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giovedì 17 novembre 2016

Un piano nazionale del lavoro


Noi non siamo per il reddito di cittadinanza.
Noi siamo per il lavoro sociale dove il disoccupato di lunga  durata ed il migrante possano ritrovare insieme una dignità personale  e l’integrazione sociale attraverso il lavoro.
Un lavoro che gli permetta di abbandonare lo stato di marginalità e di ricatto dalle mille insidie di un mercato del lavoro illegale , precario che alimenta di fatto la criminalità  di cui poi ipocritamente ci lagniamo.
La nostra tradizione culturale progressista non è quella di credere ciecamente nella capacità autonoma di risoluzione dei problemi attraverso le leggi del mercato. Al contrario,  sia la lezione del New Deal americano, che la tradizione socialdemocratica , popolare  e socialista hanno sempre rimarcato la necessità dell’intervento dello  Stato per correggere e sanare le problematiche e l’emarginazione creata dal libero mercato .
Non possiamo fare finta di niente e continuare ad aspettare che le cose si risolvano da sole  perché ne saremo travolti, consegnando l’Italia alle forze di destra e reazionarie:
Il problema della sicurezza è importante e sta insieme a quello della disoccupazione di lunga durata e dell’immigrazione.
La prima risposta urgente deve essere attuata con il lavoro organizzato  ed il controllo  del territorio da parte dello Stato.
Si formino  campi di lavoro sociali  per costruire  alloggi popolari e di prima accoglienza, mense , asili.
Si ritornino a lavorare le campagne abbandonate  e tutti i terreni demaniali creando poi una grande impresa di distribuzione pubblica dei prodotti agricoli realizzati .
Si costruiscano grandi centrali fotovoltaiche   nel mezzogiorno  come quella recentemente realizzata, grazie anche a finanziamenti europei, in Marocco.
S’impieghino le persone , si crei il lavoro dal nulla  perché solo da esso proviene la possibilità di una convivenza sociale.
Si crei  contemporaneamente una grande anagrafe pubblica e nazionale del lavoro che si adoperi per trovare una collocazione nel mercato del lavoro per queste persone,  momentaneamente occupate  nei lavori sociali.
La remunerazione del lavoro  sociale  può essere, ad esempio, quella  della prestazione in natura del vitto e alloggio in campi comuni, più un’indennità mensile di duecento euro; oppure , in sostituzione, l’erogazione di complessivi seicento euro .
Per i migranti questo può rappresentare anche il percorso per l'ottenimento della cittadinanza italiana .Dopo tre anni di lavoro sociale ed il giuramento sulla carta costituzionale è giusto che possano diventare cittadini italiani. 
Tutto questo può comportare, a regime, una spesa  di almeno  ca. 30MM annui, ma è necessaria.
Dove recuperare queste risorse? :
1)    utilizzo totale di tutti i fondi comunitari europei per l’Italia
2)    introduzione di un aumento della progressività fiscale sui redditi elevati a partire dai 50.000 euro lordi con ad esempio un aumento dal 43% al 48% da 50.000 fino a 75.000. dal 48%  al 53% da 75.000 fino a 100.000, dal 58% sino al 63%  da 100.000 fino a 200.000 , al 75% oltre 200.000.
3)    incremento della tassazione  sulle transazioni finanziarie.
4)    Tassazione del 75% sugli utili  delle istituzioni finanziarie ed assicurative  relativi alle  operazioni di  derivati.
5) Tassazione patrimoniale progressiva sui patrimoni mobiliari superiori a 100.000 euro  e separatamente su quelli  immobiliari superiori a 1.000.000 di euro.
6)    Riqualificazione della spesa pubblica
7)    Reintroduzione di una tassazione sulla successione ereditaria oltre i 100.000 euro

Non m’interessa definire il carattere ideologico di queste misure né di avviare un dibattito teorico sulla loro possibile coerenza con il modello di sistema sociale inerente .
Bisogna partire subito  con un programma articolato che prenda spunto da quanto detto se vogliamo evitare conseguenze peggiori per la nostra convivenza civile ed il rapporto con le popolazioni dell’area del Mediterraneo.
Per quanto riguarda poi l’approccio al problema immigrazione non possiamo illuderci di affrontarlo solo in questo modo. E’ necessario un intervento economico nelle aree di provenienza  insieme agli altri paesi europei interessati anche se non si raggiunge un accordo in sede istituzionale europea.Sono necessari accordi con i paesi di provenienza anche  per la regolazione del fenomeno in maniera legale e per l’eventuale rimpatrio quando fosse  ritenuto necessario.

Sviluppiamo il dibattito su queste proposte all’interno del PD e nel sociale. Recuperiamo l’iniziativa , diamo un progetto forte al nostro Paese partendo dagli ultimi.


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