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venerdì 12 ottobre 2012

La questione morale

 

 

Il 28 luglio 1981, intervistato da Scalfari per il giornale La Repubblica, Enrico Berlinguer, segretario del principale partito d'opposizione italiano il PCI, diceva:

"I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune."

E ancora:

"I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI TV, alcuni grandi giornali"

Alla domanda  specifica di Scalfari che chiedeva:

"Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?

Rispondeva:

"La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. ………………….Se si continua in questo modo in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude".

Quello che Berlinguer avvertiva sarebbe esploso dopo circa dieci anni e la prima repubblica sarebbe caduta sotto la tempesta di " mani pulite", trascinando con sé tutti i principali partiti italiani, ad eccezione del PCI e del MSI che sentirono comunque successivamente il bisogno di rinnovarsi politicamente ed ideologicamente.Il primo con la svolta della Bolognina voluta da Occhetto ed il secondo con quella di Fiuggi gestita da Fini.

I pericoli per la democrazia sembravano scongiurati. La caduta del muro di Berlino e la successiva adozione della moneta comune trasportarono idealmente l'Italia in un nuovo terreno che sembrava assicurare un benessere e dei livelli di democrazia e di civiltà più elevati.

Ma era vero? In realtà in questi anni,   approfittando della stabilità monetaria e godendo del basso costo del finanziamento in euro, abbiamo sostanzialmente vissuto di rendita; mentre, la corruzione ed il malcostume politico ritornavano prepotentemente al potere.

Quando i venti della crisi economica ci hanno costretto ad un esame di coscienza, abbiamo visto con ritardo come "la questione morale" non solo sia ritornata centrale per la tenuta della democrazia ma è essa stessa condizione inderogabile per la ripresa economica..

Il costo immediato per il nostro sistema economico della corruzione è stato stimato dal SaeT del Dipartimento della Funzione Pubblica in ca. 60 miliardi di euro; mentre, durante la sua relazione all'apertura dell'Anno Giudiziario presso la Corte dei Conti a Roma, 15 febbraio 2012 il Presidente   Luigi Giampaolino, ci ha informato che l'evasione fiscale in Italia vale ca. il 18% del PIL e porta un mancato introito d'imposta per almeno 120 miliardi di euro.

Sono cifre da far tremare i polsi! Da sole basterebbero non solo a mettere in piedi un piano di riduzione drastico del nostro debito pubblico, ma anche il finanziamento della riduzione del cuneo fiscale a carico dell'impresa e del lavoro. Obiettivo considerato da tutti come una delle precondizioni per la ripresa della nostra economia.

Se consideriamo inoltre il danno morale e materiale conseguente al dilagare della corruzione a tutti i livelli, sprecando e sottraendo risorse alle attività economiche e mortificando il merito e l'intraprendenza, agendo come un gigantesco parassita che succhia l'energia vitale di un essere vivente, le cifre potrebbero essere molto più alte.

Il nostro Paese è condannato al sottosviluppo se non si libera della corruzione e della supremazia del concetto di rendita rispetto a quello di produttività. La questione morale è anche questo: assumere collettivamente una cultura che metta al primo posto il lavoro, l'intraprendenza, il merito rimuovendo tutti gli ostacoli che ne appesantiscono il cammino.

Ecco perché ancora una volta la questione morale assume un ruolo centrale nella vita del Paese. Non è solo una questione etica, ma politica.

 

 

 

 

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