La grande crisi economico-finanziaria ha lasciato il mondo occidentale in ginocchio perché , forse dal dopoguerra in poi, è la prima volta che è stato posto un alto-là al nostro modo di vivere ed al ns livello di consumi.
E' stata una crisi che ha avuto origine dal mondo finanziario proprio per questo . Proprio per questo è partita dal paese che è il faro dell'occidente:gli Stati Uniti d'America dove si è realizzata la miscela esplosiva di una insostenibilità del debito pubblico unito all'insostenibilità del debito privato. Per anni il debito pubblico anericano è stato sovvenzionato dagli altri paesi. Prima dal Giappone , poi dai Paesi Arabi (si arrivò a quel punto a togliere il rapporto di convertibilità del dollaro con l'oro pur di continuare a vendere e comprare petrolio nel mondo) ed infine con i paesi del sud est asiatico ed in particolare la Cina.
Oggi il debito pubblico Americano è in mano principalmente a: Giappone e Fondi sovrani dei paesi Arabi ed asiatici: Cina.Questi paesi hanno continuato a comprare dollari (sotto forma di riseve e debito pubblico ) per sostenere la capacità d' acquisto di questo paese; ma, quando anche l'indebitamento privato è arrivato al punto in cui il costo è diventato superiore alla sua sostenibilità, il meccanismo si è inceppato.
Lo Stato, già indebitato e senza disponibilità, è dovuto intervenire a sostegno delle Banche, la cui clientela era insolvente, per evitare il disastro e anche i fondi sovrani asiatici, arabi e la Cina sono intervenuti direttamente nei capitali delle grandi banche per salvare il nostro mondo occidentale.
Tutti gli Stati con un debito pubblico elevato si sono impegnati dicendo: pagheremo.
Ma con quali soldi?
Gli Americani stampano moneta ed i Cinesi , dapprima controvoglia, alla fine hanno acconsentito a prenderla pur di mantenere la possibilità di vendere le proprie merci.
Il problema tuttavia rimane . come rimane in ogni famiglia dove i costi del debito diventano insostenibili.
Che fare? Non c'è scelta…. in ogni famiglia ed impresa la strada è obbligata ridurre i costi e amentare i ricavi.
Ma Come si fa a diminuire i costi se in tutti questi anni la ricchezza reale non è aumentata di pari passo con i ns consumi . Su quali settori possiamo aumentare i ricavi? I ns prezzi sono competitivi? Come è lo stato attuale della divisione internazionale del lavoro?
E' evidente che i ns prezzi, su tutta una serie di prodotti, inglobano un livello di vita che non possiamo permetterci . La scorciatoia è quella di svalutare la moneta occidentale ( dollaro/euro) rispetto a quella cinese .
In sostanza chiediamo ai cinesi di prendere atto della realtà e rivalutare la loro moneta . Con questa operazione il ns potere di acquisto verrebbe ridimensionato ma verrebbero favorite le ns esportazioni e scoraggiate le importazioni dei prodotto cinesi. I ns ricavi reali e la ns competitività potrebbero pertanto aumentare. La Cina non è tuttavia d'accordo e prende tempo.La rivalutazione della propria moneta permetterebbe un aumento del loro livello di vita , del salario reale, e della domanda interna ma basterebbe questo incremento a sostituire l'eventuale perdita del volume delle esportazioni?. Il processo è forse inevitabile ma la Cina desidera poterne decidere i tempi per evitare possibili squilibri interni.
Nel frattempo, la crisi fa sentire le sue conseguenze nel nostro mondo.
Dobbiamo pertanto, per forza di cose, prendere altre strade. La prima è la riduzione dei costi complessivi privati e pubblici.E' in questo senso la recente delibera per la stabilità del Governo europeo che stabilisce penalità severe per chi esce fuori dai parametri stabiliti.
In questo, la singola situazione nazionale costringe a politiche diverse. In italia per esempio Il debito privato è del tutto tollerabile ( quasi virtuoso) mentre è il debito pubblico che è fuori controllo. In una situazione del genere parlare di politica espansiva della spesa pubblica per far ripartire la domanda di consumi ed investimenti non ha senso se non vengono individuate le risorse specifiche per sostenerla attraverso una seria riforma fiscale, l'individuazione di risparmi della gestione ordinaria e parallelamente non si studi e si attui un piano di rientro del debito pubblico in un arco di tempo plausibile ( 20 anni).
