutti: imprese e collettività ( Lo Stato).

 Bisogna che sia data all'impresa pubblica e privata la possibilità del licenziamento economico ma altresì che venga  garantito al lavoratore in esubero e/o licenziato un percorso di reinserimento.

E' valida l'ipotesi della costituzione di un contratto di ricollocamento  in cui il lavoratore venga assunto da agenzie pubbliche /private  con lo scopo di dargli una formazione aggiuntiva e seguirlo nel reinserimento lavorativo . Questo progetto  descritto dal Prof Ichino nel programma Flexsecurity  prevede che per i successivi tre anni le imprese che hanno messo in esubero il lavoratore  contribuiscano al suo ricollocamento  erogandogli la contribuzione che aveva al momento del licenziamento nella misura del 90% per il primo anno, dell'80% per il secondo anno e del 70% per il terzo anno.

 Bisognerà tuttavia aggiungere a questo progetto due integrazioni importanti:

1)      Costituzione preventiva di un fondo di salvaguardia a carico delle imprese e dei lavoratori  che consenta di intervenire  nel caso in cui le imprese  non possano pagare l'onere previsto essendo andate in default.

2)      Nel caso in cui il lavoratore dopo i tre anni di contratto di ricollocamento non sia ancora riuscito a trovare un'occupazione deve essere previsto il suo passaggio ad una struttura di lavoro pubblico a salario minimo garantito.

3)      Tali strutture di lavoro pubblico devono essere la base del sistema economico del lavoro per intervenire in tutte le situazioni in cui il mercato non riesce a soddisfare l'offerta di lavoro. Non possiamo più permetterci la piaga sociale diffusa di persone costrette alla marginalità. Se è vero che il pensiero socialista/comunista  è ormai totalmente obsoleto è tuttavia necessario che i tempi moderni e sfidanti in cui viviamo si pongano il problema rivoluzionario, già presente nella nostra Costituzione, di non lasciare nessuno senza lavoro, di non lasciare nessuno ai margini della società, di dare a tutti una possibilità di inserimento. E' comprensibile l'obiezione che tutto questo comporti una spesa per lo Stato e la collettività che può essere insostenibile  ma io rispondo che si tratta solo di priorità : quando c'è un malato in casa si evita di spendere anche in vestiti per pagare le medicine.

Tutti noi  dobbiamo farci carico di questi problemi . Bisognerà forse che i ceti medio alti       paghino di più la scuola, la salute,i servizi?.. si può fare …si deve fare.

E' necessario che i costi della politica si dimezzino? Si può fare   ..si deve fare

E' necessario che gli evasori fiscali, i corrotti e i delinquenti vadano in galera?   si può fare… si deve fare .

 

Ma cosa deve dare in cambio l'impresa al lavoratore? Il mondo delle imprese deve eliminare l'uso anomalo e abnorme dei contratti di lavoro precario accettando la riduzione e la modifica degli stessi ( introduzione del contratto unico d'ingresso Nerozzi con un solo anno di prova) riducendo il periodo di apprendistato a un anno e  accettando  forti disincentivi al loro utilizzo.

Il lavoro precario deve costare di più.

Bisogna inoltre che siano garantiti adeguati parametri di crescita delle retribuzioni generali dei lavoratrori di pari passo con l'aumento della produttività.

Bisogna che vi siano maggiori sgravi fiscali e contributivi sul lavoro e l'esenzione per tutti gli stipendi fino a mille euro mensili.

 Bisogna porre in atto una seria politica ed un impegno nei confronti della sicurezza del lavoro..

Il sindacato da parte sua si deve dichiarare disponibile a trovare un accordo   con le imprese e le forze politiche perché sia definito il tema della rappresentanza e la clausola di tregua successiva alla sottoscrizione dei contratti. Bisogna inoltre stabilire quali deroghe sono possibili al contratto nazionale e fino a che punto sia consentita la derogabilità stessa.

Per aumentare la produttività, abbiamo bisogno che l'Italia investa  nel fattore conoscenza. Vanno reperite tutte le risorse possibili  anche a scapito di settori come il restante della pubblica amministrazione ( con una profonda razionalizzazione ) ed armamenti e con una politica fiscale che penalizzi le rendite, introduca un'aliquota progressiva  sui redditi superiori a 150.000 euro annui e che inoltre richieda un maggiore contributo rispetto all'utilizzo dei servizi pubblici ( con maggiori oneri a carico dei ceti medio /alti)

Non è solo questione di costi , non si può ritenere che il problema della scuola sia costituito dalla sistemazione del personale precario. Bisogna pretendere  che vi sia un piano di sviluppo concordato sull'istruzione e la ricerca da parte delle forze del patto del lavoro.E' necessario che le migliori professionalità ridisegnino il percorso e i contenuti della formazione da un lato semplificandolo e dall'altro omogeneizzandolo( troppi indirizzi universitari , troppe materie  ..l'università dura mediamente troppo) ed elevandolo nella qualità.

Le forze del lavoro stabiliscano insieme un patto per la crescita economica e civile di questo paese .

 Bisogna essere ambiziosi e realisti ma tutti sappiamo che con la buona volontà, l'onesta. la concordia, il lavoro e lo spirito di sacrificio nessun obiettivo è impossibile.

 

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