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giovedì 19 marzo 2015

C'E' UN FUTURO PER L'EUROZONA?


 
Molti di noi continuano a sostenere che non basta lasciare alle sole forze del mercato ed alle poche risorse dei diversi paesi il compito di assolvere l'obiettivo di un piano di crescita economica e di occupazione dell'area europea. Non basta ancora utilizzare le poche risorse che gli stessi paesi mettono insieme per il bilancio economico europeo .
Si pone pertanto la questione:
a)      di accettare che l'area euro possa avere un proprio bilancio a debito (ricerca di capitali sul mercato con emissione di eurobonds) con cui finanziare le direttive economiche e programmatiche condivise
b)      valutare la necessità di differenziazione delle strutture di "governance" politica ed economica dell'area euro da quella del resto dell'Europa ridefinendone compiti e limiti e strutture istituzionali e democratiche
c)      Ridefinire le caratteristiche ed i poteri della BCE per consentirle almeno due possibilità d'azione: 1) che fra i suoi obiettivi vi sia anche quello di garantire la piena occupazione nei paesi dell'area EURO 2) che sia il primo garante del debito di bilancio dell'eurozona.
d)      Definire all'interno delle linee di una programmazione europea condivisa una possibilità di spesa comunitaria più articolata che possa prevedere un finanziamento di progetti ed attività gestite direttamente dai singoli stati membri anche in collaborazione fra di loro o in progetti in sinergia con i privati insieme al finanziamento nei confronti delle imprese
 
 
Stiamo parlando di un processo che ormai non può che avere dei tempi di lungo periodo, che comporta la revisione dei trattati, ma che ritengo inevitabile per salvare il progetto europeo e la moneta unica. Partiti europei come il PSE alla lunga non potranno evitare di prendere una posizione forte su questi problemi se non vorranno cedere l'iniziativa politica a chi si porrà l'obiettivo di procedere verso la chiusura dell'esperimento euro.
Nel frattempo, possiamo sperare che le condizioni estremamente favorevoli del momento:
(svalutazione del valore dell'euro, riduzione del costo del denaro, maggiore liquidità del sistema e riduzione del costo dell'energia) possano favorire la crescita dell'intera area trainata dalle esportazioni verso il resto del mondo e dare respiro ai suoi problemi consentendo ai singoli stati membri di trovare maggiori risorse per la modernizzazione della propria struttura economica, l'investimento nella ricerca ed innovazione, una maggiore redistribuzione delle ricchezze ed una crescita dell'occupazione.Per ultimo in questa fase sarà difficile pensare ad un facile riequilibrio delle differenze fra gli stati membri dell'eurozona se non a partire da processi di riorganizzazione e crescita della produttività ottenuti spero e auspico nel segno della redistribuzione interna delle ricchezze.
 
 

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