Pagine

lunedì 1 novembre 2010

IL DECLINO E LA VIOLENZA

Chi ha avuto l'opportunità di seguire gli interventi di Tremonti e Draghi nella Giornata del Risparmio ha potuto comprendere come nuovi equilibri mondiali attraversino il nostro tempo. I grandi blocchi che si contendono il primato economico e politico nel mondo attuale sono ormai  gli USA e la Cina seguiti a breve distanza dall'Europa Unita, dalla Russia, dal Giappone e quindi dall'India, Brasile e Corea. Questi paesi emergenti hanno già ottenuto una modifica della rappresentanza e dei rapporti di forza all'interno del Fondo Monetario Internazionale e l'impegno per una nuova redistribuzione dei seggi a loro favore entro il 2013. D'altra parte le difficoltà di rapporto con il mondo islamico complicano ulteriormente i rapporti internazionali.

E' finito, secondo Tremonti, ogni residuo privilegio dell'era coloniale e le Nazioni si affacciano alla competizione internazionale senza alcun vantaggio di posizione. Ogni Paese in sostanza, dovrà sostenere il proprio livello di benessere con la propria  capacità di lavoro, d' investimento di capitale, di capacità di ricerca e innovazione e aggiungerei anche con la  propria volontà unitaria  di crescita ed il  proprio spirito di sacrificio . Non è tempo in cui le società occidentali  possano pensare di ottenere dei benefici senza un'adeguata contropartita-

In tutto questo non c'è una reale possibilità di far valere il nostro peso specifico se non riusciamo a muoverci come un corpo unico europeo. Fortunatamente questo aspetto comincia ad essere condiviso da  tutte le classi politiche dirigenti dei diversi paesi, pur con qualche tentazione individualistica, mentre  la mia impressione è che non via sia altrettanta coscienza nelle popolazioni. In esse, al di là dei facili luoghi comuni europeisti non vi è ancora nessuna abitudine a concepirsi come un'unica nazione . E' questa una grande sfida urgente e irrimandabile. L'Europa ha bisogno di un Governo Centrale con importanti deleghe ed una struttura federale. Ha bisogno di un esercito europeo e l' attenzione verso processi culturali unificanti,da inventare e sostenere.

E' una grande sfida che tuttavia può anche fallire  , con le conseguenze facilmente immaginabili.

A livello della Regione Italia il quadro è ancora peggiore – La situazione economica vede la presenza di un mercato del lavoro in cui la parte pubblica  vive nella prospettiva della progressiva contrazione dell'occupazione ed il   privato é lacerato fra un mercato del lavoro giovanile e precario, un mercato settoriale e territoriale dominato dal lavoro nero ed infine un mercato della forza lavoro forte  assistito dalle piene garanzie dello statuto dei lavoratori. Ma riesce la dinamica del mercato a soddisfare la piena occupazione della risorsa lavoro ed il  suo migliore utilizzo? Questa situazione del lavoro costituisce un motivo di serenità e di crescita per le famiglie ed in genere per la popolazione del nostro paese? Assicura la necessaria flessibilità alla aziende? Non mi sembra, anzi è fonte di una profondo disagio personale e sociale.

Il mondo delle  imprese a sua volta si dibatte di fronte ai problemi storici della  sua evoluzione economica: una generale sottocapitalizzazione , la mancanza di competitività in assenza di  campioni di grandi dimensioni  internazionali, il fermo dell'investimento in innovazione. Il peso eccessivo degli oneri fiscali una minore competitività rispetto al passato ed un basso livello  di produttività.

Dal punto di vista territoriale siamo lacerati  dal divario fra Nord e Sud dove quest'ultimo non riesce più a stare al passo né dal punto di vista politico che economico ed è sempre più monopolio dell'illegalità organizzata.

La struttura dello Stato e la politica ma anche la stessa società civile danno un'immagine di sé sempre più in difficoltà.

Questa è una situazione generale di declino politico, economico, civile e morale. Fa specie dover aggiungere anche morale in un paese in cui si trova ubicata la sede centrale di una delle più importanti organizzazioni religiose mondiali: La Chiesa Cattolica. Eppure, è quello che sta accadendo. Diviso dall'incapacità di seguire un processo di crescita globale, ogni settore della popolazione grida la sua insoddisfazione ed il proprio disagio contaminati dal sorriso sprezzante dell'opportunismo realista vincente.

E' questo il segno più forte del declino. Convivono la disperazione del sofferente insieme all'arroganza del potere e l'uno si ciba dell'altro. Non riesce mai a decollare un disegno complessivo di salvezza reciproca ma si diffonde sempre più l'insofferenza per il disagio altrui che ha la colpa di crearci fastidio e peggiorare il nostro livello di vita- Nella misura in cui il declino infrange la speranza  della socialità e della solidarietà non può che sfociare nella violenza- L'un contro l'altro armati solo per poterci difendere e sopravvivere. E' questa la spirale del declino e della violenza.  Spesso l'azione violenta rappresenta il balbettio di una incapacità di padroneggiare la realtà che ci circonda. La ricerca di un nemico, del responsabile del proprio disagio e/o solo dell'inadeguatezza sono le strade più facili per negare le conseguenze logiche dell'analisi della situazione  e delle scelte che non sappiamo o non vogliamo fare.

Tutto questo rappresenta solo una possibilità di quello che una situazione di  declino può creare a livello locale, nazionale, europeo, mondiale; ma, ricordiamoci che l'unica alternativa possibile non può che essere frutto del nostro impegno, della partecipazione, della solidarietà ed infine della capacità di proporre un progetto di crescita complessivo e alternativo. Troppe volte nel passato le fasi di crisi economica si sono accompagnate  a profonde crisi sociali sfociate poi in grandi sommovimenti  o addirittura in guerre fra le Nazioni. Tutto questo  ci deve spingere a cercare le soluzioni possibili, a non smettere mai di operare per il miglioramento e la riduzione del divario sia fra i diversi paesi che fra le classi sociali rimuovendo gli ostacoli alla promozione sociale  ed allo sviluppo rappresentati in primo luogo da un'eccessiva concentrazione della ricchezza in poche mani. Dobbiamo premiare i migliori senza sacrificare chi non riesce a stare al passo. Dobbiamo  saper ascoltare le motivazioni  degli altri e preoccuparci delle loro esigenze. Le difficoltà possono essere occasione di miglioramento.

Nessun commento:

Posta un commento