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sabato 9 giugno 2012

Le scelte non rimandabili

 

 

Mentre aspettiamo di conoscere quale strada intenderà percorrere il popolo greco dopo le prossime elezioni, il tavolo europeo è stato repentinamente occupato dallo scottante problema della necessaria ricapitalizzazione delle Banche spagnole.

 Le cifre di cui si parla oscillano fra i 40 miliardi indicati da Botin ( Santander), ai probabili 60 /80 di molti commentatori. Si assiste ancora allo spostamento di risparmi e disponibilità dai paesi meridionali dell'Europa verso la Germania che, oltre ad avere ottenuto in questi anni un ingente surplus commerciale nei confronti degli altri paesi europei si ritrova oggi ad avere un'abbondanza di disponibilità finanziarie a tassi irrisori-.

E' dall'inizio della crisi economica finanziaria che ci occupa che l'Europa si dibatte fra la paralisi del sistema bancario, la crisi della solvibilità degli Stati membri ed in ultimo la recessione economica.

L'andamento depressivo dell'economia sta toccando tutti i paesi, compresi quelli più virtuosi, per andare a creare problemi all'intera crescita mondiale. La preoccupazione è grande se lo stesso Presidente degli Stati Uniti d'America si sente in dovere di sollecitare giornalmente con forza misure immediate per la crescita da parte dell'Europa e la Cina ha immediatamente ridotto il proprio tasso di riferimento.

L'Europa è il secondo mercato mondiale e la sua crisi non può lasciare indenne nessuno.

La nostra è una crisi che vede uniti in un abbraccio paralizzante il sistema bancario, i debiti pubblici, l'andamento economico ed il destino delle Istituzioni europee.

Ha ragione la Cancelliera Merkel nell'indicare la strada maestra dell'unità politica, ma questa ha tempi inevitabilmente lunghi e graduali; oggi, è necessario intervenire subito con decisioni immediate per operare una forte   discontinuità e ritrovare un clima di fiducia indispensabile per rimettere in moto il pieno utilizzo dei fattori di produzione: capitale, lavoro, tecnologia.

La prima questione irrimandabile è quella di creare un meccanismo di controllo, di garanzia e sorveglianza europeo sul sistema bancario.

All'interno di questo processo il primo obiettivo è quello di garantire a tutti i risparmiatori, di tutte le Banche europee, la sicurezza dei propri risparmi. Il secondo obiettivo è di stabilire un meccanismo di monitoraggio, sorveglianza ed intervento che consenta di prevenire ed intervenire sulle situazioni difficili per gestirle, anche a costo di spezzettarle o di chiuderne l'attività. E' interessante a questo proposito la lettura della recente relazione programmatica della Commissione Europea del 6  c.m. che si muove nel senso indicato

http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/12/570&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en

Il terzo obiettivo è costituito dalla necessità di provvedere ad un processo di ricapitalizzzione del sistema bancario anche con il ricorso a fondi europei assicurando contemporaneamente la ripresa di un clima di fiducia del mercato interbancario da sostenere, fino al suo definitivo riassetto, con ulteriori operazioni d'immissione di liquidità da parte della BCE.

Tutto questo deve porre le basi perché le Banche ritornino a svolgere la funzione fondamentale d'intermediazione fra risparmio ed investimento assicurando i necessari mezzi al sistema produttivo a condizioni sostenibili.

Il salvataggio del sistema bancario deve tuttavia andare di pari passo con l'introduzione di nuove regole che evitino per il futuro il verificarsi d'analoghe crisi sistemiche.Innanzi tutto la separazione fra banche d'investimento e di deposito. Una disciplina più rigida sui derivati, costringendo ad operare a fronte di una precisa operazione sottostante e impedendo le vendite allo scoperto se non a fronte di specifiche autorizzazioni nei confronti d'operatori opportunamente abilitati . L'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie.

La necessaria risoluzione del problema della solvibilità degli Stati membri costituisce l'altra condizione necessaria per la normalizzazione della situazione finanziaria europea e per consentire anche al sistema bancario di operare con fiducia.

L'intervento di stimolo degli Stati membri e della stessa Commissione Europea potrebbe trovare proprio nel sistema bancario ( oggi tanto discusso) il volano per la realizzazione dei propri progetti. Il potenziamento dei fondi di garanzia statali a favore dei finanziamenti alle imprese consentirebbe una limitazione del rischio sui finanziamenti concessi e la possibilità di ricorrere ad un minor utilizzo del patrimonio di vigilanza, moltiplicando le opportunità d'intervento.

 La solvibilità degli Stati sovrani, perduta nel momento in cui si è rinunciato ad ogni forma di rifinanziamento diretto o indiretto da parte della Banca Centrale Europea, deve esser risolto subito con la decisione di consentire alla BCE di garantire il debito pubblico di tutti gli Stati membri.

Per evitare, tuttavia,  il "moral hazard" possibilmente connesso a questa scelta,(consistente  nella possibilità  che il singolo Stato possa non rispettare in futuro gli impegni assunti, grazie alla sovranità del proprio Parlamento, cercando di scaricare  i propri costi sugli altri) bisognerà fare in modo che tale garanzia debba essere offerta  a tutti gli Stati membri a patto che   accettino di  sottoporre  ogni eventuale aumento del debito al consenso europeo ( con forme opportunamente rispettose dei criteri della democraticità delle scelte) ,  senza di cui lo stesso non sarebbe più garantito.

La garanzia europea dovrebbe consentire inoltre l'obiettivo di  limitare l'oscillazione dei tassi dei diversi debiti pubblici dell'area europea all'interno di un differenziale stabilito oltre il quale la BCE sarebbe autorizzata ad intervenire con l'acquisto diretto.

La prima condizione, successiva al recupero del concetto di solvibilità,dovrebbe poi essere anche quella di rivedere,  in questa fase di crisi, il limite del deficit di bilancio  ridefinendo i termini del Fiscal Compact in modo da armonizzarli con le necessità del finanziamento della ripresa economica.

Tutto    questo può e deve tradursi per milioni di persone, e specialmente per i  giovani europei, nella possibilità di trovare nuovo lavoro ed occupazione. L'energia di questi ragazzi , opportunamente utilizzata, può farci uscire insieme dal guado , senza aspettare i tempi di un'auspicabile ma per il momento difficile unità politica. Ciò potrebbe comunque mantenere vivo l'ideale europeo e creare delle nuove condizioni di equilibrio e di coesistenza pacifica.

 

 

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