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sabato 18 febbraio 2017

IL PD e il pericolo Scissione



L’esplosione dei contrasti fra le correnti del PD sta condizionando il panorama politico italiano.
Vi sono due questioni che si stanno intrecciando fra di loro; ma che, per comodità di ragionamento, terrei separate.
La prima riguarda la struttura del partito e le norme che lo regolano; la seconda, i contenuti del dibattito politico.
In qualche modo l'una influenza l'altra; ma, è bene ,per un attimo, provare a separarle logicamente.
Fin dall'inizio della sua storia, le norme  statutarie  del PD , relative alla gestione del processo di rappresentanza che dai Circoli procede sino all'Assemblea Nazionale, hanno portato   a privilegiare la formazione di " correnti", che si sono sovrapposte  alle strutture organizzative di base.
Probabilmente, questo è dovuto al fatto che, all’atto della sua nascita, si sia voluto creare un organismo nuovo,  in cui anche gli elettori potessero avere  un ruolo primario.
Viene scritto, infatti ,  a chiare lettere nella parte iniziale del suo statuto, che il PD  è fondato sulla partecipazione di iscritti ed elettori che, a pieno titolo, fanno parte di tutte le fasi della vita del partito .
In questo modo,  a mio avviso esagerando, viene data la possibilità, fin dal livello regionale, di organizzare l'elezione dei rappresentanti con la significativa partecipazione degli elettori .
Le liste collegate ai nominativi concorrenti a segretario  regionale formeranno poi tutta la classe dirigente locale del partito. In questo modo si svuotano i Circoli e gli iscritti di un ruolo preminente all'interno del partito ed in qualche modo s'invoglia la formazione di correnti ( partiti all'interno del partito) che concorrono fra di loro per ottenere il consenso elettorale.
Si sarebbe dato forse vita ,invece,  ad un  processo di partecipazione degli organismi di base più coinvolgente se si fosse prevista   una rappresentanza diretta dei Circoli che, di livello in livello, arrivasse sino all'Assemblea nazionale. Tra l'altro, con un percorso diretto ed autonomo da parte dei Circoli online. 
Si potrebbe  pensare di aprire le consultazioni agli elettori solo in occasione delle primarie per l’elezione del segretario nazionale, con  concorrenti  comunque scelti dall'Assemblea Nazionale sulla base del loro programma politico.
In questo modo le correnti, pur rimanendo,  potrebbero convivere con un ruolo più importante delle strutture di base all'interno delle quali dovrebbero ottenere il consenso, piuttosto che cercarlo solo fra gli elettori, che forse numericamente sono più rilevanti .
Il dibattito politico interno diverrebbe forse, a quel punto, più importante e cercato.
Veniamo ora alla seconda questione : i contenuti del dibattito politico .
Oggi, questo è gestito direttamente dalla varie correnti in un conflitto perenne fra di loro e spesso al di fuori delle stanze del partito, in un dibattito mediatico.
La gestione delle correnti è poi fatta in maniera verticistica attorno a figure " leader" . Siamo pertanto in presenza di un difetto dell'organizzazione della partecipazione collettiva alla costruzione delle idee.
Lo statuto del partito prevede diversi momenti di confronto: a) i forum tematici ( non funzionanti ); b) la conferenza programmatica ( invocata recentemente da Orlando) che francamente lascia il tempo che trova all'interno di questa organizzazione del partito; c) l'Assemblea Nazionale dove deve avvenire il dibattito politico ed il confronto di contenuti propedeutico alla scelta dei candidati a segretario .
Teniamo presente che, comunque, i candidati devono avere un minimo di approvazione da parte dell'Assemblea nazionale o dagli iscritti . Il problema non è, pertanto, che teoricamente il dibattito non possa avvenire; è che non avviene perché le posizioni sono precostituite ed il confronto avviene nelle "primarie".
D'altra parte, il dibattito anche all'interno delle correnti è poco presente e viene condotto con strumenti forse non adeguati. Nulla vieta strutturalmente la possibilità del confronto nel partito ,se si vuole ; solo, che interessa poco, perché il gioco politico e l'affermazione delle correnti avvengono nel voto, con il coinvolgimento esterno degli elettori alle primarie o alle diverse elezioni  regionali.
Questi problemi erano presenti e conosciuti anche nella precedente gestione dei vari segretari come  , Veltroni , Franceschini, Bersani ecc.  Problemi,  ritengo, conosciuti da tutti.
La scissione è pertanto non calzante con i problemi attuali del partito perché non li affronta.
Si dovrebbe semmai chiedere un cambiamento statutario per dare maggior peso agli iscritti ed ai circoli fino al livello dell'Assemblea Nazionale. Questo, tuttavia, non lo richiede nessuno dell'opposizione; mentre, invece, dei cenni sulla costruzione di strumenti per una  maggior democrazia interna si trovano nel documento della Commissione Nazionale sulla “Forma partito”.
Se veniamo poi ai contenuti, bisogna essere disponibili al confronto, accettando anche di essere poi in minoranza. Questa è la legge della democrazia. Questo non significa che, anche all'interno delle correnti ,non si possa chiedere un cambiamento delle posizioni politiche e della strategia.
Ben vengano pertanto i rapporti con il mondo delle associazioni e dei vari settori del lavoro. Con gli intellettuali e la cultura ecc. ecc.
Il luogo di confronto delle diverse correnti deve essere, tuttavia, all'interno delle strutture di base, sino al livello dell'Assemblea nazionale e l'elezione del segretario, e non nelle  elezioni dei vari organi regionali e nazionali, aperte anche agli elettori, che determinano oggi, nei fatti, tutta la classe dirigente del partito.
E’  necessario  il superamento  di questa impostazione .  Il dibattito ideale e politico  costituisce la ricchezza di ogni organizzazione. La sua capacità di ascolto nei confronti della realtà che la circonda  e  di utilizzo dell’intelligenza collettiva di tutte le sue componenti sono le caratteristiche di una comunità e di una  sintesi vincente.
E’ solo quando il contrasto delle posizioni ideali , culturali e politiche raggiunge il livello della “contraddizione antagonista” che ha senso parlare di separazione , di scissione di un patrimonio umano e politico  con tutte le conseguenze che questo comporta.

Solo quando le posizioni dell’altro ci sembrano espressione della negazione più profonda delle nostre motivazioni ideali e politiche che diventa necessario separarsi.

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