La crisi è il segnale del mutamento storico del nostro posto all'interno della divisione internazionale del lavoro.
Bisognerà tagliare principalmente tutti i costi improduttivi privilegianodo invece i costi a sostegno dell'investimento in conoscenza,tecnologia e sviluppo.
D'altra parte la spesa sociale dello Stato deve essere indirizzata verso tutte quelle situazioni in cui il mercato mostra i suoi limiti.
E' questo il compito dello Stato nel nostro nuovo tempo.
Questo è stato già fatto per l'erogazione di alcuni servizi essenziali quali la formazione ( scuola) sanità, giustizia e sicurezza i servizi amministrativi. Lo Stato sociale del '900 ha costruito l'intervento nell'economia, il welfare, la partecipazione politica e democratica dei suoi cittadini.
Bisogna completare questa rivoluzione modificando opportunamente il welfare e aggiungendo il diritto alla casa ed al lavoro.
E' evidente che le leggi del mercato non consentono di rispondere con equità e successo al diritto di ogni cittadino italiano di avere un lavoro e un tetto sotto cui vivere .
Lo Stato del nostro nuovo secolo deve occuparsi di quei problemi che il mercato non è in grado di risolvere. Le risorse dello Stato in prima battuta devono essere utilizzate per far fronte a queste esigenze.
Alcuni servizi essenziali vanno dati a tutti: casa , scuola, lavoro, sanità,sicurezza giustizia :
Bisogna pensare a dei servizi essenziali da offrire gratuitamente fino a certi livelli di reddito ed a pagamento graduale , oltre.
Nello specifico vorrei sottolineare che per quanto riguarda l'alloggio ed il lavoro sono necessarie delle operazioni d'intervento forte per combattere la marginalità sociale.
Bisogna far ripartire un piano di case popolari con assegnazione immediata a chi non ha reddito. Per quanto riguarda il lavoro bisogna che lo Stato dia un lavoro a chiunque ne faccia richiesta attraverso la creazione di un Ente pubblico del lavoro che utilizzi queste risorse per lavori pubblici ,servizi,assistenza ecc. in cambio di un salario di sussistenza .
Questa è la prima risposta nei tempi moderni alla logica di un mercato del lavoro senza limiti ma anche alla tesi ormai obsoleta della socializzzazione dei mezzi di produzione della tradizione socialista.
Accanto a questa soluzione è necessario aprire l'acceso al credito con il forte sviluppo del microcredito, del prestito d'onore , del Fondo di garanzia per le PMI ecc.per dare delle possibilità di avvio di inziative personali.
Bisogna iniziare a parlare di un diverso modo di intendere lo Stato della solidarietà , la socialdemocrazia, bisogna pur parlarne di queste cose e di questi problemi.Deve diventare un valore comune il fatto che la marginalità sia la prima piaga da combattere perché rappresenta il limite dell'organizzazione economica di una società
Non si può abbandonare nessuno al suo destino per poi ritrovarlo come problema sociale irrisolto e fonte di disperazione e di conflitto.
In generale le nostre società devono abituarsi al concetto di relazione fra costo ed opportunità dove queste ultime rapppresentano i ns diritti e il nostro benessere che hanno comunque un costo personale e sociale da sostenere.
Abbiamo la possibilità di tornare ad essere competitivi su tutte quelle produzioni e settori in cui abbiamo ancora un vantaggio determinato dall'investimento storico del capitale, dalla tecnologia , dalla capacità organizzativa e finanziarìa, dalla tradizione culturale e possiamo cercare di continuarla a sviluppare .
Un paese avanzato importa ed esporta nei confronti degli altri paese avanzati lo stesso tipo di merci/servizi. Guai ad uscire da questo processo e questa logica perché sarebbe l'evidente declassamento del nostro paese nel sottosviluppo.Dobbiamo trovare nelle nostre qualità e risorse la chiave del successo raddopiando i ns sforzi .
Vi è un problema di reperimento delle risorse necessarie. In prima battura biosogna spostarle dal mondo della rendita e dei patrimoni a quello della produzione, della conoscenza e del lavoro grazie ad una politica fiscale diversa e ad un ruolo attivo del sistema bancario con indicazioni pubbliche forti.